4 
Introduzione  
L’oggetto di questo lavoro è un panorama sullo scenario televisivo 
sportivo italiano e su come in particolare il calcio è proposto dalle 
diverse trasmissioni ed emittenti. L’obiettivo è quindi quello di 
evidenziare come tale sport abbia subito nel corso degli anni una 
crescente spettacolarizzazione per catalizzare l’attenzione dei 
telespettatori attraverso diverse forme e modelli televisivi. Le 
trasmissioni, infatti, non sono solo aumentate numericamente ma 
hanno anche cercato diversi approcci per raccontare il calcio, 
portandolo da una dimensione prettamente sportiva a una più 
spettacolarizzata dove la rielaborazione e interpretazione del 
calcio giocato risulta fondamentale. Evidenzieremo inoltre anche 
come la partecipazione da casa del tifoso, attraverso la sua 
rappresentazione in Tv e la soddisfazione di particolari esigenze 
conoscitive, sia diventata un elemento portante e centrale nello 
sviluppo di tali programmi. 
Il rapporto tra televisione e sport, dopo essere stato considerato 
per decenni un argomento del tutto marginale, sta conoscendo 
nuovi sviluppi e molteplici punti di vista differenti per via dei 
diversi approcci e punti di vista dai quali è possibile osservare tale 
fenomeno. In particolare prenderemo spunto da quegli apparati 
teorici che indicano nella preparazione, nella performance e nella 
celebrazione i punti cardine dell’elaborazione televisiva. Il metodo 
utilizzato è stato quindi principalmente l’analisi testuale di tali 
programmi, cercando non solo una matrice comune di espressione 
ma anche gli elementi originali proposti per trovare nuove vie di 
comunicazione che suscitassero interesse. 
Nel primo capitolo proporremo un excursus storico centrato 
sull’evoluzione del parlare di sport in televisione dagli albori della 
RAI sino alla caduta del monopolio televisivo.
5 
Nel secondo capitolo ci concentreremo su come sia proposto il 
calcio giocato dalle diverse piattaforme televisive, ponendo 
attenzione sulla celebrazione della materia sportiva e sulla 
necessità di trovare spunti di riflessione pressoché infiniti da parte 
dei personaggi protagonisti delle tante trasmissioni dedicate al 
calcio. 
Infine nel terzo capitolo prenderemo in esame quelle trasmissioni 
che hanno abbandonato i classici modelli utilizzati per parlare di 
calcio cercando di costruire una nuova dimensione. Saranno 
quindi oggetto di attenzione sia le trasmissioni che hanno inserito 
questo sport in una cornice più spettacolarizzata e meno sportiva 
per garantirsi un seguito, sia quei programmi che hanno preferito 
un approccio ironico per guardare da un differente punto di vista il 
calcio, sia infine quelle trasmissioni che hanno cercato di 
applicare, in modo differente, il modello del reality show per 
soddisfare le curiosità e le esigenze dei telespettatori. 
Fin dalle sue origini, la televisione italiana ha dedicato molto 
spazio allo sport riconoscendogli non solo il ruolo di passatempo e 
riempitivo ma anche un’importante funzione pedagogica: il calcio 
tuttavia, durante i primi anni di programmazione, dovette 
dividersi il tempo riservato alla materia sportiva anche con altre 
discipline allora altrettanto popolari quali ad esempio il ciclismo e 
la boxe. Con il trascorrere degli anni la presenza degli altri sport 
gradatamente venne meno e fu legata principalmente alle grandi 
manifestazioni straordinarie quali ad esempio le Olimpiadi: di 
conseguenza la televisione concentrò tutta la propria attenzione al 
solo calcio, vero principe indiscusso del piccolo schermo. A causa 
delle difficoltà tecniche e della messa in onda di pochi canali, 
durante il regime del monopolio lo spazio dedicatogli era 
comunque relativo e ristretto a programmi in cui a malapena e 
non sempre (specie durante i primi anni) si riuscivano a
6 
trasmettere le immagini di tutti i gol della giornata sportiva. Lo 
sport era quindi un racconto fatto di poche immagini ma anche di 
pochi commenti, tutti rigorosamente circoscritti all’interno della 
Domenica Sportiva l’unico programma che andava in onda 
solamente la domenica in seconda serata. 
