2
e del capitalismo italiano, passando dall’avventura alla Banca
Commerciale Italiana all’approdo al gruppo Pirelli, dalla
nascita dell’EFI all’ingresso nelle Assicurazioni Generali fino
alla presidenza di Montedison.
Nell’ultimo capitolo e’ illustrata l’attività da pubblicista di
Merzagora con la quale egli mette in risalto alcuni nodi vitali
della storia italiana del XX secolo: il rapporto banca-industria,
la transazione dal fascismo alla Repubblica, lo sviluppo dei
mercati finanziari, il rapporto tra istituzioni pubbliche e
privati, la storia dei partiti e la questione morale.
3
CAPITOLO 1
Cenni biografici, formazione professionale e politica.
1.1 L’inizio di una carriera dalle mille soddisfazioni.
Cesare Merzagora nacque a Milano il 9 novembre 1898 da
Luigi ed Elisa Fenini
1
. Il padre era un ingegnere minerario
appartenente alla media borghesia lombarda,la madre una
semplice casalinga. La morte del padre segnò la vita di
Merzagora il quale fu avviato al lavoro subito dopo aver
conseguito nel marzo del 1917 il diploma di ragioniere
all’istituto tecnico Cattaneo di Milano
2
. Merazgora fu un
giovane molto talentoso che orientò le sue virtù verso l’arte
appassionandosi di musica e letteratura; compose due valzer
intitolati: Nostalgia e L’anno 1917 e una commedia dal titolo:
L’amore e l’ideale. Il suo dinamismo e la sua voglia di
affermazione lo guidarono nel 1917 ad entrare nell’esercito
mentre l’Italia era in guerra facendo il possibile per essere
dichiarato arruolabile essendogli stata riscontrata un
insufficienza toracica
3
. Sul campo si fece subito valere
ottenendo una medaglia d’argento al valore e guadagnando la
promozione a tenente per merito di guerra. Nel 1919 a causa di
una malattia biliare fu congedato e fece rientro in Italia. Al
suo rientro, sotto la spinta della madre che lo voleva nella
carriera bancaria, rinunciò alle aspirazioni artistiche ed
incominciò la sua avventura presso la Banca Commerciale
1
N.De Ianni, Lo strano paese,Napoli,p.13.
2
Ibidem
3
Si servì dell’aiuto dello zio, l’illustre ginecologo Cesare Merletti.
4
Italiana
4
. Assunto alla fine del 1920, già nel gennaio del 1921
fu trasferito alla Bulcomit a Sofia, inizialmente come
funzionario di segreteria. Restò in Bulgaria per otto anni fino
al marzo del 1929 quando rientrò a Milano dove ricevette
l’incarico di ispettore del servizio estero della BCI che gli
permise di viaggiare molto ed accrescere la sua formazione.
Questo suo nuovo incarico gli fece conoscere Sofia Giuliana
Benucci
5
che sposò il 26 aprile del 1933 e dalla quale ebbe due
figli: Nicoletta nel febbraio del 1936 e Nicola nel gennaio del
1937
6
.
1.2 Dalla Banca all’industria(1920-1953)
Cesare Merzagora dopo l’esperienza maturata alla Banca
Commerciale Italiana come ispettore del servizio estero, non
soddisfatto del lavoro prestato, decise di passare all’industria.
Le motivazioni che lo indussero ad effettuare tale scelta vanno
ricercate nelle profonde trasformazioni che colpirono la
struttura finanziaria del paese, ultimate con la legge bancaria
del 1936
7
. “Merzagora lasci[ava] la banca con l’idea che essa
rappresenta[ava] il passato e prend[eva] l’industria che [era]
proiettata verso il futuro
8
”. Riuscendo a sfruttare l’amicizia
che lo legava a Guido Venosta, figlio di un direttore centrale
della Pirelli, Giuseppe Venosta, si fece segnalare dallo stesso
quando la Pirelli si trovò nella condizione di dover sostituire il
direttore finanziario Tagliacozzo in ossequio ai decreti razziali.
4
Ibidem, p.15.
5
Figlio del direttore della Banca Commerciale Italiana.
6
Ibidem, p.17
7
Fu attribuita alle banche la sola funzione d’istituto di credito ordinario, provvedendo ad una netta separazione tra
credito a breve e quello a medio e lungo termine.
8
Ibidem
5
Questi dopo aver valutato i pro e i contro dell’entrare a far
parte di una grande multinazionale, dal 1 dicembre 1938
assunse la carica di direttore centrale amministrativo della
società italiana Pirelli di Milano
9
.
L’inserimento di Merzagora in Pirelli portò subito i suoi
frutti; il suo contributo infatti si rivelò determinante soprattutto
in ambito internazionale grazie alla sua esperienza maturata al
servizio estero della banca commerciale italiana, e nel campo
specificamente finanziario, dove, con alcune riuscite
operazioni, aumentò la redditività del gruppo. Il suo operato fu
agevolato dalla totale protezione del rapporto privilegiato dei
fratelli Pirelli
10
con Mussolini e a lui non era richiesta alcuna
pubblica adesione al regime
11
. Tuttavia il rapporto del gruppo
Pirelli col Fascismo fu controverso: se da un lato il fascismo
riconosceva all’industria privata un ruolo propulsivo e un
potere rilevante, dall’altro la politica economica attuata
limitava le scelte imprenditoriali.
