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Introduzione 
 
I disturbi del comportamento alimentare (DCA), un tempo rari e poco studiati, a partire 
dagli anni '70 si sono diffusi nel mondo industrializzato in modo preoccupante. 
L'aumento dell'incidenza dei disturbi alimentari e la loro tendenza a colpire principalmente 
il sesso femminile in età adolescenziale, ha dato origine all'ipotesi di patologie culture-
bound per sottolineare la loro assenza o presenza nei diversi macro-contesti socioculturali, 
soprattutto nei paesi occidentali (Jaffa & McDdermott, 2009; Ammanniti, 2002). 
Tipicamente, l'esordio dei disordini alimentari si verifica in adolescenza con un picco tra i 
15/16 anni, sebbene vi sia una componente predittiva nella prima infanzia. Secondo uno 
studio longitudinale effettuato da Hafstad, Soest e Torgersen (2013), infatti, problematiche 
del sonno rilevate nei bambini prima dei 5 anni, procuravano un notevole effetto negativo 
sulla loro salute e risultavano essere altamente correlate con lo sviluppo di disordini 
alimentari in adolescenza all'età di 16 anni. Quando parliamo di adolescenza facciamo 
riferimento ad una fase di sviluppo psicobiologico caratterizzata da intense trasformazioni 
sul piano fisico, sessuale e psicologico che segnano il passaggio dalla fanciullezza all'età 
adulta. In realtà, il soggetto non è più un bambino ma allo stesso tempo non può essere 
considerato ancora un adulto. 
Ciò che delinea l'inizio del processo di transizione dalla fanciullezza all'età adulta è la 
pubertà (Hendy & Kloep, 2003). Pubertà e adolescenza sono due nozioni da non confondere 
tra loro, in quanto si riferiscono a due processi differenti dello sviluppo individuale. Infatti, 
il termine pubertà implica il passaggio dalla condizione fisiologica di bambino a quella di 
adulto, quindi ci si riferisce principalmente alla maturazione sessuale dell’individuo, che 
provoca evidenti ripercussioni anche in ambito psicologico. L’adolescenza, invece, delinea 
il passaggio dallo status sociale del bambino a quella dell’adulto e varia da una civiltà 
all’altra in relazione alla durata, qualità e significato e, all’interno della stessa cultura, da 
un gruppo sociale ad un altro (Palmonari, 1997).  Nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) 
Freud, infatti, afferma che con l'inizio della pubertà, compaiono delle trasformazioni che 
porteranno la vita sessuale infantile alla sua forma definitiva e normale. 
I cambiamenti del periodo adolescenziale oltre ad offrire grandi opportunità di sviluppo e 
permettere di ampliare le proprie risorse personali possono, allo stesso tempo, incrementare 
le situazioni di rischio ed essere, quindi, oggetto di preoccupazioni. 
Affrontando più da vicino l'aspetto psicopatologico ci si rende conto che in adolescenza
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viene posta un'attenzione significativa principalmente alla sfera corporea, fattore 
considerato importante nella manifestazione dei disturbi alimentari. In questa fase di 
sviluppo, infatti, il corpo comincia ad assumere un'importanza fondamentale per entrambi 
i sessi. I numerosi contributi empirici interessati all'età adolescenziale hanno permesso di 
osservare, in modo più accurato, la tematica corporea e i suoi aspetti devianti. Tali 
problematiche risultano essere molto complesse, sono menzionate non solo in ambito 
psichiatrico ma anche nella letteratura medica e scientifica (Nuvoli, 2010), richiedono un 
trattamento difficile e multifattoriale e l'intervento di numerose figure professionali tra cui 
psicologi, psichiatri, nutrizionisti ecc. Pur essendo, talvolta, necessario un supporto 
farmacologico, il trattamento elettivo rimane la psicoterapia, che attraverso un percorso 
individuale e/o familiare può restituire al paziente la capacità di autoregolarsi a livello fisico 
e psichico in modo efficace. In assenza di interventi adeguati, le patologie dell'area 
alimentare tendono a cronicizzarsi, causando gravi inabilità fisiche e/o psichiche fino a 
portare la morte. L'eziologia di questi disturbi risulta essere molto complessa e 
multifattoriale. Di conseguenza, per una loro corretta comprensione, è necessario avvalersi 
di modelli che tengano conto dei molteplici fattori bio-psico-sociali coinvolti e delle loro 
interazioni. 
