XXII 
 
 
Zelter e i compositori del suo tempo 
 
 Da quando divenne direttore della Singakademie s u c c e d e n d o a l s u o 
maestro Fasch (4 agosto 1800) e in particolare dopo che divenne professore 
della Reale Accademia delle Arti (maggio 1815), Zelter acquisì una posizione di 
rilievo nel mondo musicale germanico, per cui è di un certo interesse vedere in 
che rapporti si trovò con i compositori suoi contemporanei (tralasciando quelli 
che sono maturati quando egli era già morto), noti e meno noti.
54
  
 Particolarmente interessanti furono quelli con Johann Friedrich Reichardt 
(1752-1814). Costui nel 1776 era divenuto Kapellmeister di Federico il Grande 
di Prussia, succedendo a Johann Friedrich Agricola. Reichardt, c h e a v e v a 
raggiunto una discreta fama con le sue opere e i suoi Singspiele, fu il primo a 
musicare le poesie di Goethe con melodie che divennero famose. Alla sua 
attività di musicista affiancava quella di critico musicale, dapprima con la rivista 
da lui diretta e pubblicata Musikalisches Kunstmagazin (nella quale recensì le 
prime opere pianistiche di Zelter), poi con altre (nel Musikalisches Wochenblatt, 
edito da lui e da Kunzen negli anni 1791-92, troviamo Zelter fra i recensori). 
Quando nel 1794 Reichardt perse il suo posto di Kapellmeister in seguito alle 
sue prese di posizione radicali in favore della Rivoluzione francese, e 
conseguentemente si guastarono anche i suoi rapporti con Goethe e Schiller, 
Zelter non infierì mai contro di lui, anzi si adoperò a ricucire per lui i rapporti 
con Goethe (sebbene ne avesse preso il posto come confidente musicale). Il 
primo incontro fra i due compositori avvenne il 18 novembre 1798 in occasione 
del 62° compleanno di Fasch. Poi Reichardt collaborò attivamente con la 
Singakademie, p e r l a q u a l e s c r i s s e l a m u s i c a d e l Morgengesang am 
Schöpfungsfeste  di Milton. Successivamente ebbe un incarico ad Amburgo e 
poi a Giebichenstein, presso Halle, dove ebbe la sorte di Zelter nei suoi primi 
cinquant’anni, nel senso che non visse di musica, ma facendo un lavoro che 
nulla aveva a fare con essa (nel suo caso ispettore delle saline). Nel 1805, nella 
Berliner Musikalische Zeitung Reichardt tessè un elogio di Zelter, lodando tra 
                                         
54
 Lo studio fondamentale sull’argomento (a cui qui ci si riferisce continuamente) è J. W. Schottländer, Zelters 
Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, in «Jahrbuch der Sammlung Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, pp. 
134-248.
XXIII 
 
