ma ad un ben più complesso sistema di obiettivi di natura economica e 
sociale, tendenti al controllo del paese. 
 
 
La scelta dell’argomento 
 
Nel 1998 un’associazione culturale universitaria mi propose di 
organizzare un viaggio, rivolto a studenti e professionisti, finalizzato alla 
conoscenza di alcuni progetti di cooperazione e sviluppo e di alcune realtà 
missionarie. L’itinerario avrebbe previsto un certo numero di soste in 
Tanzania e, per un gruppo più ristretto, anche una permanenza di quindici 
giorni a Nairobi. Fu questa città a colpirmi in maniera particolare, 
principalmente per i netti divari sociali riscontrabili e per il contrasto 
stridente tra le zone periferiche ed il moderno e funzionale centro cittadino. 
La mia curiosità non si esaurì con la fine del viaggio. Tornato all’inizio 
dell’anno accademico, decisi di inserire due esami di storia africana nel 
piano di studi. Nel frattempo continuavo a mantenere i contatti con le 
persone conosciute a Nairobi, attraverso corrispondenze che alimentavano il 
mio interesse. Pensavo già allora di preparare la tesi di laurea con una 
ricerca che avesse a che fare con le tematiche che mi avevano colpito in 
Kenya. Ero interessato agli sviluppi che avevano portato ad una 
segmentazione sociale così visibile ed a livelli così marcati di povertà. Mi 
premeva in particolare scoprire l’origine e le dinamiche che avevano 
originato quei determinati modelli socio-economici. 
 
 
L’inizio della ricerca: identificazione degli obiettivi della tesi 
 
Affinando gli obiettivi della mia ricerca, avevo deciso di orientarmi sui 
meccanismi di sperequazione sociale ed economica che avevano portato ai 
divari del presente. Volevo comprendere in primo luogo in quale momento 
la forbice sociale aveva iniziato a divaricarsi ed a creare quelle classi sociali 
il cui livello di vita le rendeva politicamente ed economicamente marginali. 
 4 
Per focalizzare il periodo storico sul quale mi sarei dovuto concentrare, 
svolsi alcune indagini e studi preliminari, che mi portarono ad identificare 
come momento focale esattamente l’intervallo tra l’ultimo periodo coloniale 
e il primo periodo di indipendenza. 
In tale studio mi aiutò anche il prof. Michael Owiso, della Kenyatta 
University (Nairobi), che avevo conosciuto nel viaggio. Questo periodo di 
studio introduttivo, oltre a permettermi di focalizzare il periodo su cui 
concentrarmi mi fece sorgere nuove domande e idee che avrebbero condotto 
il mio lavoro ulteriore di ricerca e analisi critica della letteratura reperibile 
sull’argomento.  
Ho nel tempo scoperto che il Kenya è stato considerato, dalla fine degli 
anni ’60, un modello per studiosi di ideologia sia socialista che liberista, ed 
un punto di riferimento per l’applicazione di certe dinamiche di sviluppo 
economico e politico. L’evoluzione del sistema kenyota è stata usata come 
terreno di scontro per diverse scuole di pensiero, come la sua economia è 
stata oggetto di sperimentazioni da parte di grandi organizzazioni 
economiche internazionali, prima su tutte la World Bank. L’interesse 
dimostrato da parte di tali organizzazioni ha nel tempo permesso l’accumulo 
di un’enorme quantità di studi e ricerche che hanno coperto in maniera 
esaustiva diversi settori d’indagine, lasciando solo pochissime lacune. 
Poiché la maggior parte degli studi si limitava all’esame del periodo 
coloniale o di quello indipendente, mi è parso interessante concentrarmi sul 
confronto tra i due periodi. In questo modo sarei stato in grado di analizzare, 
mettendo a fuoco il delicato momento del passaggio e della trasformazione 
dei poteri, sia i mutamenti e le continuità nell’uso del potere politico, sia 
l’evoluzione delle dinamiche socio-economiche di fondo. 
Era per me di grande interesse lo sviluppo di tutta l’analisi in base all’uso 
del potere da parte delle autorità, in particolare attraverso la pianificazione, 
intesa nei suoi risvolti economici, politici e sociali. Tengo a precisare che il 
concetto di pianificazione, da me utilizzato all’interno della dissertazione, 
quando non specificato altrimenti è inteso nella sua accezione più ampia, nel 
significato di “programma mirante a definire le linee di sviluppo statali nella 
 5 
loro interezza”, ed avente quindi fini politici, mezzi economici e 
conseguenze sociali. 
Dopo una lunga e produttiva analisi dei cataloghi telematici, la mia 
ricerca bibliografica mi ha infine portato all’African Studies Center della 
Boston University. Nella biblioteca dell’università e negli annessi archivi di 
africanistica si trova difatti la maggior parte del materiale disponibile sul 
mio soggetto di tesi. Col prezioso aiuto della professoressa Jean Hay e della 
capo bibliotecaria, Gretchen Walsh, ho potuto accedere ad una vasta 
letteratura ed a molte fonti documentarie, principalmente governative, in 
forma di microfilm o cartacea. Ho ricevuto permessi ed agevolazioni 
particolari, normalmente concessi ai soli ricercatori post-graduate. Inoltre, 
alcuni consigli della professoressa Hay e del professor McCann, direttore 
dell’African Studies Center, mi hanno incoraggiato a proseguire con 
maggiore convinzione nella direzione intrapresa. 
 