Con l’avvento delle televisioni locali e commerciali si assistette a 
una svolta nel modo di parlare di calcio in televisione e nonostante 
siano passati alcuni decenni, tali formule risultano essere tutt’oggi 
non solo valide ma anche oggetto di rielaborazioni. L’elemento 
preponderante che fece fortuna all’inizio degli anni ottanta e che 
ancora caratterizza gran parte dello sport in televisione era la 
volontà di rendere il calcio ancor più spettacolarizzato attraverso il 
modo con cui se ne parlava per catalizzare l’attenzione del 
numero sempre crescente di tifosi e appassionati attenti a ogni 
sfumatura. Inoltre non era più necessario appartenere alla 
ristretta schiera degli addetti ai lavori per parlare di calcio e 
qualsiasi opinione acquisiva rilevanza per il semplice fatto di 
essere stata espressa in televisione: ecco quindi che a parlare di 
calcio in Tv furono chiamati un ampio ventaglio di personaggi, 
famosi e non, accomunati dalla passione per lo sport. 
Innanzitutto esistono una serie di trasmissioni che si fanno 
direttamente al calcio giocato dalle maggiori società italiane, di cui 
sono proposti racconti e commenti. 
Sulle emittenti locali assistiamo a delle vere cronache delle partite 
in diretta, dove dei commentatori sono chiamati a raccontare ai 
telespettatori quello che accade in campo. La caratteristica 
fondamentale di queste trasmissioni e dei suoi protagonisti è che 
esse sono costruite da un punto di vista vicino a quello dei tifosi e 
al loro modo di vivere l’incontro: il racconto offerto non è mai 
asettico e imparziale ma al contrario volutamente di parte e 
descritto con toni paradossali. Osservando queste trasmissioni si
7 
ha la sensazione di essere catapultati in un qualsiasi Bar Sport 
dove i tifosi accorrono per vedere insieme la partita: allo stesso 
modo anche i personaggi che vi prendono parte, veri opinionisti-
tifosi piuttosto che esperti di materia sportiva, incarnano a tutto 
tondo un qualsiasi appassionato di calcio per il modo di proporsi e 
di esprimere le proprie opinioni, seppure queste siano dettate 
dall’enfasi del momento piuttosto che da una reale conoscenza 
della materia. Gli opinionisti-tifosi acquisiscono notorietà e 
autorevolezza soprattutto per via del loro favore rivolto verso una 
società e non per l’oggettiva competenza. Oltre a raccontare in 
diretta le fortune delle principali squadre italiane, le emittenti 
locali riempiono i propri palinsesti quotidianamente con lo sport 
mediante una serie di programmi che potremmo definire di 
commento. Durante queste trasmissioni la caratteristica principale 
è la discussione fine a se stessa condotta dagli stessi opinionisti-
tifosi che la domenica commentano le partite. Essi infatti si 
definiscono, oltre che attenti conoscitori del calcio, anche vicini 
agli ambienti delle società per cui evidentemente tifano riportando 
al pubblico gli umori e le indiscrezioni che generalmente non 
trovano mai spazio nelle dichiarazioni ufficiali dei suoi 
protagonisti. Il loro compito è quello di togliere il velo da un 
mondo affascinante ma percepito lontano dai tifosi, svelandone i 
presunti litigi e debolezze nel tentativo di dare nuovi strumenti di 
comprensione. Le opinioni, al di là dei pettegolezzi riportati, che 
essi esprimono sono frutto dell’entusiasmo o della delusione del 
momento: sempre scandite da termini assolutistici e roboanti, non 
sono mai il risultato di una riflessione competente quanto più 
dettate dalla moda del momento e da quello che il telespettatore 
presumibilmente ama ascoltare. 
