1 INTRODUZIONE 
 
Quando Dante incontra Ulisse nel Canto XXVI dell'Inferno non vede una persona ma una fiamma,  
“Lo maggiore corno della fiamma antica  
Cominciò a crollarsi mormorando 
Pur come quella che vento affatica  
Indi la cima qua e là menando  
Come fosse la lingua che parlasse 
Gittò voce di fuori e disse quando”. 
La fiamma parla qui come fosse una persona fatta di fuoco narrando il suo racconto di esplorazioni, 
lontano da casa, lontano da Penelope e dal vecchio padre, via da Circe, dai piaceri 
materiali“nell'alto mare aperto” per inseguire la conoscenza del pianeta, sino ed oltre le colonne 
d'Ercole, perché, come suggerisce  ai suoi marinai,  
“considerate la vostra semenza  
fatti non foste a viver come bruti  
ma per seguir virtute e conoscenza”. 
Perché Ulisse sceglie di abbandonare ogni cosa, la famiglia, gli affetti e i privilegi della casa e i 
piaceri del mondo, per cercare di andare“diretro al sol, del mondo senza gente”?  
E soprattutto perché nonostante i rischi e le pene non interrompe il suo viaggio, ma lo continua sino 
all'estremo rischio finale, per anni ed anni instancabilmente? 
“Io e i compagni eravam vecchi e tardi 
quando venimmo a quella foce stretta  
Ov'Ercole segnò li suoi riguardi 
Acciocché l'uom più oltre non si metta”.
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Il demone che lo spinge, tradotto in termini economici, è un’utilità marginale crescente, in luogo di 
quella decrescente che governa i bisogni materiali. Più si conosce, più si ampliano gli orizzonti e 
aumenta il desiderio di conoscere, di esplorare. La fiamma del conoscere aumenta, con l'aumentare 
della conoscenza, dove non vi è sazietà, ma la perpetua insoddisfazione.
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Più si conosce, si ampliano gli orizzonti più aumenta il nostro desiderio di conoscere, di esplorare. 
E’ cosi che il 28/09/18,con valigie alla mano in direzione Rijeka(Croazia)iniziò il percorso che 
avrebbe cambiato per sempre la mia vita. 
                                                 
1 Dante Alighieri, Divina Commedia, canto XXVI dell'Inferno. 
 
2https://www.store.rubbettinoeditore.it/manuale-di-economia-e-politica-dei-beni-culturali.html
Nuove conoscenze, orizzonti più ampi e tanta voglia di esplorare sono stati i punti cardini hanno 
accompagnato la mia esperienza Erasmus. 
Forse è proprio questa la fortuna di avere vent’anni, aver voglia di mettersi in gioco con la vita per 
donarsi le ali utili a continuare a vedere il mondo con occhi nuovi e con una prospettiva diversa che 
non sia schiava dell’abitudine. 
Durante i mesi trascorsi in Croazia frequentando l’università di turismo presso la riviera di Opatija, 
vengo a conoscenza di questo fulcro turistico situato a venti minuti più al nord della città di Rijeka 
dove alloggiavo. 
Con la riviera di Opatija è stata sintonia sin da subito, dalla prima volta in cui c’ho messo piede 
l’impressione è stata esclusivamente una : quella di essere a casa. 
Impatto dovuto probabilmente a quella che è la stretta connessione con la nostra di Costiera,quella 
Amalfitana. 
Ed è da qui che nasce l’idea della mia tesi di laurea: l’analisi economica delle due costiere con lo 
scopo di ricavarne una comparazione che sia frutto di uno studio economico e sociale, che possa 
migliorare la competitività e lo sviluppo di entrambi i siti attraverso l’ispirazione data dai punti di 
forza e debolezza espressi a vicenda in modo da giungere per entrambe le destinazioni a un 
ideologia d’offerta quanto più ottimizzata possibile.
2 RIFERIMENTI TEORICI 
2.1 ECONOMIA DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI 
Per iniziare al meglio questo percorso è giusto partire dal concetto chiave di bene 
culturale,spiegando al meglio in cosa esso consiste e il suo ruolo all’interno dell’economia 
moderna. 
All’interno della nostra costituzione abbiamo una chiara definizione dei beni culturali che dopo aver 
subito diverse modifiche nel corso degli anni è giunta a una  fase definitiva rientrando nel 
dispositivo dell’ art.10 del codice dei beni culturali e del paesaggio.                      
«Le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri enti pubblici territoriali, 
nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi 
compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, 
archeologico o etnoantropologico».
  
