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I polimeri inorganici più importanti sono a base di silicio.
Il grado di polimerizzazione indica il numero di unità ripetitive monomeriche
costituenti il polimero:
• Basso: sotto le 100 unità;
• Medio: tra le 100 e le1000 unità;
• Alto: oltre le 1000 unità.
Nella quotidianità i polimeri sintetici (siano essi gomme, plastiche o fibre) non
vengono mai usati tal quali; quasi sempre al polimero propriamente detto viene
aggiunta una serie di composti ausiliari (chiamati cariche) che ne esaltano o ne
attenuano le proprietà, quali:
• Coloranti: impartiscono al polimero il colore desiderato;
• Agenti con caratteristiche particolari, come gli antifiamma, gli
antiossidanti, i plastificanti;
• Cariche artificiali o naturali (quali farina di legno, lignina, fibre
vegetali) che migliorano la resistenza meccanica ed elettrica del prodotto
finito;
• Stabilizzanti: aumentano la resistenza del materiale agli agenti
atmosferici, in particolare alle radiazioni UV;
• Lubrificanti e/o scivolanti: evitano che il polimero aderisca ai macchinari
usati nelle lavorazioni;
• Espandenti, per ottenere un prodotto più leggero, come ad esempio nel
caso del polistirolo espanso.
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1.1.1. SINTESI DEI POLIMERI
I polimeri più utilizzati derivano prevalentemente da quattro prodotti chimici di
base, a loro volta derivati dal petrolio: l'etilene, il propilene, il butadiene e lo
stirene.
Le reazioni di sintesi dei polimeri si dividono in due grandi classi distinte, la
polimerizzazione per addizione (o poliaddizione) e la polimerizzazione per
condensazione (o policondensazione); entrambi i processi avvengono in presenza
di specifici catalizzatori.
Nella poliaddizione la reazione è innescata dalla formazione di una specie chimica
attiva (un radicale, un carbocatione, un carbanione) che somma ricorsivamente su
di sé una molecola di monomero, spostando il centro di reattività (l’elettrone
spaiato, la carica elettrica) all’estremità della catena a mano a mano che questa
cresce.
Esempio di prodotto di poliaddizione è il polietilene.
La policondensazione invece consiste in una serie di reazioni ciascuna delle quali
è sostanzialmente indipendente dalla precedente: specie chimiche aventi due (o
più) estremità reattive, possono legarsi le une alle altre formando ricorsivamente
lunghe catene per unione di catene più corte. Esempio di prodotto di
policondensazione sono i nylon.
I polimeri sono commercializzati in sospensione, in lastre, ma soprattutto
sottoforma di granuli, pastiglie o polveri, chiamate polveri da stampaggio; in
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base al tipo di polimero che si vuole ottenere la polimerizzazione viene condotta
con diversi processi produttivi:
• Polimerizzazione in massa: consiste nel miscelare il monomero con un
opportuno catalizzatore e quindi, secondo i casi, riscaldarlo o raffreddarlo
in un reattore;
• Polimerizzazione in soluzione: si sciolgono monomero e catalizzatore in
un opportuno solvente organico. Questo metodo è usato quando il
polimero si usa in soluzione (nel caso di vernici e adesivi per esempio);
• Polimerizzazione in emulsione: si mescolano monomero e catalizzatore
con acqua alla quale viene aggiunto un emulsionante (sapone o oli, alcoli).
Avvenuta la polimerizzazione si ottiene una sospensione con aspetto
lattiginoso; essa si può talvolta impiegare direttamente, per esempio come
impermeabilizzante, negli adesivi, vernici, ecc, oppure può essere lavata
ed essiccata;
• Polimerizzazione in sospensione: il monomero e il catalizzatore vengono
dispersi in acqua agitando continuamente.
1.1.2. STRUTTURA DEI POLIMERI
Lo stato fisico dei polimeri è legato alla posizione reciproca delle catene
costituenti il polimero e dalla loro mobilità reciproca. I parametri che determinano
lo stato fisico sono:
1. Struttura delle catene polimeriche;
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2. Interazioni chimiche tra catene polimeriche;
3. Dimensioni delle macromolecole.
La struttura dei polimeri è definita a vari livelli, tutti tra loro interdipendenti e
decisivi nel concorrere a formare le proprietà del polimero, dalle quali dipendono
le applicazioni e gli usi industriali. Tali livelli sono riassumibili nei seguenti:
• La struttura chimica: Esclusi i gruppi funzionali direttamente coinvolti
nella reazione di polimerizzazione, gli eventuali altri gruppi funzionali
presenti nel monomero conservano la
loro reattività chimica anche nel
polimero. Nel caso dei polimeri
biologici (le proteine) le proprietà
chimiche dei gruppi disposti lungo la
catena polimerica - con le loro affinità,
attrazioni e repulsioni - diventano
essenziali per modellare la struttura
tridimensionale del polimero stesso,
struttura da cui dipende l'attività
biologica della proteina stessa;
• La struttura stereochimica: L'assenza
o la presenza di una regolarità nella posizione dei gruppi laterali di un
polimero rispetto alla catena principale ha un grande effetto sulle proprietà
del polimero e di conseguenza sulle sue possibili applicazioni industriali.
