Introduzione 
 
 - 2 -
 
 
    Fin dal 1980, molti ricercatori hanno investigato l’uso di sistemi di attuazione e 
strutture a controllo di forma in materiali adattivi (in genere ci si riferisce a tali 
soluzioni con il nome di tecnologie SMART) per migliorare le prestazioni e l’efficienza 
di volo, al fine di poter modificare la forma dell’ala in funzione delle specifiche 
condizioni di volo.   
    Una struttura SMART coinvolge la presenza di attuatori e sensori distribuiti, e uno o 
più microprocessori che analizzano l’output dei sensori e utilizzano la teoria dei 
controlli per comandare gli attuatori, il tutto al fine di applicare deformazioni e/o 
spostamenti localizzati, per alterare il comportamento della struttura stessa. Rientrano 
quindi in questo filone numerose applicazioni, nell’ambito del controllo attivo delle 
vibrazioni e del rumore, del controllo delle caratteristiche di smorzamento, della 
risoluzione di problematiche di stabilità aeroelastica, del controllo di forma e della 
distribuzione delle tensioni; i settori interessati sono molteplici, da quello aerospaziale, 
al civile, al meccanico e anche il settore biomedicale. 
 
  Questa attività di ricerca è nata dalla collaborazione del Dipartimento di 
Progettazione Aeronautica (D.P.A.) dell’università di Napoli “Federico II”, nella 
persona del suo direttore Prof. Ing. Leonardo Lecce, con il laboratorio Smart Structures 
(SMAS) del  Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (C.I.R.A.), nella persona del suo 
responsabile Dr. Antonio Concilio. 
    Scopo dell’attività di tesi è quello di investigare, numericamente e sperimentalmente, 
la fattibilità di un bump transonico attuato mediante elementi in materiale a memoria di 
forma (S.M.A.). 
Figura 2: Esempio di variazione di forma di un profilo alare che genera una variazione delle forze e 
dei momenti aerodinamici 
Introduzione 
 
 - 3 -
La realizzazione di un bump, cioè di una variazione di curvatura locale del dorso alare, 
si inquadra nella filosofia più generale dell’ala adattiva, soffermandosi sulla possibilità 
di incrementare le prestazioni degli aeromobili in regime transonico, per mezzo 
dell’indebolimento delle onde d’urto generantisi in tali condizioni di volo. 
Per l’attuazione, si è deciso di implementare nella struttura elementi auto-deformanti in 
materiale S.M.A.. Questa scelta nasce dall’esigenza di abbandonare i metodi 
convenzionali di attuazione, basati su motori passo-passo, leveraggi o sistemi idraulici, 
e verificare la capacità di attuazione di elementi “intelligenti” integrati direttamente 
nella struttura. Tra i differenti materiali SMART disponibili, oltre agli S.M.A., vi sono i 
piezoelettrici, i materiali magnetoreologici ed elettroreologici: tuttavia la scelta è 
ricaduta sulle leghe a memoria di forma per la loro capacità di sviluppare non solo 
grandi forze, ma anche grandi deformazioni, necessarie per la generazione degli 
spostamenti richiesti. 
 
    Le motivazioni di un simile studio si possono riassumere: 
¾ nella possibilità di incrementare l’efficienza aerodinamica del profilo (così come 
riportato in molteplici studi in letteratura), mediante una sua variazione di forma in 
volo, esplorando completamente il potenziale aerodinamico della corrente; 
¾ nella diminuzione in resistenza derivante dalla maggiore efficienza aerodinamica,  
con conseguente diminuzione dei consumi dell’aeromobile e dei costi di esercizio; 
¾ nell’abbassamento dei costi di manutenzione e nell’alleggerimento strutturale, 
derivanti dall’utilizzo di materiali auto-deformanti in luogo di tradizionali sistemi 
di attuazione. 
 
