2
comprenderne le peculiarità, il carattere e la poetica. Principalmente è 
interessante soffermarsi su una figura in particolare a cui Michael Ende si 
è spesso ispirato, una figura che è stata presente nella sua vita in maniera 
alterna: suo padre. Analizzeremo dunque il rapporto che il nostro autore 
ha avuto con il padre Edgar Ende, un pittore dal quale Michael sembra 
aver ereditato il mancato riconoscimento artistico delle proprie opere: 
infatti la critica spesso ha avuto a che fare con la problematica 
identificazione di quadri e dipinti che abbracciano motivi romantici, 
surrealistici, metafisici e appartenenti al movimento della Nuova 
Oggettività, per passare poi dalla difficoltà di classificare tali dipinti ad 
un totale disinteresse verso di essi.  
Ciò che Michael ha spesso sottolineato parlando del padre è l’importanza 
dell’esistenza di una dimensione della mente che non si può controllare, e 
dalla quale il padre traeva i suoi soggetti. Questa è la base della poetica di 
Edgar Ende, e vedremo come Michael l’abbia adottata come base anche 
della sua. Se infatti leggiamo attentamente i libri di Michael Ende, in 
particolare Lo specchio nello specchio, esplicitamente dedicato al padre e 
alla sua visione del mondo, vediamo come i richiami a questa figura di 
vitale importanza siano frequenti, e come questi concetti vengano poi 
rielaborati dal nostro scrittore. Ciò che i due artisti hanno in comune è 
infatti l’interesse e l’attenzione verso la dimensione inconscia della 
nostra mente, una potente realtà dalla quale Edgar e Michael fanno 
partire tutti i loro ragionamenti su una fantasia vista come forza creatrice 
capace di dare un senso alla vita in generale, e su un filo sottile che 
collega questa dimensione surreale con quella reale e concreta, e dunque 
superficiale. 
Chiariti questi passaggi fondamentali per capire il nostro autore, 
passeremo ad esaminarne in primo luogo la sua appartenenza al genere 
fantasy – soprattutto in riferimento ai suoi due maggiori romanzi, La 
storia infinita e Momo – e vedremo quali sono le peculiarità di tale 
 3
categoria narrativa che ultimamente sta trovando lettori e ammiratori non 
soltanto tra i più giovani; in seguito vedremo più da vicino di cosa 
trattano questi due romanzi che hanno restituito un po’ di meritata 
celebrità a Michael Ende. Questa parte della ricerca è stata lievemente 
più faticosa e più difficile da trattare, soprattutto perché non ci sono testi 
di critica o saggi che si occupano in primo piano di Michael Ende e di 
questi capolavori della letteratura la cui profondità e importanza è stata 
riscattata soltanto ultimamente: in precedenza nessuno lo aveva mai 
considerato un autore di grande rilievo, degno dell’attenzione necessaria 
per riconoscerlo come tale, poiché non si pensava a lui come ad un autore 
polivalente, e non si pensava al doppio tipo di lettura che i due romanzi 
qui analizzati implicano.  
Una ricerca quindi concepita per approfondire tematiche che in genere 
sono state soltanto accennate a proposito di Ende, e che penetra 
nell’universo che l’autore ha costruito.  
La tecnologia oggi ci ha fatto il regalo di avere tutto il mondo a portata di 
mano: internet è stata una grande risorsa, dalla quale sono stati attinti i 
punti di partenza per alcune riflessioni che sono state sviluppate lungo il 
nostro percorso. Vedremo dunque tutte le allegorie e le considerazioni 
che La storia infinita e Momo contengono, il desiderare le cose materiali, 
il concetto di tempo e la sua evoluzione nella storia e nella filosofia, le 
critiche sociali nei confronti del nostro mondo, e del modo in cui 
viviamo, di come ci relazioniamo alla vita, e vedremo che ruolo gioca in 
tutto questo il saper usare una facoltà della nostra mente che è la fantasia. 
E proprio su questo ci soffermeremo: in passato la critica erroneamente 
tendeva a collegare la fantasia con il mondo infantile e risultava quindi 
automatico pensare che Ende si rivolgesse esclusivamente ad un pubblico 
giovane, ai bambini, e questo pregiudizio veniva incentivato dal fatto che 
Ende avesse scelto come protagonisti delle sue storie proprio dei 
bambini. Fortunatamente oggi questo punto di vista è stato svecchiato, 
 4
anzi, i bambini appaiono sempre più frequentemente nei romanzi per 
adulti, e l’infanzia sta cominciando ad essere considerata quella fase della 
vita portatrice di valori che gli adulti non posseggono. Vedremo come la 
stessa cosa sia accaduta anche ad un altro autore, di poco precedente a 
Ende: Antoine de Saint’Exupéry, lo scrittore del noto racconto Il piccolo 
principe. Ende si muove infatti nella stessa direzione di Exupéry ed è 
interessante notare le affinità che intercorrono tra i due, soprattutto nella 
visione del mondo adulto da parte di un adulto dentro cui però dimora 
ancora il bambino che era, con tutte le sue caratteristiche tipiche.  
Ende ha sempre affermato la volontà di indirizzare le sue riflessioni a 
tutti, bambini e adulti; il problema principale è che per tanti anni questa 
affermazione da parte sua non era credibile in quanto nessuno prestava 
fede alla fantasia, vista come qualcosa di destinato unicamente ai 
bambini e al mondo infantile, né alla sua importanza e il valore che essa 
possiede non veniva neanche preso in considerazione.  
Oggi la fantasia invece ha subìto una rinascita, lo vediamo palesemente 
anche attraverso tutta una serie di film e trilogie cinematografiche che 
riproducono best-sellers quali Il signore degli anelli di Tolkien, oppure le 
più recenti Cronache di Narnia di C.S. Lewis, con lo scopo di restituire 
al genere fantasy, sia in letteratura, sia nell’ambito cinematografico, quel 
valore che per anni non gli è stato riscontrato.   
Procederemo infatti con l’analizzare le trasposizioni cinematografiche dei 
due complessi romanzi di Michael Ende, pellicole che gli hanno concesso 
ancora più grande popolarità, ma che tuttavia non hanno reso il 
significato profondo e i concetti che l’autore ha elaborato, probabilmente 
per il diverso obiettivo del film in generale. 
Una ricerca dunque che ha come destinazione rendere giustizia ad un 
autore che ha vissuto per tanto tempo dietro un equivoco, che è stato 
frainteso e che merita un’identificazione all’interno del panorama 
 5
letterario odierno, per fare sì che sia compreso veramente e riconosciuto 
per il valore dei suoi romanzi.    
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 6
1)  MICHAEL ENDE: LA VITA E IL PENSIERO 
 