Le televisioni nazionali generaliste non dedicano tanto tempo alla 
materia sportiva, esclusi i telegiornali quotidiani che offrono le
8 
principali novità principalmente calcistiche. Sia RAI sia Mediaset 
preferiscono occuparsi dei commenti a ridosso del termine delle 
gare, godendo, a differenza delle emittenti locali, anche della 
possibilità di mandare in onda ampi servizi per poterle raccontare. 
Queste trasmissioni ospitano sempre dei commentatori, 
generalmente ex calciatori o allenatori senza contratto, con il 
compito di commentare le immagini. Il risultato delle discussioni 
che si innescano, nonostante l’apparante pertinenza e qualità dei 
suoi attori principali, in realtà non sembra molto differente 
rispetto a quello prodotto all’interno dei programmi delle emittenti 
locali perché anche in questo caso il paradosso, l’esagerazione, 
l’approssimazione tecnica e la conseguente rissa verbale 
sembrano essere i padroni incontrastati della scena. Sono inoltre 
presenti anche giocatori di spicco ancora in attività che 
occasionalmente presenziano durante le trasmissioni: essi tuttavia 
ricoprono un ruolo quasi passivo, limitandosi a rispondere alle 
domande che li riguardano direttamente o meno in modo evasivo, 
rispettando una sorta di galateo sportivo. 
Negli ultimi anni le piattaforme a pagamento hanno introdotto una 
nuova offerta che consiste non solo nella possibilità di vedere in 
diretta tutte le gare ma anche nel cercare di parlare in modo più 
specifico e tecnico di calcio. Questa direzione è motivata 
plausibilmente dal fatto che, chiunque dedica di sottoscrivere un 
abbonamento, desideri sentire opinioni più competenti e concrete 
supportate dalle immagini adeguatamente spiegate dagli esperti 
(sempre ex calciatori o allenatori senza contratto) attenti a 
svelare particolari sfuggenti a occhi poco avvezzi. 
Congiuntamente a tutte queste trasmissioni che si occupano 
apertamente di calcio giocato a prescindere dalla capacità di 
analisi e competenza, esistono o sono esistite una serie di 
programmi che dallo sport hanno tratto uno spunto o il motivo per
9 
cui andare in onda. Per diverse motivazioni essi hanno preferito 
inserire il calcio in una nuova cornice, ancor più spettacolarizzata, 
portandolo fuori dai consueti campi di gioco e dagli abituali 
modelli cui il pubblico sportivo era abituato. 
La trasmissione della RAI “Quelli che il calcio” nacque con la 
primaria intenzione di raccontare in diretta e senza immagini, 
seguendo quindi il modello delle emittenti locali, la giornata 
sportiva della massima serie attraverso gli occhi di alcuni inviati 
d’eccezione. Seppure apparentemente questo schema stia ancora 
alla base del programma, la naturale concorrenza creatasi con le 
televisioni a pagamento ha costretto gli autori a pensare a nuovi 
contenuti per rendere la trasmissione accattivante senza perdere i 
buoni ascolti ottenuti. Nel corso degli anni quindi la materia 
sportiva è stata messa gradatamente da parte, a fungere da 
lontano sottofondo, privilegiando i momenti di satira o più in 
generale di intrattenimento. 
Per diverse stagioni sono state mandate in onda trasmissioni con 
l’obiettivo di sdrammatizzare il calcio, tema sempre più 
seriamente cerando di fare ironia. Da una parte quindi “Mai dire 
gol”, trovò la propria fortuna proponendo errori e situazioni 
paradossali createsi sui campi di gioco; dall’altra “Gnok calcio 
show” si impegnò a prendere in giro più in generale il mondo del 
calcio centrando il suo obiettivo sulla moltitudine di personaggi e 
trasmissioni che vi gravitano attorno. 