In particolare se da un lato la nascita dell’EFI (ente
finanziamenti industriali) nel 1939 di cui Merzagora fu
protagonista permetteva al gruppo aziendale di dotarsi dei
mezzi liquidi necessari per alimentare la produzione, dall’altro
la politica monetaria attuata dal governo fascista, soprattutto
dopo la guerra, contro i rischi inflazionistici, vincolava le
aziende nella gestione delle proprie liquidità. Tale rapporto
controverso fu risolto con la caduta del regime fascista del
1942 in seguito al fallimento della politica economica e
all’andamento negativo della guerra
12
. Intanto all’interno del
9
Ibidem
10
Alberto e Piero Pirelli
11
N.De Ianni e P.Varvaro in Cesare Merzagora Il presidente scomodo,Napoli, p.24
12
N.De Ianni, Lo strano,cit., p.20.
6
gruppo proseguiva l’ascesa di Merzagora che nel maggio del
1944 fu promosso direttore generale. Questi fu determinante
nella ripresa economica del gruppo aziendale nel periodo post
bellico sia perché riuscì a garantire la continuità dell’azienda
attraverso la sua nomina a commissario della Pirelli, sia perché
in quei difficili mesi rappresentò gli interessi dell’industria e
della produzione favorendo la nomina di Angelo Costa alla
presidenza della Confindustria
13
. La posizione conquistata da
Merzagora nell’ambito industriale, tuttavia rappresentò una
minaccia per i fratelli Pirelli, i quali cercarono di liberarsi della
sua presenza ingombrante che contrastava con un loro ritorno
ai vertici del gruppo. Merzagora pertanto non fu promosso ad
amministratore delegato, né gli fu confermata la carica di
direttore generale che aveva mantenuto per tutto il periodo
commissariale ma fu inserito soltanto nel consiglio di
amministrazione con funzioni di alta consulenza. Nonostante
ciò, il 14 giugno del 1946 in rappresentanza della
partecipazione dei Pirelli, Merzagora entrò nel consiglio
d’amministrazione della Bastogi
14
.
Nel novembre del 1946 fu nominato consigliere dell’IRI e
presentò al presidente un piano di riorganizzazione
dell’istituto.
Negli anni seguenti fu nominato dapprima ministro sotto il
governo De Gasperi e poi senatore, conferendogli un
accresciuta autorità sia in campo politico che industriale.
L’esperienza maturata, tuttavia, non gli consentì di rientrare
nel gruppo Pirelli a coprire uno dei ruoli dirigenziali, cosi che
egli accettò l’offerta della Banca Nazionale del Lavoro di un
13
Ibidem, p.22.
14
Ibidem, p.25.
7
contratto di consulenza nella gestione dei finanziamenti alla
esportazione. Merzagora, per il raggiungimento degli obiettivi
prefissati dalla banca, pensò di ricorrere alla sua vecchia
creatura, l’EFI. Il progetto però fin da subito incontrò alcuni
ostacoli, sia da parte delle banche concorrenti sia perché la
sottocapitalizzazione dell’ ente rendeva difficile ottenere le
necessarie autorizzazioni. Nell’estate del 1949 Merzagora,
pertanto, mise a punto un progetto di ricapitalizzazione
dell’EFI da 270 milioni a 1 miliardo
15
coinvolgendo nel
progetto non solo la Banca Nazionale del Lavoro ma tutte le
principali industrie italiane. L’idea era quella di mettere a
disposizione delle imprese italiane crediti a lungo termine per i
quali il sistema creditizio nazionale non era caratterizzato sia
per questioni normative, sia per un’ insufficienza di capitali.
Indipendentemente dal rapporto coi Pirelli e il rilancio
dell’EFI, il prestigio di Merzagora nell’ambiente industriale e
finanziario italiano crebbe moltissimo . Egli entrò a far parte
come presidente e consigliere di numerose società del gruppo
IRI(Alfa Romeo, Credito Italiano) e di alcune società private
lombarde, nonché della Banca Popolare di Milano di cui
divenne presidente nel 1950
16
.
Infine non meno rilevante fu il lavoro svolto da Merzagora a
servizio della Banca Unione, sorta come banca Feltrinelli.
Questi fu chiamato a rilanciare l’istituto dopo la crisi che
aveva riguardato l’intero patrimonio dei Feltrinelli proponendo
alla guida dell’istituto Adolfo Rossi e Umberto Marca
entrambi provenienti dalla banca commerciale italiana
17
.
15
Ibidem, p.27.
16
Ibidem, p.29.
17
Ibidem, p.30.