Uno degli obiettivi del mio lavoro è quello di approfondire la tematica dei Disturbi 
dell'alimentazione che coinvolge la fase adolescenziale. In primo luogo metterò in luce i 
numerosi studi che sottolineano gli elementi di forza e l'aspetto vulnerabile di questo 
periodo. L'adolescenza rappresenta un periodo di grande fragilità personale e di aumentato 
rischio psicopatologico per una serie di motivi legati al superamento dei compiti di sviluppo 
propri dell'età. La prima parte, a carattere teorico-clinico, è dunque dedicata all'età 
evolutiva e più precisamente alle modificazioni fisiche, psichiche, cognitive e sociali 
indotte dallo sviluppo puberale. Procederò illustrando i principali modelli teorici 
dell'adolescenza, studiosi che si collocano all'interno della scuola del turmoil, della teoria 
dell'attaccamento, individuando anche quei fattori di rischio e di protezione individuali, 
familiari e socioculturali che dimostrano avere un impatto notevole sull'insorgenza 
dell'aspetto patologico del comportamento alimentare. 
In secondo luogo approfondirò la tematica dei disordini dell'alimentazione attraverso il 
sistema nosografico per i disturbi mentali/psicopatologici più diffuso al mondo, utilizzato 
in ambito clinico e nella ricerca da tutti i medici, psichiatri e psicologi. La quinta edizione 
del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5) rappresenta la nuova 
proposta, del precedente DSM IV-TR, approvata dall'APA il 1° dicembre 2012, la cui
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pubblicazione è avvenuta nel maggio 2013. Esso mi permetterà di approfondire le nuove 
classificazioni diagnostiche delle problematiche alimentari e osservare le differenze 
rispetto all'edizione precedente. Pertanto, presenterò i diversi quadri clinici dei DCA, 
ovvero l'Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa e il Binge Eating Disorder. Inoltre, verranno 
prese in considerazione le nuove tipologie di disordini alimentari secondo il DSM 5 come 
Pica, Disturbo da Ruminazione, Disturbo Evitante/Restrittivo dell'Assunzione di Cibo, 
Disturbo della nutrizione o dell'alimentazione con altra specificazione e Disturbo della 
nutrizione o dell'alimentazione senza specificazione, confrontate con le categorie 
diagnostiche precedenti. Sebbene nella nuova edizione del DSM la patologia alimentare 
viene definita come Disturbo della nutrizione e dell'alimentazione, nel mio lavoro, 
continuerò ad utilizzare l'espressione Disturbi del comportamento alimentare (DCA) per 
richiamare il concetto generale della patologia. 
Nel primo capitolo, infine, tenterò di chiarire gli aspetti neurobiologici implicati nella 
ricerca o nell'evitamento del cibo focalizzando l'attenzione sulle aree celebrali, sulla 
funzionalità dell'ormone della leptina e delle monoamine coinvolte nel comportamento 
alimentare e nel suo aspetto deviante. 
Nel secondo capitolo affronterò il tema dell'Alessitimia, un deficit della competenza 
emotiva palesato  dall'incapacità di mentalizzare e verbalizzare le emozioni. In una prima 
parte verranno approfondite le radici teoriche, psicologiche e socio culturali del costrutto. 