La crescente attenzione riguardante il mondo di tale sport ma 
soprattutto delle sue dinamiche generò anche il tentativo di offrire 
una nuova prospettiva utilizzando il modello sempre più in voga 
del reality show. Nacque in questo modo la trasmissione 
“Campioni-il sogno” che seguiva fin dentro gli spogliatoi le sorti 
della società dilettantistica del Cervia. L’intenzione iniziale era 
quella di svelare il mondo in parte ancora ritenuto segreto di una
10 
società di calcio raccontandone quotidianamente le sorti e i 
meccanismi che si producevano al suo interno. L’esperimento si 
concluse al termine del secondo anno di programmazione poiché 
nel tentativo di rendere più accattivante la trasmissione essa di 
fatto fu snaturata a causa della volontà di portare in primo piano i 
giocatori con le proprie storie personali, lasciando sullo sfondo il 
calcio e le sue dinamiche. 
Archiviata l’esperienza di “Campioni”, dalla scorsa stagione la 
piattaforma a pagamento di Sky sembra aver voluto riprendere 
quell’esperimento, seppure con delle sostanziali differenze. E’ 
infatti possibile osservare i giocatori impegnati nel posticipo o 
nell’anticipo di campionato mentre si preparano negli spogliatoi 
per scendere in campo. Anche questa novità fu dettata dal voler 
aggiungere qualcosa di ancora non conosciuto, portando i 
telespettatori nel sancta sanctorum del calcio proprio negli attimi 
precedenti all’inizio degli incontri. In realtà anche questo 
tentativo, nonostante vada puntualmente ancora in onda, in realtà 
è risultato vano per la banalità dei suoi contenuti. Le immagini 
proposte infatti non differiscono nei contenuti da una società 
all’altra, sempre molto attente a far trapelare solo quanto sia 
lecito e autorizzato vedere in modo ripetitivo e standardizzato. 
Infine esistono le così dette televisioni tematiche dedicate alle 
maggiori società italiane di calcio. Il loro obiettivo è di raccontare 
unicamente la realtà di una sola squadra, lasciando sullo sfondo le 
avversarie nelle diverse competizioni. In queste realtà il contatto 
con il pubblico, selezionato naturalmente in base all’appartenenza 
di tifo, risulta importante e cementificato mediante la possibilità di 
chiamare durante le trasmissioni per esprimere la propria 
opinione. L’elemento originale consiste nella possibilità di 
mostrare le immagini degli allenamenti della propria squadra del 
cuore, offrendo l’illusione di affiancarsi virtualmente all’allenatore
11 
e osservare da una posizione privilegiata i giocatori in campo. In 
questo modo il telespettatore non solo teoricamente ha la 
possibilità di conoscere tecnicamente meglio i propri campioni, ma 
anche di avere maggiori informazioni circa l’identità tattica 
generale della squadra. In realtà questo non si verifica poiché 
sono trasmessi stralci poco significativi e generici, lasciando 
sempre ben nascosti tutti quegli elementi che i tifosi vorrebbero 
sapere. La conoscenza aggiunta è quindi solo fittizia: di fronte 
all’apparente aumento delle informazioni, di fatto non si aggiunge 
nulla a ciò che è già noto. 
Seguendo questa carrellata delle principali trasmissioni riguardanti 
il calcio, possiamo quindi notare che questo sport risponde alla 
necessità di essere tradotto in materia di lunghi confronti verbali, 
in cui non solo predomina il gusto della rissa mediatica ma anche 
della sua spettacolarizzazione. Contemporaneamente l’attenzione 
sempre crescente riguardante il calcio e i suoi protagonisti ha 
portato a tentativi, fin qui poco riusciti, di far conoscere più a 
fondo la realtà vissuta dai suoi primi attori.