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PREMESSA 
 
 
 
L’uomo è forte fu edito a Milano nel maggio del 1938 da Valentino 
Bompiani. Il titolo originale del romanzo, Paura sul mondo, si conserva 
ancora in alcune traduzioni in altre lingue. Fu infatti la stessa censura del 
regime a guardare con sospetto questo titolo, sollecitandone la modifica, 
o l t re a i n t er v e n i re al l ’ i n t er n o de l te s t o .  
L ’ o p era, v i n c i t ri c e d el « Prem i o d e l l ’ A c cad em i a d ’ It al i a» d el 1 9 4 0 , f u oggetto di molte polemiche. Da destra e da sinistra si rimproverò a lungo 
al l o s cri t t o re d i a l l u d ere a u n ’ eq u i v al e n za t ra d i t t a t u r a fas c i s t a e d i t t a t u r a s o v i et i ca. A p a rt i re d al l a V II ed i zi o n e ( 1 9 4 6 ), A l v ar o s o s t i t u ì l ’ A v v er t e n z a p rem es s a a l l ’ ed i z i o n e d e l 1 9 3 8 co n u n a n u o v a, d o v e v o l l e p rec i s are i l ru o l o della censura nella scelta di ambientazione del romanzo in Russia.  
Il p res en t e l av o r o m i ra ad u n co n fr o n t o e ad u n a ri f l e s s i o n e s u l l ’ i t i n e rar i o redazionale del romanzo, sulla scorta del materiale a noi pervenuto.
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I 
 
UN PROFILO BIOGRAFICO 
 
 
 