    Pertanto, il presente manoscritto è strutturato in modo da presentare innanzitutto una 
panoramica sui materiali intelligenti attualmente disponibili, con particolare attenzione  
alle leghe a memoria di forma, compresa la modellistica sviluppata per descriverne il 
comportamento e alcuni dati sperimentali finora raccolti, nonché le applicazioni già 
disponibili commercialmente. 
Quindi, nel capitolo 2 si farà il punto sullo stato dell’arte del morphing alare. 
Nel capitolo 3 si entrerà nel merito di codesta trattazione, illustrando la fenomenologia 
transonica ed il sistema di attuazione oggetto di codesto studio. 
Infine, nei capitoli successivi, saranno riportati i risultati ottenuti con la simulazione 
numerica e le prove sperimentali, con la correlazione dei dati e susseguenti conclusioni. 
 - 4 -
 
Capitolo 1 
 
 
S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 
 
1.1 STORIA 
 
    Le leghe a memoria di forma (S.M.A.) possiedono una interessante proprietà per la 
quale il metallo “ricorda” la sua forma o dimensione originale, e ritorna ad essa a 
determinate temperature caratteristiche: questa proprietà è nota con il nome di effetto di 
memoria di forma (S.M.E.). 
    La prima osservazione documentata delle trasformazioni a memoria di forma fu di 
Chang & Read nel 1932: essi notarono la reversibilità della trasformazione della lega 
Cadmio-Oro (Cd-Au) sulla base di osservazioni metallurgiche e di cambiamenti di 
resistività; nel 1951 notarono altresì l’effetto di memoria di forma. Nel 1938 simili 
trasformazioni furono osservate nell’ottone (Cu-Zn). 
    Solo nel 1962, però, si ebbe un forte impulso nella ricerca applicata alle leghe a 
memoria di forma, dopo che William J. Buehler & al. [2] scoprirono che le leghe 
Nickel-Titanio (Ni-Ti) equi-atomiche esibivano la memoria di forma. Come molte 
importanti scoperte, anche questa fu dovuta al caso e alle capacità deduttive dei 
ricercatori, così come riportato da Kauffman & Mayo [3] [4]. 
Buehler infatti eseguiva delle attività di ricerca presso il Naval Ordnance Laboratory 
(NOL) di White Oak (Maryland) della US Navy su composti intermetallici: lo scopo era 
quello di trovare un metallo con una elevata temperatura di fusione e proprietà di 
elevata resistenza all’impatto per l’ogiva del missile SUBROC. Tra sessanta composti, 
Buehler ne scelse dodici da testare: tra questi, la lega Nickel-Titanio esibiva le proprietà 
ricercate; fu così che decise di chiamarla NiTiNOL, includendo l’acronimo del 
laboratorio in cui lavorava. 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 5 -
In tabella 1.1 sono riportate alcune caratteristiche di tale lega. 
Proprietà del NiTiNOL 
Density 6.45 gm/cm
3
 (0.23 lb/in
3
 ) 
Thermal Conductivity 10 W/mK (5.78 Btu/hr ft
o
F) 
Specific Heat 322 j/kgK (0.08 Btu/lb
o
F) 
Latent Heat 24,200 J/kg (10.4 Btu/lb) 
Ultimate Tensile Strength 750-960 MPa (110-140 ksi) 
Elongation to Failure 15.5% (15.5 %) 
Yield Strength (Austenite) 560 MPa (80 ksi) 
Young’s Modulus 
(Austenite) 
75 GPa (11 mpsi) 
Yield Strength (Martensite) 100 MPa (15 ksi) 
Young’s Modulus 
(Martensite) 
28 GPa (4 Mpsi) 
Tabella 1.1: Proprietà del NiTiNOL [5] 
 
