2
comunità in virtù del suo dialogo privilegiato con la divinità,  
 
favorito proprio dalla 
 
conoscenza della scrittura. Dunque si può dire in un certo senso che  
 
la storia nacque con la religione, che a sua volta fondò la propria  
 
autorità grazie alla scrittura. Allo stesso modo i prodotti della  
 
scrittura, proprio perché espressione di una prerogativa divina, in  
 
origine non poterono essere archiviati in nessun posto  diverso dal  
 
tempio stesso, e solo quando 
 
l’identificazione del sovrano con la divinità in persona, previo il 
 
beneplacito della casta sacerdotale, arrivò ad una fase compiuta, i 
 
documenti di tale potere ultraterreno poterono essere ospitati anche  
 
nel palazzo dove il sovrano risiedeva. Per  “archivi privati” si deve  
 
intenderenell’ambito archeologico della Mesopotamia le raccolte di  
 
carte amministrative o di testi specializzati sistemate nelle case –  
 
ufficio dei più importanti  scribi o funzionari, probabilmente copie  
 
ulteriori, per uso o consultazione personale dello scriba, di testi  
 
comunque reperibili negli archivi maggiori: proprio perché raccolte  
 
personali, in esse si nota una composizione del materiale  
 
rispondente apertamente a criteri di puro 
 
 3
gusto o di esclusiva esigenza soggettiva, ed è presumibilmente da  
 
questo tipo di archivi che nacquero le biblioteche. 
 
Fatta questa premessa razionalistica che serve ad inquadrare 
 
preliminarmente lo spirito con cui tale lavoro è stato svolto, sarà  
 
forse bene ricostruire brevemente la genesi dello stesso: ad una  
 
proposta iniziale che pensava di limitare con ottica specialistica il  
 
lavoro alle sole tipologie di riempimento e di supporto degli archivi  
 
mesopotamici si è affiancata la visione della dr. Rositani tesa a  
 
fargli assumere un respiro tale da abbracciare anche le  
 
problematiche relative all’origine e all’evoluzione della scrittura  
 
sumerica, e  a svilupparla in modo monografico in direzione  
 
dell’analisi dei testi di contabilità amministrativa del periodo della  
 
III dinastia di Ur. Abbiamo quindi una prima parte maggiormente  
 
affastellata di contributi, perché più gravata dal “peso” di uno  
 
spunto primitivo affinato e rifinito in più riprese, e una seconda più  
 
lineare nella composizione dove si sentono  l’ispirazione e il  
 
patrocinio diretti della professoressa.  
 
Se dunque la concezione di questa tesi di laurea la si può attribuire  
 
in parti perfettamente uguali  alla prof. e al tesista,  
 
 4
va tutto alla prima il merito di aver saputo intuire una  
 
argomento che avrebbe maggiore profondità in un 
 
potuto anche esaurirsi in un breve  studio di curiosità archeo – 
 
paleografiche, e soprattutto quello di aver dato al sottoscritto la  
 
possibilità di tornare a lavorare con compiutezza dopo una serie di  
 
anni universitari vissuti senza prospettive significative di impegno. 
 5
 
 
 
 
 
 
 
 
PARTE PRIMA 
   SCRITTURA E ARCHIVISTICA 
NELL’ANTICA 
                  MESOPOTAMIA 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 6
 
1.1 Origini della scrittura in Mesopotamia 
 
La scrittura in Mesopotamia, concordano gli studiosi oggi, è  
 
invenzione dei Sumeri: si tratta di una convinzione relativamente  
 
recente,dal momento che prima di Edward Hincks
1
 si  
 
credeva che il cuneiforme fosse stato congegnato da una delle genti  
 
semitiche dell’antica Mesopotamia, e più precisamente dagli  
 
Accadi, a cui invece, più correttamente, si deve ascrivere il merito  
 
di aver esportato il cuneiforme al di là dei confini della terra di  
 
Sumer. Sull’origine etnica dei Sumeri, invece, per quanto la 
 
questione sia ancora oggi controversa, appare sicuro che essa non  
 
abbia a che fare con la razza semitica ( Kramer, ad esempio, li  
 
vorrebbe oriundi delle regioni del Caucaso ). 
 
