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INTRODUZIONE 
 
 
La finalità di questo lavoro, è stato quello di comprendere da vicino la figura di 
Teresa Casati Confalonieri donna esemplare del periodo della Restaurazione; per 
tratteggiarne la personalità della nobildonna ho dovuto analizzare anche la figura del 
marito, Federico Confalonieri. Tramite l‟analisi di alcune opere, tra cui quella di 
Giuseppe Gallavresi, “Carteggio del conte Federico Confalonieri e quella di Giudo 
Vincenzoni, “Teresa Confalonieri” mi sono posta l‟obiettivo di mettere in rilievo le 
caratteristiche emblematiche e significative della donna, anche se delle volte le sue 
doti venivano oscurate dalla figura possente e vigorosa del marito. Nella prima parte 
dell‟opera presenterò la situazione italiana durante il periodo del Regno Lombardo 
Veneto, in cui si vedrà un‟attiva partecipazione politica del marito, delle volte 
compromettente,  affinché il Regno Italico ritorni indipendente dall‟Austria. L‟analisi 
storica ci permette di comprendere meglio la realtà dei fatti, e quanto le decisioni 
della corona incidessero notevolmente sulla vita delle persone, tanto che a volte a 
causa della durezza della legislazione molti furono costretti ad agire in modo 
eversivo o supplichevole. Nella seconda parte, ho analizzato la biografia di Teresa 
Casati Confalonieri, durante la sua vita di giovane educata in un convento, nel 
periodo di donna poco considerata e amata dal marito e infine di una donna dalle 
qualità sorprendenti, molto attiva in politica che restò a fianco del marito sempre, 
anche quando fu rinchiuso nel carcere di massima scurezza dello Spielberg. Mentre, 
nella biografia del conte Federico Confalonieri, ho messo in evidenza la sua forte 
partecipazione politica, di cui ne ha fatto una parte importante della vita, tanto da 
abbandonare la moglie, essere poco presente nel ruolo di marito fino a quando gli fu 
imputata la pena di morte per alto tradimento alla corona. Nella terza parte ho 
analizzato il ruolo attivo di Teresa, in politica, negli affari e nel momento in cui va a 
prostrarsi ai piedi del re Francesco I, affinché il marito venga liberato dal carcere di 
massima sicurezza. Per concludere ho inserito in appendice, alcune delle lettere, le 
più significative in cui si può comprendere l‟amore e la devozione sempre manifesto 
di Teresa verso il marito, e  dall‟altra parte un conte che dimostra il suo affetto solo 
nel momento in cui si trova in solitudine.
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IL BIENNIO DI TRANSIZIONE  1813-1815 
 
 
Quando nell‟aprile del 1815 venne proclamata la costituzione del Regno Lombardo 
Veneto, si chiuse una fase di incertezza politica-territoriale. Ancora prima che i 
giochi politico-diplomatici europei si realizzassero nelle riunioni del Congresso di 
Vienna (1814-1815), il futuro della Lombardia e del Veneto era già segnato dagli 
accordi informali sanciti dalle potenze che avevano sconfitto Napoleone
1
. I gruppi di 
pressione di Lombardia e Veneto avevano l‟idea di una propria indipendenza e 
credevano di poter negoziare il destino delle due regioni che il sistema napoleonico 
aveva fatto coesistere in un‟unica soluzione territoriale. Infatti, i ceti superiori di 
Lombardia e Veneto, con il crollo del regime napoleonico, non volevano essere uniti 
all‟interno del medesimo territorio. A Milano, il 20 aprile 1814, si assistette al crollo 
del governo di Eugenio Beauharnais che non fu provocato dalle truppe austriache, 
ma da una ribellione interna; la popolazione scese in piazza con a capo i nobili 
maggiormente ostili al regime, per interrompere la riunione in corso nel Senato del 
Regno. Alla fine di questa cruenta giornata, il consiglio comunale di Milano in fretta 
nominò una Reggenza di sette membri, composta da nobili e da milanesi e 
successivamente ampliata con l‟immissione dei rappresentanti dei dipartimenti 
lombardi scelti dai Collegi elettorali. Il nuovo organismo di governo era 
caratterizzato da un gruppo compatto di pensiero politico conservatore e il loro 
obiettivo era di conseguire l‟indipendenza della Lombardia e cercarne di ampliarne il 
territorio; la loro azione era contro le strutture e gli uomini del governo napoleonico. 