 
l’altro la sua proposta di riorganizzare la musica da chiesa. Dopo un viaggio in 
Russia, Reichardt capitò a Berlino nel 1810 e si incontrò con Zelter. Ma nello 
stesso anno Zelter disapprovò l’opera di Reichardt Der Taucher, e l ’ a n n o 
successivo, il 25 ottobre, scrisse a Goethe una lettera molto stizzita contro 
Reichardt, accusandolo tra l’altro di essere invidioso dei suoi Lieder e di 
volergli sottrarre poesie
55
. Nel 1813 riprese a lodare le composizioni di 
Reichardt e non osò mai rimusicare quelle poesie di Goethe che al suo collega 
erano riuscite meglio, rendendosi conto dei propri limiti. 
Per Haydn Zelter nutriva una vera e propria venerazione, che emerge più 
volte nel carteggio con Goethe
56
, ma che si evince soprattutto dal gran numero 
di esecuzioni che della Creazione e d e l l e Stagioni Z e l t e r d i r e s s e a l l a 
Singakademie. Nel 1804 c’erano stati anche contatti tra Zelter e Haydn tramite 
un certo Griesinger, un inviato del governo della Sassonia a Vienna, e Haydn 
aveva manifestato l’intenzione di scrivere alcune fughe per la Singakademie, per 
ognuna delle quali Zelter offriva 10 federici d’oro pretendendo tutti i diritti. Ma 
Haydn dovette rinunciare a causa delle cattive condizioni di salute, che da lì a 
un anno lo avrebbero portato alla tomba, e si scusò con una lettera piena di 
apprezzamento e stima per Zelter. Tuttavia Haydn dedicò alla Singakademie due 
sue opere, e cioè il Gloria dalla Heiligmesse e un Offertorio a 4 voci con 
organo, le cui partiture autografe furono custodite nelle biblioteca della 
Singakademie e annotate personalmente da Zelter. 
Più complessi invece i rapporti con Beethoven, che Zelter incontrò solo 
un paio di volte. Nell’estate del 1796 Beethoven fece tappa anche a Berlino nel 
corso del viaggio che lo portò a Lipsia e a Dresda; il 21 di giugno assisté a una 
prova della Singakademie d i r e t t a d a F a s c h , restandone così soddisfatto da 
ripetere l’esperienza. In questa occasione conobbe Zelter, che era già il braccio 
destro di Fasch. Beethoven aveva 26 anni ed era conosciuto come pianista 
improvvisatore, oltretutto di fantasie, ed era poco apprezzato nelle variazioni. 
Zelter era più anziano di lui di 12 anni ed era già al secondo matrimonio, quello 
con Juliane Pappritz, per la quale aveva scritto i suoi Lieder più ispirati. 
                                         
55
 Lettera n. 170 in MA, 20.1, p. 267 
56
 Vd. in MA, 20.1 lettere n. 104 del 6-8 agosto 1807 (p. 160), n. 138 del 27 ottobre 1809 (p. 219), n. 339 del 19 
aprile 1820 (p. 598), n. 342 del 13-16 maggio 1820 (p. 604), nonché l’appendice alla lettera (n. 509) del 25-27 
maggio 1826 in MA, 20.3 p. 743
XXIV 
 
 
Sicuramente a Berlino Beethoven ebbe occasione di ascoltare le opere di 
Reichardt, che dominavano i palcoscenici di questa città, mentre il loro autore lo 
conobbe personalmente a Vienna nel 1808, in occasione di una visita di quello 
nella capitale asburgica. Proprio nel 1808 Beethoven viene citato da Zelter in 
una lettera a Goethe
57
, ma nel frattempo Zelter aveva sicuramente letto di lui (e 
forse fatto lui stesso delle recensioni non firmate) nelle due riviste Allgemeine 
Musikalische Zeitung e nella Berliner Musikalische Zeitung di Reichardt. Erano 
riviste conservatrici, che infatti definivano il maestro di Bonn come inventore di 
bizzarrie e non lo apprezzavano come variatore di temi, anche se vi si trova una 
recensione positiva sulla sonata Patetica. Perciò a un lettore di queste riviste 
come Zelter Beethoven veniva presentato non solo come un virtuoso, ma anche 
come un compositore di talento, non privo però di stranezze che macchiavano le 
sue composizioni: in pratica un innovatore che andava per la sua via, invero 
piuttosto originale. Reichardt stesso, recensendo alcune opere di Beethoven (tra 
l’altro il primo movimento della 1
a
 sinfonia e alcuni Lieder), riguardo all’aria  
Ah perfido parla di “Abweichung vom reinen guten Sinn und von der richtigen 
Kunstnorm
58
”, intendendo sicuramente per buon senso e giusta norma artistica 
le antiche regole e forme. Non c’è quindi da stupirsi se Zelter, che alla fine 
anche come compositore aveva soffocato le sue ispirazioni più felici in forme 
tradizionali fino alla pedanteria, si lasci influenzare da tutte queste opinioni e 
scriva a sua volta nella succitata lettera a Goethe del 12 novembre 1808 che 
compositori come Beethoven e Cherubini, talenti significativi per lui, 
“entwenden Herkules Keule, um Fliege zu klatschen
59
”. Poi il 19 luglio del 1812 
avvenne il noto incontro fra Goethe e Beethoven a Teplitz e a Karlsbad, e a 
Berlino Zelter attendeva ansiosamente un resoconto
60
. Le opinioni di Goethe su 
Beethoven sono famose e influenzarono facilmente Zelter, che era già 
predisposto dall’ambiente berlinese e che non si sarebbe certo schierato contro 
l’autorevole amico per amore di Beethoven. Infatti nella lettera di risposta a 
Goethe del 14 settembre 1812 scrisse:  
 
