Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 65
1.1.1 TAMPONAMENTI 
 
 
Negli ultimi decenni, grazie all’evoluzione tecnologica, si 
sono verificate alcune notevoli trasformazioni della struttura dei 
materiali impiegati nella realizzazione di facciate, provocando da 
un lato un incremento delle prestazioni, della complessità e delle 
gamme di prodotti offerti al progettista, dall’altro arricchendo, 
indirettamente, le possibilità di scelta progettuali e di 
caratterizzazione degli edifici.  
 
Una serie di realizzazioni architettoniche ha inoltre 
generato stimoli e linee di tendenza nel campo dei rivestimenti e 
della finitura di facciata. Se si considerano gli intonaci bianchi di 
Alvaro Siza, le facciate modulari in pannelli di acciaio 
porcellanato di Richard Meier, oppure quelle in blocchetti di 
calcestruzzo o in mattone faccia a vista di Mario Botta, così 
come l’espressività del cemento a fondo cassero di Tadao Ando, 
o ancora le lamiere corrugate di Glenn Murcutt, o la disinvoltura 
con cui interpreti come Gehry e Stirling hanno dimostrato 
nell’affiancare materiali spesso moto diversi (l’intonaco, le lastre 
in pietre naturali, i pannelli di rivestimento metallico, ecc.); 
diventa evidente come in questo settore, il campo delle soluzioni 
espressive e tecnologiche sia estremamente vasto. 
 
Per quanto riguarda invece il discorso prestazionale, le più 
significative accelerazioni espresse nel campo dell’innovazione 
sono state determinate da tre fattori principali.  
Il primo è quello della volontà di migliorare radicalmente 
le prestazioni termiche degli edifici.  
Il secondo è quello della necessità di realizzare dei 
rivestimenti di facciata capaci di sopportare la sempre più 
massiccia aggressione determinata dagli agenti inquinanti 
presenti nell’ambiente.  
Il terzo è quello che ha per obiettivo la possibilità di 
garantire una più facile e razionale manutenibilità dei 
rivestimenti.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 66
Abbiamo assistito e tuttora assistiamo ad un generale 
processo di “specializzazione funzionale” degli strati della 
materia: dalla composizione e struttura del materiale, che diventa 
composito o che può risultare dall’accoppiamento di più strati 
generati dall’integrazione di materiali diversi, aumentando le 
proprie prestazioni (fisico-meccaniche, estetiche…); ad una più 
specifica caratterizzazione degli strati medesimi. Si rileva inoltre 
un generale alleggerimento della materia affiancato spesso dalla 
riduzione progressiva degli spessori, ciò si accompagna alla 
produzione di materiali sempre più mirati a specifici impieghi, 
ma anche sempre più integrati e performativi; quindi maggior 
leggerezza ma anche maggior ricchezza prestazionale. Lo 
spostamento dell’attenzione verso gli aspetti qualitativi che 
caratterizzano la materia (qualità superficiali e tattili), si è 
tradotto anche in un approfondimento tecnologico-progettuale 
sugli strati più esterni dell’involucro: è possibile progettare le 
qualità superficiali della materia lavorando sulla specializzazione 
dell’ultimo strato che diventa sempre più sofisticato e si 
riqualifica in termini estetici e visivi. 
 
