Introduzione 
 2
Tuttavia, la dimensione che questa tesi privilegia è l’analisi dei differenti 
approcci alla questione adottati nel corso degli anni dai più importanti attori 
internazionali: ONU, NATO e UE. 
Il secondo capitolo analizza il principale fattore di 
internazionalizzazione del conflitto cipriota, rappresentato dal 
coinvolgimento dapprima dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 
negli anni ’50, con i ripetuti appelli in nome dell’autodeterminazione 
dell’isola, e successivamente del Consiglio di Sicurezza, che ordinò il 
dispiegamento di un contingente di peacekeeping nel 1964. Tale 
coinvolgimento ebbe però un effetto amplificatore sulle tensioni greco-
turche, poiché aggiunse una nuova dimensione di scontro quanto 
all’imparzialità del mediatore.  
L’attivismo dell’ONU subì inevitabilmente un’accelerazione in 
seguito agli eventi del 1974. A partire da questo momento, infatti, gli sforzi 
di mediazione si concentrarono sulla ricerca di una soluzione costituzionale, 
delineando quelli che sarebbero stati a lungo gli assetti difesi dalle due parti: 
da un lato i greco-ciprioti invocavano una natura federale, bi-comunitaria e 
multiregionale, con forti prerogative statali; dall’altra i turco-ciprioti 
chiedevano la costituzione di una federazione bi-comunitaria e bi-regionale 
con attribuzione dei poteri residuali agli stati membri e una condivisione su 
base egualitaria dei poteri tra le due comunità. Nel corso degli anni, il 
fallimento di ogni round negoziale ruotò attorno al tema del nuovo assetto 
costituzionale, ma anche attorno alla definizione dei confini territoriali, al 
problema dei rifugiati ed al godimento delle tre libertà fondamentali, fino a 
giungere a quello che rappresenta il documento di base più importante mai 
raggiunto, ovvero il “Set of Ideas” del 1992, e gli otto suggerimenti noti 
come “Confidence Building Measures”, dapprima ritenuti un’ottima base di 
discussione e successivamente respinti poiché ritenuti troppo favorevoli ad 
un eventuale implicito riconoscimento della Turkish Republic of Northern 
Introduzione 
 3
Cyprus (TRNC). A partire dal 1983 l’accettazione della politica di 
peacemaking messa in atto dall’ONU non fu posta in discussione: ormai era 
diventata un’“istituzione” ed entrambi i contendenti confidavano nel suo 
proseguimento, anche indefinitamente. Tra il 1994 ed il 1996 i negoziati non 
progredirono, dal momento che le parti intendevano mantenere le proprie 
posizioni di fondo e temevano che i colloqui potessero andare a detrimento 
delle stesse richieste di base. La United Nations Peacekeeping Force in 
Cyprus (UNFICYP) diventò un fattore critico nel mantenimento dello status 
quo in questo periodo, poiché da un lato ritardò il raggiungimento di una 
soluzione politica durevole, dall’altro prevenne una nuova escalation delle 
violenze. 
Nel terzo capitolo si ripercorre l’approccio diplomatico adottato 
dalla NATO, principalmente attraverso le decisioni strategico-militari 
assunte dagli Stati Uniti. A partire dalla proclamazione della Dottrina 
Truman il 12 marzo 1947, gli Stati Uniti abbandonarono il loro tradizionale 
isolazionismo, segnalando la propria determinazione a procedere ad un 
contenimento su scala globale dell’Unione Sovietica e Grecia e Turchia 
diventarono i veicoli dimostrativi di tale determinazione. Attraverso lo 
stanziamento di aiuti economici e militari per un totale di 400 milioni di 
dollari e l’avvio del Greek-Turkish Aid Program, i due paesi diventarono 
due pedine fondamentali nella battaglia contro l’espansionismo sovietico. 
La questione cipriota diventò un problema per la NATO in seguito 
ai fatti del 1963, quando il governo turco si schierò a favore delle proteste 
turco-cipriote contro i 13 Punti proposti da Makàrios e lo scoppio delle 
violenze intercomunitarie portò i due alleati-nemici alle soglie di una guerra. 
Solo l’intervento in extremis del presidente statunitense Lyndon Johnson 
attraverso una celebre lettera scongiurò uno scontro che pareva ormai 
inevitabile, ma la tensione risalì nuovamente nel giro di pochi mesi. 
Introduzione 
 4
La nuova escalation della violenza confermò l’urgenza di una 
soluzione di tipo politico e Washington si pose come mediatore, ma 
Makàrios respinse le proposte presentate, rivendicando una soluzione basata 