Corrado Alvaro nacque il 15 aprile 1895 a San Luca, un paesino sperduto 
s u l l ’ A s p ro m o n t e, i n p ro v i n ci a d i R eg g i o Cal a b r i a, d a A n t o n i a G i an p a o l o , figlia di piccoli proprietari terrieri e da Antonio, maestro elementare; dal 
padre stesso e da un vecchio maestro del luogo ricevette la prima 
istruzione. Studiò presso il collegio dei Gesuiti  di Mondragone, conseguì 
la licenza liceale nel 1913 a Catanzaro. Intanto si avvicinava la prima 
g u erra m o n d i al e: n e l 1 9 1 5 e n t r ò c o m e al l i e v o u ff i c i al e n e l l ’ A ccad em i a 
militare di Modena e nel novembre dello stesso anno ottenne il grado di 
sottotenente di fanteria. Inviato direttamente al fronte, rimase gravemente 
ferito ad ambedue le braccia combattendo sul Monte Sei Busi; fu costretto 
co s ì a l u n g h i e d o l o ro s i m es i d i d e g e n za p r es s o l ’ o spedale di Ferrara: il suo 
braccio destro però non guarì mai completamente.  
N el l ’ an n o s u cc es s i v o i n i z i ò l a s u a at t i v i t à g i o r n a l i s t i ca n e l l a re d az i o n e d e l «Resto del Carlino» diretto da Mario Missiroli. Si era già sposato con la 
bolognese Laura Babini, quando, nel 1919, potè conseguire la laurea in 
L et t er e n e l l ’ U n i v ers i t à d i M i l an o e q u a s i co n t em p o ra n eam en t e , p res e n t a t o da G. A. Borghese, che era stato suo maestro di letteratura tedesca, fu 
assunto dal «Corriere della Sera». Risentito però per le troppe umili 
m an s i o n i c h e g l i era n o s t at e affi d a t e, c o n u n a t t o d ’ o rg o g l i o e d i c o ra g g i o ben presto abbandonò il quotidiano milanese, che era diretto allora da Luigi 
Albertini.
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Nel 1921 passò a «Il Mondo», diventandone corrispondente da Parigi; 
tornato in Italia nel 1922, intensificò i suoi rapporti con il direttore 
Giovanni Amendola. Nel frattempo, «Il Mondo» era diventato il più 
rap p re s e n t a t i v o p o r t av o c e d el l ’ an t i fa s c i s m o ed A l v a ro v i s c ri s s e volontariamente articoli che lo compromisero in modo grave di fronte al 
regime. Quando, nel 1926, il giornale di Amendola venne soppresso, 
Alvaro fu invitato a recarsi a Parigi; decise tuttavia di rimanere, 
aggravando la sua posizione, poiché il regime infieriva con particolare 
durezza contro i pochi intellettuali che non avev a n o p re s o l a v i a d el l ’ es i l i o .  
Nel 1925 diventò critico drammatico del Risorgimento, entrò a far parte 
della redazione della rivista di Bontempelli «900» e cominciò la 
collaborazione con la  «Fiera letteraria» di Umberto Fracchia, 
intensificando inoltre, stretto anche da motivi economici, la sua attività di 
traduttore. Nel 1927 iniziò anche la collaborazione con «La stampa» di 
Torino ma ormai i continui attacchi, non solo verbali, dei fascisti gli 
av e v a n o re s o s em p re p i ù d i ff i c i l e l a v i t a p ri v a t a e l ’ at t i v i tà giornalistica; 
decise allora di recarsi  a Berlino, dove continuò la sua attività di critico e 
giornalista. Al suo ritorno da Berlino aveva già scritto Gente in 
Aspromonte, che sarebbe apparso nel 1930. Precedentemente aveva dato 
alle stampe Poesie grigioverdi (1917), La siepe e l’orto (1920), e L’uomo 
nel labirinto ( 1 9 2 6 ) : m a fu  l a p u b b l i caz i o n e d el l ’ Amata finestra, nel 1929, 
ad i m p o rre i l s u o n o m e al l ’ at t e n z i o n e d e l p u b b l i c o e d e i cr i t i c i p i ù autorevoli. Grazie a questa antologia di racconti, sembrava che Alvaro 
fo s s e d es t i n a t o a v i n c ere i l p r em i o « Fi era l et t era ri a» , m a, al l ’ u l t i m o momento, per espresso ordine di Mussolini a cui era stato richiesto un 
consenso formale, il suo nome venne accantonato. Allora i letterati italiani, 
umiliati e pentiti per aver chiesto il consenso al duce ottenendone poi un 
divieto e peccando così di eccessivo zelo ed esagerato servilismo, si
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coalizzarono con delle manovre studiate ad arte per far vincere ad Alvaro il 
premio maggiore conferito da «La stampa»
1
.  
Nel 1931, finalmente, questo premio gli viene assegnato da una giuria di 
cui faceva parte anche Pirandello per Gente in Aspromonte, La signora 
dell’isola e Vent’anni . I l fo g l i o d ’ o r d i n i d e l Par t i t o N az i o n al e Fa s ci s t a proibì ai giornali di farne il minimo commento.  
Intanto, nel 1929 e sempre per conto de «La stampa» di Torino, Alvaro si 
recò in Medio Oriente, Germania e Russia, inviando una serie di ventuno 
articoli
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 raccolte nel volume dal titolo I Maestri del diluvio, edito nel 1935. 
Da questa esperienza personale nasce il romanzo L’uomo è forte (1938), la 
cui pubblicazione fu condizionata dalla censura fascista. Il regime obbligò 
l ’ au t o re a p rem et t ere u n ’ av v ert e n z a a l r o m an zo i n c u i fo s s e d i ch i ar at o l o s v o l g i m en t o d el l ’ azi o n e i n Ru s s i a. S u b i t o d o p o l a L i b eraz i o n e, A l v a ro si 
affrettò a sconfessare tale dichiarazione lasciando intendere che, in realtà, il 
suo intento principale espresso nel romanzo era quello di stigmatizzare e 
raccon t are l a m al at t i a d el l a p a u ra d i ffu s a d o v u n q u e l ’ u o m o v i e n e o p p re s s o : il riferimento al regime fascista è quindi molto chiaro. La nascita e la 
genesi di questo romanzo sono fortemente condizionate dal viaggio in 
Unione Sovietica: è sufficiente leggere di seguito Viaggio in Russia e 
                                                           
