Analizzando, in particolare, la sua creazione più famosa, quale 
“Cent’anni di solitudine”, possiamo individuare, nella descrizione 
dei personaggi, non soltanto tratti distintivi provenienti dalla 
memoria personale, ma anche uno specifico utilizzo dei simboli, per 
manifestare il disagio provato nei confronti della propria realtà 
sociale. L’emblematico villaggio Macondo contiene in sé il seme 
della sua stessa distruzione, individuato nell’inesorabile “soledad” 
che investe la dinastia dei Buendi a. L’incapacità di gestire i 
progressivi cambiamenti a cui è soggetto il microcosmo Macondo, 
conduce i personaggi alla solitudine. La follia, che colpisce alcuni 
componenti della famiglia Buendia, è l’estrema conseguenza di tale 
processo: in essa realtà e immaginazione si fondono ulteriormente. 
Vi sono interessanti analogie con le modalità espresse dall’autore, 
nel definire la perdita di contatto con la realtà, ed il concetto di 
“psicosi”. 
La definizione dei disturbi psicotici è stata ulteriormente 
approfondita, concentrando l’attenzione sulle diverse interpretazioni 
di essi che si sono susseguite storicamente; sono stati analizzati da 
un punto di vista psichiatrico, psicoanalitico, fenomenologico-
 II
esistenziale e sistemico, sino a giungere all’attuale interpretazione 
di allucinazioni e deliri. 
Inoltre, lo scrittore attribuisce alla memoria tanto valore da 
dedicarle una vera e propria patologia: la “malattia dell’insonnia”; 
in tal modo sottolinea la gravità della sua perdita. Le caratteristiche 
attribuite ad essa ci conducono alla descrizione del deterioramento 
cognitivo causato dalla sindrome demenziale. Sono stati esaminati 
gli elementi che la caratterizzano, nonché l’approccio pedagogico ai 
disturbi comportamentali che ne conseguono. 
Confrontando il punto di vista dell’autore con le fondamentali 
nozioni mediche sull’argomento, non possiamo che sorprenderci 
delle numerose analogie esistenti, comprendendo come dietro gli 
elementi fantastici presenti nelle sue creazioni, si nasconda la realtà.  
 
 
 
 III
CAPITOLO 1 
 
1.1 La vita di Garcia Ma rquez 
Gabriel Garcia Marquez nasce il 6 marzo 1927 ad Aracataca, 
piccolo villaggio costiero della Colombia a 80 km da Santa Marta, 
nella casa dei nonni materni. 
Figlio di Gabriel Eligio Garcia e di Luisa Santiaga Ma rquez 
Iguaran, non trascorre la sua infanzia con i genitori. Costoro, poco 
dopo la sua nascita, si trasferiscono a Baranquilla, dove il padre, 
rinunciando al suo lavoro di telegrafista per inseguire la sua 
passione per l’omeopatia,  apre una farmacia. Il piccolo viene 
lasciato alle cure del nonno Nicolas Ricardo Marquez Meji a, 
colonnello veterano di fede liberale, e della nonna Tranquilina 
Iguaran Cotes. Le parole dello stesso Garci a  Marquez descrivono 
perfettamente l’ambiente familiare: “…Un matrimonio esemplare  
del maschilismo in una società matriarcale, in cui l’uomo è re 
assoluto della sua casa, ma a governare è la moglie…”
1
. Il nonno è 
fonte di sicurezza, razionalità, forza e determinazione; la nonna è 
invece legata alle premonizioni, ama interpretare i sogni 
vincolandovi l’andamento domestico quotidiano, vive dei presagi 
                                                 