 
Con tale termine si definiscono i beni che compongono il patrimonio culturale nazionale, nei suoi 
svariati aspetti che li suddividono in beni di vario tipo
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:
 
Beni culturali- Tra i beni culturali rientrano cose che riguardano la paleontologia, la preistoria e le 
primitive civiltà, cose di interesse numismatico, manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli
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, libri, 
stampe e incisioni rare, carte geografiche, spartiti musicali e fotografie rare o di pregio artistico, 
ville, parchi e giardini con interesse storico o artistico.  
Sono presenti fra i beni culturali le cose immobili che, a causa del loro riferimento con la storia 
politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, rivestono un interesse 
particolarmente importante; collezioni o serie di oggetti che, per tradizione, fama e particolari 
caratteristiche ambientali, rivestono come complesso un eccezionale interesse storico o artistico; 
beni archivistici e librari; altri beni specificamente definiti, come quelli cinematografici, 
audiovisivi, e altri che abbiano valore di testimonianza di civiltà.  
Beni archeologici - All’interno questa categoria rientrano le aree, i musei e gli scavi, caratterizzati 
da testimonianze, manufatti e segni delle trasformazioni apportate dall’uomo, provenienti 
dall’abbandono di remoti stanziamenti.  
Beni architettonici e ambientali- La categoria comprende i beni immobili e parti dell’ambiente 
costruito, complessi immobili; aree con caratteri di singolarità e valore paesaggistico, geologico, 
                                                 
3http://www.treccani.it/enciclopedia/beni-culturali-e-ambientali/ 
4Incunabolo:nome dato ai primi prodotti della tipografia, dalle origini al 1500.
naturalistico, ambientale, come parchi e riserve, panorami e punti di vista panoramici, territori 
costieri, circostanti ai laghi, fiumi e corsi d’acqua, cime montuose, vulcani, ghiacciai, boschi e 
foreste. 
Beni artistici e storici-  Si tratta di beni che costituiscono il patrimonio artistico mobile 
(decorazioni; sculture; dipinti, disegni, stampe e grafica in genere; arredi, corredi e oggetti sacri e 
profani ecc.). Di particolare rilevanza in questo settore sono gli interventi di tutela, volti al recupero 
di opere trafugate o altrimenti alienate, anche in frangenti bellici.  
Beni scientifici- Si tratta di beni pertinenti alla natura (flora, fauna, minerali) e creati dall’uomo per 
dimostrazioni scientifiche che, spesso raccolti in collezioni e musei, hanno assolto funzione 
didattica e dimostrativa e conservano valore intrinseco,assoluto e storico.  
Beni archivistici e librari- Raccolte di biblioteche, archivi, singoli documenti pubblici e quelli 
privati se di notevole interesse storico. 
Beni etno-antropologici- Beni di pertinenza delle arti e tradizioni popolari e della cultura materiale, 
in stretta connessione con il contesto di provenienza”. 
Ma un ulteriore specificazione dei beni l’abbiamo suddividendo i beni di origine materiale o 
immateriale. 
La Convenzione dell’Aja
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 (1954) identifica i seguenti beni culturali materiali:  
i beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli, come i 
monumenti architettonici, di arte o di storia, religiosi o laici; i siti archeologici; i complessi di 
costruzioni che, nel loro insieme, offrono un interesse storico o artistico; le opere d’arte; i 
manoscritti, libri e altri oggetti d'interesse artistico, storico o archeologico; nonché le collezioni 
scientifiche e le collezioni importanti di libri o di archivi o di riproduzioni dei beni sopra definiti; 
gli edifici la cui destinazione principale ed effettiva è di conservare o di esporre i beni culturali 
mobili definiti al comma precedente, quali i musei, le grandi biblioteche, i depositi di archivi, come 
pure i rifugi destinati a ricoverare, in caso di conflitto armato, i beni culturali mobili definiti al 
comma precedente;i centri comprendenti un numero considerevole di beni culturali, definiti ai 
commi precedenti, detti centri monumentali. 
Mentre la convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale(2013)dà la 
seguente definizione dei beni culturali immateriali: 
le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le abilità – così come gli strumenti, gli 
oggetti, gli artefatti e gli spazi culturali ad essi associati – che comunità, gruppi e, in certi casi, 
individui riconoscono come parte del loro patrimonio culturale.  
                                                 