sui principi della Carta ONU. Quest’intransigenza gli valse l’appellativo di 
“Castro del Mediterraneo” e l’appoggio statunitense ai bombardamenti 
intrapresi dalla Turchia ed alla dittatura dei colonnelli, che beneficiò di 
ingenti forniture di armi durante tutta l’amministrazione Jonhson. Il contesto 
internazionale indusse pertanto Makàrios a richiedere apertamente e 
formalmente l’appoggio militare del Cremino e ad avvicinarsi al movimento 
dei non allineati. 
In questi anni, però, gli Stati Uniti ebbero la tendenza a sminuire 
l’importanza dei contrasti che opponevano nazionalisti greci e turchi sulla 
questione cipriota, considerandoli irrilevanti ai fini degli interessi strategici 
della NATO nel fianco sud-orientale. Questo atteggiamento provocò una 
certa ostilità negli ambienti politici di Ankara ed Atene, che temevano di 
veder riservato ai loro paesi un trattamento opportunistico piuttosto che da 
alleati. 
Tutti gli eventi che seguirono l’invasione turca del 1974 
accelerarono una corsa al riarmo che, a partire da quell’anno, fece di Grecia 
e Turchia i due paesi NATO con le più elevate percentuali del PNL dedicate 
alle spese militari. Nel febbraio 1975 il Congresso americano approvò 
l’imposizione di un embargo sulle forniture militari alla Turchia, alla luce 
del loro impiego nello sbarco a Cipro. Naturalmente, la ragione politica era 
anche un’altra: non perdere un alleato strategicamente vitale come la Grecia, 
mostrando indifferenza all’uso della forza da parte della Turchia a Cipro. 
La fine della Guerra Fredda determinò un re-orientamento delle 
risorse NATO verso il Mediterraneo dove il problema principale è oggi 
rappresentato dalla proliferazione degli armamenti. La politica condotta 
dalla NATO in questo settore chiave risulta giocare un ruolo secondario 
Introduzione 
 5
nella stabilizzazione del fianco sud-est dell’Europa, poiché non considera 
leve altrettanto importanti quali la cooperazione economica, politica e 
sociale. 
L’Unione Europea rappresenta, dunque, l’organismo migliore per 
contribuire all’eliminazione delle fonti d’instabilità nel Mediterraneo, grazie 
all’avvio, seppur non brillante, del Partenariato Euro-Mediterraneo.  
Questa significativa iniziativa diplomatica è infine presentata nel 
quarto capitolo, che descrive come, dopo aver giocato per quasi un 
ventennio un ruolo di timido mediatore, l’Unione Europea sia diventata il 
principale attore sul piano diplomatico, avendo avviato i negoziati per 
l’adesione con la Repubblica di Cipro ed avendo chiarito che il mancato 
raggiungimento di una soluzione entro dicembre 2002 non rappresenterà un 
ostacolo all’ingresso dell’isola tra gli Stati Membri. 
Tale decisione non è tuttavia condivisa all’unanimità negli ambienti 
diplomatici europei, che in alcuni casi condividono la convinzione che 
l’ingresso della Repubblica costituirà l’evento necessario e sufficiente a 
catalizzare una soluzione costituzionale, ma in altri richiamano 
all’importanza di una soluzione che preceda l’ingresso dell’isola. 
L’ingresso dell’isola nell’UE entro il 2004, decisione estremamente 
probabile alla luce degli ottimi parametri economici che pongono il paese in 
cima alla lista dei candidati, richiama alla nostra attenzione una serie di 
questioni non meno importanti per l’Unione, quali il persistere di costanti 
violazioni dei diritti umani sull’isola, in particolare nella parte sottoposta ad 
occupazione turca, e l’evolversi delle relazioni con la Turchia, la cui 
adesione sembra allontanarsi ulteriormente nel tempo proprio a causa della 
posizione sostenuta da Ankara sul dossier Cipro. 
Infine mi è parso importante indicare i nuovi orientamenti della 
politica europea nel Mediterraneo. Il Partenariato Euro-Mediterraneo 
privilegia infatti le relazioni economiche, sociali e culturali tra gli stati ed 
Introduzione 
 6
incentiva, in ambito politico, l’instaurazione di una cooperazione costante in 
ambiti quali la formazione del personale diplomatico, lo scambio di 
informazioni sul disarmo e sulla tutela dei diritti umani e la gestione delle 
crisi, creando un nuovo contesto nel quale perseguire una soluzione della 
questione cipriota ed una definitiva normalizzazione dei rapporti tra Grecia 
e Turchia. 
 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 7
CAPITOLO I 
 