1
 Cfr. Garcia Ma rquez, “Vivere per raccontarla”. 
 1
che a suo parere la circondano, pervasa da un senso di irrealtà dove 
la vita quotidiana appare piena di mistero. Le storie che racconta, e 
il suo modo di esporle, saranno importante fonte di ispirazione per 
il futuro scrittore. 
I nonni erano originari di Barrancas, un paese alle pendici della 
Sierra Nevada, ma all’inizio del secolo avevano dovuto 
abbandonarlo a causa di un evento tragico: il colonnello aveva 
dovuto affrontare in un duello d’onore un antico amico che aveva 
combattuto, come suo soldato, nella guerra dei Mille Giorni; lo 
aveva ucciso e, dopo aver scontato una breve pena detentiva e 
diversi trasferimenti di lavoro, aveva ottenuto la carica di esattore 
della finanza distrettuale ad Aracataca. 
Arrivano nel villaggio agli inizi del secolo in corrispondenza del 
boom bananiero che investe la località. 
La compagnia bananiera “Fruit Company”, per due decenni, tenta la 
sua espansione con la coltivazione del banano, nonostante il clima 
avverso di quelle zone: si alternano periodi di siccità, uragani secchi 
e acquazzoni torrenziali. Molti si trasferiscono in cerca di fortuna 
contribuendo a creare un sovraffollamento, che spesso sfocia in 
violenza nelle strade. 
 2
In questo ambiente i nonni cercano di ricostruirsi una vita. 
Sebbene siano rispettati da tutti, compresa la compagnia bananiera, 
si sentiranno sempre forestieri. 
Quando si trasferiscono hanno con se già tre figli, tra cui la mamma 
di Garcia Marquez, di soli cinque anni. Due anni dopo il loro arrivo, 
la morte in giovane età della prima figlia li colpisce profondamente. 
Quando lo scrittore ha solo tre anni, si consuma il massacro della 
Compagnia bananiera contro i lavoratori in sciopero.Vi è 
l’abbandono da parte di questa della località, lasciando il villaggio 
in una situazione di desolazione. 
La famiglia rimane sempre legata alla propria terra di origine, non 
riescono mai proprio per questo a sentirsi veramente integrati nella 
loro nuova vita; come afferma lo stesso scrittore: “Le loro vite 
erano soggette alla servitù della terra in cui erano nati. Si 
trincerarono nei loro gusti, nelle loro credenze, nei loro pregiudizi, 
e serrarono le fila davanti a qualsiasi cosa fosse diversa.”
2
 
Persino nei pasti alcuni ingredienti dovevano provenire 
direttamente da Riohacha; non manca mai un posto a tavola per i 
forestieri, creando persino turni per mangiare, tradizione importata 
direttamente da Barrancas. 
 3
Questa è l’atmosfera respirata dal piccolo Garci a Marquez nella sua 
prima infanzia. Nella grande casa in cui cresce è circondato da un 
aura particolare, che le sue parole descrivono magistralmente: “…di 
notte si materializzavano le fantasie e i presagi della nonna…spesso 
ho intuito, nelle mie insonnie del mondo intero, che anch’io mi 
trascino appresso la condanna di quella casa mitica in un mondo 
felice in cui morivamo ogni notte.”
3
 
Il piccolo è  incuriosito dalla vita degli adulti, dalle loro discussioni 
e racconti. A volte la nonna utilizza la lingua indio per non farsi 
capire, senza rendersi conto che il bambino, a stretto contatto con la 
servitù, la comprende perfettamente. 
Spesso in famiglia si parla del passato e ciascun membro sembra 
avere una versione differente. Tutto ciò che accade nel villaggio 
viene riferito all’interno della casa dei nonni per mezzo della servitù 
e dei forestieri. Sicuramente questa situazione favorisce lo sviluppo 
dell’immaginazione del futuro scrittore, che nel corso della sua vita 
più volte si domanderà se alcuni suoi ricordi siano veri o falsi. 
All’età di quattro anni ama intrattenere gli adulti con racconti in 
apparenza inventati totalmente, in realtà come afferma egli stesso 
                                                                                                                                 
