5 
La sala oscura equivale ad una "caduta nell'inconscio", con un 
conseguente distacco dal mondo esterno.  
Quando si illumina lo schermo, il film evoca il sogno, in quanto 
una serie di immagini compaiono e ricompaiono, accavallandosi, 
proprio come accade nei sogni. 
In questo senso il cinema è costitutivamente onirico, e, quindi, in 
teoria, non avrebbe neppure bisogno di mettere in scena dei 
sogni. 
Il cinema offre ad un gran numero di persone la possibilità di 
sognare insieme lo stesso sogno e mostra i fantasmi dell'irreale. 
Si potrebbe parlare, in questo senso, di onnipotenza del cinema. 
Tuttavia il sogno cinematografico risulta artificioso, perchè 
"marca" la natura "mentale" delle immagini che mostra. La 
messa in scena del sogno, infatti crea un certo imbarazzo, 
trattandosi di una rappresentazione mentale.
1
. Imbarazzo in 
quanto il sogno filmico induce lo spettatore ad attribuire al 
personaggio un "regime di credulità", che, presente nelle altre 
sequenze, nel sogno viene a cadere. Di fronte alla sequenza 
onirica c'è una scissione di credulità tra personaggio e spettatore, 
"un effetto di rottura involontaria prodotto (...) dalla 
rappresentazione del sogno".
2
 
La sequenza onirica "costringe" ad attribuire il sogno stesso ad 
un sognatore e il reale ("la coscienza del sogno") allo spettatore.
3
 
Il sogno è un'esperienza soggettiva (noi vediamo con i nostri 
occhi le visioni "mentali" del personaggio"), determinata da una 
                                                           
1
 Antonio Costa, Un sogno, molti sogni, in Cinema&Cinema, a.18, 1991, n.61, 
pp.5-13. 
2
 Jacqueline Risset, La fiction decifrante, in Immagine e fantasma di Francesco 
Salina, Roma, Kappa, 1979, p.189.  
3
 Gilles Deleuze (1985). Tr. it. Cinema II. L'immagine tempo. Milano, Ubulibri, 
1989, p.72. 
6 
dose di irrazionalità, fertile elemento narrativo che il cinema 
utilizza tuttora abbondantemente. 
Nella ricerca del materiale, infatti, si è constatato che i sogni 
presenti nella storia del cinema sono veramente numerosi e 
spaziano fra i più diversi generi e autori, sebbene sia stato 
rilevato, forse a torto, che le sequenze oniriche vere e proprie 
sono rare. Anche se un certo onirismo è stato utilizzato fin dalle 
origini, prevalentemente nei generi noir e musical. 
Il sogno nel film diventa un sogno alla seconda potenza, dal 
momento che il cinema è già di per sè sogno. 
Il sogno filmico è la rappresentazione (possibile) di un ipotetico 
sogno, attribuito ad un personaggio. Si tratta di un sogno finto, 
costruito "come se" fosse un sogno vero, discendente da una 
serie di assunti e postulati inerenti la natura, le caratteristiche e 
le funzioni del fenomeno-sogno. Ecco da cosa deriva, allora (e 
non dall'inconscio di qualcuno) il sogno filmico. Da questa idea 
di partenza se ne può ricostruire il senso e le ascendenze. 
Tenendo conto del fatto che la situazione dello spettatore è stata 
studiata da un punto di vista cognitivo, percettivo, dalla 
psicologia della gestalt e attraverso riscontri psicofisiologici, ci 
interessa, anzitutto, in questa sede esporre il punto di vista 
dinamico. 
Lo spettatore al cinema si trova di fronte ad uno spazio fittizio 
(non reale), ma che presenta tutti i caratteri della realtà: la sua 
percezione si sposta da una situazione concreta, (la sala, lo 
schermo bidimensionale) ad una fittizia, ma non meno reale, a 
livello psicologico, della prima (la storia del film). 
Il cinema è una "macchina dei sogni", anche nel senso che ha 
un'influenza sul pubblico maggiore di qualsiasi arte, in quanto 
trasporta lo spettatore in un'altra realtà, ideale, ma, al tempo 
stesso, reale. Lo spettatore cinematografico prova 
7 
un'"impressione di realtà", derivante dal fatto che le immagini in 
movimento sullo schermo "prendono corpo", si materializzano. 
Secondo Musatti, ad esempio, il cinema parla direttamente 
all'inconscio dello spettatore, in quanto esso (l'inconscio) ha la 
capacità di risuonare emotivamente di fronte alle immagini 
filmiche e questo per la particolare somiglianza che presentano 
con le fantasie inconsce.
4
 
