7 
 
CAPITOLO 1. “IL VIAGGIO DELL’EROE” 
1.1.Christopher Vogler e la nascita del suo testo. 
 
Christopher Vogler ha iniziato la sua carriera come story analist ad 
Hollywood, ed è stata questa mansione a dare il primo input per la sua opera; 
infatti, nel leggere numerosi testi e sceneggiature ha forgiato man mano la sua 
teoria, uno studio comparato di formule mitologiche e cinema hollywoodiano, 
trascrivendola in alcun appunti personali dal titolo “Guida pratica all'eroe dai 
mille volti”. È lo stesso Vogler a parlarne nell’introduzione al testo:  
 
Shortly after going to work as a story analyst for the Walt Disney 
Company, I wrote a seven-page memo called ‘A Practical Guide to The Hero 
with a Thousand Faces’ in which I described the idea of the Hero’s Journey, 
with examples from classic and current movies
5
.  
 
Il quaderno iniziò a circolare tra amici e colleghi, finché non ricevette una 
richiesta di pubblicazione da parte di una piccola casa editrice, e nel 1992 fu 
pubblicato per la prima volta col titolo “The Writer's Journey: Mythic Structure 
For Writer”
6
. Ad oggi il testo vanta tre edizioni di volta in volta ampliate con 
nuovi elementi.  
                                                 
5
  “Poco dopo aver cominciato a lavorare come story analist per la Walt Disney, scrissi un 
promemoria di sette pagine intitolato ‘Guida pratica all’eroe dai mille volti’ per descrivere la 
teoria del viaggio dell’Eroe con esempi tratti dai film classici e contemporanei” – CHRISTOPHER 
VOGLER, The Writer’s Journey: Mythic Structure for Writer, Michael Wiese Productions, 1998
2
, p. 
xix. 
6
 E' lo stesso Vogler ciò di sé nell'introduzione all'edizione del 2010 del testo, pag. 16. Va 
ricordato che il saggio fu pubblicato per la prima volta in Italia col titolo “Il viaggio dell'eroe. La 
struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema”, a cura di Jusi Loreti, Dino Audino 
editore, 1999.
8 
 
1.2. Confronto tra le teorie del viaggio espresse da Joseph Campbell e da 
Vogler. 
 
La teoria di Christopher Vogler si sviluppa a seguito della lettura de 
“L’eroe dai mille volti”
7
, testo scritto da Joseph Campbell, uno dei maggiori 
studiosi contemporanei di mitologia comparata. “L’eroe dai mille volti” fu 
pubblicato nel 1949 e rappresenta una guida per l’interpretazione dei miti. 
All’interno del testo, tramite un’analisi comparata delle diverse mitologie è svolto 
uno studio di tutti gli elementi ricorrenti nei miti e nelle religioni, allo scopo di 
dimostrare che questi possono fungere ancora da guida per l’uomo alla riscoperta 
di se stesso e dei valori universalmente condivisi. L’autore definisce la formula 
del “Monomito”: 
 
The standard path of the mythological adventure of the hero is a 
magnification of the formula represented in the rites of passage: separation—
initiation—return: which might be named the nuclear unit of the monomyth
8
. 
 
 Il monomito dunque è una vicenda base che ricorre in diverse forme all’interno 
delle culture e che racconta l'avventura dell’eroe, divisa in tre sequenze:  
 
- Partenza, separazione. 
- Discesa, iniziazione, penetrazione. 
- Ritorno. 
 
A hero ventures forth from the world of common day into a region of 
supernatural wonder: fabulous forces are there encountered and a decisive 
                                                 
7
 ibidem. 
8
“La parabola standard dell’avventura dell’eroe è una magnificazione della formula 
rappresentata nei riti di passaggio: separazione- iniziazione- ritorno: questi possono essere 
definiti come il nucleo del monomito” – JOSEPH CAMPBELL, The hero with a thousand faces, 
Princeton University Press, 2004, p. 28.
9 
 
victory is won: the hero comes back from this mysterious adventure with the 
power to bestow boons on his fellow man
9
.  
 
Syd Field, considerato il “guru” della sceneggiatura, sfrutta lo stesso 
percorso per la stesura di un testo adatto al cinema: 
 
The craft of screenwriting is a creative process that can be learned. To 
tell a story, you have to set up your characters, introduce the dramatic premise 
(what the story is about) and the dramatic situation (the circumstances 
surrounding the action), create obstacles for your characters to confront and 
overcome, then resolve the story. You know, boy meets girl, boy gets girl, boy 
loses girl. All stories, from Aristotle through all the constellations of 
civilization, embody the same dramatic principles
10
. 
 