 
CIPRO: DAL PROBLEMA COLONIALE AL 
COINVOLGIMENTO DELLE POTENZE STRANIERE 
 
 
 
 
1. LE ORIGINI DELLA RIVALITÁ GRECO-TURCA. 
 
1.1 Lo scambio di popolazioni ed il problema delle minoranze. 
 
Un’accurata analisi delle relazioni tra Grecia e Turchia non può 
prescindere dai nove secoli di storia in cui i due paesi hanno alternato 
relazioni pacifiche ad aspri conflitti. In particolare, l’anno 1453 segna un 
punto di svolta nei rapporti tra i due vicini, poiché è allora che gli ottomani 
conquistano Costantinopoli, sottraendola all’Impero Bizantino. Si apre così 
la cosiddetta “western question”
1
 – una versione balcanica del moderno 
nazionalismo - che, rafforzando una mutua diffidenza tra i due stati, spiana 
la strada alle controversie riguardanti Cipro e l’Egeo, monopolizzatrici delle 
relazioni diplomatiche greco-turche nel ventesimo secolo. 
_________________________ 
1
 M. Muftuler-Bac, Turkey’s relations with a changing Europe, Manchester, Manchester 
University Press, 1997, p. 65. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 8
L’11 novembre 1918 veniva firmato l’armistizio generale (i turchi 
avevano già firmato la resa a Mudros il 30 ottobre).Venizèlos
2
, ben 
determinato ad ottenere la giusta ricompensa per l’appoggio greco 
all’Intesa, giungeva a Parigi nelle vesti di plenipotenziario  greco alla 
conferenza di pace di Versailles. Tra i principali nodi del negoziato si 
ponevano le rivendicazioni greche in Asia Minore, in chiaro contrasto con le 
pretese italiane.
3
 Tuttavia Venizèlos, disposto persino a concessioni per 
quanto riguardava il Dodecanneso, la creazione di un stato indipendente in 
Armenia e l’imposizione del controllo internazionale su Costantinopoli e gli 
Stretti, non ammetteva compromessi su Smirne, dal momento che la sua 
annessione alla Grecia era da tempo il sogno della Megali Idea. 
L’indipendenza greca, raggiunta nel 1830 al termine di una lotta durata ben 
otto anni, lasciò molti greci al di fuori del neo-stato, costretti dunque a 
vivere sotto la dominazione ottomana.  
_________________________ 
2
 Elfthèrios Venizèlos fu a capo del governo greco per dodici anni tra il 1910 ed il 1933. 
Nato a Creta, fu particolarmente attivo durante l’insurrezione del 1897 a favore dell’ enosis 
dell’isola con il regno di Grecia. Al termine della guerra greco-turca del 1897 Cipro ottenne 
l’autonomia e Venizèlos partecipò alla stesura della costituzione dell’isola ed entrò a far 
parte della sua Assemblea Governativa. Formò il suo primo governo nell’ottobre 1910. 
Condusse la Grecia all’alleanza con i suoi vicini balcanici Serbia, Bulgaria e Montenegro 
che fruttò, dopo le guerre balcaniche, un raddoppiamento dell’estensione territoriale del 
paese. Allo scoppio della prima guerra mondiale, il suo appoggio all’Intesa lo portò a 
scontrarsi con re Costantino I, favorevole alla neutralità, e a rassegnare le dimissioni per 
ben due volte nel 1915. Nel settembre 1916 lo “Scisma Nazionale” divenne irreversibile e 
Venizèlos formò a Salonicco un governo provvisorio opposto a quello di Atene. Nel 1917 
tornò a capo del governo in seguito alle pressioni di Francia e Inghilterra. Al termine della 
prima guerra mondiale rappresentò il paese alla conferenza di Parigi. Subì una dura 
sconfitta elettorale nelle elezioni del 1920 e lasciò il paese in esilio volontario. Tornò in 
politica nel 1928, ma nel 1933 il suo governo fu travolto da una grave crisi economica 
internazionale. Morì in Francia nel 1936. 
3
 “Con il trattato di Londra del 1915, attraverso cui era stata convinta a entrare in guerra, 
all’Italia spettava la regione di Antalya. La concessione era stata confermata e ampliata 
nell’accordo di St. Jean de Murienne, dell’aprile del 1917, che comprendeva anche la 
regione di Smirne, la quale, a sua volta, costituiva il punto più importante delle aspirazioni 
territoriali greche” in R. Clogg, Storia della Grecia moderna: dalla caduta dell’impero 
bizantino a oggi, Milano, Bompiani, 1996, p.110. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 9
Per questa ragione, fina dalla nascita dello stato greco, i nazionalisti 
greci sognarono la liberazione dei loro connazionali rimasti sotto il giogo 
turco. Ma gli interessi greci miravano anche a rifondare l’Impero Bizantino, 
ma sotto sovranità greca. Queste due aspirazioni costituirono le fondamenta 
della cosiddetta Megali Idea, che Michael Smith descrisse in questi termini: 
 