 
I MATERIALI 
 
 Nel panorama dei prodotti edilizi per l’involucro acquista 
un certo risalto l’evoluzione avuta dai materiali tradizionali: le 
loro prestazioni complessive sono state incrementate con 
innovative caratteristiche di leggerezza, riduzione degli spessori 
e nuove qualità funzionali ed estetiche. Nel passato le strutture 
pesanti, i forti spessori e quindi la gran quantità di materia, sono 
state per decenni la condizione necessaria alla risoluzione delle 
problematiche legate al comfort termico estivo ed invernale, al 
comfort acustico e alla durata dell’edificio. Oggi il punto di vista 
è cambiato: i materiali tradizionali non hanno più caratteristiche 
predefinite a priori con cui confrontarsi, le nuove tecnologie 
consentono, infatti, una gestione accurata delle prestazioni che 
essi possono offrire e della loro qualità, naturalmente 
all’incremento di sofisticazione tecnologica si associa un 
incremento di costo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 67
Nel settore degli elementi per la realizzazione delle 
murature (siano esse in laterizio o in conglomerato cementizio) si 
sono largamente affermati prodotti a posa facilitata, dotati di 
incastri di ammorsamento, di impugnatura per la 
movimentazione e il posizionamento, di dimensioni più calibrate 
per ridurre i giunti di malta o consentire la posa mediante collanti 
speciali. Le caratteristiche dei tradizionali blocchi in laterizio 
sono state migliorate aggiungendo all’impasto di argilla granuli 
isolanti, che aumentano la resistenza termica e le caratteristiche 
meccaniche rispetto a un normale elemento di laterizio alveolato. 
Vengono inoltre commercializzati blocchi realizzati con sabbia 
quarzifera, calce e acqua che presentano una struttura omogenea 
con notevoli caratteristiche termoacustiche, di protezione dal 
fuoco e di alta resistenza alla compressione. 
 I blocchi in cls, vibrocompresso hanno raggiunto ormai la 
loro maturità diventando prodotti affidabili sotto l’aspetto 
tecnologico e prestazionale; tale evoluzione ha portato il loro 
utilizzo verso applicazioni di maggior pregio e meno 
“industriali” con ampie variazioni estetiche per forme, 
colorazioni e finiture superficiali disponibili, e con caratteristiche 
statiche e di tenuta in grado di far fronte ad esigenze strutturali, 
anche di notevole portata. 
Infine, va segnalata la diffusione degli elementi in 
calcestruzzo cellulare autoclavato, leggeri, lavorabili e di grande 
precisione geometrica, ottenuti dalla lavorazione di sabbie silicee 
con l’aggiunta di un agente lievitante (polvere di alluminio) che 
conferisce alla massa una struttura porosa a cellula chiusa. 
 
I prodotti ceramici, per la loro composizione e per i 
connotati tecnici specifici, hanno confermato di essere un 
rivestimento di facciata estremamente durevole e altamente 
protettivo nei confronti dell’ossatura muraria; l’evoluzione del 
materiale ha portato a composizioni poco porose con 
assorbimento d’acqua praticamente nullo e doti autopulenti, 
quindi sono state eliminate le infiltrazioni di sostanze dannose 
veicolate dalla pioggia, ma anche l’adesione alle superfici in 
vista del pulviscolo e delle sostanze grasse presenti 
MURATURE 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RIVESTIMENTI 
ESTERNI 
PRODOTTI CERAMICI
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 68
nell’atmosfera che non formano più patine che offuscano la 
superficie. Il materiale ceramico più impiegato è il grès 
porcellanato che, per assetto particolarmente compatto dei 
componenti dopo la formatura ed il passaggio in forno, è 
caratterizzato da un minor assorbimento d’acqua e da un a 
notevole resistenza meccanica e agli shock termici. Altre 
tipologie ceramiche sono la monocottura ingeliva; le varietà 
prive di porosità capillare prodotte con il procedimento 
Firestream; le varietà di clinker ed il cotto imprunetino, dotato di 
tonalità più calde e maggior resistenza alle sollecitazioni di 
esercizio. La ricchezza di formati e varianti estetiche 
compositive e di trattamento superficiale consentono il loro uso 
in ogni tipo di applicazione nell’edilizia sia nelle nuove 
costruzioni che nelle ristrutturazioni. Esistono anche versioni a 
superficie strutturata, che ricordano alcune lavorazioni specifiche 
delle lastre di materiale lapideo naturale eseguite a spacco 
oppure a scalpello. 
 