Secondo Campbell il ripetersi all’infinito di questa struttura ha una ragione 
fondamentale:  
 
According to this view it appears that through the wonder tales— 
which pretend to describe the lives of the legendary heroes, the powers of the 
divinities of nature, the spirits of the dead, and the totem ancestors of the 
group—symbolic expression is given to the unconscious desires, fears, and 
tensions that underlie the conscious patterns of human behavior. Mythology, in 
other words, is psychology misread as biography; history, and cosmology. The 
modern psychologist can translate it back to its proper denotations and thus 
                                                 
9
 “L'eroe abbandona il mondo normale per avventurarsi in un regno meraviglioso e 
soprannaturale; qui incontra forze favolose e riporta una decisiva vittoria; l'eroe fa ritorno dalla 
sua misteriosa avventura dotato del potere di diffondere la felicità fra gli uomini”. Ibidem. 
10
  “Il processo che conduce alla nascita di una sceneggiatura può essere imparato. Per raccontare 
una storia bisogna creare un personaggio, introdurre le premesse drammatiche, (di cosa parla la 
storia) e le situazioni drammatiche (le circostanze che circondano l’azione), creare ostacoli per il 
proprio personaggio, infine concludere la vicenda. Il ragazzo incontra la ragazza, il ragazzo la 
conquista, il ragazzo la perde. Tutte le storie, da Aristotele a tutte le altre civiltà hanno assimilato 
gli stessi processi drammaturgici.” – SYD FIELD, Screenplay: the foundation of Screenwriting, 
Bantam Dell, New York, 2005
4 
, p.3.
10 
 
rescue for the contemporary world a rich and eloquent document of the 
profoundest depths of human character
11
. 
 
Il mito è una trasposizione dei desideri umani che secondo la psicanalisi si 
rivelano nei sogni; attraverso il mito, l’uomo da quindi libero sfogo alle sue paure 
e ai suoi desideri più reconditi. Il fatto che abbia lo stesso scopo del sogno rende 
inevitabile la narrazione all’infinito del racconto mitologico.  
Come già affermato, Vogler tiene molto in considerazione il testo di 
Campbell ed è a partire da questo che illustra il suo modello di viaggio. 
Nella tabella 1.1. si possono notare le sostanziali modifiche apportate da 
Christopher Vogler nel percorso dell’eroe a partire dal modello offerto da 
Campbell
12
. 
 
                                                 
11
 “Attraverso i racconti fantastici – che narrano la vita degli eroi leggendari, e parlano delle 
divinità della natura, degli spiriti dei morti e degli antichi totem della razza – viene fornita una 
descrizione simbolica dei desideri inconsci, delle paure, delle tensioni che determinano il 
comportamento umano cosciente. La mitologia è, in altre parole, psicologia scambiata per 
biografia, storia e cosmologia. Lo psicologo moderno può ridarle il suo valore originario e fornire 
così al mondo contemporaneo un documento ricco ed eloquente degli abissi più profondi del 
carattere umano” – ivi pp.237 -238. 
12
La tabella è tratta da “The Writer’s  journey’” di C.Vogler, p. 23.
11 
 
 
 
 
 
Entrambi dividono il viaggio dell'Eroe in tre fasi: Campbell le chiama 
“Partenza”, “Discesa”, “Ritorno” mentre Vogler si avvicina ad un sistema 
cinematografico dividendo l'avventura in tre “atti” .  
Ad avvalorare questa tesi citeremo ancora una volta lo sceneggiatore Field, 
il quale ha affermato: 
 
Act I, Act II, Act III. Beginning, middle, end. The beginning starts with 
the opening scene or sequence and goes until the Plot Point at the end of Act I. 
The middle starts at the end of Plot Point I and goes until Plot Point II. The end 
begins at the end of Plot Point II and continues to the end of the screenplay. 
J.Campbell 
L'eroe dai mille volti 
C.Vogler 
Il viaggio dell'Eroe 
Partenza, Separazione Primo Atto 
1. Ambiente Quotidiano 1. Mondo Ordinario 
2. Richiamo all'Avventura 2. Richiamo all'Avventura 
3. Rifiuto del Richiamo 3. Rifiuto del Richiamo 
4. Aiuto Soprannaturale 4. Incontro col Mentore 
5. Varco della I Soglia  5. Varco della I Soglia 
Discesa, Iniziazione, Penetrazione Secondo Atto 
 