Il progetto dell‟indipendenza della Lombardia si trattava nel rilancio autonomistico 
del centro del potere locale (Milano), attraverso il suo ceto dirigente pre-
rivoluzionario. In loro erano sorti sentimenti di profonda ostilità verso il regime, che 
impegnato nella costruzione di un moderno apparato di stato, aveva indebolito 
istituzionalmente l‟egemonia nobiliare, favorendo l‟ascesa politica e professionale 
del ceto professionale, in cui si identificava il nucleo centrale dell‟emergente 
borghesia italo-napoleonica. Questa nuova realtà burocratica-borghese era formata da 
figure esterne dall‟area lombarda, ma fu agevolata dalle attenzioni dei reggenti, i 
                                                 
1
 Marco Meriggi; paragrafi storici elaborati partendo dalla lettura dei seguenti testi: “Il regno 
Lombardo Veneto” e “Amministrazione classi sociali nel Lombardo Veneto (1814 – 1848).
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quali avevano l‟opportunità di governare autonomamente, dimettendo ministri e 
prefetti basandosi su una discriminante antiborghese e antigiacobina. Tuttavia la 
politica della Reggenza si concretizzò come l‟espressione autentica e legittima del 
paese lombardo, con l‟idea di realizzare condizioni di vita indipendenti e maggior 
estensione territoriale. A questo scopo, i reggenti mandarono a Parigi una 
deputazione composta da tre membri, fra cui Federico Confalonieri; queste figure di 
primo piano nel patriziato milanese, avrebbero dovuto prendere i contatti con i 
rappresentanti del fronte alleato e con l‟imperatore d‟Austria per avere concessioni di 
autonomia. Il progetto dell‟indipendenza della Lombardia si esplicava con il rilancio 
autonomistico di Milano, come centro di potere, attraverso il suo ceto pre-
rivoluzionario (il patriziato). Quando i deputati lombardi, si resero conto, che 
nonostante l‟appoggio sarebbe stato impossibile ottenere una Costituzione liberale, 
chiesero il ripristino della Costituzione cetuale; quest‟ultima avrebbe garantito, una 
scarsa integrazione funzionale della Lombardia nell‟Impero, ma avrebbe consentito il 
riemergere di posizioni di potere e di privilegi dei ceti patrizi pre-rivoluzionari. 
Malgrado il loro progetto risultasse perdente e irrealizzabile, rimasero ugualmente 
per oltre due anni al centro del potere. Con l‟arrivo a Milano, del plenipotenziario 
austriaco Bellegarde, questi piani furono disattesi e fissò alcune caratteristiche: totale 
egemonia alle oligarchie all‟altezza del governo centrale della Reggenza e 
coesistenza fra funzionari di carriera napoleonici ed esponenti della nobiltà locale. 
Egli fu preceduto nel capoluogo lombardo, da due commissari imperiali, i quali dopo 
aver preso coscienza dell‟operato della Reggenza, le imposero di non prendere 
ulteriori iniziative legislativa fino all‟arrivo di Bellegarde. La svolta decisiva, per il 
futuro lombardo, avvenne il 25 di maggio, quando Bellegarde ebbe emanato una 
proclama, in cui annunciava la cessazione dell‟attività della Reggenza come istituto 
autonomo e ne avrebbe preso lui la presidenza. Dal punto di vista austriaco, la 
dissoluzione della Reggenza era fuori discussione: questo organismo, nato come 
assemblea di nobili per l‟emancipazione lombarda in Europa aveva, anche se in 
minima parte, figure in grado di svolgere mansioni tecnico-amministrative di tipo 
funzionariale. Sfumata la possibilità di dar vita ad uno stato indipendente, i patrizi 
milanesi volevano ottenere una costituzione nobiliare modellata sulla base di quella 
Teresiana del Settecento; una costituzione che tutelasse i diritti della nobiltà,
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riproponendola come ceto dominante, e restituisse alla  regione una posizione di 
autonomia all‟interno dell‟Impero. Il primo obiettivo di questa nuova costituzione 
avrebbe dovuto essere l‟abbattimento di tutto quello che lo stato napoleonico aveva 
realizzato di antinobiliare e moderno: la soppressione dei  privilegi  di nascita, 
l‟uniformità giuridica del territorio, formazione di un ceto borghese e professionale 
intorno alle moderne strutture organizzative per una trasformazione dall‟alto della 
società. Secondo Bellegarde le riforme teresiane avevano segnato un duraturo 
progresso, ma si erano fermate ad un livello che non era più proponibile; la linearità 
e le semplicità del sistema Teresiano comportava un‟amministrazione economica 
condotta con poche spese e pochi impiegati. La causa di questi difetti era da imputare 