                                         
57
 Lettera n. 127 del 12 novembre 1808, in MA 20.1, p. 204  
58
 Nel n. 96 della «Berlinische Musikalische Zeitung» I Jahrgang (1805) 
59
 Vd. lettera citata alla n. 57 
60
 Lettera a Zelter del 2 settembre 1812, in MA 20.1, p. 282 (lettera n. 180)
XXV 
 
 
[…] Was Sie von Bethofen sagen ist ganz natürlich. Auch ich bewundere ihn mit 
Schrecken. Seine eigenen Werke scheinen ihm heimliches Grauen zu verursachen. 
Eine Empfindung die in der  neuen Kultur viel zu leichtsinnig beseitigt wird. Mir 
erscheinen seine Werke wie Kinder deren Vater ein Weib oder deren Mutter ein Mann 
wäre. Der letzte mir bekannt gewordne Werk (Christus am Ölberge) kommt mir vor 
wie eine Unkeuschheit, deren Grund und Ziel ein ewiger Tod ist. Die musikal. 
Kritiker, welche sich auf alles besser zu verstehen scheinen als auf Naturell und 
Eigentümlichkeit, haben sich auf die seltsamste Weise in Lob und Tadel über diesen 
Komponisten ergossen. Ich kenne musikal. Personen, die sich sonst bei Anhörung 
seiner Werke alarmiert ja indigniert fanden und nun von einer Leidenschaft dafür 
ergriffen sind, wie die Anhänger der griechischen Liebe. […]
61
 
 
 
Anche se Zelter il 25 febbraio 1813 ascoltò l’ouverture dell’Egmont e ne 
rimase entusiasta, tuttavia era ben lungi dal capire la musica del grande maestro. 
Poi nel 1816 ascoltò la Vittoria di Wellington, rimanendone estasiato dopo 
un’iniziale perplessità. Così arriviamo al 1819, quando Zelter durante un suo 
viaggio in Germania meridionale e Austria capitò a Vienna in settembre. Il 12 di 
quel mese si recò in carrozza a Mödling per incontrare Beethoven, il quale 
invece si stava spostando verso Vienna: si incontrarono per strada e si 
salutarono cordialmente dandosi un appuntamento per quel pomeriggio, che 
entrambi dimenticarono finché quella sera stessa si rividero da lontano in teatro. 
Dovendo Zelter ripartire da Vienna, non ci fu tempo per un altro incontro e i due 
si scambiarono biglietti pieni di rispettosi convenevoli, da cui emerge stima 
reciproca e solidarietà di Zelter per la sordità che affliggeva Beethoven. Tuttavia 
nel riferire all’amico Possin, che si trovava a Londra, del suo soggiorno 
viennese, Zelter menziona solo i suoi incontri col vecchio Salieri, senza fare il 
minimo cenno a Beethoven.  
Nel 1823 Beethoven, cercando sottoscrittori per la sua Missa Solemnis, si 
ricordò di Zelter e della sua Singakademie e g l i s c r i s s e u n a l e t t e r a i n c u i 
proponeva il lavoro anche alla sua società corale e gli chiedeva di fargli nomi di 
eventuali altri interessati. La lettera era dell’8 febbraio e la risposta di Zelter 
data il 22 dello stesso mese
62
: Zelter chiede a Beethoven di approntargli una 
versione tutta a cappella del suo lavoro, non rendendosi conto che ciò avrebbe 
richiesto al compositore una grande mole di lavoro e avrebbe snaturato quella 
sublime composizione. Del resto Zelter non ne aveva la minima idea e 
                                         