6. Il percorso delle prove 
6. Prove, Alleati, Nemici 
7. Avvicinamento alla Caverna (II Soglia) 
7. Incontro con la Dea  
8. Prova Centrale 
8. La Donna come Tentatrice 
9. Riconciliazione con il Padre 
10. Apoteosi  
11. L'Ultimo Beneficio  9. Ricompensa 
Ritorno Terzo Atto 
12. Rifiuto a ritornare  
 
 
10. La Via del Ritorno 
13. Il Volo Magico (la fuga magica) 
14. Salvezza dall'Interno (o Aiuto Esterno)  
15. Varco della Soglia 
16. Ritorno 
17. Signore dei due mondi 11. Resurrezione (Varco della III Soglia) 
18. Liberi di vivere 12. Ritorno con l'Elisir 
Tabella 1.1.: Confronto fra le fasi del viaggio in Campbell e in Vogler.
12 
 
Each act is a unit, or block, of dramatic action, held together with the dramatic 
context: Set-Up, Confrontation, Resolution
13
. 
 
La prima parte del viaggio
14
 vogleriano è costellata dalle stesse fasi 
teorizzate da Campbell, con l'unica eccezione della fase numero 4: in Campbell si 
verifica il cosiddetto “ Aiuto Soprannaturale” che in Vogler è stato modificato 
con “L'incontro col Mentore”. Sostanzialmente Vogler ha umanizzato la figura 
della divinità mitologica intesa come donatore; nei miti greci l'aiuto 
soprannaturale consiste in un dono che la divinità fa al suo protetto
15
:  
 
«Gift-giving, the donor function of the Mentor, has an important role in 
mythology. Many heroes received gifts from their Mentors, the gods.
16
» 
                                                 
13
  “Atto I, Atto II, Atto III. Inizio, continuo, fine. L’inizio comincia con la scena iniziale e va, tramite 
il “Plot Point” (inteso come episodio all’interno della trama che sblocca la situazione e permette 
alla storia di proseguire) prosegue fino al termine dell’Atto I. Il proseguo della storia inizia con il 
Plot Point I e continua fino al Plot Point II. La fine inizia alla fine del Plot Point II e termina con la 
fine della sceneggiatura. Ogni atto è un blocco a sé, un’unità, uniti insieme in un contesto 
drammaturgico: Inizio, confronto, risoluzione.” – S. Field, Screenplay: the foundation of 
screenwriting, p.200. 
14
 Field a questo proposito ha affermato che in questa fase “ […] the screenwriter sets up the 
story, establishes character, launches the dramatic premise (what the story is about), illustrates 
the situation (the circumstances surrounding the action), and creates the relationships between 
the main character and the other characters who inhabit the landscape of his or her world.” “[…] 
lo sceneggiatore crea la storia, stabilisce il protagonist, lancia le premesse drammaturgiche (di 
cosa parla la vicenda), illustra la situazione (le circostanze che muovono l’azione), e crea le 
relazioni tra il protagonist e gli altri personaggi che vivono con lui/lei”. – Ivi p. 23. 
15
 A pagina 45 del proprio testo Vogler fa riferimento al mito di Pandora e a quello di Perseo, ma 
già Campbell aveva citato nel suo testo i miti degli Indiani d’America i quali affidano il ruolo di 
“donatore” ad una Donna Ragno che vive nel sottosuolo: «Among the American Indians of the 
Southwest the favorite personage in this benignant role is Spider Woman—a grandmotherly little 
dame who lives underground.» “Presso gli Indiani del Sudovest dell’America il personaggio 
preferito per questo ruolo benigno [cioè del donatore] è la Donna Ragno – una piccola dama 
molto materna che vive nel sottosuolo”. – J.Campbell op. cit. p.64. 
16
 “La funzione di donatore ha un ruolo importante nella mitologia. Molti Eroi ricevevano doni dai 
loro Mentori, gli dei.” C. Vogler “The Writer’s journey” p.45.
13 
 
 
Per quanto riguarda invece il secondo atto
17
, la fase numero 6 del modello 
campbelliano “Il percorso delle prove” è scissa da Vogler in due fasi distinte, 
dedicate all'incontro con alleati e nemici e “All'avvicinamento alla caverna”: 
sono momenti che Vogler dedica ad un approfondimento dei personaggi, utile al 
pubblico per instaurare con loro un rapporto intenso allo scopo di ottenere la 
catarsi finale. Le fasi che vanno dalla numero 7 alla numero 10 del modello di 
Campbell (facciamo quindi riferimento a “Incontro con la Dea”, “Donna quale 
tentatrice”, “Riconciliazione con il padre”, “Apoteosi”), Vogler le ha sintetizzate 
in un'unica fase dal nome “Prova centrale”; come vedremo nei prossimi capitoli 
dell'elaborato, la prova centrale vogleriana racchiude in sé tutte le tematiche 
affrontate nel sistema di Campbell, intese però non come distinti momenti 
all'interno del viaggio ma come eventualità la cui presenza è decisa dal narratore 
stesso: 
 