Tale risonanza è forse uno dei principali fattori della diffusione 
del cinema, la forma d'arte che più si rivolge ad un pubblico di 
massa.
5
 
Molti resti diurni dei sogni sono brani filmici. Ciò viene favorito 
dal fatto che la situazione dello spettatore si può definire 
"oniroide": durante il film lo spettatore sperimenta già una 
situazione onirica, che nel sogno amplifica. 
Lo spettatore partecipa alla situazione cinematografica 
attraverso i meccanismi dell'identificazione e della proiezione. 
Riportando le parole di Musatti: "per effetto dell'identificazione, 
lo spettatore è di volta in volta tutti i singoli personaggi, mentre 
per effetto della proiezione i singoli personaggi sono sempre lo 
stesso spettatore".
6
 
Per quanto riguarda i vari punti di contatto fra cinema e sogno si 
rileva innanzitutto che l'uno e l'altro trasportano l'individuo in 
una situazione diversa da quella della vita reale. Per entrambi è 
necessaria una sospensione dell'attività vigile (la sala oscura, 
una certa immobilità dello spettatore, che presta attenzione alla 
visione, ricordano la condizione del sognatore). 
                                                           
4
 Cesare, L. Musatti, Libertà e servitù dello spirito, Torino, Boringhieri, 1971. 
5
 Rispetto al periodo in cui Musatti ha pubblicato la sua opera, la situazione è 
mutata, per effetto dell'enorme sviluppo della televisione, a danno, forse, del 
cinema. 
6
 Cesare, L. Musatti, op. cit., p.250. 
8 
Sia il sogno sia il cinema rappresentano delle forme di evasione 
dalla realtà. I film, come i sogni, consentono di soddisfare 
desideri latenti, a seguito di un allentamento della vigilanza sul 
mondo esterno. Anche i film, inoltre, come i sogni si 
dimenticano facilmente e restano dei sedimenti nella memoria, 
andando a costituire il nostro background culturale. 
Fra sogno e film vi sono, però, anche delle fondamentali 
differenze. Innanzittutto, dal punto di vista della posizione dello 
spettatore, si può osservare che questi è fondamentalmente 
passivo, al contrario del sognatore, che "costruisce" i propri 
sogni. Mentre il sogno è individuale, il sogno cinematografico è 
collettivo, perchè rivolto ad un pubblico. 
Altra rilevante differenza è data dalla consapevolezza del 
soggetto: chi sogna non è consapevole di stare sognando, finchè 
non si sveglia, lo spettatore sa sempre di trovarsi al cinema (è 
pur sempre un sognatore sveglio). 
L'immagine filmica è un immagine reale e non mentale, come 
quella del sogno. 
Da un punto di vista psicoanalitico, il sogno si rifà al processo 
primario, che risponde al principio di piacere; il cinema al 
principio di realtà, anche se permette di realizzare desideri 
inconsci, altrimenti irrealizzabili. Il film non è allucinatorio 
come il sogno (il sogno è la realizzazione allucinatoria di un 
desiderio), è semmai immaginario. 
Per quanto riguarda la metodologia, la prima parte della ricerca 
tratta una disamina della letteratura specifica sui rapporti fra 
cinema e sogno. 
Nella seconda parte si è svolta una trattazione analitica dei 
singoli film, non potendo prescindere dalle varie teorie, 
psicoanalitiche e non, sul sogno. 
9 
In realtà non si può parlare di una vera e propria teoria 
psicoanalitica sul sogno cui fare riferimento, ma di contributi 
sparsi di diversi autori sull'argomento. 
Sul fenomeno del sogno esiste una eterogeneità di 
interpretazioni, che riflette vari e difformi interessi, che vanno 
dalla tradizione popolare al sogno nella letteratura, al mito, alla 
fiaba. 
Allo stesso modo non esiste un genere specifico di "film 
onirico", ma una serie di film (e sono veramente tanti!) in cui il 
sogno è in qualche modo presente, al suo interno. 
La presente ricerca non è confermativa, non parte cioè da una 
ipotesi per poi arrivare a confermarla, ma è esplorativa. 
Si è tenuto conto solamente di quei film in cui ci sono sogni 
"contestualizzati", che presentano cioè al loro interno sequenze 
dichiaratamente ed esplicitamente oniriche, "marcate" attraverso 
segni di "interpunzione ciematografica" (quali sovraimpressioni, 
dissolvenze incrociate, voce fuori campo, immagini sfocate, 
etc.). 
Il mezzo più utilizzato e, forse il più "comodo", in quanto non 
confonde lo spettatore, spiazzandolo, è di contestualizzare il 
sogno attraverso la visione del personaggio che si addormenta 
(se la marcatura è a priori) o che si risveglia (se la marcatura è a 
posteriori). 
Tale scelta porta, inevitabilmente, ad escludere dalla trattazione 
tutti quei film che presentano tracce di onirismo (quegli elementi 
come l'allucinazione, i deliri, le visioni), in cui i sogni veri e 
propri non sono riconoscibili e in cui sogno e realtà sono fattori 
spesso inestricabili. 
Si è cercato di evitare di "psicoanalizzare" il sogno filmico 
(anche se la tentazione per un neofita è forte), attraverso una 
lettura dei vari punti di vista psicoanalitici. 
10 
Un'interpretazione del genere sarebbe scorretta, in quanto siamo 
in presenza di un prodotto filmico, quindi di finzione, un 
somnium fictum. È errato considerare il sogno come "vero", 
reale, appartenente a qualcuno e quindi interpretabile, come fa lo 
psicoanalista con i sogni del paziente. 
Si tratterebbe di un grosso errore metodologico, dovuto forse ad 
un approccio superficiale all'argomento, visto che vengono a 
mancare sia il sognatore reale (abbiamo solo un personaggio che 
fa un sogno, costruito e pensato da altri), sia il contesto entro cui 
collocare il sogno come evento psichico significativo. 
L'intento, invece, è di esaminare gli elementi delle diverse 
sequenze oniriche presenti nei film, rintracciandovi gli echi di 
un'enciclopedia popolare, comprendente divulgazioni, 
semplificazioni di dottrine scientifiche, pregiudizi popolari, resti 
di teorie dell'antichità, ma anche, dove ciò risulta possibile, 
riferimenti alle specifiche teorie oniriche. 
11 
A. PARTE PRIMA 
 