61
 In MA 20.1, p. 286 (lettera n. 182) 
62
 C i t a t e i n J. W. Schottländer, Zelters Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, i n « J a h r b u c h d e r 
Sammlung Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, pp. 204-207.
XXVI 
 
 
Beethoven stesso aveva accennato nella sua lettera che quasi quasi si poteva 
eseguire con le sole voci, ma che l’effetto sarebbe stato arricchito e potenziato 
dagli strumenti. Beethoven rispose evidentemente solo per cortesia che avrebbe 
preso in considerazione l’ipotesi, ma poi lasciò inalterato il suo capolavoro e la 
Missa Solemnis  fu eseguita nell’ambito del la Singakademie solo quattro anni 
dopo la morte di Zelter, cioè nel 1836, sotto la direzione di Rungenhagen. Con 
la risposta di Beethoven terminarono i contatti diretti tra i due: Zelter nominò 
spesso Beethoven negli anni seguenti, ma della la morte del grande compositore, 
avvenuta a Vienna il 26 marzo 1827 e che ebbe poca risonanza nella Germania 
del nord, non troviamo alcun cenno. Insomma per Zelter Beethoven era uno 
stimato collega di cui non riconobbe fino in fondo la grandezza e il genio o, 
come con grande attendibilità suppone Schottländer
63
, non volle riconoscerlo 
perchè ciò gli sarebbe costata l’amicizia con Goethe.  
Per  Berlioz non ebbe la minima considerazione; quando nell’aprile del 
1829 Goethe ricevette dal venticinquenne compositore francese le otto scene dal 
Faust, nell’incertezza pregò Zelter di esprimere un giudizio e tranquillizzarlo. 
Ma Zelter nella lettera di risposta condannò l’opera del francese con espressioni 
durissime:  
 
Gewisse Leute können ihre Geistesgegenwart und ihren Anteil nur durch lautes 
Husten, Schnauben, Krächzen und Ausspeien zu verstehen geben; von diesen Einer 
scheint Herr Hector Berlioz zu sein. Der Schwefelgeruch des Mephisto zieht ihn an, 
nun  muß er niesen und prusten daß sich alle Instrumente im Orchester regen und 
spuken – nur am Faust rührt sich kein Haar. Übrigens habe Dank für die Sendung; es 
findet sich wohl Gelegenheit bei einem Vortrage Gebrauch zu machen von einem 
Abseß, einer Abgeburt welche aus greulichem Inzeste entsteht. […]
64
  
 
La sua chiusura mentale e il suo attaccamento alle antiche norme non gli 
permettevano di capire la genialità del compositore francese.  
Per quanto riguarda Schubert, non risulta che la musica che il 
compositore viennese scrisse sui Lieder di Goethe circolasse molto fuori dalla 
sua cerchia quando egli era ancora in vita; Schubert tuttavia una volta scrisse a 
Goethe una lettera piena di rispetto e ammirazione, senza ricevere mai risposta, 
e Goethe una volta annotò su un diario l’ascolto di Erlkönig, ma senza scrivere 
                                         
