testimoniato dai diversi articoli di giornale, che hanno
sottolineato il vero e proprio boom degli “short messages” che ha
caratterizzato il periodo 1999-2000.
In tutto questo prevale il fatto che la parola scritta è diventata lo
strumento principe della comunicazione in tal senso.
Si vuole quindi indagare qual è il peso effettivo di tali forme di
comunicazione tra i giovani e soprattutto se il mondo della
comunicazione giovanile, nelle sue forme caratteristiche e nel
suo proprio linguaggio, si riveli come un territorio da conoscere
oppure riproponga un codice già conosciuto dalla generazione
dei propri padri. Non somigliano infatti le e-mail alle lettere che
un tempo ci si scambiava con tanta frequenza?
D’altra parte cosa penserebbe nostro padre o nostro nonno di
fronte ad un’ emoticon
1
?
1
Segno di un linguaggio grafico usato nella comunicazione via e-mail e negli sms. Per
esempio :-) sta per “sono contento”.
Inoltre è interessante analizzare se, e in che modo, le nuove
tecnologie abbiano cambiato le modalità di comunicazione tra i
giovani e influito, in qualche maniera, su i loro comportamenti
effettivi.
Quindi, attraverso un questionario e l’analisi di alcuni SMS
ricevuti da una radio ascoltata anche da molti giovani, si cercherà
di capire meglio l’uso che i ragazzi fanno dei nuovi strumenti
della comunicazione.
1.2 OLTRE LA SCRITTURA: L’IPERTESTO
L’ultima frontiera, se così possiamo definirla, della scrittura è
costituita da quel sistema integrato di testi, dati, immagini, suoni
che prende il nome di ipertesto.
Figlio della rivoluzione informatica l’ipertesto rappresenta un
cambiamento radicale rispetto al paradigma della pagina stampata,
perché “implica profondi cambiamenti nelle condizioni e strategie
di lettura, scrittura e circolazione della comunicazione
scritta.”(Scavetta, 1992, 178).
Più che un testo da leggere, è uno spazio da “navigare”, attraverso
le diverse unità di informazione, i cosiddetti “nodi” dell’ipertesto.
Con l’ipertesto in effetti la scrittura si sgancia dalla sua intrinseca
logica sequenziale, permettendo a chi legge di seguire, anziché un
ordine definito e lineare di successione, le inclinazioni del proprio
pensiero.
Esso in sostanza, creerebbe per il lettore una situazione più vicina
alla sua esperienza umana, alla sua “multisensorialità”, colmando
lo iato “testo-lettore”. Non è un caso se le nuove generazioni,
meno alfabetizzate in senso tradizionale, mostrano maggiore
velocità di apprendimento nell’utilizzo di ipertesti.
1.4 LA NASCITA DI INTERNET
2
Catalizzatore di questi grandi cambiamenti è stato il personal
computer, la cui diffusione in Europa si registra alla fine degli
anni 70, con la cosiddetta informatizzazione della società, quando
ad un’attività elitaria succede una diffusione di massa del
computer.
Infatti dobbiamo ricordare che, agli albori dell’era informatica,
esistevano solo grandi sistemi, i mainframe, a cui erano collegati
computer di più piccole dimensioni i cosiddetti terminali, che
consentivano di trasmettere le informazioni a queste “architetture
centralizzate”.
Con l’avvento del pc, questo sistema ha cominciato a declinare,
favorendo un uso del computer più decentrato e distribuito, e la
nascita della comunicazione a distanza tramite computer.
2
Nel delineare la storia di Internet, si farà riferimento soprattutto al testo di C. Ottaviano,
“Mezzi per comunicare”, Torino, 1997.
Comunque i primi collegamenti a distanza si sono verificati agli
inizi degli anni sessanta, tra grossi centri di calcolo.
Nel 1970 nasce ARPANET (Advanced research project agency
network), tra le prime reti di comunicazione a consentire il
passaggio di informazioni tra computer anche di diversi
costruttori. Essa serviva a mettere in contatto tra loro scienziati e
ricercatori che lavoravano agli stessi progetti, pur appartenendo a
centri diversi; l’ARPA infatti era l’agenzia per il coordinamento
delle ricerche militari promossa dal dipartimento della difesa
statunitense nel 1957.
Più tardi questo sistema fu utilizzato a scopi militari, sfruttando il
cosiddetto sistema di “commutazione di pacchetti”: in pratica vi
era una rete costituita da una serie di computer collegati tra loro in
grado di “scambiarsi” informazioni, e tali macchine non erano
allacciate lungo una linea ma in modo che ogni singolo nodo
riuscisse a mettersi in contatto con tutti gli altri. Questo perché, nel
caso di attacco bellico, si potesse far funzionare la rete anche se
alcuni computer fossero stati distrutti.