 
In effetti i più antichi documenti cuneiformi ritrovati o non riguardano la 
 
storia più antica dell’area geografica di Sumer oppure sono trascrizioni di 
 
testi in lingua accadica, come quello del 2500 a.C. proveniente da Fara, che 
 
                                                 
1
 1852;cfr. Porzano©2003,http://www.homolaicus.com/storia/antica/gilgamesh/scrittura.htm).Formatosi in 
ambito egittologico,Edward Hincks (1792-1866) dal 1846 si dedicò alla decifrazione della scrittura 
cuneiforme di antichi testi persiani,elamici e babilonesi.Nel 1850 enunciò il principio che i segni omofoni per 
le consonanti del cuneiforme sono in realtà segni di sillabe diverse.Nel 1857 fu protagonista della celebre 
“traduzione a quattro” ( con Rawlison,Fox Talbott e Oppert) in cui gli studiosi,lavorando uno 
indipendentemente  dall’altro su testi di età assira, dimostrarono che era possibile arrivare ad esiti 
interpretativi concordanti e stabilire così un modello accademico  comune di decifrazione del 
cuneiforme.Hincks postulò l’esistenza dei Sumeri dal 1852,prima ancora che questo popolo divenisse 
un’entità archeologica riconosciuta. 
 
 7
certifica la vendita di un appezzamento di terreno; vi sono poi un chiodo 
 
con la titolatura del re di Uruk Sîn Kashid(1865-1833), un elenco di razioni 
 
di datteri del XXXII anno del regno di Hammurabi di Babilonia ( 1792-1750  
 
a.C.
2
), e una copia del VII secolo a.C. della tavola IV del poema di Erra, che  
 
è un poema babilonese dell’VIII secolo. 
 
 
Adam Falkenstein citato da Giovanni Pettinato
3
 colloca  
 
cronologicamentela nascita della scrittura mesopotamica nel periodo  
 
di Uruk IV(3000 a.C.), sulla base di un dato ricavato da un  
 
confronto: perché, cioè, tutti i gruppi di documenti scritti più antichi  
 
della Mesopotamia, in primis quelli di Gemdet Nasr, si rifanno alla  
 
matrice stilistica dei sillabogrammi di Uruk IV, sicché la madre di  
 
tutte le scritture cuneiformi dev’essere trovata a Uruk, se di  
 
un’origine comune delle scritture cuneiformi si può parlare. Il  
 
“Poema di Emmerkar e del signore di Aratta”, che è il documento  
 
che i Sumeri stessi additavano come fonte per provare che  
 
                                                 
2
 la delimitazione cronologica del regno di Hammurabi data qui segue la cosiddetta cronologia 
media,accettata,tra gli altri,da H. Klengel,Il re perfetto,Roma,Bari,1993,app.2;molti altri studiosi sostengono 
invece la cronologia alta,2003-1961a.C. per C.Barbagallo,Storia Universale,Torino 1963,I,pag.55,1955-1913 
a.C. per G.Furlani,Enciclopedia Italiana,XVIII,pag.348;vi è poi una terza delimitazione cronologica,la più 
bassa,che colloca il regno di Hammurabi tra il 1728 e il 1686,riscontrabile,ad esempio,in Enciclopedia 
Universale UNEDI,Milano,1984,IV,pag.516;queste osservazioni valgano anche per le altre datazioni 
cronologiche.Per l’elenco dei documenti citati cfr. Tavolette cuneiformi della Mesopotamia,scheda dei Musei 
Vaticani,http://mv.vatican.va/2_IT/pages/xSchede/MEZs/MEZs_Sala08_01_030.html.Questi testi sono 
oggetto delle figure 8-10 delle Risorse iconografiche. 
 