Tra i materiali tradizionali oggetto di un processo 
tecnologico innovativo vi è la pietra, usata per la realizzazione di 
pannelli di rivestimento esterno degli edifici. Sono stati introdotti 
sul mercato pannelli leggeri e sottili, producibili anche in lastre 
di grande formato, rivestiti in pietra con un supporto alveolare in 
polimeri o in alluminio interposto fra i due materiali, tenuti 
insieme da un sottilissimo strato di tessuto di vetro impregnato. 
La qualità estetica della pietra viene dunque unita alla leggerezza 
e ad eccellenti caratteristiche meccaniche di resistenza a 
flessione, compressione e agli urti. Per i rivestimenti delle 
facciate ventilato sono impiegate ad esempio lastre formate da 
due pannelli in granito e da una rete interna stirata in acciaio 
zincato, unite sottovuoto con una particolare resina strutturale. 
La ricerca sta infine ottenendo buoni risultati nel campo dei 
marmi e dei materiali lapidei ricomposti con l’impiego di resine, 
adottate anche come impregnanti per conferire al materiale 
sintetico una colorazione particolare.  
Le tecniche di posa e di ancoraggio dei materiali lapidei 
consentono oggi di realizzare opere tecnologicamente affidabili e 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RIVESTIMENTI 
ESTERNI 
PRODOTTI LAPIDEI 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 69
 
durature nel tempo, riuscendo ad assorbire le dilatazioni e le 
contrazioni differenti da quelle subite dalla struttura portante 
dell’edificio ed evitando i tipici dissesti statici di questo tipo di 
rivestimento. Le tecniche a facciata ventilata, rispetto a quelle 
con posa a cassero e con posa con imbottitura completa di malta 
con spinotti o zanche di acciaio fissati alle lastre, consentono di 
rendere indipendente il rivestimento dal supporto murario; questa 
soluzione, grazie alla realizzazione di spessori sottili, supera il 
problema dell’impiego di grosse lastre e quindi diminuisce i 
costi, i tempi di posa e il carico sulle costruzioni, consentendo 
una maggiore flessibilità nel disegno della facciata. Le lastre 
sono sostenute indipendentemente l’una dall’altra con fissaggi in 
acciaio, evitando trasferimenti di carico da una all’altra e, grazie 
all’ampia possibilità di sagomatura dei bordi, realizzano 
giunzioni di tenuta particolarmente affidabili. L’evoluzione dei 
sistema di fissaggio con staffe e tasselli meccanici o chimici ha 
comunque investito tutti i supporti per qualsiasi pannello 
applicabile ad una struttura portante, ricercando soprattutto la 
regolazione indipendente di ognuno di essi. 
 
Il metallo sta vivendo anch’esso una propria fase evolutiva 
sul terreno della leggerezza unita alla resistenza e agli spessori 
sottili; da questo punto di vista, interessante è la tendenza alla 
formazione di sandwich mediante l’accoppiamento tra pannelli 
di lamiera e interno in materiale plastico espanso, con la 
funzione di isolante o di stabilizzante della planarità. La lamiera 
massiccia (2-4 mm), ad esempio in alluminio, resta comunque 
una valida alternativa, come costi e come lavorabilità, ai 
multistrato, soprattutto da quando esistono laminatoi capaci di 
spianare perfettamente i forti spessori e da quando sono state 
sviluppate finiture in continuo a basso costo e ad alta resistenza. 
Nuovi trattamenti superficiali consentono anche una migliore e 
più ricca qualità estetica delle superfici metalliche laminate, 
lucidate, riflettenti, patinate, opacizzate, elettroverniciate, 
preverniciate a forno, anodizzate in modo naturale o colorato, 
rivestite con trattamenti ceramici, vetrosi o in PVC. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RIVESTIMENTI 
ESTERNI 
METALLI 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 70
 Se quindi il problema dei materiali tradizionali è quello di 
liberarsi dalla pesantezza e dallo spessore, riconquistandosi una 
posizione anche in funzione delle qualità estetiche intrinseche; i 
materiali più nuovi, sintetici e plastici, non hanno spesso 
un’immagine autonoma, ma vengono riconosciuti e si 
qualificano, oltre che per le prestazioni fisico-meccaniche che 
sono in grado di fornire, per come appaiono e per cosa 
comunicano dal punto di vista qualitativo-superficiale. 
 