“The Great Idea… in the mid-nineteenth century came 
to contain at least three different strands. Strictly interpreted, it 
was the romantic dream of revival of the Byzantine-Greek 
Empire centred on Constantinople. Less strictly it was the 
aspiration for Greek cultural and economic dominance within 
the Ottoman Empire, leading to its gradual subversion from 
within by a natural process which need not entail a violent clash 
between the rival Greek and Turkish nations. Thirdly, the Idea 
could be interpreted in terms of the modern nation state, as the 
progressive redemption of the Greek irredenta by their 
incorporation in the Greek kingdom, which entailed a head-on 
clash with the Ottoman Empire. Though all these conceptions 
survived into the twentieth century, it was the third which 
prevailed”.
4
 
 
Nel marzo 1919 le truppe italiane iniziarono a sbarcare nella 
regione di Antalya e, di lì, a muovere alla volta di Smirne, provocando 
l’allarme non solo dei greci, ma anche degli inglesi, dei francesi e degli 
americani. Benché, dunque, gli alleati non avessero ancora raggiunto un 
accordo concreto su un trattato di pace con i turchi che liquidasse l’impero 
ottomano e definisse l’assetto in Asia minore, Lloyd George si assicurava 
l’appoggio della controparte francese Clemenceau e del presidente 
statunitense Wilson, alla decisione di Venizèlos di far sbarcare truppe 
greche a Smirne, a protezione della locale popolazione greca.  
_________________________ 
4
 M. L. Smith, Ionian Vision: Greece in Asia Minor, 1919-1922, London, Allen Lane, 1973, 
p. 4. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 10
Fin dal principio si verificarono scontri tra le truppe greche e la 
popolazione turca, che causarono ingenti perdite da parte musulmana e, 
fatalmente, la rinascita di un vivo sentimento nazionalistico turco in 
Anatolia.
5
 