3
 G.Pettinato,I Sumeri,Milano,1992,pp. 33-61 
 
 8
l’invenzione della  
 
scrittura era da attribuirsi a loro, sarebbe in realtà interessante  
 
perché rappresenta la prima attestazione della definizione di  
 
cuneiforme per la scrittura sumerica 
 
 
………..la parola detta ha forma di chiodo,la sua struttura  
 
trafigge……. 
 
 
ed è, quindi, se la si vuole leggere con un respiro più ampio in 
 
quest’accezione di interesse, il primo documento letterario sulla  
 
storia della scrittura. Laddove la prova “patriottica” del “Poema di  
 
Emmerkar” non fosse ancora sufficiente, possiamo ulteriormente  
 
addurre in tal senso che è fatto acquisito che prima dei Sumeri in  
 
Mesopotamia non esisteva un pantheon “calligrafico” : Nabu, il  
 
patrono degli scribi, Nisaba, protettrice degli archivi, Nindub, il dio  
 
architetto il cui attributo era la tavoletta d’argilla, Belet-Siri, la dea- 
 
scriba dei giudici dell’aldilà, sono evidentemente tutte divinità di  
 
origine sumerica
4
, create a favore di una 
 
corporazione scrittoriale connessa a tale popolo. 
 
Sono state le ricerche di Denise Schmandt-Besserat ad argomentare  
                                                 
4
 per questo pantheon cfr. nota 
1
 
 9
 
che la scrittura in Mesopotamia nacque con finalità economiche, dal  
 
momento che i segni cuneiformi non sono altro che il culmine del  
 
processo di sintetizzazione per cui all’allineamento primordiale di  
 
oggetti tridimensionali come piccoli coni (i tokens) e gettoni-  
 
contrassegno a forma cilindrica, ma anche conica e sferoidale,  
 
finalizzati ad operazioni contabili, si preferì sostituire gradatamente  
 
la loro semplice impronta su tavolette d’argilla: tale passaggio  
 
epocale ebbe una fase intermedia nel sistema delle buste o bullae,  
 
speciali involucri circolari  
 
contenenti all’interno gli strumenti di conto. Leo Oppenheim le  
 
definisce più precisamente come le etichette  che proteggevano i  
 
nodi praticati nelle cordicelle che sigillavano borse e canestri negli  
 
archivi
5
. 
 
Elena Rova
6
 sostiene che in una fase iniziale all’epoca di Uruk IV la 
 
scrittura bidimensionale (lunghezza e profondità) o cuneiforme vera  
 
e propria convivesse nelle prime tavolette con una scrittura  
 
unidimensionale di carattere pittografico: durante questa fase si  
                                                 
5
 A.L. Oppenheim,Ancient Mesopotamia,Portrait of a dead civilization, Chicago,1964, p.212;terminologia 
ormai non più accettata,dal momento che la definizione di Oppenheim si applica oggigiorno alle cretulae 
 
6
 E.Rova,Le origini della scrittura in Mesopotamia(http://www-writing.montaigne.u-
bordeaux.fr/selection/ROVA/).Origine e sviluppo della scrittura cuneiforme sono in fig. 12 delle Risorse 
iconografiche 
 10
 
sarebbe affinata la distinzione tra simboli indicanti  
 
quantità,evoluzione dei tokens 
 
semplici,eseguiti tramite impressione, e simboli indicanti 
 
oggetti,stilizzazione dei tokens più complessi, eseguiti con segno 
 
pittografico.Nella prima metà del III millennio a.C. si assistette ad  
 
un drastico processo di semplificazione del numero dei segni, che  
 
passarono da 1200 a 600, grazie alla stilizzazione sempre più  
 
accentuata della maggior parte dei pittogrammi; fu questa la causa  
 
sul piano grafico che determinò il sopravvento del segno impresso  
 
dallo stilo su quello tracciato con la pressione dei tokens,  
 
sopravvento corroborato sul piano tecnico dal passaggio da uno  
 
strumento di incisione appuntito, che consentiva, in 
 
modo asperrimo, l’incisione di segni curvilinei, ad uno a sezione 
 
triangolare, capace di eseguire con maggiore dolcezza e praticità  
 
segni rettilinei con l’estremità a cuneo. Gli effetti di tale rivoluzione  
 
grafico – tecnica sono visibili nei documenti delle principali scuole  
 
di scrittura che proprio in quell’epoca aprivano i battenti (Uruk,  
 
Gemdet Nasr, Ur, Fara, Abu Salabikh) . 
 
