3
INTRODUZIONE
Lo sviluppo del linguaggio nei bambini è un processo straordinario e complesso
che avviene durante i primi anni di vita. Apprendere il linguaggio è un compito
complesso e richiede una serie di abilità quali:
- analizzare i suoni di una lingua e rappresentarli nella propria memoria;
- padroneggiare i pattern articolatori;
- acquisire competenze lessicali e significati;
- padroneggiare regole morfologiche e sintattiche per combinare parole in frasi e
testi;
- imparare a conversare e produrre discorsi in diverse situazioni comunicative.
Questa complessità rende spesso difficile riconoscere i bambini con uno sviluppo
più lento, ma nella norma, da quelli che, invece hanno delle grandi difficoltà se non
un vero e proprio disturbo di linguaggio.
Il processo di sviluppo del linguaggio è, per cui, un processo molto variabile in
termini di modalità e tempi di acquisizione.
Questa variabilità riflette la complessità e l'individualità del processo di
apprendimento del linguaggio nei bambini, influenzato da una vasta gamma di
fattori, che vanno da differenze di maturazione neurobiologica, a problemi di
natura genetica, a fattori ambientali.
Il termine "sviluppo del linguaggio atipico" si riferisce a modelli non standard o
non tipici di acquisizione del linguaggio nei bambini. Questi modelli possono
manifestarsi attraverso diversi disturbi del linguaggio o condizioni che influenzano
negativamente lo sviluppo linguistico del bambino. Alcuni esempi di sviluppo del
linguaggio atipico includono:
1. Disturbi primari di linguaggio.
2. Disprassia Verbale.
3. Disturbo dello Spettro Autistico (ASD)
4. Sindromi Genetiche
4
In generale, lo sviluppo del linguaggio atipico si riferisce a qualsiasi modello di
acquisizione del linguaggio che si discosta dalla tipica sequenza di sviluppo del
linguaggio nei bambini. Questi bambini, definiti anche Individui con Bisogni
comunicativi complessi, possono richiedere un supporto e un intervento specifico
per affrontare le loro difficoltà linguistiche e comunicative.
I Bisogni Complessi di Comunicazione (BCC) si riferiscono a una gamma di
condizioni e disabilità che possono rendere la comunicazione complessa per un
individuo, influenzando la capacità di esprimere sé stessi e comprendere gli altri.
Questi bisogni possono derivare da condizioni neurologiche, disturbi dello
sviluppo o altri deficit cognitivi o fisici.
Negli ultimi decenni, l'attenzione verso la valutazione delle abilità linguistiche nei
bambini con Bisogni Complessi di Comunicazione (BCC) è cresciuta
significativamente, poiché si riconosce sempre più l'importanza di comprendere le
sfide uniche che questi bambini affrontano nel processo di apprendimento e di
sviluppo comunicativo.
Uno degli aspetti più complessi nella valutazione dei bambini con BCC è la
comprensione delle loro abilità linguistiche. Spesso, i bambini con BCC possono
avere difficoltà a esprimere le loro conoscenze linguistiche in modo tradizionale, e
ciò può portare a una sottovalutazione delle loro vere capacità linguistiche.
Al fine di affrontare questa sfida, la presente ricerca si propone di esplorare
l'efficacia di un test formulato utilizzando la Comunicazione Aumentativa
Alternativa (CAA) per la valutazione della comprensione lessicale e
morfosintattica nei bambini con BCC.
5
Il test formulato in questa tesi prende il nome di:
C
AA
LM: Per la valutazione della comprensione lessicale e morfosintattica in CAA
L'obiettivo principale è determinare se l'uso di un test formulato in CAA possa
facilitare la comprensione delle richieste nei bambini con BCC, consentendo così
una valutazione più accurata delle loro abilità linguistiche e cognitive.
L'idea centrale di questa ricerca è quella di rispondere alla domanda critica su
quanto un bambino con BCC abbia effettivamente compreso la richiesta posta
durante un test o se la mancata risposta sia dovuta alla difficoltà nel comprendere
la richiesta stessa.
Utilizzando un test formulato in CAA, si mira a facilitare la comprensione delle
richieste attraverso strategie visive alternative di comunicazione, consentendo così
una valutazione più accurata delle abilità linguistiche e cognitive del bambino.
Il test è stato sottoposto ad una prima somministrazione a 120 bambini della scuola
dell’infanzia e scuola primaria di primo grado, e in un secondo momento si è
provveduto ad un’analisi statistica al fine di standardizzare lo strumento e
costruire delle tabelle per lo scoring.
Inoltre, al fine di dimostrare l’efficacia della mia tesi, il test è stato somministrato a
un bambino con disturbo dello spettro autistico e sono stati confrontati i risultati
con il campione normale di standardizzazione, al fine di ottenere un confronto
rispetto allo sviluppo tipico del linguaggio.