 
La scelta del periodo oggetto di studio 
 
Nel definire il periodo preso in esame, molti fattori mi hanno portato a 
scegliere i dodici anni che intercorrono tra il 1957 e il 1968. 
Il 1957 è un anno di grandi cambiamenti politico-sociali, con i primi 
africani eletti al Kenya Legislative Council (o LegCo), il primo censimento 
campione nell’area di Nairobi (le cui metodologie verranno utilizzate per i 
censimenti del 1962 e del 1969), la fine della restrittiva costituzione 
Lyttelton, e la concessione della nuova costituzione da parte del segretario 
di stato per le colonie Lennox-Boyd, importante per avere permesso alla 
rappresentanza africana al LegCo di aumentare, accelerando così 
l’evoluzione politica di quegli anni. Anche altri cambiamenti di natura 
economica e sociale, legati gli uni alla riforma agraria del 1954 (che inizia 
in questo periodo a far sentire le sue conseguenze), gli altri allo sviluppo di 
una forte borghesia africana e di masse di coltivatori che migrano in cerca di 
lavoro, mi hanno fatto percepire la centralità di questo decennio nella storia 
kenyota. 
 6 
Ponendo una cesura al 1963 ho inteso poi fornire un’analisi distinta del 
periodo coloniale e del primo periodo indipendente, perché si possano 
discernere due fasi, con gestioni del territorio, delle risorse e della politica 
interna dalle differenti conseguenze sociali.  
La scelta di concludere il periodo studiato tra la fine del 1968 e l’inizio 
del 1969 risiede in una serie di cesure che ho individuato e che a mio parere 
contraddistinguono tale momento. Dopo anni di propaganda e di scontri 
politici, innanzi tutto, termina ufficialmente il periodo del cosiddetto 
“socialismo all’africana”. Si verificano poi modifiche sostanziali riguardanti 
la politica e l’amministrazione, che porteranno tra le altre cose il Kenya ad 
avere un sistema a partito unico, presieduto dal KANU (Kenya African 
National Union), con la messa fuori legge del KPU (Kenya People’s Union), 
unico partito d’opposizione, l’anno successivo. Il “sotto governo” 
clientelare che aveva vertice nella persona del presidente Kenyatta giunge 
inoltre alla sua definitiva formalizzazione, mentre il “Million Acre 
Settlement Scheme”, il piano di ridistribuzione delle terre lasciate dagli 
agricoltori europei lanciato con la riforma agraria del 1962-4, si avvia alla 
conclusione. 
Al termine del periodo qui considerato, nel 1969, si tiene il nuovo 
censimento della popolazione del Kenya, la cui analisi mette in evidenza i 
cambiamenti sociali ed economici intercorsi dal censimento del 1962, le 
migrazioni verificatesi e, attraverso alcuni indicatori, le variazioni intercorse 
nelle tendenze e nelle aspettative socio-economiche della popolazione. 
 
 
Struttura dell’elaborato 
 
Come affermato nel paragrafo precedente, la struttura della dissertazione 
si divide in due parti, in senso cronologico. Spartiacque tra le due è 
l’indipendenza: la prima parte tratta dell’ultima fase coloniale, mentre la 
seconda è dedicata al primo periodo indipendente ed alla costruzione della 
nuova nazione. Al loro interno, queste due parti sono suddivise in tre 
capitoli, posti in successione parallela tra loro grazie a tre parole chiave: 
 7 
terra, politica, società. Questi, infatti, i temi nei quali ho individuato 
l’essenza delle modificazioni intercorse nel periodo considerato. 
 