all‟esistenza di una Costituzione provinciale, cioè istituzioni di auto-organizzazione 
patrizia (congregazioni patrimoniali, congregazioni di stato). L‟atmosfera iniziale 
della Restaurazione milanese si caratterizzava per la caccia ossessiva dei massoni, 
proclamata da Francesco I; ma applicare rigidamente le disposizioni sovrane 
(rimuovere dall‟impiego i massoni), avrebbe significato imprigionare la maggioranza 
di persone la cui collaborazione era necessaria. Alla fine del Regno Italico coloro che 
partecipavano alla massoneria erano gli alti e medi funzionari dell‟amministrazione e 
dell‟esercito italico; le logge massoniche non rappresentavano più una parte di 
società segreta di ispirazione rivoluzionaria, ma come riunioni di un ceto 
professionale. L‟annessione della Lombardia all‟Impero, era stata proclamata il 12 
giugno 1814, e dopo un mese venne istituita a Vienna una Commissione Aulica sotto 
la presidenza di Lazansky; essa aveva il compito, di provvedere allo studio 
necessario per una incorporazione indolore nel blocco imperiale dei territori che 
furono fatti acquisire all‟Austria da Napoleone, cioè tracciare le linee di integrazione 
strutturale delle province italiane, fissando un sistema di alleanze rispetto alle forze 
sociali del paese. Fra questi territori, le province italiane rappresentavano la parte 
maggiormente estesa in cui c‟erano tracce di un profondo mutamento sociale; quindi, 
la maggior parte dell‟attività della Commissione riguardava il problema delle 
province lombardo-venete. La questione  dell‟ordinamento comunale era stato 
ampiamente affrontato nella prima fase delle nascita della Commissione aulica. Il 
comune, inteso come organismo locale di autoamministrazione, nelle province 
dell‟impero era sconosciuto. I confini della pubblica amministrazione venivano
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tracciati secondo l‟autoregolazione tutelata della signoria fondiaria, come organismi 
corporativi di diritto. La signoria fondiaria, era un‟entità giuridica ormai 
insignificante nel panorama amministrativo e sociale della Lombardia. La riforma di 
Maria Teresa delle amministrazioni lombarde trasformò le comunità locali in organi 
di autoamministrazione. Questa riforma costituì una redifinizione statuale nel sistema 
lombardo, poiché vennero cancellate tutte le leggi e gli statuti precedenti. Questa 
riforma fu un compromesso fra le esigenze dell‟amministrazione statale e le istanze 
corporative della società lombarda. Il problema dell‟organizzazione comunale del 
lombardo-veneto venne individuato da Lazansky nei costi elevati di gestione 
dell‟organizzazione comunale napoleonica, e di venir incontro alle esigenze del 
paese, di reintrodurre il sistema comunale teresiano. Comunque l‟organizzazione 
teresiana implicava per lo stato un impegno finanziario relativamente contenuto, ma, 
grazie all‟esistenza di strutture periferiche di auto-amministrazione, si era risolta in 
una struttura egemonica nobiliare. Dare centralità all‟auto-amministrazione 
comunale per il funzionamento del sistema censuario teresiano, significava che 
l‟auto-governo comunale non era in grado di riscuotere le imposte. Con questo nuovo 
sistema organizzativo, i comuni si erano dovuti assumere costi di gestione 
maggiormente elevati, rispetto alle modeste spese richieste dal sistema auto-
amministrativo teresiano. Quindi Lazansky propose il vecchi sistema di auto-
amministrazione, che sarebbe stato gradito al paese e avrebbe comportato un 
risparmio finanziario e avrebbe consentito una diminuzione della pressione fiscale 
sul territorio. Così, la maggior parte del lavoro della Commissione aulica sul tema 
politico-amministrativo fu realizzato. Intanto, alcuni inviati austriaci furono mandati 
in Italia per osservare il sistema di governo e a Vienna arrivarono i rappresentanti di 
Lombardia e Veneto, allo scopo di presentare le richieste di ciascuna località; infine, 
la Commissione richiese ai due governatori provvisori in Italia (fra cui Bellegarde), 
di reperire informazioni sul Regno italico. Ci fu un un‟autentica sollevazione per 
caldeggiare una soluzione che consentisse la ricostruzione dell‟antica Repubblica, 
dovuta ad un forte astio nei confronti del dominio milanese proposero e anche dalla 
volontà di staccare i singoli centri cittadini da Milano. Infatti nella maggior parte 
delle richieste dai cittadini formulate, c‟è il rifiuto del ruolo di Milano che aveva 
nell‟epoca antecedente; non volevano ritornare sotto il comando milanese, ma i ceti