Negli anni ’90, dopo l’utopia degli anni ’70 dove l’edilizia 
puntava a modi di produzione tipicamente industrializzati, è 
ritornato alla ribalta la plastica e la ricerca di un sistema per 
poterla applicarla all’involucro degli edifici; i recenti lavori di 
Jan Brouwer hanno dimostrato le possibilità applicative dei 
tecnopolimeri termoplastici rinforzati con vetro prodotti in 
pannelli per rivestimento piani o termoforati con sagoma 
tridimensionale e nervature sporgenti. L’uso di sistemi e 
componenti preassemblati di questo tipo ha puntato a prodotti 
flessibili, riconducibili al sistema della facciata ventilata, 
adattabili a qualsiasi struttura portante e a costo contenuto; 
particolarmente curata è stata l’attenzione posta alla durabilità 
del componente, ora non più soggetto a degrado per eventi 
atmosferici anche grazie all’uso di vernici di protezione anti-UV. 
Gli studi si muovono verso la realizzazione di pannelli integrati e 
pannelli sandwich con isolante.   
 
Tra le “pelli” di rivestimento più recenti rientra il laminato 
plastico per esterni, materiale qualificato inizialmente come poco 
pregiato ed economico, vede riqualificare la sua immagine grazie 
allo sfruttamento delle potenzialità insite nella tecnologia di 
produzione (fibre cellulosiche e resine termoindurenti pressate ad 
altissime temperature) che permette di qualificare l’immagine di 
un rivestimento non naturale sfruttandone le infinite possibilità 
decorative grazie alla possibilità di inserire lo strato decorativo, 
costituito da fibre cellulosiche, all’interno del processo di 
stratificazione e pressatura o grazie alla possibilità di serigrafare 
il materiale. 
MATERIALI 
SINTETICI E 
PLASTICI 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 71
Nel campo della innovazione di prodotto, intervenendo 
direttamente sulla composizione dei materiali e sull’accosta-
mento di strati di materiali di natura diversa, vengono realizzati i 
materiali composti, costituiti dall’accoppiamento di materiali dif-
ferenti (profili misti PVC/alluminio o legno e alluminio per i 
serramenti, calcestruzzo e isolanti alveolari o elementi 
multistrato per le chiusure, ecc.). 
I materiali compositi sono costituiti invece da due 
componenti con differenti funzioni uniti alla scala microscopica. 
Da pochi anni sono disponibili sul mercato i calcestruzzi 
polimerici rinforzati con fibre di vetro, che permettono di 
ottenere manufatti di peso ridotto, l’eliminazione dei fenomeni di 
microfessurazione e di permeabilità all’acqua tipici dei 
calcestruzzi tradizionali. Con tale materiale si realizzano 
componenti di facciata di grande leggerezza e piccoli spessori, 
mantenendo le caratteristiche di lavorabilità e plasmabilità 
proprie dei calcestruzzi 
Altri materiali compositi, prevalentemente impiegati nella 
produzione di pannelli di tamponamento e di elementi strutturali, 
sono quelli in vetro-poliestere o a matrice minerale (cemento-
acciaio, fibre di acciaio, cemento-carbonio). Molti dei prodotti 
precedentemente elencati hanno trovato inizialmente un 
consistente impiego nell’edilizia per il terziario, ma si possono 
prevedere nei tempi brevi anche impieghi nel campo dell’edilizia 
residenziale. 
 Fra i sistemi innovativi di facciata si segnalano gli 
elementi edilizi costituiti dall’accoppiamento fra metallo e 
plastica, realizzando così accostamenti fra leghe di zinco e resine 
termoplastiche, leghe di alluminio e polietilene estruse, acciaio 
sagomato e resine poliuretaniche, con caratteristiche di 
leggerezza e riduzione sensibile degli spessori, una facile 
sagomatura a freddo ed una notevole resistenza agli agenti 
atmosferici. L’evoluzione tecnologica delle facciate continue ha 
generato sistemi altamente funzionali e versatili, che offrono 
l’opportunità di applicare materiali diversi, inserire sistemi 
impiantistici, qualificando le prestazioni degli edifici. 
Alla più tradizionale funzione di tamponamento leggero 
 
 
MATERIALI 
COMPOSITI E 
MULTISTRATO 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 72
esterno, i pannelli delle facciate continue integrano anche 
funzioni complementari di riscaldamento, condizionamento e 
ventilazione. 
 