Il trattato di pace con la Turchia venne firmato il 10 agosto 1920 a 
Sèvres, nella convinzione che il passo decisivo verso la realizzazione della 
Megali Idea fosse stato compiuto. Secondo il trattato, Smirne ed il suo 
territorio rimanevano sotto la sovranità turca, ma erano affidati ad 
un’amministrazione greca per un periodo di cinque anni, al termine del 
quale un plebiscito avrebbe deciso riguardo l’ unione definitiva con la 
Grecia. Si riconosceva, inoltre, la sovranità greca sulle isole dell’Egeo 
conquistate durante le guerre balcaniche, ma Imbro e Tenedo, collocate 
all’ingresso dei Dardanelli, sarebbero state smilitarizzate. Infine, alla Grecia 
sarebbe spettata tutta la Tracia orientale. 
Ma le disposizioni del Trattato di Sèvres non ebbero seguito, a 
causa della rivolta di Mustafà Kemal, ma anche per l’assenza di specifiche 
disposizioni che prevedessero “how it was to be enforced” 
6
, e furono 
sostituite dal Trattato di Losanna del 24 luglio 1923. La fragilità 
dell’accordo raggiunto a Sèvres dopo due anni di faticose trattative risiedeva 
nella sottovalutazione del movimento kemalista, che doveva  portare alla 
nascita del moderno stato turco. Tale sottovalutazione fu all’origine del 
naufragio di un disegno di riassetto geopolitico che non mancava di spunti 
interessanti, primo fra tutti la proposta relativa alla creazione di un 
Kurdistan autonomo e di un’Armenia indipendente. 
_________________________ 
5
 R. Clogg, Storia della Grecia moderna: dalla caduta dell’impero bizantino a oggi, op. 
cit., p.110. 
6
 T. Bahcheli, Greek-Turkish Relations since 1955, London, Westview Press, 1990, p. 10. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 11
Da parte greca aumentava la consapevolezza dell’insostenibilità, 
sia politica che militare, della propria posizione in Asia minore. Perciò i 
greci accettarono le proposte di compromesso avanzate alla Conferenza di 
Parigi nel marzo del 1922, ma le forze kemaliste insistevano per 
l’evacuazione incondizionata delle forze greche, richiesta inaccettabile per i 
greci. L’esercito turco entrò a Smirne il 9 settembre 1922 ed il giorno stesso 
iniziava la rappresaglia contro la popolazione greca. Il massacro della 
popolazione cristiana, tra cui gli armeni che pagarono un pesante tributo di 
sangue, si concluse con circa trentamila morti e la distruzione dei quartieri 
armeni, greci e franchi di Smirne.
7
  
Venizèlos imboccava la strada del negoziato con i turchi, che 
sfociò nel Trattato di Losanna del 1923. Il trattato sanciva la vittoria 
diplomatica della Turchia, che non solo conservava la Tracia orientale, le 
isole di Imbro e Tenedo e il Kurdistan, ma riusciva ad ottenere anche 
l’abolizione del regime delle capitolazioni, senza alcuna limitazione per i 
suoi armamenti, a parte la smilitarizzazione degli Stretti. Veniva anche 
firmata una convenzione separata per lo scambio delle popolazioni di 
religione greco-ortodossa risiedenti in territorio turco e musulmane abitanti 
in territorio greco. La nuova Repubblica Turca insistette molto per un 
accordo sullo scambio delle popolazioni, poiché mirava alla costituzione di 
uno stato-nazione etnicamente omogeneo, a differenza del multietnico 
Impero Ottomano, e lo fece con una particolare determinazione ad evitare 
un’ingerenza delle potenze straniere nei suoi affari, con il pretesto di 
proteggere le minoranza cristiane. Inoltre, i turchi intendevano eliminare òe 
basi di ogni futura aspirazione irredentistica dei greci, perciò insistettero 
affinché tutti i greci d’Anatolia, molti dei quali avevano accolto le truppe 
_________________________ 
7
 R. Clogg, Storia della Grecia moderna: dalla caduta dell’impero bizantino a oggi, op. 
cit., p.110. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 12
greche come liberatori, tornassero in Grecia. Il leader greco Venizelos, 
tuttavia, si batté energicamente affinché la minoranza greca di Istanbul, 
Imbro e Tenedo ed il Patriarcato greco-ortodosso fossero esentati dallo 
scambio di popolazioni, poiché era importante per i greci preservare il 
legame storico con la vecchia capitale bizantina. L’accordo siglato a 
Losanna stabilì che tutti i greci insediatisi ad Istanbul prima dell’ottobre 
1918 (gli établis), circa 110.000, fossero esentati dallo scambio e, 
parallelamente, fu concordato la stessa cosa per la comunità turca della 
Tracia occidentale, complessivamente 120.000 persone.
8
 