Se la scrittura nasce presso i popoli mesopotamici per ragioni  
 11
 
economiche e contabili, sin da un’età molto arcaica essa dovette ben  
 
presto diversificare le proprie destinazioni. Secondo Leo  
 
Oppenheim
7
 nell’antica Mesopotamia esistevano tre applicazioni  
 
canoniche della scrittura : 
 
-la registrazione di dati per uso futuro ; 
 
-la comunicazione di dati a livello sincronico ; 
 
-l’uso cerimoniale-funerario ( o anche esorcistico – apotropaico) . 
 
Appartengono alla prima tipologia applicativa i documenti  
 
amministrativi e contabili, le raccolte di leggi, i testi di carattere  
 
erudito, come storie mitiche o di divinità, o delle origini di un  
 
popolo. Alla seconda categoria sono invece  
 
ascrivibili le lettere di sovrani e funzionari, gli editti 
 
reali e le pubbliche dichiarazioni, incisi su tavolette o su materiali  
 
più importanti, come le steli di bronzo. Della terza fanno parte tutti  
 
quei formulari in grado di <<mettere il sovrano o la persona in  
 
contatto con il 
 
mondo magico>>
8 
, cioè le iscrizioni , incise su supporti argillosi 
 
funzionalmente sagomati , come  prismi, coni, cilindri ( si trattava  
                                                 
7
 A.L. Oppenheim,op. cit.,pag 204 
8
 A.L. Oppenheim,op. cit.,pag 208 
 
 12
 
perlopiù di amuleti ) , oltre che le immancabili tavolette , che <<non  
 
erano destinati ad essere letti da occhi umani>>
9 
, ma in un certo  
 
senso erano quasi incorporati nei precordi del soggetto a cui si  
 
riferivano, per scacciare 
 
l’influsso degli spiriti maligni e, quindi, preservare uno stato di 
 
conservazione, o per annullare una iattura. 
 
1.2 Archivi e biblioteche 
 
Nell’antica Mesopotamia un apparato burocratico articolato apparve  
 
A partire dall’età accadica
10
. La scrittura, però, era presente 
 
sul territorio già dai tempi della civiltà di Uruk( seconda metà del  
 
IV millennio a.C.);  
 
ed è proprio a quest’epoca che deve farsi risalire anche la nascita  
 
della figura dello scriba. Egli era in origine il sacerdote stesso, ed  
 
anche in seguito continuò ad essere scelto tra le famiglie di rango  
 
sacerdotale. Uno scriba 
 
poteva scegliere di entrare negli uffici reali oppure di diventare  
 
maestro di scrittura aprendo uno scriptorium, che non era soltanto  
 
una scuola per l’apprendimento dell’arte scribale, ma anche un vero  
                                                 
9
 vedi nota 
8 
10
 J.C.Margueron,La Mesopotamia,Roma,Bari,1993,pp.392-415;E.Rova,op. cit. 
 
 13
 
e proprio laboratorio di trascrizione e tradizione dei testi della  
 
letteratura. 
 
Geloso custode della pratica della scrittura pittografica, questo 
 
professionista della scrittura, divenendo a tutti gli effetti un  
 
grammateus o un cheirographus, poteva disporre di due spazi  
 
fondamentali per il proprio lavoro: l’archivio, dove produceva e  
 
ricopiava gli atti scritti dell’amministrazione reale o della gestione  
 
contabile pubblica, e la biblioteca, dove doveva invece riprodurre e  
 
conservare i testi della letteratura. 
 