2
 Ibid. 
2
 Ibid. 
 4
“…in gran parte semplici episodi della vita quotidiana che io 
rendevo più attraenti con dettagli fantasiosi affinché gli adulti mi 
dessero retta…”
4
. La memoria delle sue tragedie familiari 
diventeranno fonte di ispirazione creativa.  
Negli anni trenta apre una scuola Montessoriana, sotto la direzione 
di Rosa Elena Fergusson. Il metodo adottato, con la stimolazione 
dei cinque sensi, è molto amato dal piccolo allievo che impara in 
questo modo ad apprezzare la realtà circostante e a leggere, cosa 
che non gli è riuscita nella scuola precedente. Il primo libro che 
legge a casa sua è  “Le mille e una notte” di Sheherazade : rimarrà 
per sempre uno dei suoi preferiti. Leggere diventerà una delle sue 
più grandi passioni, insieme al disegno e alla musica. 
Anche la sorella Margot viene mandata dai genitori a vivere dai 
nonni materni; tra i due fratelli si crea un forte legame, favorito 
dalla complicità creatasi: la piccola è affetta dall’impulso di 
mangiare la terra e viene aiutata nel tenerlo nascosto ai familiari.  
Un evento inaspettato colpisce la famiglia: il colonnello Nicolas 
Ricardo Marquez muore a causa di un cancro alla gola, non 
precedentemente diagnosticato. Garci a Marquez, che aveva 
raggiunto l’età di undici anni, è costretto a trasferirsi a Baranquilla, 
                                                 
3
 Ibid. 
 5
dove risiedono i genitori: in quegli anni si erano trasferiti più volte, 
alla ricerca di una località adeguata all’apertura di una farmacia 
omeopatica, ma con scarsi risultati. 
Il carattere dei genitori è molto diverso da quello dei nonni: il padre 
è spesso assente, impegnato nel tentativo di realizzare i suoi 
progetti e di frequente non si hanno sue notizie, la madre continua 
ad occuparsi dell’andamento familiare. La precarietà economica 
non ha però impedito loro di allargare la famiglia: sono già sette i 
figli. 
Trascorrono circa due anni prima che le condizioni economiche 
migliorino, individuando a Sucre la località favorevole all’apertura 
della farmacia.         
Prosegue la carriera scolastica di Garci a Marquez, per questo deve 
tornare a Baranquilla. Così ricorda quei momenti: “…Io avevo 
paura della scuola come in un carcere, mi spaventava la sola idea di 
vivere soggetto al regime di una campanella, ma era pure la mia 
unica possibilità di godermi una vita libera a partire dai tredici anni, 
rimanendo in buoni rapporti con la famiglia, ma lontano dal suo 
ordine, dal suo entusiasmo demografico, dai suoi giorni azzardati, e 
 6
leggendo senza prendere fiato finchè avessi luce…”
5
. Prosegue i 
suoi studi alla scuola San Josè, una delle più prestigiose della 
Colombia. 
Sebbene il ragazzo sia carente in molte materie, queste sue 
mancanze sono compensate dalla sua passione per la letteratura che 
lo spinge a recitare poesie dei classici e romantici spagnoli dei testi 
scolastici a memoria. Ama scrivere versi satirici dedicati ai 
compagni invece di seguire le lezioni; quando un suo maestro se ne 
accorge, notando la qualità degli scritti, li fa pubblicare nella rivista 
scolastica; Inoltre fa il solista nel coro e disegna caricature. Nullo è 
il tempo dedicato agli studi, eppure le sue capacità e un positivo 
rapporto con gli insegnanti gli permettono di proseguire a pieni 
voti. 
Le vacanze invernali durano un mese in Colombia. Il padre, con 
l’intenzione di iniziarlo agli affari, gli commissiona la riscossione a 
domicilio dei debiti di denaro verso la farmacia. Quando la sua 
destinazione è un bordello, viene coinvolto nella sua prima 
esperienza sessuale proprio da una prostituta, scoprendo tra l’altro 
che suo fratello minore, Luis Enrique, è abituale del posto.   
                                                 
4
 Ibid. 
 7