ARPANET è la prima rete di commutazione di pacchetto; nel
1974 viene messo a punto il protocollo TCP (Transimission
Control Protocol) che includeva il protocollo IP (Internet
Protocol): questo secondo molti è l’atto di nascita di Internet: il
protocollo infatti è una procedura che permetteva (e lo fa tuttoggi)
a tutti i computer in rete già esistenti di collegarsi tra loro.
Sottolineamo il fatto che l’origine di questo mezzo, oggi diventato
quasi di massa, è di tipo militare, quindi Internet nasce con
tutt’altri scopi rispetto a quelli per cui è utilizzato ora. Non a caso
quei protocolli, di cui sopra, costituivano segreto militare.
Il nome “Internet” viene usato per la prima volta nel 1982, ed esso
diventa sempre meno l’esclusiva di scienziati, ricercatori e
programmatori a beneficio di un uso sempre più privato.
Nel 1990 Arpanet viene definitivamente sciolta, nel 1993 la
gestione dei servizi è affidata ai privati, e inoltre, la clausola che
imponeva “un uso accettabile” della rete,e che escludeva quindi le
attività commerciali, è stata totalmente cancellata.
Internet esplode come fenomeno di moda e di costume nei primi
anni ’90, con un picco nel 1993 (ci riferiamo, per quanto riguarda
questi dati, agli Stati uniti D’America). Sempre di più sono i
computer in rete che adottano il protocollo TCP/IP, come in
costante aumento sono le aziende, le istituzioni, e le singole
persone che aprono un proprio sito, “visitato” ogni giorno da
migliaia di persone.
Da notare la velocità con cui si è diffuso questo mezzo: nel giro di
meno di cinque anni si è passati da pochissimi utilizzatori quali
erano docenti e ricercatori, a oltre cinquanta milioni di persone.
Per ottenere gli stessi risultati la radio ha dovuto aspettare ben
trentotto anni e la tv tredici.
Non c’è campo dell’esperienza umana, dal lavoro alle relazioni
personali, dalla politica allo sport, solo per citarne alcuni, in cui
Internet non sia massicciamente presente.
La “storia” di Internet richiama per certi versi quella del telefono.
L’AT&T, la società telefonica di Alexander Graham Bell, che
aveva brevettato il telefono nel 1876, non favorì un uso domestico
del suo prodotto. Infatti il servizio telefonico era organizzato sul
territorio per consentire a industriali, professionisti, commercianti
di svolgere più comodamente i propri affari, mentre le donne,che
passavano la maggior parte del proprio tempo in casa, erano
invitate ad usarlo in qualità di “manager domestiche”, per meglio
curare gli affari di famiglia, non certo per conversare.
Ma gli utenti non reagirono esattamente come voleva il
management dell’AT&T; infatti “è stato rilevato che proprio l’uso
che ne fecero le donne, con le “chiacchiere” al telefono assicurò a
quella tecnologia il successo di lunga durata e una diffusione
capillare”( Ottaviano, 1997, 113).
Quindi vediamo che, come per Internet, sono i consumatori finali
a influire in maniera decisiva sullo sviluppo di una determinata
tecnologia in un senso piuttosto che in un altro. Ma questo aspetto
sarà meglio approfondito nel secondo capitolo.
Capitolo 2
SOCIETA’ E TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE
INTRODUZIONE
In questo capitolo si prenderanno in esame le influenze che hanno
i nuovi strumenti del comunicare sui diversi attori sociali.
Vedremo le basi culturali da cui probabilmente proviene il largo
uso di tali strumenti da parte dei giovani: ci riferiamo, tra le altre
cose, alla cybercultura, che P. Lévy (1997, 125) definisce come
“l’aspirazione alla costruzione di un legame sociale che non sia
fondato né su appartenenze territoriali, né su relazioni istituzionali,
ma sul radunarsi intorno a centri d’interesse comuni, sul gioco,
sulla condivisione del sapere, sull’apprendimento cooperativo, su
processi aperti di collaborazione”.
Inoltre si attuerà un confronto tra la storia e l’evoluzione dei
diversi sistemi di comunicazione, dall’ alfabeto al computer,
seguendo come filo conduttore l’idea che esista un’influenza
bidirezionale attori sociali-nuove tecnologie, nel senso che non
solo le nuove tecnologie contribuiscono a determinare gli usi
sociali delle stesse, ma sono anche determinati bisogni che
scaturiscono dalle persone, a influenzare lo sviluppo di tali
tecnologie in una certa direzione.
Infine si analizzeranno i più recenti studi su chat-line e comunità
virtuali, cercando di fare luce sui comportamenti di chi
“frequenta” tali ambienti virtuali.