63
 Art. cit. p. 211 
64
 Lettera a Goethe del 21 giugno 1829, in MA 20.2, p. 1244 (lettera n. 680)
XXVII 
 
 
alcun commento
65
: evidentemente la musica di Schubert non poteva riscuotere 
nessuna stima presso Goethe e Zelter, essendo “durchkomponiert” anziché 
strofica. 
Ben più amichevole fu l’atteggiamento di Zelter verso Carl Maria von 
Weber e Louis Spohr. Weber fu in stretti rapporti con Zelter e la Liedertafel 
durante il suo soggiorno a Berlino dal marzo all’agosto del 1812. Zelter, benché 
avesse da eccepire sulla trama delle opere di Weber, riconobbe però il talento 
musicale del compositore di Eutin. Di Spohr (1784-1859) Zelter lodò la 
diligenza in una lettera a Griepenkerl, editore delle composizioni strumentali di 
Bach e professore al Carolinum di Braunschweig, inducendolo a lasciare che il 
compositore musicasse una sua poesia. 
Zelter poi verso i suoi allievi più famosi – Karl Eberwein, ma soprattutto 
Otto Nicolai, Carl Loewe e Felix Meldelssohn-Bartholdy – provò sempre amore 
paterno e sincera amicizia (ma un altro suo allievo che non gradì mai l’indole 
greve del maestro fu Meyerbeer).  
Zelter non conosceva ancora Karl Eberwein (1786-1868) quando questi a 
21 anni destò a Weimar l’interesse di Goethe, che gli affidò la direzione della 
sua Hausmusik. P o i m a n d ò l e c o m p o s i z i o n i d i E b e r w e i n a Z e l t e r p e r u n 
giudizio, e siccome Zelter riferì in modo molto particolareggiato sugli errori 
trovati, Goethe mandò per ben due volte Eberwein a Berlino a perfezionarsi con 
Zelter. Più tardi Goethe volle che Eberwein musicasse il Faust e di fronte alla 
perplessità del compositore manifestò il suo disappunto; Eberwein non si 
sentiva maturo per trattare la materia dal punto di vista melodrammatico, ma 
Goethe raffreddò i suoi rapporti con lui. A questo punto Zelter in una lettera a 
Eberwein lo incoraggiò ad osare, facendogli notare che non era un privilegio da 
poco godere della fiducia di un simile poeta. Durante il periodo di freddezza di 
Goethe verso Eberwein, Zelter sostenne sempre quest’ultimo con cordialità e in 
seguito alla sua mediazione il poeta tornò ad apprezzare i Lieder del giovane 
compositore e ad avere una buona intesa con lui. 
Otto Nicolai (1810-1849) rimase sempre affettuosamente legato a Zelter, 
dopo essere sfuggito all’educazione brutale del padre – che approfittava di lui 
                                         
65
 Vd. M. Fumagalli,  Goethe e la musica, in «Pro Forma, Quaderni di germanistica» 2 (2000), Goethe alle 
soglie del 2000, pp. 117-118  nota 20, con bibliografia
XXVIII 
 