La decisione di stabilire la religione come criterio fondamentale 
nella definizione della nazionalità ebbe conseguenze gravi: numerosi gruppi 
di popolazioni cristiano-ortodosse turcofone che risiedevano in Asia minore 
(i cosiddetti karamanlìdes) furono inclusi nello scambio, nonostante la 
maggior parte tra loro non conoscesse una parola di greco. Allo stesso 
modo, i musulmani di lingua greca di Creta, discendenti delle famiglie che 
si erano convertite all’Islam nel diciassettesimo secolo, furono trasferiti in 
Turchia. Complessivamente 1.100.000 profughi cristiani si riversarono in 
Grecia, contro circa 380.000 musulmani che la lasciarono. Una tale 
migrazione non poteva che avere profonde conseguenze sociali e politiche, 
soprattutto in uno stato ancora povero e non industrializzato come la Grecia. 
I problemi principali riguardarono i ceti medi che, fuggendo dall’Anatolia, 
avevano abbandonato ogni proprietà: solo alcuni riuscirono nell’ impiego 
delle loro capacità imprenditoriali in Grecia, ma la maggior parte finì con 
l’ingrossare l’enorme schiera di operai a buon mercato che vivevano nei 
grandi centri urbani come Atene e Salonicco. 
_________________________ 
8
 T. Bahcheli, Greek-Turkish Relations since 1955, op. cit., pp. 169-170. 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 13
I media turchi hanno spesso denunciato la legislazione greca, 
definendola discriminatoria nei confronti dei proprietari terrieri turcofoni e 
favorevole alle controparti grecofone o di religione greco-ortodossa, che 
sarebbero fortemente incentivate nell’acquisto delle terre.
9
 Il governo greco 
ha più volte respinto queste accuse, sottolineando che, fin dalla firma del 
Trattato di Losanna, la comunità turcofona sarebbe passata da 100.000 a 
120.000 unità, mentre la minoranza greco-ortodossa di Istanbul avrebbe 
conosciuto una significativa riduzione, passando da 100.000 a 6.000 
membri, a causa di sistematiche misure di discriminazione economica e di 
minacce messe in atto dalle autorità turche.
10
 
 
 
1.2 La piattaforma continentale dell’Egeo. 
 
La scoperta di rilevanti giacimenti petroliferi nel Mar Egeo 
settentrionale ha introdotto una nuova dimensione di conflitto alla storica 
rivalità greco-turca. Il principale passo che ha condotto al deterioramento 
dei rapporti bilaterali greco-turchi è stata la decisione unilaterale del 
governo turco di accordare i diritti di ricerca e sfruttamento alla State 
Turkish Petroleum Company in numerose aree dell’Egeo, alcune delle quali 
situate sulle piattaforme continentali
11
 delle isole greche di Chios, Lemnos, 
Lesbos, Samotracia
12
. 
_________________________ 
9
 Molte proprietà terriere furono espropriate alla comunità musulmana della Tracia 
occidentale e destinate agli insediamenti dei rifugiati greci tra il 1922 ed il 1923. Altrettanto 
fecero le autorità turche, ai danni dei greci di Istanbul. 
10
 T. A. Couloumbis, The United States, Greece and Turkey: The Troubled Triangle, New 
York, Praeger Publishers, 1983, p. 123. 
11
 La definizione della piattaforma continentale è stata formulata nella prima Conferenza 
Mondiale sul Diritto del Mare e successivamente codificata nella Convenzione di Ginevra 
del 1958, che stabilisce all’ art. 1 : “For the purpose of these articles the term ‘continental 
shelf’ is used as referring (a) to the seabed and subsoil of the submarine areas adjacent to 
 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 14
La “dottrina della piattaforma continentale” fu enunciata per la 
prima volta in una dichiarazione di Truman del 1945 e riguardava i diritti 
statunitensi di ricerca e sfruttamento di ogni risorsa naturale localizzata 
sotto i fondali marini adiacenti alle proprie coste. Tale principio, ora accolto 
dalla maggior parte degli stati, consente lo sfruttamento di tali risorse anche 
se situate al di là delle acque territoriali di uno stato. Tuttavia la Turchia 
rifiuta tuttora di attenersi sia alla Convenzione di Ginevra che alla 
successiva Convenzione ONU del 1982 sul Diritto del Mare, e questo rende 
complicati i rapporti tra i due paesi nella risoluzione del contenzioso del 
Mar Egeo.
13
 