Un giorno nel 1959, mentre proseguiva i suoi studi sulla lega NiTi al variare delle 
percentuali dei due componenti per verificarne le proprietà, Buehler fece 
un’osservazione che fu alla base della scoperta di una interessante proprietà: le barrette 
di lega NiTi utilizzate per le prove sperimentali, se lasciate cadere, producevano suoni 
differenti a seconda della loro temperatura, il che era indicativo di differenti proprietà di 
smorzamento e, a livello microscopico, di differenti arrangiamenti atomici; inoltre, era 
possibile variare tale comportamento semplicemente riscaldando o raffreddando le 
barrette. 
Ma fu solo nel 1960, quando Buehler fu affiancato da Raymond Wiley per eseguire le 
prove di resistenza a fatica, che venne scoperto l’effetto di memoria di forma: infatti 
durante un meeting di Wiley con il management, al fine di mostrare i risultati ottenuti 
circa la resistenza a fatica, uno dei direttori tecnici, David Muzzey, decise di valutare il 
comportamento di uno dei fili di NiTiNOL portati come provino a successive flessioni e 
quindi a riscaldamento; con grande stupore dei presenti, quando Muzzey riscaldò il filo 
deformato con la sua pipa, esso ritornò al suo stato indeformato. 
    Immediatamente si compresero le potenzialità di simili leghe ed il loro studio è 
proseguito con passo spedito, richiamando sempre più ricercatori e produttori tra le fila 
di coloro che si sono dedicati alla sperimentazione, alla modellazione del 
comportamento di tali materiali e all’investigazione di altre leghe. 
    In tabella 1.2 è riportato un elenco di queste leghe con alcuni dettagli. 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 6 -
Lega Composizione 
Range di 
trasformazione (°C) 
Isteresi di 
trasformazione (°C) 
Ag-Cd 44-49% Cd -190 a -50 15 
Au-Cd 46.5-50% Cd 30 a 100 15 
Cu-Al-Ni 14-41.5% Al; 3-4.5% Ni -140 a 100 35 
Cu-Sn 15 at.% Sn -120 a 30 / 
Cu-Zn 38.5-41.5% Zn -180 a -10 10 
Cu-Zn-X 
(X=Si,Sn,Al) 
5-10% X -180 a 200 10 
In-Ti 18-23% Ti 60 a 100 4 
Ni-Al 36-38% Al -180 a 100 10 
Ni-Ti 49-51% Ni -50 a 110 30 
Fe-Pt 25% Pt -130 4 
Mn-Cu 5-35% Cu -250 a 180 25 
Fe-Mn-Si 32% Mn; 6% Si -200 a 150 100 
Tabella 1.2: Leghe aventi un effetto di memoria di forma [6] 
 
    Le più interessanti ed utili dal punto di vista applicativo si sono rivelate quelle del 
gruppo Nickel-Titanio e qualche lega a base di Rame (Cu). Oggi le leghe a memoria di 
forma più studiate sono quelle di Rame-Alluminio-Nickel, Rame-Zinco-Alluminio e 
Ferro-Manganese-Silicio. 
In tabella 1.3 sono riportate le caratteristiche di tali leghe. 
Proprietà Ni-Ti Cu-Zn-Al Cu-Al-Ni 
Massima temperatura di 
recupero di forma 
100 °C 120 °C 200 °C 
Massima deformazione 
recuperabile 
8 % 6% 5% 
Isteresi 12-50 °C 10-25 °C 15-20 °C 
Tensione di snervamento in 
fase austenitica 
415 Mpa 
(41.5 Kg/mm
2
) 
350 Mpa 
(35 Kg/mm
2
) 
400 Mpa 
(40 Kg/mm
2
) 
Tensione di snervamento in 
fase martensitica 
70 Mpa 
(7 Kg/mm
2
) 
80 Mpa 
(8 Kg/mm
2
) 
130 Mpa 
(13 Kg/mm
2
) 
Tensione a rottura 
700 Mpa 
(70 Kg/mm
2
) 
600 Mpa 
(60 Kg/mm
2
) 
500-800 Mpa 
(50-80 Kg/mm
2
) 
Densità (g/cm
3
) 6.5 7.6-8.0 7.2
Resistività (micro-ohm-cm) 80-90 8.5-9.7 11-13 
Capacità termica (J/Kg °K) 837 400 373-574 
Conducibilità termica 
(J/m*sec*°K) 
18 120 30-43 
Tabella 1.3: Caratteristiche di alcune leghe a memoria di forma [7] 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 7 -
    La notevole complessità del sistema metallurgico delle leghe S.M.A. ha costituito un 
freno alla loro diffusione nel settore industriale per molti anni. A partire dalla metà degli 
anni ’80 ed in particolare dal 1991 si è cominciata ad osservare una progressiva 
penetrazione di questi materiali in settori ad elevato valore aggiunto (aerospaziale,  
biomedicale) tradizionalmente più pronti ad accettare materiali innovativi, potendone 
assorbire più facilmente i costi relativamente alti.  
    Soprattutto negli ultimi anni la disponibilità di materiali con caratteristiche di qualità 
in costante miglioramento e costi di produzione sempre più ridotti ha reso possibile lo 
sviluppo di numerosi prodotti, determinando così le condizioni preliminari per la 
diffusione del materiale in settori tecnologici differenti; l’esistenza di sempre nuovi e 
numerosi sbocchi commerciali ha, a sua volta, stimolato la ricerca, innescando un 
processo sinergico che rende il settore in forte evoluzione. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 8 -
1.2 CARATTERISTICHE GENERALI DEI MATERIALI S.M.A. 
 
