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CAPITOLO PRIMO 
IL CONCETTO DI TRASVERSALITA’: LE “EDUCAZIONI” 
NELLA SCUOLA 
 
 
 
1.1 La trasversalità nei programmi scolastici 
La società di oggi richiede agli addetti della formazione di rispondere a una 
globalità di bisogni, a un continuo aggiornamento e una rielaborazione dei 
saperi, in base alle modificazioni di tipo culturale, sociologico, ed economico. 
Da un punto di vista organizzativo la scuola nel corso degli ultimi trenta anni, in 
particolare, sta rispondendo a questi bisogni globali che sono sempre più 
rapidamente, in continuo divenire: l’autonomia scolastica, il piano dell’offerta 
formativa, il riordino dei cicli, la riforma della pubblica amministrazione, i nuovi 
compiti del dirigente scolastico. Sicuramente in questo quadro l’evolversi delle 
politiche scolastiche si è realizzato anche grazie recenti normative comunitarie. 
Da un punto di vista pedagogico didattico tra le innovazioni principali troviamo 
il passaggio dalla programmazione, alla progettazione per competenze, le cui 
conseguenze, ancora non sono pienamente valutabili, credo siano una buona 
base, se non qualcosa di più approfondito, per affrontare la scuola in modo 
trasversale. 
Penso che avere un sistema d’insegnamento/apprendimento attraverso uno 
sguardo trasversale alle discipline, sia un'azione puramente delegata ai compiti 
dell'insegnante che di sua iniziativa può attuare, secondo quanto concerne 
l'autonomia didattica.  
Quello che si vuole proporre è un approccio diverso da parte degli insegnanti che 
muova, non solo nell'affrontare l'ormai consolidata, educazione interculturale, o 
allo sviluppo sostenibile, ma tutte quelle discipline che concorrono in qualche 
modo ad affrontare la "prassi" scolastica in modo diverso.
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E allora è bene iniziare a porre delle basi: ci chiediamo, sarebbe meglio proporre 
progetti educativi intenzionali che affrontano tutte le discipline? O ancora più 
radicalmente tagliare tutte le singole discipline dai programmi scolastici? 
Una cosa è certa la scuola deve essere un  luogo “di arricchimento del potenziale 
cognitivo di ogni allievo, ma anche di orientamento e sostegno per quelle 
dimensioni che gli psicologi e i pedagogisti denominano emotività, affettività, 
percezione
18
”; in questo senso l'ispirazione proviene dall'approccio 
dell'educazione interculturale per una possibile rilettura dei saperi, e l'attuazione 
di concrete pratiche didattiche. 
In questi anni di studi in ambito educativo mi sono sempre interessata a temi 
quali, l'educazione allo sviluppo sostenibile, l'educazione interculturale e alla 
cittadinanza attiva. Guardando ai programmi, in particolare per la scuola 
primaria, dal 1985 ad oggi, esse sono nominate, come conseguimento, a seguito 
delle presentazioni molto dettagliate per ogni disciplina. All'insegnante preme 
molto "terminare il programma", in particolare alla conclusione di un ciclo, ma se 
gli obiettivi fossero posti in maniera diversa, in una chiave transdisciplinare, e 
soprattutto se nell'ordine scolastico successivo non fosse imposto 
categoricamente il successo formativo dato dai programmi seguenti, esso sarebbe 
di facilitazione per gli insegnanti, per dare un nuovo input alla pratica educativa 
che confluisce nel life long learning. 
Questo mio interesse è scaturito sicuramente dalla conoscenza della "Teoria della 
complessità" di Edgar Morin, un pensiero che mi ha fatto riflettere sulla 
frammentarietà dei saperi che ci ha caratterizzato in tutti questi anni, e la 
conseguente riflessione sulla frammentarietà delle discipline. 
1.1.1 Trasversalità delle discipline nei Programmi del 1985 
Ho pensato di analizzare i Nuovi Programmi della Scuola Elementare del 1985
19
 
perché essi hanno rappresentato un punto di svolta nella politica scolastica degli 
ultimi anni e non vanno considerati come “programmi” nel senso tradizionale del 
                                                 