[The Ordeal] for most people this is death, but in many stories it’s just 
whatever the hero is most afraid of: facing up to a phobia, challenging a rival, or 
roughing out a storm or a political crisis.
 18
 
 
La terza ed ultima fase del viaggio è intesa da Campbell come un 
susseguirsi di diversi momenti: “Rifiuto a ritornare”, “Fuga magica”, “Aiuto 
dall'esterno”, “Varco della soglia del ritorno”, sintetizzati da Vogler nella “Via 
del ritorno”; come per il secondo atto, anche qui Vogler ha inteso le diverse fasi 
campbelliane come eventualità all'interno di un determinato contesto: è quindi 
                                                 
17
 Come lo stesso Field ha affermato “During this second act the main character encounters 
obstacle after obstacle that keeps him/her from achieving his/her dramatic need, which is defined 
as what the character wants to win, gain, get, or achieve during the course of the screenplay.” 
“Durante il secondo atto il protagonista affronta degli ostacoli fino a raggiungere la 
consapevolezza della sua funzione drammaturgica, che è definita tramite ciò che il protagonista 
vuole vincere, ottenere, raggiungere nel corso della sceneggiatura”. – S.Field. op cit. p. 25. 
18 “[La Prova centrale] per la maggior parte delle persone si tratta della morte, ma in molte storie 
è semplicemente ciò che si teme maggiormente: combattere una fobia, sfidare un rivale, resistere 
a una tempesta o a una crisi politica” C. Vogler op.cit.  p.132.
14 
 
possibile che nel corso della “via del ritorno” l'Eroe possa usufruire di un “aiuto 
dall'esterno”, ma questo avvenimento non vincola tutte le storie.  
Nel modello di Campbell avviene a questo punto una trasformazione 
dell'Eroe, che diventa “Signore dei due mondi”, tradotta da Vogler nella 
“Resurrezione”: è necessario che l'Eroe muoia e risorga a nuova vita per ottenere 
la purificazione tanto ambita. Il viaggio di Campbell termina con la libertà nella 
fase denominata appunto “Liberi di vivere”, mentre in Vogler abbiamo un più 
generico “Ritorno con l'elisir”, il quale ha connotazioni diverse in base alla storia 
narrata.  
In sostanza si tratta di due modelli offerti per due sistemi narrativi diversi.  
Campbell analizza un numero imprecisato di miti, fiabe, leggende, la cui 
struttura base resta sempre la stessa poiché l’attenzione del narratore è concentrata 
sul messaggio da lasciare al lettore.
19
 
Se la struttura resta sempre la stessa, sono gli stessi anche i personaggi che 
intervengono. A questo proposito bisogna rilevare come nel testo di Campbell non 
sia riportata un’analisi dettagliata dei personaggi che appaiono nei miti (come 
Vogler ha fatto nel suo testo nel momento in cui ha elencato ed analizzato gli 
archetipi maggiormente ricorrenti) ma siano nominate alcune tipologie ricorrenti 
man mano che i vari miti sono studiati.  
Nel modello di Campbell abbiamo l’Eroe (protagonista indiscusso della vicenda  
«is the man or woman who has been able to battle past his personal and local 
                                                 
19
 “[...]Vorrei soffermarmi sulle funzioni normalmente offerte dalla mitologia che operi in modo 
giusto. A mio giudizio queste funzioni sono quattro. La prima è [...]risvegliare e mantenere 
nell'individuo un senso di riverente timore e di gratitudine nei confronti del mistero dell'universo. 
[...] La seconda funzione di una mitologia viva e vitale è quella di offrire un'immagine dell'universo 
che sia in accordo con la conoscenza del proprio tempo, con la scienza e il campo d'azione alle 
quali questa mitologia è rivolta. [...]. La terza funzione di una mitologia vitale è quella di rendere 
valide, sostenere e fissare le norme di un dato e specifico ordine morale, quello, cioè, della società 
in cui l'individuo deve vivere. E la quarta funzione è quella di guidarlo, passo dopo passo, con 
forza, salute e armonia di spirito, attraverso tutto il prevedibile corso di una vita utile”. Joseph 
Campbell, “Miti per vivere”, Milano, Mondadori 1996, pp. 104-105.