Nessuna pianificazione e nessuna politica in Kenya, nel periodo del 
passaggio verso l’indipendenza come nel primo periodo indipendente, può 
prescindere da quanto è legato alla “terra”, sia nel senso di possesso 
fondiario che per quanto riguarda la gestione delle politiche agricole. A tale 
scopo si rende necessario fissare un capitolo introduttivo che esamini le 
tematiche ad essa relative. 
Il secondo capitolo tratta tematiche di politica interna, fornendo il 
contesto della struttura politico-amministrativa che sovrintende alla 
definizione delle politiche sociali, riflesso delle politiche agricole e dei piani 
di sviluppo. Scopi e valore di questi ultimi saranno qui considerati e 
approfonditi. In questo capitolo si vedranno anche le modalità di crescita 
della pubblica amministrazione e, attraverso l’analisi della sua struttura, si 
presenteranno alcune modalità della gestione del potere politico. Il quadro 
relativo alla gestione del potere da parte della classe dirigente sarà poi 
completato da un esame dei meccanismi pianificatori, in particolare nello 
studio del periodo post-indipendente. 
La tendenza alla base del terzo capitolo è sostanzialmente verso una 
sintesi comprensiva dei primi due, volta a descrivere i mutamenti intercorsi 
nella struttura della società e nelle condizioni di vita dei membri delle 
diverse classi. Si affronterà inoltre un’analisi dei censimenti, delle 
dinamiche di urbanizzazione e delle migrazioni, quale ulteriore relazione tra 
pianificazione (questa volta nell’accezione politico-territoriale) e sviluppo 
sociale. È difatti il fenomeno delle migrazioni la più infelice tra le 
conseguenze di una pianificazione economica e politico-amministrativa mai 
veramente tesa ad un miglioramento delle condizioni sociali dei più poveri. 
La dissertazione porta perciò ad esaminare alcuni aspetti fondanti della 
marginalizzazione di una certa classe sociale, evidenziando meccanismi di 
fondo che nel tempo hanno fatto del sottoproletariato urbano, suo malgrado, 
un protagonista delle megalopoli nei paesi in via di sviluppo. 
 8 
Metodologia ed uso delle fonti 
 
Per supportare il percorso logico sottostante la mia tesi mi sono orientato 
innanzitutto verso la letteratura disponibile sugli argomenti scelti. 
Ho quindi confrontato varie analisi economiche, sociali e politiche, 
oltreché vari testi che trattavano con ottiche differenti gli sviluppi storici 
intercorsi nel periodo considerato. Ho in seguito supplito alle lacune trovate, 
riguardanti certi periodi e sviluppi molto circoscritti, attraverso l’esame di 
fonti documentarie, in particolare governative. A tale scopo ho utilizzato i 
documenti disponibili presso gli archivi della Boston University, in formato 
cartaceo e in microfilm. 
Mi sono servito di fonti governative anche per confermare o smentire 
affermazioni che apparivano solo in alcune analisi particolarmente 
ideologiche, allo scopo di verificare la fondatezza di certe critiche ed 
elaborazioni teoriche. 
Nel caso in cui certe prospettive e considerazioni erano confermate, 
direttamente o indirettamente, da molte analisi autorevoli la cui validità si 
riverberava, oltretutto, anche a distanza di anni, ho in generale preferito 
confrontare criticamente e compendiare tali analisi. Se i punti di vista 
riguardanti un determinato ragionamento mostravano discordanze tra autori 
importanti, o il pensiero di un determinato autore riepilogava i precedenti 
aggiungendo nuova materia scientifica, al confronto critico dei pensieri ho 
annesso una serie di motivazioni che mi portavano a scegliere una visione in 
particolare, citando tuttavia le altre per un criterio di obiettività. 
Nell’economia generale della dissertazione, il diverso uso di fonti 
analitiche e primarie all’interno dei capitoli ha portato ad un bilanciamento 
tra le parti “di analisi”, nelle quali ho approfondito il nucleo dei singoli 
argomenti, e quelle “di contesto”, utili principalmente a fornire uno scenario 
a detti approfondimenti. 
 9