 
come bambino prodigio – ed essere arrivato a Berlino. Qui Zelter lo raccomandò 
al re Federico Guglielmo III, cosicché il r a g a z z o d i c i a s s e t t e n n e f u a c c o l t o 
nell’Istituto Reale per la musica sacra, dove studiò per due anni. Cantò anche 
Lieder e ballate di Zelter, che lo introdusse nella Liedertafel. Collaborò con la 
Singakademie i n q u a l i t à d i b a s s o ( c a n t a n d o l a p a r t e d i C r i s t o nella 
Matthäuspassion di Bach il 27 marzo 1831, in seguito alla defezione all’ultimo 
momento del basso titolare) e le dedicò nel 1830 un Gloria a otto voci e un 
Agnus Dei a quattro voci. Nel 1832 scrisse un Te Deum, che Zelter poté udire 
solo in una prova del 27 aprile. Zelter lo aveva anche raccomandato a Goethe in 
una lettera del 13 settembre 1831
66
, perchè il giovane si potesse presentare al 
poeta dopo essersi recato a Weimar. Ma a Weimar Nicolai non arrivò mai per 
aver esaurito il denaro per il viaggio già a Lipsia, cosicché perse la possibilità di 
conoscere Goethe (che di lì a sei mesi sarebbe morto) e ricevette i rimproveri di 
Zelter. 
Carl Loewe (1796-1869) aveva già conosciuto Goethe a Jena nel 1820 
prima di conoscere Zelter a Berlino. A Stettino era g i à s t a t o a t t i v o c o m e 
insegnante di musica al ginnasio e come cantore alla Jacobikirche, ma perché 
diventasse direttore musicale della città le autorità municipali pretendevano che 
superasse l’esame a Berlino nientemeno che con Zelter. Questi lo ospitò a casa 
sua e lo fece cantare anche nella Liedertafel, dopo che Loewe aveva superato 
l’esame e ottenuto la desiderata nomina di direttore musicale a Stettino. Nel 
1824 Loewe inviò da Stettino a Zelter le sue prime tre ballate chiedendogli un 
giudizio. Zelter lo espresse con franchezza e durezza, perchè questi lavori non 
gli erano piaciuti affatto, e Loewe ne rimase per un certo tempo irritato e offeso. 
Ma nel 1832 Loewe fu a Berlino, ascoltò con entusiasmo Zelter dirigere il 
Messiah di Händel alla Singakademie e poi gli chiese la sala per un concerto in 
cui egli stesso si sarebbe esibito come pianista e cantante delle proprie ballate. 
Zelter acconsentì, si incontrò spesso con Loewe (che tre l’altro lo mandò in 
visibilio cantandogli il Benedictus dalla messa in si minore di Bach) fino al 
concerto, che fu tra l’altro un successo. Tuttavia le ballate di Loewe 
continuarono a non convincere Zelter: se da una parte Loewe avrebbe affinato il 
                                         
66
 In MA 20.2 p. 1539 (lettera n. 831)
XXIX 
 
 
suo stile solo nei lavori successivi ai primi (che sembrano immaturi e deboli 
rispetto a quelli della maturità), quindi dopo la morte di Zelter, dall’altra è 
difficile pensare che in assoluto uno stile come quello di Loewe potesse piacere 
a un musicista come Zelter.  
Felix Mendelssohn entrò per la prima volta nel 1819, a 10 anni, nella 
Singakademie come contraltista insieme alla sorella Fanny. Zelter era amico di 
gioventù del padre Abraham e cominciò a dare lezioni di teoria a Fanny e 
successivamente di basso continuo e composizione a Felix. Felix sfornò piccole 
opere, sonate, una cantata che suscitarono in Zelter un entusiasmo che si riflette 
nelle sue lettere a Goethe
67
. La prima in cui viene citato Mendelssohn come un 
vero e proprio talento è del 20 agosto 1821
68
 e non molto dopo Zelter con sua 
figlia e il suo giovane talentuoso allievo visitò Goethe a Weimar. Poco dopo 
questa visita Mendelssohn terminò un Gloria e c o m i n c i ò u n c o n c e r t o p e r 
pianoforte e un Magnificat. Egli era molto affezionato al suo maestro, si teneva 
in contatto epistolare con lui anche durante i lunghi viaggi con la famiglia, e 
quando nel 1825 superò brillantemente un esame presso Cherubini in persona al 
Conservatorio di Parigi e questi espresse il desiderio di impartirgli lezioni, suo 
padre rifiutò perchè voleva che rimanesse affidato a Zelter. Zelter tuttavia, dopo 
la prima dell’opera di Felix Die Hochzeit des Camacho pose fine alle lezioni 
ammettendo di non aver più nulla da insegnare all’allievo. Quindi allievo e 
maestro si reincontrarono in occasione della ripresa della Matthäuspassion di 
Bach. Zelter pensava a questa riproposta già dal 1815, ma superò dubbi e 
ripensamenti solo quando poté collaborare con Mendelssohn, un interprete tanto 
ideale che Zelter gli cedette la direzione e sedette tra il pubblico. Questa ripresa 
berlinese della monumentale Passione di Bach avvenne l’11 marzo 1829 e fu un 
successo inaudito
69
. Ci furono altre riprese, e quelle a partire dal Venerdì santo 
furono dirette da Zelter, la cui rinuncia alle prime due in favore dell’allievo fu 
                                         