1.1 La formazione negli anni della guerra 
 
È importante conoscere almeno un minimo la vita di Michael Ende, 
autore che precedentemente la critica contemporanea svalutava come 
semplice scrittore di storie per bambini.  
Dietro alla apparentemente inconsistente “storia per bambini” Ende 
esplicita invece la sua poetica profonda, schierandosi contro la graduale 
perdita di significato del mondo, i cui valori si vanno via via offuscando, 
cosa che lui ha spesso sentito come una minaccia consistente e pericolosa 
per la nostra società. L’unica cosa, e qui concordava con il padre Edgar 
Ende, che potesse rendere il mondo più vivibile e gradevole era l’arte, 
unica occupazione che, insieme alla letteratura, potesse dare un nuovo e 
più profondo senso alla vita, che potesse incarnare il più alto degli ideali 
e rispondere all’ormai antichissima domanda sul perché dell’esistenza
1
. 
   
Michael Andreas Helmut Ende nasce a Garmisch-Partenkirchen il 12 
novembre 1929. Edgar Ende, il padre, è pittore e la madre, Luise 
Bartholomä Ende, commerciante in preziosi. Nonostante l’importante 
attività del padre, la situazione finanziaria della famiglia è critica in 
quanto fin dall’inizio Edgar non riesce a vendere facilmente i suoi quadri, 
definiti dai critici “halbsurrealistisch” (“surrealisti per metà”). La 
famiglia si trasferisce quindi a Pasing, vicino Monaco, dove Edgar spera 
nella fine della povertà, che con la crisi economica del ’29 si era fatta 
ancora più percepibile e frustrante.  
                                                 