Capitolo I 
 
I. 1. Note metodologiche e obiettivi della ricerca 
 
Nella prima parte della ricerca, suddivisa in tre capitoli, sono 
stati analizzati i vari aspetti del fenomeno-sogno, tenendo conto 
sia del materiale bibliografico, sia delle personali conoscenze 
sull'argomento. 
L'intento era cercare di delimitare un campo così vasto, ma 
anche, in fondo, poco approfondito, come quello del sogno 
filmico. 
La scelta dei paragrafi riflette l'intenzione di cercare di trattare 
l'argomento nel modo più esauriente possibile (la fantasia 
onnipotente del neofita è infatti proprio quella di voler scrivere 
tutto, o almeno il più possibile, sull'argomento scelto). 
La seconda parte tratta una disamina dei singoli film, orientata in 
particolar modo all'analisi dei sogni in essi contenuti. 
Una filmografia sul sogno nel cinema risulta, inevitabilmente, 
parziale (non basterebbe una vita intera per considerare l'intera 
produzione cinematografica sull'argomento), arbitraria (per le 
scelte soggettive operate). La difficoltà consiste soprattutto nel 
fatto che non esiste in letteratura una filmografia esaustiva sul 
sogno filmico, quanto piuttosto materiale bibliografico che tratta 
di film genericamente onirici. 
La scelta del materiale è casuale, ma può essere un campione 
rappresentativo di sogni filmici. Tale scelta tiene conto del 
bagaglio personale, dello scambio di informazioni, delle letture 
12 
specifiche a riguardo, della visione di un considerevole numero 
di film. La selezione finale è frutto di un percorso in fieri: alla 
filmografia finale si è giunti mano a mano che la trattazione 
procedeva. 
Il materiale di ricerca comprende ventisei film (undici 
appartengono al cinema muto e quindici a quello sonoro), che 
vanno dal 1906 al 1990. Ciò risponde alla necessità di voler 
offrire una panoramica del fenomeno il più possibile estesa, 
comprendendo quasi l'intera storia del cinema. 
Il taglio che è stato dato è di tipo psicologico, anche se ci si è 
"lasciati andare" a considerazioni sul linguaggio 
cinematografico, in quanto gran parte del materiale bibliografico 
utilizzato proviene da critici, scrittori e teorici del cinema, di cui 
si è tenuto conto, per quanto è stato possibile, delle osservazioni 
che riflettessero un punto di vista prettamente psicologico. 
Alcune schede di film sono state trattate in modo più 
approfondito perchè il materiale relativo è più ricco e denso di 
implicazioni (Il posto delle fragole) e non si presta facilmente ad 
una trattazione breve. Ciò è dipeso anche dal particolare 
coinvolgimento emotivo emerso nell'analizzare film a noi 
particolarmente cari (in questi casi l'inconscio di chi scrive è 
risuonato maggiormente). 
L'autore dalla cui produzione abbiamo maggiormente attinto 
(cinque film) è Charlie Chaplin, due sono i film di Ingmar 
Bergman, due di Neil Jordan, due di René Clair, tre di Luis 
Buñuel; ciò riflette una maggiore conoscenza di tali registi. 
Ogni scheda di film è stata trattata utilizzando una traccia di 
riferimento, per creare una certa omogeneità nella trattazione. 