67
 Per esempio quelle del 3 febbraio-11 marzo 1823 (n. 402 in MA 20.1, p. 729),  dell’8-10 febbraio 1824 (n. 
427 in MA 20.1, p. 785), del 10 maggio 1830 (n. 741 in MA 20.2, p. 1356) 
68
 La n. 372 in MA 20.1, p. 664 
69
 R a p p r e s e n t ò l ’ i n i z i o d e l l a c o s i d d e t t a “ B a c h -Reinassance”, cioè il superamento nell’era romantica della 
condanna illuminista del contrappunto bachiano in quanto contrario a ragione e natura
XXX 
 
 
riconosciuta e fatta segno di gratitudine da parte di Lea Mendelssohn, la madre 
del compositore, in una lettera del 14 aprile successivo
70
. 
 
 
Zelter e la Singakademie 
 Nel 1820, cioè a 62 anni, Zelter aveva iniziato anche l’attività di direttore 
di un coro di studenti dell’Università di Berlino e questo fu all’origine, per 
emulazione, della nascita di cori studenteschi in molte università.
71
 Nel 1830 
rilevò il posto di insegnante di canto (occupato da Bernard Klein e resosi 
vacante) presso l’Università e gli furono affidate anche le materie 
d’insegnamento presso l’Istituto di Musica Sacra unitamente 
all’amministrazione della Biblioteca. Questi posti erano stati creati nell’ambito 
dell’Akademie der Künste, per interessamento di Zelter stesso, da Wilhelm von 
Humboldt (in quest’occasione  era stato fondato l’Istituto per la Musica Sacra). 
 Zelter fu molto soddisfatto del lavoro con gli studenti e comunicò al 
Ministero che di settimana in settimana il numero dei partecipanti alle lezioni di 
canto era salito a 76 e gli servivano 50 talleri per far duplicare gli spartiti. Il 25 
giugno 1830, in occasione del trecentenario della Chiesa Luterana, la Facoltà di 
Filosofia, per onorare le celebrazioni, nominò “doctores honorarii” il ministro 
von Humboldt e Zelter, in quanto rappresentanti della musica sacra protestante. 
 Alla morte di Zelter si candidò per la successione all’insegnamento del 
canto corale all’Università Bernard Klein, che era tornato a Berlino; ma morì nel 
1832, prima che il Senato Accademico prendesse una decisione. Alla fine, il 22 
ottobre, l’incarico fu conferito a A. B. Marx (che aveva acquisito una certa fama 
sia come insegnante di composizione sia per aver scritto una biografia di 
                                         
70
 Vd. J. W. Schottländer, Zelters Beziehungen zu den Komponisten seiner Zeit, in «Jahrbuch der Sammlung 
Kippenberg» VIII, Leipzig 1930, p. 245. 
71
 Vd. W. Roentz, Deutsche Sängerbundeszeitung XXII (Berlin 1930), pp. 454-459
XXXI 
 
 
Beethoven), mentre la direzione dell’Istituto di Musica Sacra fu conferita a 
August Wilhelm Bach ed il secondo posto come insegnante a Eduard Grell. 
L’Akademie der Künste prussiana era stata fondata nel 1696 solo per le 
arti figurative; soltanto grazie agli sforzi di Zelter, iniziati nel 1803 e durati vari 
anni in cui ebbe contatti con le autorità prussiane, alla fine la musica fu annessa 
all’Accademia, cosa che significò il sostegno dello Stato all’insegnamento della 
musica nelle scuole e alle società corali in tutto il territorio sotto il controllo 
prussiano.
72
 Goethe e Schiller guardarono con favore a questi tentativi di Zelter, 
ma gli consigliarono di non mettere l’accento direttamente sulla musica e sulla 
Singakademie, ma di insistere sull’importanza della religione nella musica sacra. 
La Singakademie, dove Zelter era entrato come tenore nel 1791, cioè poco 
dopo che era stata fondata da Fasch, non era una scuola di base per il canto, i 
suoi membri dovevano già possedere le conoscenze musicali necessarie. 
All’inizio non aveva un piano preciso, ma si sviluppò un po’ casualmente. Il 
metodo di canto insegnato era quello italiano. Fu formato anche un ensemble 
strumentale, la Ripienschule, che doveva accompagnare il coro soprattutto nella 
musica del 18° secolo e in quella di Bach in particolare, con lo stesso intento di 
sviluppare con la pratica le capacità degli strumentisti.
73
 La prima prova della 
Singakademie ebbe luogo il 22 ottobre 1793. I membri dovevano pagare 12 
Groschen al mese di contributo, mentre solo i musicisti di professione ne erano 
esentati. 
Fasch naturalmente fu il direttore della corale e nominò Zelter suo 
assistente. Alla morte di Fasch Zelter divenne direttore e conservò questa carica 
per 30 anni, fino alla sua morte. In pochi anni la Singakademie divenne così 
                                         