 
Puntando principalmente sulla specializzazione e 
sull’accoppiamento dei materiali e perfezionando la 
composizione delle mescole, si sono ottenute significative 
prestazioni per gli isolanti termoacustici e per le guaine 
impermeabilizzanti: pannelli di fibra di legno mineralizzata, di 
polistirolo, di lana minerale ad alta densità, di polistirene estruso 
rigido, di lana di vetro, di granuli di sughero e di lana di legno 
mineralizzata con magnesite; membrane impermeabilizzanti, che 
grazie al ricorso ad impasti bituminosi con prestazioni differenti, 
presentano una stratificazione differenziata che combina le 
proprietà dei plastomeri e degli elastomeri che impregnano 
l’armatura in tessuto non tessuto di poliestere, e su queste 
membrane si può stendere un “pattern” decorativo della 
superficie o degli strati in alluminio e ramo sottile con forti 
valenze estetiche. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Isolamenti  
termo-acustici 
 
Guaine 
impermeabili 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 73
I SISTEMI TECNOLOGICI 
 
La parete ventilata genera al suo interno un movimento 
d’aria ascendente indotto dal calore radiante proveniente 
dall’esterno. Il movimento dell’aria consente l’evacuazione del 
vapore acqueo scaturito dall’interno diminuendo così la 
possibilità che si producano condensazioni interstiziali; esso 
costituisce inoltre, insieme all’isolante, una barriera al calore 
radiante che modificando l’onda termica, diminuisce la 
temperatura interna dell’elemento. Lo strato di ventilazione 
diminuisce infine il possibile degrado degli strati funzionali 
causato dall’umidità esterna e dagli shock termici, dunque questa 
soluzione è particolarmente indicata per climi caratterizzati da 
elevate precipitazioni in presenza di vento e per i climi caldi. 
Nel caso del funzionamento estivo gran parte del calore 
incidente viene riflesso in misura variabile in funzione del 
coefficiente di assorbimento della superficie, il calore che 
attraversa lo strato esterno attiva il movimento dell’aria e, in 
piccola parte, viene assorbito dalla parete per conduzione. Nel 
caso del funzionamento invernale la temperatura dello strato di 
ventilazione è vicina a quella esterna; pertanto il movimento 
dell’aria diminuisce sensibilmente e non compromette le 
prestazioni della parete. 
La posizione esterna dell’isolante consente il controllo dei 
ponti termici e delle condensazioni superficiali. Inoltre, la 
ventilazione e l’assenza di strati esterni aderenti all’isolante 
permettono il controllo delle condensazioni interstiziali senza 
ricorrere ad una barriera al vapore. Infatti, la crescente 
permeabilità al vapore degli strati che si succedono dall’interno 
verso l’esterno della parete non consente alla pressione di vapore 
interna alla stratificazione di raggiungere il valore di saturazione. 
Lo strato di ventilazione, che in estate contribuisce alla 
diminuzione del carico termico, permette l’evacuazione 
dell’umidità eventualmente contenuta all’interno. Se la parete è 
portante la consistenza della massa dell’elemento portante 
determina un maggiore accumulo termico, favorito anche dalla 
posizione esterna dell’isolante. 
La disposizione degli strati, eliminando il contatto diretto 
PARETE VENTILATA
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 74
dello strato resistente con l’esterno, contribuisce al 
miglioramento delle prestazioni acustiche della parete.  
Per la conservazione delle prestazioni nel tempo risultano 
decisivi l’efficienza dello strato di protezione e dei giunti che 
preservano l’isolamento termico che comunque deve essere 
resistente agli agenti esterni, il tutto contribuisce anche a limitare 
il degrado dell’elemento resistente e a diminuire i movimenti di 
origine termica. Inoltre, per limitare i rischi d’incendio derivanti 
dalla propagazione della fiamma attraverso lo strato di 
ventilazione, occorre compartimentare questo strato mediante 
barriere di piano, contenerne lo spessore e utilizzare materiali 
che non propaghino la fiamma. 
La parete è adatta anche per interventi sull’esistente, che 
possono avvenire contemporaneamente allo svolgimento 
dell’attività interna e senza ridurne gli spazi. Questo tipo di 
modello si adatta a diversi tipi edilizi anche se devono avere 
un’articolazione di facciata non troppo complessa e abbastanza 
planare; non è però sempre possibile mantenere l’aspetto 
originale della facciata. 
 