Un polimero i cui gruppi laterali sono distribuiti senza un ordine preciso
Figura 2. Polimero sindiotattico,
atattico, isotattico.
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non può formare regioni cristalline al contrario di uno stereochimicamente
ordinato. Un polimero i cui gruppi laterali sono tutti sul medesimo lato
della catena principale viene detto isotattico, uno i cui gruppi sono
alternati regolarmente sui due lati della catena principale viene detto
sindiotattico ed uno i cui gruppi laterali sono posizionati a caso atattico.
La scoperta di un catalizzatore capace di guidare la polimerizzazione del
propilene in modo da dare un polimero isotattico è valsa il premio Nobel a
Giulio Natta. L'importanza industriale è notevole, il polipropilene
isotattico è una plastica rigida, il polipropilene atattico una gomma
pressoché priva di applicazioni pratiche.
• La distribuzione dei pesi molecolari: la maggior parte dei sistemi
polimerici non presenta un peso molecolare uniforme (eccetto alcune
sostanze naturali come le proteine globulari); questa è una conseguenza
ineliminabile dei diversi metodi di sintesi dei composti macromolecolari;
da qui nasce l’esigenza di considerare le masse molecolari in termini
statistici e di studiarne la distribuzione.
• Il carattere amorfo o semi-cristallino: i polimeri amorfi sono
generalmente resine o gomme. Fragili al di sotto di una data temperatura
(la "temperatura di transizione vetrosa") e fluidi viscosi al di sopra di
un'altra (il "punto di scorrimento"). La loro struttura può essere
approssimata con l'immagine di un groviglio disordinato di spaghetti. I
polimeri semi-cristallini sono generalmente plastiche rigide; le catene di
polimero, ripiegandosi, riescono a disporre regolarmente tratti più o meno
lunghi gli uni a fianco degli altri formando regioni cristalline regolari dette
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"cristalliti" che crescono radialmente attorno a "siti di nucleazione”, in una
matrice amorfa; questi siti possono essere molecole di sostanze capaci di
innescare la cristallizzazione ("agenti nucleanti") o altre catene di polimero
stirate dal flusso della massa del polimero;
• La struttura delle
catene polimeriche:
Un polimero viene
detto "reticolato" se
esistono almeno due
cammini diversi per
collegare due punti
qualsiasi della sua
molecola; in caso
contrario viene detto "lineare" o "ramificato", a seconda che sulla catena
principale siano innestate o meno catene laterali. Un polimero reticolato si
può ottenere direttamente in fase di reazione, miscelando al monomero
principale anche una quantità di un altro monomero simile, ma con più siti
reattivi (ad esempio, il co-polimero tra stirene e 1,4-divinilbenzene)
oppure può essere reticolato dopo la sua sintesi per reazione con un altro
composto (ad esempio, la reazione tra lo zolfo ed il polimero del 2-metil-
1,3-butadiene, nota come vulcanizzazione).
Figura 3. Struttura delle catene polimeriche
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1.2. LE MATERIE PLASTICHE
Con il termine materie plastiche s’intende genericamente un vasto gruppo di
sostanze chimiche aventi la caratteristica di poter essere modellate nelle forme più
svariate se sottoposte ad opportune lavorazioni; questa caratteristica prende il
nome di plasticità; inoltre, grazie alla loro bassa densità, alle relativamente basse
temperature di lavorabilità e alla uniformità generale della composizione, esse
sono sempre più spesso sostituite ai materiali tradizionali come legno, ceramici,
metalli.
1.2.1. CARATTERISTICHE GENERALI
Le materie plastiche sono caratterizzate da una serie di requisiti tali da porsi
all'attenzione di operatori tecnici ed economici dei più disparati settori
merceologici; di seguito si elencano alcune caratteristiche tra le più importanti.
• Bassa densità: è un requisito vantaggioso perché più i materiali sono
leggeri più è leggero il manufatto e facilitato il trasporto e la posa in opera;
• Lavorabilità: grazie a questa caratteristica dalle materie plastiche si
possono ottenere oggetti di tutte le forme, di tutte le dimensioni e di tutti i
colori desiderati;
• Isolamento elettrico: consiste nell'impedire il passaggio della corrente
elettrica ed è una importante proprietà posseduta da quasi tutte le materie
plastiche;