5 La Convenzione dell’Aja del 1954:convenzione per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato è un 
trattato internazionale finalizzato a tutelare i beni artistici di un paese in caso di conflitto armato.
Questo patrimonio culturale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente rigenerato 
da comunità e gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e la loro storia, 
e procura loro un senso di identità e continuità, promuovendo così rispetto per la diversità culturale 
e la creatività umana. 
Il patrimonio culturale immateriale come sopra definito si manifesta, fra l'altro, nei seguenti campi: 
tradizioni ed espressioni orali, inclusa la lingua quale veicolo del Patrimonio Culturale 
immateriale;le arti rappresentative;le pratiche sociali, i rituali e gli eventi festivi;conoscenze e 
pratiche riguardanti la natura e l'universo;le abilità artistiche tradizionali. 
I beni culturali vengono anche classificati secondo i criteri di
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: 
- Merit good 
- Credence good/trust good 
- Experience good 
Dove per “experiencegoods” e “credencegood”,si intende la soddisfazione del singolo che sceglie 
di visitare una meta piuttosto che un'altra grazie ad un insieme di esperienze positive accumulate . 
E’ facile pensare che il consumo di alcuni beni culturali si apprenda consumandoli, fino a che non si 
crei addirittura una condizione di “dipendenza” simile a quella che a avviene con le droghe. 
Possiamo definire il bene culturale anche come un bene relazionale siccome la sua fruizione 
prevede una partecipazione collettiva. 
Una volta identificato il concetto di bene culturale in tutte le sue suddivisioni e aver provato a 
eliminare quella che può essere la confusione che va ad affiancarsi ad un termine ad un primo 
approccio troppo generico,è bene capire come esso giunge a essere considerato un elemento 
economico dotato di requisiti di utilità
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 e scarsità
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. 
I beni culturali sono utili in quanto capaci di soddisfare il bisogno per il singolo e per la collettività, 
costituendo un oggetto di servizio, in funzione al suo valore d’uso. 
I beni culturali sono scarsi in quanto unici ed irriproducibili, insostituibili, deperibili e dunque 
costituiscono una risorsa che a sua volta genera servizi. 
                                                 
6D’AURIA A. , Il valore dei beni culturali: paradigmi per un approccio non strumentale ad uno sviluppo heritage 
based, in Vito G. (a cura di), “Il patrimonio riscoperto, l’eredità culturale da valorizzare”, Enzo Albano edizioni, 
Napoli, 2017. 
 
7L’utilità:è uno dei concetti fondamentali alla base degli studi di economia, intesa come "soddisfazione" derivante dal 
consumo di un bene per soddisfare un bisogno. 
 
8 Scarsità: è una delle condizioni di esistenza dell’economia. La scarsità è l'insufficienza quantitativa di un bene in 
confronto al fabbisogno. La mancanza di beni sufficienti a soddisfare la domanda fa acquisire al bene il suo 
valore(prezzo).