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Introduzione  
 
Quello che verrà presentato qui di seguito è un elaborato sulla 
validazione italiana della quarta edizione della Wechsler Intelligence 
Scale for Children (WISC-IV, Wechsler 2003). Effettuare la taratura di 
un test risulta essere di notevole importanza in quanto permette la 
determinazione di norme statistiche, senza le quali non sarebbe possibile 
interpretare i punteggi ed attribuirgli i giusti valori. “Tarare” un test 
significa somministrarlo ad un campione di soggetti statisticamente 
rappresentativo del tipo di popolazione a cui è destinato il test stesso. Il 
campione rappresentativo determinerà le norme che forniranno il 
rendimento medio per la popolazione.  
Il processo di taratura della WISC-IV è iniziato da pochi anni e il motivo 
di tale validazione è da ricondurre alla necessità di aggiornare le norme 
del test e di rafforzarne la sua struttura fattoriale con l‟aumento dei 
punteggi compositi per arrivare a valutare il funzionamento cognitivo in 
quattro capacità distinte. Queste capacità sono: indice di memoria di 
lavoro, indice di ragionamento visuo-percettivo, indice di comprensione 
verbale e indice della velocità di elaborazione. Inoltre tale taratura viene 
effettuata anche per migliorare il contenuto dei subtest e per introdurre 
nuoci subtest. 
Le scale Wechsler nel panorama testo logico sono attualmente 
considerate come lo strumento più utilizzato per la valutazione 
dell‟intelligenza. 
Gli studi sull‟intelligenza sono cominciati già con Aristotele nel IV 
secolo a.C. e da allora numerosi altri autori li hanno portati avanti, fino 
ad arrivare alle teorie odierne più accurate e dettagliate. 
Il lavoro che verrà qui presentato ha lo scopo di trattare proprio il tema 
dell‟intelligenza e la sua misurazione. 
Nel primo capitolo viene analizzato il concetto di intelligenza, verranno 
descritte le fasi storiche e le numeroso teorie che si sono formulate fino a 
oggi. Una parte è stata dedicata alla misurazione dell‟intelligenza per 
arrivare a citare i principali test relativi le abilità intellettive.
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Nel secondo capitolo vengono analizzate le scale Wechsler (1939), che 
derivano dalla concezione di Wechsler secondo cui: “l‟intelligenza è la 
capacità globale o complessa dell‟individuo di agire per uno scopo 
determinato, di pensare in maniera razionale e di avere rapporti utili con 
il proprio ambiente”. Le scale Wechsler vengono considerate lo 
strumento più utilizzato in ambito clinico per misurare le abilità 
intellettive. Verrà descritto l‟excursus storico di tali scale fino ad arrivare 
a  descrivere quelle maggiormente  in uso oggi: Wechsler Preschool and 
Primary Scale of intelligence  (WPPSI) riferita a bambini dai 3 ai 6 anni;  
Wechsler Intelligence Scale for Children Fourth edition (WISC IV) che 
si rivolge a bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni; Wechsler Adult 
Intelligence Scale Rivisited (WAIS-R) che si rivolge a soggetti adulti dai 
16 ai 64 anni e dai 65 agli 84 anni. Di queste scale ne verrà spiegato il 
contenuto le caratteristiche psicometriche e gli ambiti di applicazione. 
Il terzo capitolo è interamente dedicato alla Wechsler Intelligence Scale 
for Children Fourth Edition (WISC-IV) che è l‟ultima edizione delle 
scale Wechsler ed è lo strumento utilizzato nella ricerca che seguirà. È un 
test composto da due scale una Verbale, costituita da subtest che 
indagano le conoscenze del bambino dai 6 ai 16 anni, e una di 
Performance   costituita da subtest di tipo manipolativo – spaziale e fa 
riferimento alle attitudini del bambino. Verranno riportati i cambiamenti 
che tale strumento ha subito rispetto alla terza edizione, che riguardano 
principalmente la composizione della Scala con l‟aggiunte di cinque 
nuovi subtest, il cambiamento di alcuni item e il rinforza che ha avuto la 
struttura fattoriale che va ad indagare aree specifiche del funzionamento 
cognitivo.  
L‟ultimo capitolo è interamente dedicato alla ricerca effettuata tramite la 
somministrazione della WISC-IV a un campione di 195 soggetti tra i 6 e i 
10 anni. La ricerca è stata effettuata in una scuola elementare di Roma la  
“Mahatma Ghandi”. La WISC-IV è stata somministrata interamente a un 
totale di 98 femmine tra i 6 e i 10 anni e 97 maschi delle medesime età. 
Gli obiettivi proposti di tale ricerca sono stati: 
1- Verifica dell‟ipotesi evolutiva ovvero se all‟aumentare dell‟età dei 
bambini si ottengono  punteggi più alti alle prove somministrate.
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2- Verifica dell‟ipotesi di genere ovvero se vi sono delle differenze nelle 
prestazioni da parte del bambino in base al sesso.  
3- Verifica dell‟ipotesi socio culturale: il livello socio culturale è stato 
analizzato tramite il livello di istruzione dei genitori e il tipo di 
professione, l‟ipotesi è quella che ad un elevato status di istruzione e 
di professione dei genitori corrisponda un alto livello di efficienza 
mentale del bambino. 
4- Verificare l‟attendibilità della Wechsler Intelligence Scale for 
Children Fourth edition come strumento metrico attraverso due modi, 
il metodo split-half e il metodo test retest. 
5- Verificare la validità interna della Scale ovvero per ogni singolo item 
di performance della WISC-IV verificarne la difficoltà.
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1- L’intelligenza 
 