6
CAPITOLO 1: Sviluppo del linguaggio tipico
1.1 Comunicazione, lingua e linguaggio
Bateson (1972) ritiene che: l’individuo non soltanto comunica ma è in
comunicazione e attraverso la comunicazione mette in gioco sé stesso e la propria
identità.
Con il termine <comunicazione> si intendono le modalità con le quali viene
trasmessa un’informazione. Questa può essere realizzata attraverso più mezzi, in
particolare la comunicazione umana può essere definita “verbale” o “non
verbale”.
Il linguaggio permette alle persone di comunicare informazioni, significati,
intenzioni, pensieri e richieste, di organizzare le idee e di esprimere emozioni. Il
linguaggio è generalmente implicato nei processi cognitivi (pensiero, memoria,
ragionamento, progettazione).
La comunicazione verbale si avvale delle parole (che fanno riferimento ad una
specifica lingua parlata) per trasmettere messaggi, mentre la comunicazione non
verbale riguarda tutte quelle modalità quali gesti, mimica facciale, contatto
visivo, ecc. che non prevedono l’utilizzo delle parole.
I primi mezzi di comunicazione non verbale sono lo sguardo e l’attenzione
condivisa: lo sguardo assume una funzione rilevante nella comunicazione; infatti,
il contatto oculare consente l'instaurarsi di qualsiasi tipo di relazione
interpersonale.
Verso la fine del primo anno di vita, 8-12 mesi, si osserva l'emergere di una
particolare competenza sociale: l'attenzione condivisa. Questa si manifesta
inizialmente solo attraverso il gioco triangolare di sguardi e giunge pian piano ad
includere gesti, come l’indicare, e parole, fino a trasformarsi in un flusso
continuo, in cui è possibile coinvolgersi in modo coordinato su una stessa
esperienza complessa, condividendo sensazioni, emozioni e idee.
7
Il linguaggio è definito come una competenza cognitiva che consente l’utilizzo di
una lingua.
Si tratta di un sistema complesso di funzioni formato da:
❖ Fonologia: le cui unità minime sono i fonemi, prive di significato, definite
inoltre come “la rappresentazione fisica del fonema”. Si dividono in due
macro classi:
➢ Vocali o vocoidi: acusticamente definibili come “suoni”. A livello
funzionale duranti l’esecuzione di questi foni durante la fonazione, l’aria
non vi incontra alcun ostacolo.
➢ Consonanti o contoidi: acusticamente definibili come “rumori”, durante la
fonazione l’aria incontra uno o più ostacoli dopo la laringe.
❖ Semantica: è lo studio dei significati e delle combinazioni di parole
❖ Grammatica: descrive la struttura della lingua e si compone di due parti
principali:
• La morfologia studia le unità minime dotate di significato quali prefissi,
suffissi e radici note come morfemi.
• La sintassi Studia i principi in base ai quali le parole delle varie lingue
possono combinarsi in certi modi e non in altri
❖ Pragmatica: Studia quegli aspetti che riguardano il linguaggio come azione, e
di come il linguaggio viene utilizzato in base al contesto.
8
1.2 Teorie di sviluppo del linguaggio
I bambini imparano a parlare in un tempo relativamente breve, tra i 9 e i 12 mesi
compaiono le prime parole e intorno ai 3 anni il linguaggio è molto simile a
quello degli adulti.
Per spiegare questi fenomeni gli studiosi hanno formulato ipotesi teoriche
diverse e talvolta opposte.
Le maggiori teorie sviluppate nel corso degli anni sono:
1. L’approccio comportamentalista
2. L’approccio innatista
3. L’approccio emergentista
4. La teoria sociocostruttivista
1. Approccio comportamentalista
A capo di questa teoria (1957) abbiamo lo psicologo Burrhus Skinner secondo il
quale, l’apprendimento della lingua avveniva grazie ad un rinforzo positivo da
parte dei caregiver in seguito ad una produzione corretta del bambino, integrato
a rinforzi negativi in seguito ad errori .
Skinner per formulare questa sua ipotesi si basa sulla Legge dell’effetto ideata da
uno psicologo statunitense chiamato Edward Lee Thorndike, secondo il quale
l'apprendimento dipende dalle conseguenze del comportamento, per questo azioni
seguite da rinforzo negativo tendono a estinguersi, mentre se seguite da rinforzo
positivo saranno ripetute.
2. L’approccio innatista
Il linguista Avram Noam Chomsky è riconosciuto come il fondatore
della grammatica generativo-trasformazionale, spesso indicata come il più
rilevante contributo alla linguistica teorica del XX secolo.
Negli anni ’60 il linguista ipotizza l’esistenza di un sistema biologico innato per
l’acquisizione del linguaggio chiamato anche LAD – Language Acquisition
Device.