18
 Fiorucci M., Una scuola per tutti, Franco Angeli, Milano, 2008. 
19
 DPR 104 del 12 febbraio 1985, I Nuovi Programmi per la Scuola Elementare.
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termine. Non sono più un semplice insieme di contenuti, ma piuttosto, vogliono 
essere una proposta di curricolo, cioè un elenco di obiettivi di carattere educativo 
e formativo a cui è funzionale l’insegnamento-apprendimento di determinati 
contenuti. 
Il documento è caratterizzato da una premessa, che dà indicazioni pedagogiche di 
base per la successiva parte disciplinare, partendo da riferimenti costituzionali, 
alla continuità, al rapporto con la famiglia e il territorio e alla convivenza 
democratica per realizzare il suo compito specifico di alfabetizzazione culturale, 
che può avvenire solo grazie a una programmazione didattica capace di delineare 
percorsi e procedure più idonee per lo svolgimento dell’insegnamento, ma anche 
facendo attenzione alla persona che apprende. 
Quanto riportato nel tema dell’organizzazione e programmazione didattica, fa 
capire che i contenuti disciplinari hanno un carattere indicativo e non 
prescrittivo: dunque lascia al singolo docente, che diventerà anche team docente, 
il compito di determinare quali di questi contenuti siano più adatti alla propria 
classe. Si evince quindi che i punti fermi rimangono obiettivi, contenuti e 
indicazioni didattiche di ogni singola disciplina. Come potrebbero dunque gli 
insegnanti affrontare temi quali l’educazione ambientale, la non violenza, 
l’integrazione ecc... quando le discipline presentate sono: lingua italiana, lingua 
straniera, matematica, scienze, storia-geografia-studi sociali, religione, 
educazione all’immagine, educazione al suono e alla musica, educazione 
motoria? 
Come possiamo notare alcune di esse sono accomunate STORIA-GEOGRAFIA-
STUDI SOCIALI  che comprende lo studio degli uomini e delle società umane 
nel tempo e nello spazio, nel passato e nel presente; credo che l’approccio 
globale dell’insegnamento, alla luce dell’attuale organizzazione scolastica, sia 
molto utile per il primo biennio della scuola primaria, ma non solo.
18 
 
1.1.2 Trasversalità delle discipline nelle Indicazioni Nazionali 2004 
Il 28 marzo 2003, con la legge n.53, l’allora ministro Moratti ha delegato al 
Governo la “definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli 
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”, 
in tale documento appare per la prima volta il termine competenza: si parla infatti 
di sviluppare capacità e competenze attraverso conoscenze e abilità, ma anche di 
considerare le attitudini e le vocazioni degli allievi. 
È un passaggio molto importante che viene ancor più chiarito in tali Indicazioni 
evidenziando come alla fine del percorso si debba valutare, “sia il livello delle 
conoscenze e delle abilità acquisite, sia se e quanto esse abbiano maturato le 
competenze personali di ciascun allievo
20
”, con riferimento proprio all’art.8 del 
DPR. 275/99. 
Con il termine competenza si vuole andare oltre i semplici obiettivi di 
apprendimento elencati disciplina per disciplina, e si evidenzia un quadro più 
ampio, mettendosi così in linea con quanto previsto dal Consiglio Europeo di 
Lisbona 2000
21
.   
Le indicazioni del 2004 sono all’interno di un documento diviso in quattro 
allegati che prendono  in considerazione la scuola dell’infanzia, primaria, 
secondaria di primo grado e il profilo educativo culturale e professionale dello 
studente alla fine del Primo ciclo di istruzione (PECUP). Quest’ultimo evidenzia 
come: 
conoscenze disciplinari e interdisciplinari (il sapere) e le abilità operative (abilità) apprese 
ed esercitate nel sistema formale (la scuola), non formale (le altre istituzioni formative) e 
informale (la vita sociale nel suo complesso) siano state per il ragazzo, davvero formative 
nella misura in cui sono effettivamente diventate competenze personali.
22
 