1
 Cfr. Hocke R., „Il reincantamento del mondo. Michael Ende e i suoi romanzi fantastici” in Lo 
specchio nello specchio. Edgar Ende pittore, 1901-1965, Michael Ende scrittore, 1929-1995, Lubrina, 
Bergamo, 2000 pp. 125-142 
 7
Fortunatamente le sue opere cominciano ad essere apprezzate, anche da 
parte dei suoi colleghi pittori, e vengono vendute anche all’estero. Ma dal 
1935 la politica antidemocratica del Terzo Reich peggiora la situazione, 
in quanto al pittore viene proibito non solo di esporre le sue opere, ma 
anche di dipingere quadri del genere, ai quali le autorità davano la 
definizione di “entarteten Kunst”
2
. Questa ostilità da parte delle autorità 
costringe inoltre la famiglia a trasferirsi nuovamente, questa volta a 
Schwabing. Data l’impossibilità di dipingere ed esporre le proprie opere, 
Edgar lascia che al mantenimento della famiglia pensi la madre di 
Michael, la quale comincia ad occuparsi di fisioterapia, non riuscendo 
tuttavia a compensare il nuovo stato di povertà. 
Questi anni sono importanti per la formazione di Michael, le cui 
impressioni si rifletteranno sulle sue prime opere. Infatti a Schwabing 
l’atelier del padre non aveva finestre, tranne un grande lucernario sul 
soffitto. Tale dettaglio è rilevante perché più tardi Michael Ende dirà di 
quella sistemazione: “Sono cresciuto con lo sguardo al cielo. I quadri di 
mio padre erano per me le finestre sul mondo”
3
. Edgar Ende infatti aiutò 
il figlio ad acquisire una solida concezione dell’arte. Il suo atelier era di 
continuo frequentato da pittori, artisti e letterati, e per Michael questo 
mondo che andava di pari passo con la vita familiare era più forte della 
realtà esterna, invasa dalla materialità e da un meccanicismo sadico. Più 
avanti vedremo anche come nei romanzi dello scrittore ci siano continui 
richiami al mondo artistico del padre, e non solo. 
Oltre al padre, una seconda persona di riferimento per Michael è Fanti, 
pittore e narratore che a Pasing entusiasmava i bambini del vicinato con 
storie favolose, illustrandole anche su carta. Proprio Fanti gli servì 
successivamente come spunto per Lukas, nelle storie di Jim Knopf. 
                                                 
2
 Ibidem, cit. p. 126  [trad. it: „arte degenerata“]. 
3
 Ende M., Krichbaum J., Die Archäologie der Dunkelheit. Gespräche über Kunst und das Werk des 
Malers Edgar Ende, Weitbrecht, Stuttgart 1985, cit. p.117. 
 8
Comunque in Michael andava già delineandosi quell’irrequietezza che lo 
accompagnò anche nei primi anni di scuola, un’irrequietezza incentivata 
anche dai continui litigi tra il padre e la madre, dalle loro sempre più 
violente discussioni che li portavano a pensare sempre meno al figlio. 
Inoltre la scuola non gli offriva nessuna opportunità di successo in quanto 
non era un bravo studente e detestava le lezioni e i professori che, per 
prima cosa, cercarono di plasmare la sua coscienza a modo loro. Michael 
trova sostegno e conforto nella presenza di due amici che lo aiutano a 
dimenticare i tormenti interiori di questo periodo: il primo è Willie, figlio 
di un venditore di sigari, sulla cui immagine lo scrittore modellerà in 
seguito l’aspetto di Bastiano, il protagonista de La storia infinita, il 
secondo è Peter Horn, figlio di un medico. Tuttavia Michael continuava a 
sentirsi solo, soprattutto dopo la prematura morte di Willie nel 1937. 
Col senno di poi Michael avrebbe affermato, a seguito di una domanda 
postagli da Jörg Krichbaum, che questa esperienza gli è stata 
fondamentale:    
 
Krichbaum: Und Sie selber, sind Sie auch einsam? 
Ende: Selbstveständlich. 
Krichbaum: Und Sie spüren das ständig oder vor allem dann, 
wenn Sie sich darüber Gedanken machen? 
Ende: Nein, ich spüre das ununterbrochen. 
Krichbaum: Als ständige Erinnerung, dass Sie Künstler sind     – 
oder auch manchmal als Lähmung, als Bedrohung vielleicht? 
Ende: Nein, nicht als Lähmung oder als Bedrohung, sondern als 
eine selbstverständliche Voraussetzung meiner Existenz. Ich 
glaube, wer nicht einsam ist,kommt gar nicht auf die Idee, Kunst 
oder Literatur zu machen.
4
 
                                                 
4
 Ibidem, cit. p.14, [trad it.: „Krichbaum: E lei, è anche lei solo? Ende: naturale. Krichbaum: e si sente 
così costantemente oppure soprattutto quando fa dei pensieri a proposito? Ende: No, lo sento 
 9
 