Il contenuto di un archivio era più o meno il seguente: 
 
-documenti diplomatici, ossia le lettere che attestavano le alleanze  
 
del re con altri sovrani e le copie di trattati; 
 
-atti di amministrazione generale dello stato, cioè censimenti della 
 
popolazione, attività fiscali, spese di approvvigionamento; 
 
-atti di amministrazione provinciale, ossia i rapporti epistolari del re  
 
con i governatori dei territori sottoposti; 
 
-atti di amministrazione palaziale, sostanzialmente contabilità dei 
 
magazzini reali,gestione finanziaria dei pranzi e delle attività  
 
ludiche di corte, e simili. 
 14
 
Forse più interessanti degli archivi governativi sono gli archivi 
 
privati, proprietà esclusiva dei maggiorenti del regno o dei suoi più  
 
alti funzionari, nei quali soltanto è stato dato trovare documenti di  
 
natura giuridica come codici di leggi. 
 
L’archivio – modello più importante del bacino antropo – culturale  
 
del Vicino Oriente Antico è quello del palazzo reale di Ebla, una  
 
città-stato della Siria settentrionale formatasi e cresciuta  
 
autonomamente  
 
rispetto alle vicende politico – militari di Sumer ( almeno fino al suo  
 
assoggettamento e alla sua 
 
distruzione da parte della potenza accadica ) ma gravitante da  
 
sempre nella sfera culturale sumerica, come dimostra l’uso della  
 
scrittura cuneiforme sulle tavolette dell’archivio, scrittura redatta  
 
secondo i canoni stilistici della scuola di Kish, una delle più  
 
importanti scuole scribali sumeriche. Tra l’altro l’archivio di Ebla  
 
aveva anche una sezione libraria in senso autentico contenente testi  
 
mitologici e di diritto. 
 
Paolo Matthiae, direttore degli scavi archeologici di Ebla dal 1964,  
 
si sofferma a parlare dell’archivio in numerose sue pubblicazioni.  
 15
 
Non ha neppure tralasciato di raccontare le sensazioni  sue e della  
 
sua missione al primo ingresso all’interno di esso, con l’asciutta  
 
emozione che è tipica del suo stile, e dell’impatto mediatico che  
 
suscitò il ritrovamento di tale ambiente: 
 
 
Nel 1975, dopo la scoperta di soli 42 documenti cuneiformi di carattere 
 
amministrativo in un vano di un edificio ancora di difficile interpretazione, si  
 
verificò il ritrovamento sensazionale di oltre 14.500 tavolette e frammenti di  
 
tavolette perlopiù in una sala di quello che ormai appariva essere con  
 
chiarezza il Palazzo Reale della Ebla del 2300 a.C. La scoperta del Palazzo  
 
Reale e degli Archivi di Stato di Ebla, che proseguì ancora nel 1976 portando  
 
a oltre 17.000 l’ammontare dei numeri di inventario dei testi ritrovati, ha  
 
rappresentato la rivelazione della cultura protosiriana matura: la sensazione fu  
 
enorme negli ambienti scientifici e tra il pubblico non specialistico in Europa  
 
e soprattutto in America, assai più che in Italia
11
. 
 
 
Ne I tesori di Ebla egli scrive che l’archivio si distingue per  
 
l’assenza di documenti propriamente storici, come iscrizioni  
 
commemorative o  votive, mentre sono in larghissima parte presenti  
 
documenti amministrativi e contabili, oltre che liste lessicali  
                                                 
11
 P. Matthiae,I grandi scavi dell’età eroica e la rinascita delle culture protosiriana e paleosiriana,in 
Ebla,alle origini della civiltà urbana,Milano,1995,pag. 30.Spaccati degli ambienti dell’archivio ed 
exemplaria di testi amministrativi in esso contenuti vedansi alle figure 2-6 delle Risorse iconografiche