    Le leghe a memoria di forma le si può oggi ritrovare in un sempre crescente numero 
di applicazioni nei settori aerospaziale, civile, meccanico, medico ed altri. 
Esse rappresentano una classe di materiali metallici dalle inusuali proprietà meccaniche: 
in particolare la loro caratteristica principale è quella di essere in grado di recuperare (da 
cui la speciale caratteristica di “memorizzare”) una forma macroscopica preimpostata 
(stirata o piegata) per effetto del semplice cambiamento della temperatura o dello stato 
di sollecitazione applicato. 
    Un esempio di effetto memoria di forma è illustrato nella successione di immagini di 
Figura 1.1 [7]. Ad un filo di Ni-Ti è stata impressa, mediante un adeguato trattamento 
termico, la forma di un alberello di natale con la scritta CNR. Una volta raffreddato, il 
piccolo gadget è stato deformato in modo che la forma di partenza non sia più 
riconoscibile. 
 
 
Malgrado ciò, però, non si è avuto il danneggiamento delle disposizioni atomiche di 
partenza e, semplicemente riscaldando il filo (in questo caso con un comunissimo 
asciugacapelli ad aria calda), si ha il progressivo recupero della forma iniziale “pre-
impostata”. 
    Come già detto, Buehler & al. [8] scoprirono nel 1962 una lega in Nickel-Titanio, 
chiamata NiTiNOL, che mostrava una maggiore capacità, rispetto ad altre leghe 
precedentemente individuate, di memorizzare la forma. 
Figura 1.1: Esempio di effetto memoria di forma. In un filo di NiTi è stata memorizzata la forma di 
un piccolo gadget natalizio. Una volta deformato a temperatura ambiente, esso recupera la forma 
memorizzata per semplice riscaldamento a circa 60°C [7] 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 9 -
Questa lega infatti dimostra una capacità di recupero dello stiramento del 100%, purchè 
la deformazione imposta non ecceda l’8% della pre-deformazione estensionale: ciò la 
rende attraente per l’uso come attuatore a bassa frequenza (meno di 1 Hz). Questa 
capacità di recupero della forma è associata alla possibilità della lega di esistere in due 
fasi differenti (ad alta e a bassa temperatura): la temperatura a cui la lega “ricorda” la 
forma quando riscaldata può essere modificata per mezzo di piccoli cambiamenti nella 
composizione del materiale e attraverso trattamenti termici; per la lega equi-atomica Ni-
Ti, la temperatura di transizione di fase è di circa 100°C, ma l’aggiunta di una quantità 
extra di Nickel permette di far avvenire la transizione di fase a circa 0°C. E’ possibile, 
quindi, modificare il comportamento della lega in funzione delle applicazioni richieste. 
Un’altra interessante caratteristica è l’aumento del modulo di Young ( E ) da 2 a 4 volte 
quando la lega subisce il cambiamento di fase, a cui è anche associata una grande 
variazione di resistività e liberazione (o assorbimento) di calore latente. 
Ciò che rende estremamente interessanti le leghe a memoria di forma come attuatori è 
anche la capacità, in fase di recupero della pre-deformazione, di espletare una grande 
tensione di recupero (molte volte maggiore della tensione iniziale richiesta per il pre-
stiramento o il pre-tensionamento a bassa temperatura). 
La forma che una lega S.M.A. memorizza può essere assegnata o ri-assegnata attraverso 
una ricottura, a temperature (ad esempio, per la lega Ni-Ti) maggiori di 500°C. 
    Ci sono molteplici modi per produrre una lega a memoria di forma: in genere questi 
coinvolgono tecniche di fusione (mediante arco elettrico, fascio di elettroni, etc.) in 
condizioni di vuoto [9] [10]. La lega fusa (a temperature comprese tra 700°C e 900°C) è 
forgiata per rotazione e/o presso-fusione a barrette, e quindi a fili. Esiste anche un 
processo di produzione di tali leghe a freddo: in tal caso il procedimento è simile a 
quello di produzione dei fili di titanio. Il processo di produzione a freddo, però, conduce 
a proprietà fisiche e meccaniche differenti per la lega che nel caso di produzione a 
caldo. Jackson & al. [11] hanno trattato in grande dettaglio queste tematiche. 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 10 -
1.3 COMPORTAMENTO MECCANICO DEI MATERIALI S.M.A. 
 