72
 Vd. C. Schröder, Carl Friedrich Zelter und die Akademie, Berlin 1953, p. 14 
73
 La germanizzazione del termine italiano “ripieno” denota chiaramente  che per una congrega di canto come la 
Singakademie il suono degli strumenti costituiva niente più che un “ripieno” delle voci stesse, e quindi alle parti 
strumentali non si riconosceva un’autonomia espressiva: questo potrebbe spiegare la bizzarra richiesta che Zelter 
fece a Beethoven riguardo alla Missa Solemnis (vd. supra p. XXVI);  vd. Karl Rehberg, Ausstrahlungen der 
Sing-Akademie auf die Musikerziehung, in «Singakademie zu Berlin - Festschrift zum 175jährigem Bestehen», 
herausgegeben von Werner Bollert, Berlin 1966, pp. 106-107
XXXII 
 
 
celebre che nessun viaggiatore musicalmente interessato si lasciava sfuggire, 
giunto a Berlino, l’occasione di ascoltare le prove. Già Fasch aveva organizzato 
audizioni apposite per ospiti, con tanto di registri dettagliati contenenti 
programmi, nomi dei coristi impegnati, degli ospiti. Anche Beethoven, nel corso 
del suo unico viaggio a Berlino nel 1796, visitò la Singakademie.
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Quando Zelter rilevò la direzione della Singakademie, questa non poteva 
pagargli alcuno stipendio; solo dal 1809 ricevette 300 talleri, che diventarono 
500 a partire al 1814. Più tardi ebbe anche un appartamento di servizio a 
disposizione. 
 Egli si affermò presto presso i suoi cantori, e a poco a poco ci fu una vera 
e propria ressa per entrare a far parte della corale, cosicché diventarne membro 
non era facile: per essere ammessi nel coro preliminare bisognava essere 
raccomandati e attendere anni (oltretutto era necessario per questo una delibera 
della Soprintendenza). Zelter arruolava sempre voci giovani, e quando nel 1827 
ci fu la disponibilità della nuova sede e quindi più spazio per le prove, fu 
istituita la cosiddetta “Accademia del mercoledì”, che rappresentava un gradino 
preliminare verso il coro principale, e chi vi partecipava veniva introdotto dai 
vicedirettori allo stile di canto sviluppato da questa associazione corale. Presto i 
partecipanti a queste prove del mercoledì raggiunsero il numero di 150.
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 Alla morte di Fasch la Singakademie aveva 147 membri cantori, alla 
morte di Zelter 359 e in più 119 aspiranti nel coro preliminare, che veniva 
comunemente chiamato “coro dei pulcini”. 
 Per ascoltare le prove ci voleva un permesso personale rilasciato dal 
direttore. Tra gli uditori si contarono artisti, ministri, membri della famiglia 
reale. 
                                         
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 Vd. supra p. XXIV e C. Schröder, op. cit. pp. 18-19 
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 Vd. C. Schröder, ivi, p. 108