In particolare, per quanto concerne le origini psicologiche, esaminerò le connessioni tra 
alessitimia e altri costrutti psicologici tra cui la  regolazione emotiva e l'attaccamento. La 
seconda parte del mio elaborato affronterà, invece, il costrutto alessitimico attraverso la 
presentazione di differenti contributi di ricerca interessati ad identificare la possibile 
relazione esistente con i Disturbi del Comportamento Alimentare, con la Dissociazione e 
dando dimostrazione anche dell'importanza assunta dall'esperienza traumatica. Cercherò, 
inoltre, di approfondire le radici neurobiologiche dell'alessitimia analizzando le diverse 
esplicazioni teoriche che hanno permesso di disegnare un quadro completo delle 
connessioni neurali coinvolte. 
Nel terzo capitolo, infine, descriverò il lavoro di ricerca attorno al quale si è costruito il 
progetto di Tesi. Verrà presentato il campione costituito da adolescenti non referred 
dell'Istituto di Istruzione Superiore (I.I.S.S) "Via Sarandì”. Nello specifico, l'indagine 
esplorativa descritta è volta ad indagare la presenza di aspetti problematici nell'area 
alimentare, esplorare la funzionalità emotiva e la presenza di eventuali esperienze 
traumatiche in un campione non clinico di adolescenti tra i 13 e i 19 anni. A tal fine, sono
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stati impiegati strumenti self-report, già noti nella letteratura scientifica internazionale, per 
la misurazione dei comportamenti alimentari disfunzionali (EA T-40), dell'alessitimia (TAS-
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stressanti e traumatici della vita). 
Confrontando i punteggi ottenuti ai questionari, sono emerse differenze statisticamente 
significative nelle diverse aree esplorate, che pur non consentendo di trarre generalizzazioni 
in virtù di alcuni limiti, possono rappresentare un utile stimolo per gli studi futuri.
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Capitolo 1 
 
Disturbi alimentari in età adolescenziale 
 
1.1   L'adolescenza come fase di transizione 
Generalmente l'inizio della fase adolescenziale viene fatto coincidere con la pubertà intorno 
ai 12/13 anni ma risulta comunque difficile definire i limiti cronologici che caratterizzano 
tale periodo in quanto subiscono l'influenza dei fattori individuali ed ambientali (Berti & 
Bombi, 2008). L'adolescenza è uno dei momenti più critici e, allo stesso tempo, più creativi 
nel ciclo di vita dell'individuo che impone un'organizzazione psichica via via sempre più 
differenziata e complessa (Vallaro, Giorgi, Martorelli & Cozzi, 2005). Non è possibile 
considerare l'adolescenza semplicemente come un percorso unitario. Le sue caratteristiche, 
infatti, variano in funzione di variabili differenti in cui riconosciamo per esempio l'età, il 
sesso, l'appartenenza geografica (Palmonari, 1997). L'adolescenza è scandita da tre 
sottofasi, ciascuna avente le sue caratteristiche peculiari. 
Nella prima adolescenza, compresa tra 12 e 14 anni, secondo Blos (1979) si assiste ad una 
maturazione puberale del corpo e della sessualità. L'adolescente è impegnato sul fronte dei  
cambiamenti corporei con un'attenzione rivolta principalmente verso i propri bisogni. Il 
legame di amicizia si esprime soprattutto attraverso una relazione privilegiata con soggetti 
dello stesso sesso. Dal punto di vista fisiologico, per entrambi i sessi si assiste alla comparsa 
della peluria pubica, ascellare, al cambiamento della voce, allo sviluppo delle ghiandole 
sudoripare e degli organi sessuali. Si osserva, inoltre, l'aumento di statura, la crescita della 
barba e dei peli corporei nel ragazzo e l'aumento di volume del seno nella donna (Marcelli 
& Bracconier, 2006). Il corpo femminile si modella attraverso un aumento della massa 
grassa e delle curve, principalmente nella regione dei fianchi e della pancia; il corpo 
maschile evolve verso un aumento della massa muscolare e di peso (Gatti, Corsaro, 
Majorano & Confalonieri, 2013). Si perdono pian piano i familiari connotati infantili senza, 
tuttavia, assumere ancora quelli degli adulti. In questo lungo periodo di transizione, ragazzi 
e ragazze si accorgono che qualcosa sta realmente cambiando. Il sesso maschile attende 
con ansia di diventare uomo, per cui la pubertà, in questo caso, assume il significato di 
virilità, potenziamento muscolare, maggiore libertà e considerazione sociale. Al contrario, 
generalmente il sesso femminile attribuisce una connotazione negativa all'evento 
maturativo (Hendy & Kloep, 2003). Talvolta, il menarca viene riconosciuto dalle ragazze
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come un evento traumatico che genera sentimenti contrastanti. Lo sviluppo puberale, 
dunque, implica per l'adolescente l'accettazione di un corpo nuovo in cui la contentezza e 
la soddisfazione si uniscono a forti espressioni di disagio (Berti & Bombi, 2008). I 
cambiamenti fisiologici della pubertà comportano profonde ripercussioni psicologiche. 