    Le leghe a memoria di forma si caratterizzano per una trasformazione di fase a stato 
solido, cioè in cui sia la fase di partenza (o fase genitrice, detta austenite, dal nome dello 
scienziato inglese William C. Austen) sia quella di arrivo (o fase prodotto, detta 
martensite, dal nome dello scienziato tedesco Adolf Martens che per primo la osservò) 
sono strutture solide, anche se con arrangiamenti cristallografici differenti [3] (a tal 
proposito si veda Figura 1.2): tale trasformazione prende il nome di trasformazione 
martensitica termoplastica. 
 
 
    La diversa struttura cristallina fa si che l’austenite si comporti come molti metalli, 
mentre la martensite si comporti più come un elastomero, in cui c’è un “plateau” stress: 
la Figura 1.3 aiuta la comprensione di questo diverso comportamento per mezzo delle 
curve di tensione-deformazione nei due casi. 
 
 
    Il comportamento termo-meccanico dei materiali S.M.A. è dovuto proprio a tale 
trasformazione tra le due distinte fasi solide: esso dipende dalla temperatura, dai carichi 
e dalla storia del materiale. 
Figura 1.3: Diagramma Tensione-Deformazione per le due fasi distinte 
Figura 1.2: Trasformazione martensitica termoplastica 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 11 -
    La struttura cristallina della martensite è ottenuta a partire dall’austenite in seguito 
all’applicazione di un carico meccanico o una diminuzione di temperatura; con il 
riscaldamento o la riduzione del carico applicato, la fase austenite è recuperata [4] [13]. 
In assenza di carichi applicati, le temperature di inizio e fine trasformazione del 
materiale da una fase all’altra sono indicate come M
s
, M
f
, A
s
, A
f
 (M=martensite, 
A=austenite, s =inizio, f=fine) e, per molti materiali,  del tipo  M
f
 < M
s
 < A
s
 < A
f
. 
Figura 1.4 mostra la variazione della composizione del materiale con la temperatura. 
 
 
Al variare quindi della temperatura, in assenza di carichi applicati, cambierà lo stato del 
materiale S.M.A., la cui composizione è in genere definita in funzione della frazione 
volumetrica ( ξ ) di martensite presente: in particolare, si avrà il passaggio da una fase 
100% austenite (temperatura pari o superiore a A
f
 e ξ =0) ad una fase in cui saranno 
compresenti sia martensite che austenite in percentuali differenti, ed infine, una fase 
100% martensite (temperatura pari o inferiore a M
f
 e ξ =1); il tutto sarà valido anche 
all’inverso se anziché raffreddare, si riscalda la lega. 
Queste temperature di transizione, dette anche temperature critiche, sono variabili con il 
carico applicato, in particolare aumentano con il carico (in quanto è necessaria maggiore 
energia per deformare la struttura cristallina): si veda a tal proposito il paragrafo 1.5. 
    Come risultato di questa trasformazione, si può separare il comportamento meccanico 
osservabile macroscopicamente dei materiali S.M.A. in 2 categorie (si veda Figura 1.5):  
 