1.1 Che cosa intendiamo per “intelligenza”? 
 
Secondo l‟Enciclopedia Garzanti (1990) l‟intelligenza in un‟accezione 
ampia, è “un processo mentale che consente all‟uomo o all‟animale 
dotato di struttura celebrale evoluta, la soluzione di problemi nuovi che 
implicano una ristrutturazione del rapporto adattivo con l‟ambiente;” 
dunque l‟intelligenza implica, simbolizzazione e capacità di produrre 
comportamenti alternativi e di differimento della risposta. Secondo 
un‟accezione più specifica con il termine intelligenza si fa riferimento ad 
un processo o all‟insieme di processi mentali molto complessi e 
specificamente umani quali, il ragionamento logico, la capacità di 
perseguire uno scopo anche a lunghissimo termine (sapendo scegliere i 
mezzi adeguati), la capacità di formulare valutazioni o giudizi di valore e 
la capacità di autocorrezione e autocritica. Molte scuole di psicologia 
considerano l'intelligenza come distinta da tratti della personalità come il 
carattere, la creatività o la saggezza. 
Fino alla fine del  XIX secolo, la parola “intelligenza”  è stata 
comunemente usata dalle persone per descrivere le proprie o altrui 
capacità mentali, in modo assolutamente estensivo e legato anche a 
caratteristiche fisiche e biologiche. Nel mondo occidentale venivano 
definiti intelligenti gli individui svelti o che sapevano parlare bene o che 
erano perspicaci in campo scientifico o semplicemente saggi. 
L‟intelligenza umana, non si caratterizza come un fattore coerente e 
delineato, piuttosto essa si manifesta ed esprime attraverso un insieme 
numeroso di abilità, comportamenti, pensieri ed emozioni. Nella storia ci 
sono stati molti tentativi di definire il concetto di intelligenza in modo 
univoco, standard; tuttavia essi non hanno avuto successo. Il motivo del 
loro insuccesso risiede principalmente nel fatto che l‟intelligenza non è 
qualcosa che si possiede o non si possiede, bensì un mosaico di elementi 
che trovano espressione in tutti i nostri comportamenti e pensieri. 
In psicologia, il termine è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da 
utilizzare in situazioni nuove, adeguando o modificando, se necessario, le
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strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi 
perseguiti e ai risultati ottenuti.  
Si differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto in 
quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni concrete in 
modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli stimoli esterni. 
L'intelligenza viene quindi descritta non come una particolare abilità, ma 
come una capacità generale dell'individuo di cogliere ed affrontare il 
mondo; una capacità globale che consente all'individuo di comprendere 
la realtà e di interagire con essa. L'intelligenza è, quindi, un'entità globale 
e multi sfaccettata non singolarmente definibile. Infatti, una delle prime 
problematiche incontrate nello studio del concetto è stata proprio quella 
di formulare una definizione consensuale dell‟oggetto di studio. 
Nella parola “intelligenza” è possibile includere tre tipi generali di 
capacità: la capacità di risolvere problemi ,  cioè di ragionare 
logicamente, di intuire  collegamenti tra idee diverse, di capire i vari  
aspetti di un problema e di avere un  atteggiamento mentale flessibile; la 
capacità verbale , che implica abilità come quella di  parlare in modo 
chiaro e ordinato e di  possedere un ampio vocabolario; l‟intelligenza 
pratica , che è costituita da abilità  come quella di comprendere 
l‟essenziale  delle situazioni, sapere come raggiungere  degli scopi e 
come far fronte a compiti nuovi. 
 
1.2 L‟evoluzione del concetto di intelligenza: le principali teorie di 
riferimento. 
 
1.2.1 I primi contributi teorici di Galton e Binet 
 
Fino alla fine del  XIX secolo, la parola “intelligenza”  è stata 
comunemente usata dalle persone per descrivere le proprie o altrui 
capacità mentali, in modo assolutamente estensivo e legato anche a 
caratteristiche fisiche e biologiche. Fece il primo tentativo di misurazione 
delle capacità intellettive nel 1869 Francis Galton, egli fu il precursore 
dell‟applicazione delle scale di valutazione e dei questionari, ma anche 
dell‟elaborazione dei metodi statistici per l‟analisi delle differenze 
individuali e per la verifica delle ipotesi (es. distribuzione normale;