Nel 1940 Michael prosegue il suo cammino scolastico al Maximilians-
Gymnasium, non senza ulteriori sofferenze che per fortuna riesce a 
superare. In questo periodo Michael conosce Matthias Nicolai, figlio di 
un editore e anche studente diligente, a differenza di Michael, i cui brutti 
voti non gli consentono la promozione. 
L’anno successivo Edgar Ende è richiamato alle armi, e fortunatamente 
Michael riesce ad evitare l’ingresso nella Hitler Jugend. A causa dei 
bombardamenti la scuola viene evacuata e gli studenti sono costretti a 
trasferirsi a Kramerhof, in campagna. È qui che Michael approfondisce la 
sua conoscenza con Nicolai, attratto già così giovane dalla letteratura e in 
particolare dalle opere di Schiller, Novalis e Hölderlin, oltre che dal 
teatro, dalla musica e dalla pittura. Ed è in questo periodo che Nicolai 
compone il suo primo ciclo di poesie (Diario di un folle) e le sue prime 
novelle. È importante puntualizzare questo dettaglio perché Nicolai 
rappresenta un passaggio fondamentale nella formazione di Michael 
Ende: è sul suo esempio che Michael comincia a scrivere poesie fin dalla 
tenera età. Una delle prime si intitola Preghiera apocalittica ed è il 
riflesso evidente degli orrori della guerra appena cominciata: temi quali 
la morte, la distruzione, le sofferenze degli uomini visti dagli occhi di un 
ragazzino e che verranno rielaborati anche più tardi dallo scrittore. In 
questa poesia viene manifestata anche la perplessità nei confronti della 
Chiesa, in quanto alla domanda di come Dio possa permettere che la sua 
stessa creazione venga distrutta, Michael non riesce a trovare una 
risposta. 
 
                                                                                                                                                                  
ininterrottamente. Krichbaum: come ricordo costante che lei è un artista o a volte anche come paralisi, 
come minaccia? Ende: no, non come paralisi o come minaccia, bensì come un naturale presupposto 
della mia esistenza. Penso che chi non è solo non possa arrivare a concepire l’arte e la letteratura”].  
 10
Nel 1944 Michael, ormai quindicenne, riceve l’ordine di arruolamento e 
successivamente quello di presentarsi. La madre straccia la cartolina e 
nasconde suo figlio. Nonostante ciò nel ’45 Michael viene forzatamente 
arruolato per l’estrema difesa della Germania nazista, ormai prossima alla 
disfatta totale. Dopo un addestramento di un solo giorno Michael viene 
mandato al fronte dove è scosso profondamente dall’esperienza della 
morte di tre suoi compagni. A seguito di questa terribile vicenda Michael 
scappa e percorre a piedi ottanta chilometri, fino a Burach, dove viveva la 
madre, e dove entra in un’organizzazione antinazista (Fronte per la 
Baviera Libera) fino al termine della guerra. Un secondo tragico episodio 
che lo segna profondamente è il lancio delle due bombe atomiche su 
Hiroshima e Nagasaki.  
Tutte queste esperienze improntano in maniera decisiva la sua concezione 
della realtà: Michael è colto da una sorta di sfiducia cosmica, sente le 
difficoltà come normalità in un mondo che sta tramontando, che però è la 
realtà, e così quando non accadono catastrofi lui si sorprende.
5
 
In quello stesso periodo Edgar Ende viene rilasciato, dopo essere stato 
prigioniero in Austria e la famiglia si trasferisce in subaffitto da un 
collega pittore.  
Dopo la fine della guerra Michael incontra nuovamente Nicolai. 
Entrambi, insieme ai genitori di Michael, cominciano a frequentare le 
riunioni di una comunità di cristiani che si richiamava all’antroposofia di 
Rudolph Steiner, i cui scritti erano già stati letti e discussi 
precedentemente da Edgar Ende. Michael era un partecipante attivo di 
questo circolo che incentivò il suo interesse per il teatro, nonostante non 
condividesse a pieno le opinioni antroposofiste sull’educazione, la 
letteratura, l’arte. Fu infatti per questo motivo che Michael non divenne 
discepolo di alcun maestro, in quanto si sarebbe sentito soffocare nella 
rete di una chiusa visione del mondo, e inoltre pensava che tutti i sistemi 
                                                 