 
Figura 1.4: Trasformazione di fase nei materiali S.M.A. 
Figura 1.5: Comportamento Tensione-Deformazione di materiali S.M.A. [12] 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 12 -
1)  effetto di memoria di forma (S.M.E.) (Figura 1.5a), in cui un provino di S.M.A. 
esibisce una deformazione residua grande (apparentemente plastica) dopo essere stato 
sottoposto ad  un carico e quindi scaricato, deformazione che può essere completamente 
recuperata innalzando la temperatura del materiale; 
2)  effetto pseudo-elastico (Figura 1.5b), in cui un provino di S.M.A. esibisce una 
deformazione molto grande (apparentemente plastica) dopo essere stato sottoposto ad 
un carico, che può quindi essere completamente recuperata, per mezzo di un ciclo di 
isteresi, dopo essere stato scaricato. 
    Descriviamo più nel dettaglio i due effetti [7]. 
    La prima proprietà (S.M.E.) è particolarmente utile, ed è legata alla specifica struttura 
cristallina della fase di martensite, a cui generalmente si trova la lega S.M.A. a 
temperatura ambiente (o comunque a bassa temperatura). Essa consiste in una fitta 
disposizione di piani cristallini specularmene disposti l’uno rispetto all’altro e dotati di 
un’elevatissima mobilità relativa (da cui deriva il basso modulo di Young ed il basso 
smorzamento in tale fase). Il ruolo di questi piani è il seguente: quando il materiale 
viene deformato (in fase martensite) da una tensione esterna (ad esempio estensiva) 
superiore a quella di snervamento, invece di rompere legami cristallografici e 
danneggiare la propria struttura più intima, esso dispiega progressivamente i piani 
reticolari (tale fenomeno prende il nome di detwinning), accomodando la deformazione 
complessiva senza realizzare spostamenti atomici significativi. La Figura 1.6 riassume 
quanto finora detto soffermandosi sul piano microscopico [12]. 
 
 
Figura 1.6: Spiegazione microscopica dello Shape Memory Effect 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 13 -
Per una migliore comprensione, si immagini il mantice di una fisarmonica: si pensi 
all’atto di allungare una fisarmonica, dove malgrado la singola piega del mantice si 
muova di poco, l’intera struttura si dispiega per una lunghezza molto maggiore.  
Poiché nel corso di questo meccanismo i singoli atomi si sono spostati solo di poco 
dalle loro posizioni originali, quando essi, per effetto di un riscaldamento imposto, 
devono muoversi per ripristinare la struttura cristallina di partenza (austenite, fase 
presente ad elevata temperatura) possono recuperare molto facilmente la loro 
configurazione iniziale,  e promuovere quindi il recupero della forma macroscopica di 
partenza (ciò comporta anche il recupero della deformazione), che per sua natura invece 
è caratterizzata da una struttura cristallografica poco mobile (da cui si spiega il più alto 
modulo di Young del materiale e smorzamento). 
La Figura 1.7 si sofferma sugli effetti macroscopici, considerando delle barrette di 
materiale S.M.A. [14]. 
 
 
Se la lega S.M.A. all’atto dell’attivazione per riscaldamento non può ritornare alla 
forma originale (ad esempio perché limitata nella deformazione dalla presenza di 
vincoli), allora in essa insorge una grande tensione di recupero; viceversa, se la lega non 
è in alcun modo limitata, non insorge alcuna tensione di recupero, e si parla di recupero 
libero.  
    La seconda proprietà (pseudoelasticità) delle trasformazioni martensitiche 
termoelastiche è legata alla possibilità di far avvenire la trasformazione non solo 
variando la temperatura, ma anche mediante l’applicazione di un opportuno stato 
tensionale in condizioni adeguate di temperatura (T > A
f
, cioè si parte dalla fase 
Figura 1.7: Spiegazione macroscopica dello Shape Memory Effect 
  Austenite             Martensite             Martensite             Martensite              Austenite 
                               (twinned)             (detwinned)           (detwinned) 
Load UnloadCOOL HEAT 
σ > σ
crit
σ = 0σ = 0 
T > A
f
T < M
f
 