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 Sul pentimento dei letterati italiani per aver richiesto il consenso del regime e sulle manovre 
messe in atto per sollecitare l ’ as se g naz i one de l p r em i o, cf r . A. BALDUINO, Corrado Alvaro, 
Milano, Mursia, 1972,  p. 12. 
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 Tutti scritti durante il 1934: La strada a Mosca, 26 agosto; Quando ognuno avrà il suo pane, 
29 agosto; Un popolo che ha saltato sette secoli, 4 settembre; Brack: scarto umano, 11 
settembre; La politica del teatro, 14 settembre; Gente a teatro, 18 settembre; Parole magiche, 
26 settembre; Metodi per rifare gli uomini, 3 ottobre; Il pane quotidiano, 6 ottobre; 
Introduzione al gran fiume, 12 ottobre; Come vivono 23 milioni di operai, 18 ottobre; Sul Volga 
dove la vita non è cambiata, 25 ottobre; La terra delle possibilità infinite, 27 ottobre; Come è 
stata sacrificata una generazione di donne, 31 ottobre; Risorge il problema delle gerarchie, 2 
novembre; Un giorno nella città operaia, 15 novembre; Il dramma delle terre nere, 21 
novembre; I luoghi del fuoco eterno, 23 novembre; Orrenda miseria e inutile piètà, 28 
novembre; Morte scienza e religione, 30 novembre; L’animo collettivo del bolscevismo, 2 
dicembre.
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L’uomo è forte per notare che vi si respira la stessa atmosfera, inoltre, 
numerose sono le relazioni tra alcuni particolari del romanzo e i fatti 
registrati durante il suo lavoro di corrispondente per «La Stampa». Nel 
1 9 4 0 g l i v en n e c o n feri t o i l Prem i o p er l a L e t t er at u ra d e l l ’ A ccad em i a 
d ’ It al i a.  
Trascorse i primi ann i d i g u erra i n v ari l u o g h i d ’ It al i a, d a San L u ca a Firenze, da Roma a Milano seguendo attentamente la nuova crisi europea, 
co m e t es t i m o n i a n o , t ra l ’ al t ro , l e p ag i n e d i Quasi una vita. Durante i 45 
giorni del governo Badoglio fu chiamato a dirigere «Il Popolo di Roma», 
m a al l ’ i n i z i o d e l l ’ o cc u p azi o n e n azi fas ci s t a fu c o l p i t o d a m an d a t o d i ca t t u r a e costretto a rifugiarsi in Abruzzo, a Chieti, dove assunse il nome di 
G i o r g i o G u i d i , e d o v e, v i v e n d o d i r i p i e g h i , r i m as e fi n o a l l ’ arri v o d e l l e truppe alleate.  
Dopo l a l i b era zi o n e d i Ro m a, n el l ’ o t t o b re -novembre 1944, fondò con 
Libero Biagetti e Francesco Jovine il Sindacato Nazionale degli Scrittori 
italiani, di cui fu poi segretario fino alla morte. Nel 1945 costituì la Cassa 
Assistenza e Previdenza degli scrittori italiani della quale mantenne pure la 
presidenza fino alla morte.  
Nel 1946 apparve una delle sue opere di maggiore impegno, il romanzo 
L’età breve. Nel 1947 assunse la direzione del  «Risorgimento» di Napoli 
ma poiché il suo atteggiamento di uomo di sinistra era incompatibile con 
l ’ i s p i r azi o n e p o l i t i ca l i b era l e d e l g i o r n al e p ref erì d i m et t ers i . N el 1 9 5 1 ottenne il  «Premio Strega» per la sua autobiografia intitolata Quasi una 
vita.  
Mentre si preparava a ultimare altri romanzi fu colpito da un tumore 
addominale che inizialmente si disse benigno. Nel 1954 dovette subire un 
intervento chirurgico, sperava nella guarigione, ma dopo una lunga e 
p e n o s i s s i m a m al at t i a m o ri i a l l ’ al b a d el l ’ 1 1 g i u g n o 1 9 5 6 n e l l a s u a
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abitazione romana di Trinità dei Monti e fu sepolto, per sua volontà, nel 
cimitero di Vallerano in provincia di Viterbo. Negli ultimi anni della sua 
vita Corrado Alvaro aveva acquistato, con molti sacrifici, una villetta a 
Vallerano forse per stare a contatto con una natura che gli faceva ricordare 
quella calabrese. In quella casetta dove amava ritirarsi per scrivere le sue 
opere, si trovava il suo studio e la sua preziosa biblioteca, che comprendeva 
una parte dei manoscritti tra cui, recensioni, alcuni lavori incompiuti e 
qualche inedito.  
Gli arredi e i tappeti, i quadri e i libri presenti in questo studio, sono stati 
donati dalla moglie Laura Babini e dal figlio Massimo, alla Biblioteca 
Comunale di Reggio Calabria. I manoscritti che la biblioteca ha ricevuto 
insieme agli arredi dello studio, sono stati esposti in una mostra allestita da 
Sp ar t ac o Y u s i e d a L eo n i d a Rep aci i n o ccas i o n e d el l ’ i n au g u r azi o n e d i u n monumento dedicato allo scrittore, realizzato dallo scultore Alessandro 
Monteleone, e inaugurato il 25 ottobre del 1965 a Reggio Calabria, in 
Piazza Indipendenza.