L'adolescente, a causa della spinta pulsionale, sente di dover respingere i propri genitori e 
rifiutare le proprie immagini parentali in quanto, la loro presenza riattiva i conflitti edipici 
e la minaccia di un incesto ora realizzabile, con conseguente rifiuto di quelle manifestazioni 
affettive dei genitori considerate inoffensive durante l'infanzia poiché ancora 
fisiologicamente e sessualmente immaturo (Marcelli, Braconnier, 2006). In psicoanalisi, 
nel corso dell'adolescenza l'avvicinamento verso l'oggetto incestuoso, ovvero il genitore 
del sesso opposto, per quanto eccitante, tuttavia, risulta essere minaccioso e per difendersi 
da tale minaccia, l'adolescente si avvicina al caregiver dello stesso sesso. 
La posizione edipica indiretta viene abbandonata al termine dell'adolescenza quando il 
ragazzo riesce ad emanciparsi dai genitori e ricercare l'alleanza dei coetanei per godere 
dell'affetto e del supporto necessario (Freud, 1905). Oltre alle modificazioni fisiche e 
psicologiche precedentemente descritte, nella fase adolescenziale avvengono importanti 
trasformazioni cognitive. La teoria Piagetiana  individua nell'adolescenza una nuova forma 
di intelligenza definita operatorio-formale o anche detta ipotetica-deduttiva. Mentre il 
pensiero operatorio-concreto del fanciullo non consente al soggetto di immaginare, di 
ragionare per ipotesi, il pensiero logico-formale rende possibile riferirsi mentalmente ad 
oggetti solamente ipotetici che non sono presenti nella sua esperienza e ricavare da essi 
tutte le possibili operazioni logiche. Di conseguenza, le difficoltà di accesso al pensiero 
formale possono causare inibizioni, evitamento, problemi scolastici ma anche difficoltà 
relazionali in quanto l'adolescente non è in grado di comprendere l'aspetto di reciprocità e 
mutualità degli scambi umani, sociali e affettivi (Berti & Bombi, 2008). 
Successivamente nella media adolescenza (15-16 anni) assistiamo ad altri cambiamenti del 
corpo, dopo quelli della prima adolescenza, fino al completamento dello sviluppo fisico. In 
questo periodo il ragazzo inizia a distaccarsi dalle figure parentali internalizzate 
nell'infanzia, per cercare nuovi oggetti extrafamiliari sia nel contesto sociale sia in quello 
affettivo. Il distacco dai genitori e l'indebolimento del Super-Io infantile comporta una 
fragilità dell'Io accompagnata da profondi sensi di vuoto. La crisi di identità è in primo 
piano e l'adolescente vive ora un periodo di continua esplorazione (Ammaniti, 2002). Il 
ragazzo sente il bisogno di intensificare il rapporto con i propri coetanei e di conseguenza 
si allontana emotivamente dai genitori (Smetana, Campione-Barr & Metzger, 2006). Siamo