σ = 0 σ = 0
T > A
f
 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 14 -
austenite). In pratica è possibile far si che la struttura "a fisarmonica" si formi nel 
materiale all’atto stesso dell’applicazione di una forza esterna, passando direttamente 
dalla fase austenite a quella di martensite deformata. Nel corso della deformazione 
imposta per applicazione di una forza esterna, il materiale forma progressivamente la 
struttura martensitica e questa istantaneamente si deforma permettendo di nuovo di 
accomodare grandi deformazioni senza danneggiare in maniera permanente la struttura 
cristallografica del materiale: rispetto al caso precedente, non c’è la fase di martensite 
appaiata (twinned). 
Così come già fatto nel caso precedente, Figura 1.8 riassume l’effetto pseudoelastico 
sul piano microscopico e Figura 1.9 sul piano macroscopico. 
 
 
 
 
Poiché però tale procedura viene condotta in un intervallo di temperature in cui la 
martensite formatasi non potrebbe esistere (in quanto a quella temperatura la fase stabile 
dovrebbe essere quella ad alta temperatura, cioè austenite) nel momento in cui la forza 
Figura 1.9: Spiegazione macroscopica dell’effetto Pseudo-elastico 
  Austenite             Martensite              Austenite 
                             (detwinned)      
Load Unload
σ > σ
crit
σ = 0 
T > A
f
σ = 0
T > A
f
 
Figura 1.8: Spiegazione microscopica dell’effetto Pseudo-elastico 
Capitolo 1 – S.M.A. (Shape Memory Alloy) 
 - 15 -
esterna viene rimossa essa si trova in una condizione di instabilità termodinamica e 
tende a ritrasformarsi istantaneamente, promuovendo un immediato recupero di forma 
(prescindendo quindi dalla fase di riscaldamento): ciò che accade fenomenologicamente 
è che il materiale recupera immediatamente la forma iniziale, dando l’impressione di 
una notevole elasticità, di un materiale che accetta notevoli deformazioni ed 
immediatamente recupera la sua forma iniziale. 
Questa seconda proprietà dei materiali a memoria di forma ha trovato diverse 
applicazioni anche grazie alla maggiore semplicità di impiego che prescinde dalla 
necessità di riscaldare e/o raffreddare il materiale. Un esempio è quello presentato in 
Figura 1.10: un occhiale con le parti metalliche in materiale pseudoelastico (aste e 
ponte nasale) può venire chiuso all’interno della mano salvo poi ritornare 
immediatamente alla sua forma originale semplicemente aprendo la mano. 
 
 
    Entrambi gli effetti visti (S.M.E. e Pseudoelasticità) possono essere sintetizzati in un 
unico diagramma tensione-deformazione (Figura 1.11) , così da comprenderne meglio 
il comportamento. 
Nel diagramma è rappresentato con una linea continua il comportamento di un materiale 
S.M.A. testato ad una temperatura T > A
f 
: cioè la linea continua rappresenta l’effetto 
pseudoelastico. La lega viene sottoposta ad un carico tensionale a partire dalla 
condizione iniziale di assenza di tensione. L’andamento è lineare nella parte iniziale in 
quanto associato al comportamento elastico dell’S.M.A. con 100% fase austenite 
(modulo di Young E
A
), fino al raggiungimento dello sforzo di inizio martensite ( σ
Ms 
), 
superato il quale inizia la transizione di fase da austenite a martensite: l’andamento è 
ancora lineare fino al raggiungimento dello sforzo di fine martensite ( σ
Mf
 ). 
Successivamente, continuando ad incrementare il carico, l’andamento è nuovamente 
lineare, associato questa volta la comportamento elastico dell’S.M.A. con 100% fase 
martensite (modulo di Young E
M
), fino allo snervamento ( σ
y
 ). Oltre σ
y
, la fase 100% 
martensite subisce deformazione plastica. 
Figura 1.10: Esempio di pseudoelasticità della lega NiTi. Un occhiale realizzato in SMA viene 
severamente deformato e recupera la forma iniziale all’atto della rimozione della sollecitazione [7]