Un’evoluzione della semplice facciata ventilata è la parete 
ventilante caratterizzata dal passaggio dell’aria al suo interno 
che, attraversando le pareti, mette in comunicazione l’ambiente 
interno con quello esterno; in questo modo la chiusura, che può 
essere ad isolamento dinamico o a parete di Trombe, partecipa 
attivamente al ricambio dell’aria nell’edificio, assicurando 
condizioni igienico-ambientali soddisfacenti. 
Nell’edilizia residenziale i sistemi di immissione dell’aria 
esterna sono normalmente costituiti da fori in facciata in diretta 
comunicazione con l’ambiente interno attraverso bocchette 
regolabili ricavate sui cassonetti e sulle pareti verticali, meglio se 
poste dietro un elemento scaldante. Un sistema a facciata 
ventilante può essere impiegato sia per immettere aria esterna di 
ricambio all’interno degli ambienti preriscaldandola nella lama 
ventilata, sia per estrarre dagli ambienti l’aria viziata che lungo 
l’intercapedine rilascia calore all’esterno. 
Sfruttando la facciata ventilata-ventilante come 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 75
componente per la captazione solare passiva si sta cercando di 
mettere a punto tecnologie per chiusure esterne con 
funzionamento intelligente a regolazione centralizzata, capaci di 
contribuire più efficacemente al riscaldamento invernale ed al 
raffrescamento estivo. Oltre al tipico muro di Trombe, con tutte 
le sue possibili varianti, sono stati realizzati in quest’ambito 
moduli controllati elettronicamente ad assetto dinamico, 
composti da doppia frontiera vetrata con circolazione dell’aria 
interna ai vetri. Un modulo di questo tipo può venire facilmente 
inserito in una facciata continua oppure essere utilizzato come 
vetrato o finestra.  In inverno il sistema senza masse di accumulo 
convoglia negli ambienti abitati l’aria, riscaldata 
nell’intercapedine dalla radiazione solare, attraverso delle 
bocchette e consente il ricircolo attraverso canalizzazioni di 
riprese d’aria. In estate si comporta come una semplice parete 
ventilata che riduce il carico termico sull’involucro. Varianti 
possibili consistono nell’inserire una veneziana che assorbe e 
riflette le radiazioni oltre che regolare l’illuminazione naturale 
nell’intercapedine o creare un circuito aperto che faccia entrare 
nell’intercapedine aria esterna che viene preriscaldata nella 
vetrata con dei ventilconvettori. 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 76
STRATIGRAFIA 
 
 1      2        3                   4                   5 
 
1. Rivestimento esterno 
2. Camera d’aria ventilata 
3. Materiale isolante 
4. Struttura resistente 
5. Rivestimento interno 
 
 
 
Rivestimento esterno 
 
• Lastre, mattonelle, piastrelle in gres fine porcellanato ed in granito ceramico 
(Hedar, Marazzi, Agrob Butchal, Casalgrande Padana, Coop. Ceramica d’Imola, 
Aliva, Ariostea, Floor Gress, GranitiFiandre, Italgraniti, Mirage) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 77
• Piastrelle in cotto (Hedar, Il Palagio, Rasseno) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
• Piastrelle in ceramica fissate su elemento piano in alluminio (Agrob Butchal) 
 
• Mattoni e blocchi paramano (Hedar) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
• Lastre in pietra (EIP) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Parte II – Involucro ed edilizia sostenibile: tendenze e soluzioni 78
• Lastre in granito o in marmo (EIP, Hedar, Master Graniti) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
• Lastre di agglomerati in marmo, quarzo, granito o porfido ricomposti (Stone 
Italiana, Pavimenti Fumagalli, Fulget) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
• Lastre in ardesia 
 
• Blocchi, lastre, doghe e piastre in calcestruzzo (Edil Leca, Pierisol)