5
 Ibidem, p.123 
 11
filosofici che tentano di esplicare il mondo non offrissero risposte 
soddisfacenti. Egli cerca un senso e un fine solo nell’arte:  
 
Darin liegt Steiners großer Irrtum, was Kunst betrifft: Er glaubte, 
man könne Erkenntnisse künstlerisch gestalten. Das musste 
misslingen, und nicht nur, weil er nicht genügend Talent besaß, 
sondern vor allem, weil sein Verständnis von dem, was Kunst 
sein kann und soll, falsch war. Das geht vielen 
Erkenntnismenschen so.
6
 
 
Questa comunità diviene comunque una sistemazione e un appoggio per 
la famiglia Ende, finché una coppia di amici di Edgar si offre di 
finanziare gli studi di Michael presso la Waldorffschule, vicino a 
Stoccarda. 
Anche Nicolai si era trasferito a Stoccarda per frequentare un 
Gymnasium. I due continuano ad incontrarsi, frequentano insieme la 
biblioteca americana dove leggono e conoscono le opere degli 
esistenzialisti, in particolare di Jean Paul Sartre. Anche Nicolai, come già 
accennato, provava interesse per il teatro e, sollecitati da questa comune 
passione, cominciano a preparare insieme qualche pezzo teatrale, poesie, 
canzoni e pezzi di cabaret. Già nel 1947 l’Eßlinger Zeitung pubblica un 
sonetto di Michael Ende: Der Gaukler (Il giocoliere), che è espressione 
della sua gioia di vivere – conseguenza diretta delle esperienze della 
guerra – e del suo amore per tutte le diverse manifestazioni dell’arte che 
si possono scorgere in qualsiasi cosa. 
                                                 
6
 Boccarius P., Michael Ende:Der Anfang der Geschichte, Ullstein, Francoforte, 1995, cit. p.142 [trad 
it.: „In questo sta il grande errore di Steiner in quel che riguarda l’arte: egli credeva che si potessero 
configurare le conoscenze in forma artistica. Il fallimento era inevitabile e non solo perché egli non 
aveva talento a sufficienza, ma soprattutto perché la sua comprensione di ciò che può e deve l’arte era 
erronea. Succede a molti uomini della conoscenza”]. 
 12
Quello di Stoccarda quindi fu senza dubbio un bel periodo per Ende, 
anche perché l’entusiasmo per la fine della guerra lo avvicinò molto ad 
un atteggiamento positivo che a sua volta lo aiutò a non tormentarsi più 
con i piccoli problemi familiari, considerati ora problemi di poco conto 
dopo aver conosciuto gli orrori e le tragedie della guerra.   
 
 
1.2 Tra Germania e Italia: attività e poetica 
 
Conclusi gli studi, nel 1949 Ende entra nella Falkenberg Schule di 
Monaco per studiare recitazione. Qui inizia a scrivere opere teatrali e a 
recitare in ruoli secondari, senza ottenere tuttavia grande riscontro. La 
sua formazione come attore di palcoscenico si concluderà nel marzo del 
1951, anno in cui Michael viene assunto nel Landestheater di Rendsburg 
nello Schlewig-Holstein. Qui recita in opere quali Minna von Barnhelm, 
Fiesco e Il vaso di Pandora, interpretando comunque ruoli di secondo 
piano che non lo soddisfano affatto e rendono frustrante la sua 
professione di attore. 
Michael decide quindi di tornare a Monaco per tentare la carriera di 
libero scrittore, inaugurata con un pezzo teatrale, una commedia: Ein 
Sultan hoch zwei (Un sultano alto due), il cui protagonista è un monarca 
orientale che si fa fabbricare due sosia da un artigiano che costruisce 
bambole. Dopo un po’ di tempo il sultano non è più in grado di 
distinguere le due bambole da sé stesso. Michael affronta quindi il tema 
dell’identità dell’uomo, a cui è legata l’assurdità, filone che ricorda le 
opere degli esistenzialisti francesi e il teatro dell’Assurdo.
7
 Questa – 
come altre opere sullo stesso stile – non furono mai rappresentate. Fu 
                                                 
7
 Cfr. Wehdeking V., “Michael Endes beklemmender Spiegelsaal. Noch einmal die Position des 
absurden Theaters“ in Morawietz K., Die Horen. Zeitschrift für Literatur, Grafik und Kritik. Bd.2, 29 
Jg., Ausg. 134, Verlag für neue Wissenschaft GmbH, Hannover, 1984