13 
Tale traccia prevede: 
a) La specificazione della contestualizzazione del sogno, 
cercando di collocare temporalmente nell'arco della narrazione 
filmica il sogno, specificando la situazione del sognatore prima e 
dopo il sogno stesso (quando viene presentata).  
b) Il tipo di marcatura che distingue il sogno dal resto del film e 
permette allo spettatore di riconoscerlo. 
c) La funzione del sogno, all'interno del film, specificando cosa 
vuole dire il regista, o chi per lui, inserendo in quel film una 
sequenza onirica.  
d) La funzione del sogno rispetto alla situazione del 
personaggio. 
e) La classificazione delle fonti del sogno in: fonti psichiche, 
corporee o dettate da stimoli esterni.  
f) Le caratteristiche del risveglio, spiegando in che stato d'animo 
è il personaggio al risveglio (dove è evidenziato).  
g) E, dove ciò è possibile, cercare di rintracciare gli assunti 
impliciti del film. 
Fra le conclusioni, verrà presentato un elenco di tutti i film, 
sottolineando le caratteristiche più rilevanti di ciascuno di essi, 
cercando di porre in evidenza ciò che il sogno rappresenta per il 
film, con l'intenzione di rendere il discorso il più chiaro 
possibile. Dopo di che saranno esposte le conclusioni vere e 
proprie. 
Considerando il fatto che il film, attraverso la messa in scena del 
sogno, fornisce già di per sè indicazioni rilevanti sul fenomeno 
onirico, l'analisi della funzione del sogno nei casi esaminati 
consentirà di ampliare il discorso ricavando l'idea, il modello di 
sogno che il film adotta. 
Per quanto riguarda il nostro obiettivo si cercherà allora di 
rintracciare nei singoli sogni filmici echi, reminiscenze, 
14 
sedimenti delle varie teorie, psicoanalitiche e non, sul 
fenomeno-sogno. 
Il riferimento quindi, più o meno esplicito ed intenzionale, alle 
varie teorie oniriche e ai vari modelli di sogno che emergono, 
determinerà la realtà del sogno filmico. 
L'intento sarà dunque quello di individuare un modello 
ricorrente di sogno emergente nei film analizzati, in accordo o in 
antitesi con specifici modelli popolari o scientifici o, in caso 
contrario, rilevarne la frammentazione. 
 
 
  
15 
I. 2. Rappresentazione del sogno nel cinema 
 
"Il sogno esibito come so- 
gno, non è un sogno, il 
sogno esibito come fin- 
zione tiene segrete le pul- 
sioni, i trasalimenti, l'in- 
conscio, muovendosi den- 
tro un universo percet- 
tivo, apparentemen- 
te negandosi". 
Edoardo Bruno
7
 
 
 
Partendo dalle parole di Carcassone, secondo cui, se è vero che 
un film è un sogno, il sogno al cinema diventa un sogno del 
sogno,
8
 si rende necessario in tale sede analizzare brevemente 
come nella storia del cinema, dalle origini fino ai tempi recenti, 
è stato messo in scena lo strumento-sogno. 
Innanzitutto è utile definire che cos'è il sogno filmico: in prima 
istanza lo si può definire una rappresentazione ipotetica di un 
possibile episodio onirico attribuito ad un personaggio 
all'interno di una storia, con funzioni prevalentemente narrative.
9
 