La situazione si è ulteriormente aggravata negli anni ’70, quando il 
governo greco ha deciso di accordare alla Oceanic Exploration Company di 
Denver i diritti di esplorazione nell’Egeo settentrionale per la ricerca di 
giacimenti petroliferi. Nel 1974 un piccolo giacimento petrolifero fu 
scoperto nei pressi dell’isola di Thasos. La Turchia suggerì la divisione 
delle risorse tracciando una linea mediana al centro dell’Egeo ed 
equidistante dalle coste dei due paesi, o uno sfruttamento congiunto delle 
risorse. Quando la Grecia invitò la Turchia a rivolgersi alla Corte 
_________________________ 
the coast, but outside  the area of the territorial sea, to a depth of  200 metres or, beyond 
that limit, to where the depth of the super adjacent waters admits of the exploitations of the 
natural resources of the sea areas; (b) to the seabed and subsoil of similar submarine areas 
adjacent to the coasts of islands.” Cfr. D. M. Sakellariou, Controversy in the Aegean: some 
legal possibilities, “Conflict Studies Journal at the University of new Brunswick”, Fall 
1998, p. 4. 
12
 Il primo novembre 1973, il governo turco pubblicò sulla Gazzetta Ufficiale del governo 
turco una mappa in cui erano arbitrariamente indicate alcune aree dell’Egeo, incluse alcune 
isole sotto sovranità greca, nelle quali erano stati concessi i diritti di esplorazione alla 
Turkish Petroleum Company. 
13
 “Turkey does not recognize that island are entitled to a continental shelf of  their own. 
Instead, it wish to carve a line of partition down the middle of the Aegean, as if there were 
no islands at all in the area. Greece holds that the island have full rights to the continental 
shelf under International Law. Greece cites, among other things,  the Geneva Convention 
of 1958, the Convention on the Law of the Sea 1982, and the 1969 decision of the 
International Court of Justice concerning the delimitation of the continental shelf of the 
North Sea”. Cfr. www.mfa.org 
 I – Cipro: dal problema coloniale al coinvolgimento delle potenze straniere  
 15
Internazionale di Giustizia (CIG) de L’Aja per la risoluzione del 
contenzioso, la Turchia rifiutò di firmare l’accordo di compromesso 
necessario in questo tipo di procedura. Dunque la Grecia si rivolse al 
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il 10 agosto 1976, sostenendo che: 
 
“following … repeated flagrant violations by Turkey of 
the sovereign right of Greece in the Continental Shelf of the 
Aegean, a dangerous situation has been created threatening 
international peace and security”
14
.  
Allo stesso modo, la Grecia adì la CIG affinché definisse i diritti di 
sfruttamento della piattaforma continentale dell’Egeo ed assumesse la 
delimitazione dell’Egeo tra Turchia e Grecia.
15
  
Nel 1976 Grecia e Turchia raggiunsero una sorta di modus vivendi 
concordando, con la Dichiarazione di Berna, l’adozione di un set di 
procedure bilaterali e l’astensione da ogni tipo di esplorazione nelle aree 
poste al di fuori delle rispettive acque territoriali, ma il congelamento 
provvisorio della disputa sull’Egeo durò solo per pochi anni, al termine dei 
quali i contendenti tornarono alle posizioni originarie. La Grecia accolse 
favorevolmente le disposizioni della Convenzione sul Diritto del Mare 
firmata nel 1982 e le conclusioni raggiunte dalla Terza Conferenza sul 
Diritto del Mare (UNCLOS III), nel corso della quale la Grecia “sided with 
the group supporting the equidistance-median line rule of the 1958 
Convention on the Continental Shelf”, poiché l’adozione di questo criterio 
le avrebbe assegnato una quota più estesa del sottosuolo dell’Egeo, ed 
ottenne un largo appoggio all’Articolo 121 (2) della Convenzione, che 
stabilisce che le isole “generate continental shelves and exclusive economic 
_________________________ 
14
 N. A. Deloukas, The controversy between Greece and Turkey in the Aegean Sea, “Issues 
and Studies”, Vol. 16, No. 1, January 1980, p. 74. 
15
 D. M. Sakellariou, Controversy in the Aegean : some legal possibilities, “Conflict Studies 
Journal at the University of new Brunswick”, op. cit., p. 4.