Volendo considerarlo secondo un'ottica psicodinamica, si 
potrebbe affermare che la messa in scena di un sogno è "una 
sequenza in cui la narrazione si sospende per introdurre una 
nuova linea, divergente o parallela, spesso caratterizzata da una 
                                                           
7
 Citazione in Tutti i film di Hitchcock di Riccardo Rosetti, Venezia, Marsilio, 1986, 
p.8. 
8
 Philippe Carcassone, Le rêve de la tour, in Cinématographe, 1978, n.34, pp.3-7. 
9
 Gianfranco Verrua, Il sogno nel cinema. Manoscritto non pubblicato. 
16 
mancanza di narratività, in cui le immagini si susseguono, 
apparentemente gratuite, dettate da quello che viene presentato, 
in quanto soggetto narrante, come l'inconscio del protagonista". 
Secondo questa linea la scena onirica diventa allora la scena 
dell'inconscio del personaggio, "luogo di conflitti anarrativi", 
ma, che per essere rappresentata, deve essere messa in scena 
"attraverso un'operazione almeno in parte cosciente".
10
 
Nel film il sogno viene attribuito al personaggio, ma esso esiste 
solo in funzione di una storia e di un progetto narrativo, 
necessariamente agito da altri, all'esterno della finzione. 
Il sogno rappresentato può riflettere, allora, il punto di vista 
generale sui sogni, che appartiene ad un'impersonale istanza 
produttiva (più che ad un singolo autore) e da essa viene 
espresso. 
Tale istanza, che rappresenta le regole che governano l'industria 
del cinema, "scrive" il sogno cha appare nel film. 
Se ci poniamo la domanda di chi è il sogno, possiamo affermare 
che il sogno cinematografico è una sorta di sogno a tre: 
"appartiene" al personaggio, all'istanza produttiva, allo 
spettatore. Al personaggio perchè ad esso viene attribuito; 
all'istanza produttiva perchè lo "costruisce"; allo spettatore 
perchè, tramite i processi di identificazione e di proiezione (cfr. 
pp.25-26), lo vive e lo rielabora in funzione dei propri vissuti 
emotivi, "riscrivendolo".  
Ma, visto che il personaggio è semplicemente una funzione della 
storia, è soltanto attraverso l'intreccio della vicenda di finzione 
che il sogno del personaggio acquista un suo senso. 
Qualunque sia lo scopo manifesto dell'istanza produttiva e il suo 
livello culturale, si può affermare che la rappresentazione del 
                                                           
10
 Giorgio Cremonini, La scena e il montaggio cinematografico. Bologna, Il 
Mulino, 1985, pp.64-66. 
17 
sogno si rifà, più o meno indirettamente, ad una o più teorie 
oniriche, che possono appartenere al passato o a culture diverse. 
Chi scrive, chi progetta il sogno fa riferimento al suo bagaglio di 
conoscenze personale, che è il risultato di una "enciclopedia di 
massa" sul sogno che è l'espressione di tutte le credenze e le 
conoscenze condivise da una cultura.
11
 
Si può affermare, allora, che il sogno è teorico, perchè discende 
in qualche modo da una specifica teoria sul sogno o da una 
congerie di teorie diverse. 
Il sogno filmico possiede, da una lato le caratteristiche del sogno 
raccontato (è un racconto che il personaggio fa allo spettatore, 
razionalizzandolo e necessariamente riducendolo), dall'altro le 
caratteristiche dell'evento interiore, soggettivo (in virtù 
dell'"impressione di realtà" che ne deriva).  
Esso non è un vero sogno, in quanto è dell'istanza produttiva e 
non è neanche un sogno vero, perchè è un'invenzione, 
un'imitazione di un sogno plausibile, costruito in funzione del 
personaggio, della storia.
12
 
Il sogno è stato al centro della ricerca cinematografica europea 
dagli anni Venti fino all'avvento del sonoro, a partire 
dall'espressionismo tedesco fino ad autori come Ejzenštejn e 
Buñuel. 
Attraverso il movimento surrealista il sogno è diventato una 
delle fonti di ispirazione dell'avanguardia francese. Ma ha avuto 
scarsa rilevanza nella produzione di quegli anni.
13
 
                                                           
11
 Marco Hagge, Il sogno e la scrittura, Firenze, Sansoni, 1986. 
12
 Gianfranco Verrrua, op.cit. 
13
 Ciò forse deriva dal fatto che il campo d'indagine del Surrealismo non è il sogno 
in quanto tale, ma piuttosto una commistione fra sogno e realtà, spesso inestricabile.