È una sfida che tutt’oggi le scuole affrontano, perché si vuole riconoscere il 
                                                 
20
Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative 2004. 
21
Un quadro europeo dovrebbe definire le nuove competenze di base da fornire lungo tutto l'arco della 
vita: competenze in materia di tecnologie dell'informazione, lingue straniere, cultura tecnologica, 
imprenditorialità e competenze sociali; dovrebbe essere istituito un diploma europeo per le competenze di 
base in materia di tecnologia dell'informazione, con procedure di certificazione decentrate, al fine di 
promuovere l'alfabetizzazione "digitale" in tutta l'Unione;(CONSIGLIO EUROPEO LISBONA 23 E 24 
MARZO 2000 CONCLUSIONI DELLA PRESIDENZA) 
22
Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative 2004, p.104.
19 
 
valore dell’unicità di ciascun allievo attraverso la progettazione di percorsi 
formativi differenziati, in modo che il ragazzo raggiunga le “competenze 
essenziali” per poter sviluppare al meglio le sue potenzialità
23
. 
Guardando più da vicino la scuola primaria si vuole definire come prima cosa la 
scelta del termine Primaria, secondo motivazioni di carattere culturale, sociale, 
gnoseologico ed epistemologico, etico e psicologico. La scuola è un ambiente 
educativo di apprendimento, dove ogni bambino vive esperienze per maturare e 
sviluppare “le proprie capacità di autonomia, di azione diretta, di relazioni 
umane, di progettazione e verifica, di esplorazione, di riflessione logico-critica e 
di studio individuale
24
”. 
Le discipline sono divise in: 
1. “Obiettivi specifici di apprendimento per la classe prima”; Italiano, 
Inglese, Storia, Geografia, Matematica, Scienze, Tecnologia e Infor-
matica, Musica, Arte ed Immagine, Scienze motorie e sportive; 
2. “Obiettivi specifici di apprendimento per le classi seconda e terza”; 
Italiano, Inglese, Storia, Geografia, Matematica, Scienze, Tecnologia e 
Informatica, Musica, Arte ed Immagine, Scienze motorie e sportive; 
3. “Obiettivi specifici di apprendimento per le classi quarta e quinta ”; 
Italiano, Inglese, Storia, Geografia, Matematica, Scienze, Tecnologia e 
Informatica, Musica, Arte ed Immagine, Scienze motorie e sportive; 
4. “Obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla Conviven-
za civile”; qui sono elencate attività educative e didattiche, definite 
unitarie, che entro il termine della scuola primaria hanno avuto lo 
scopo di trasformare in competenze le conoscenze e abilità elencate, 
Educazione alla cittadinanza, Educazione stradale, Educazione am-
bientale, Educazione alla salute, Educazione alimentare, Educazione 
all’affettività. 
L’Educazione alla Convivenza Civile trova la propria ragione d’essere su tre 
                                                 
23
Cfr. Monasta A., Competenze e risorse per la costruzione del curricolo, in FormAzione>>, 3, settembre 
2001, pp. 4-7. 
24
Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative 2004.
20 
 
motivazioni: il superamento dell’educazione alla cittadinanza in riferimento a 
una radice morale profonda, la volontà di anticipare nell’esperienza scolastica 
quella sociale e professionale; infine il principio dell’unità dell’educazione
25
. 
Ritengo che quest’ultimo punto sia uno dei nodi centrali di tali indicazioni: 
educare significa prima di tutto puntare ai corretti comportamenti, per cui 
l'insegnamento di qualsiasi disciplina dovrebbe perseguire lo scopo non solo di 
far acquisire agli studenti strumenti, concetti, metodi, contenuti concernenti il 
proprio campo disciplinare, ma di promuovere anche la capacità di fare buon uso 
delle conoscenze e abilità acquisite e di maturare modelli comportamentali 
corretti e responsabili nelle varie situazioni di vita. 
Giuseppe Bertagna, docente ordinario di Pedagogia generale e sociale 
dell’università di Bergamo, si inserisce tra i membri che hanno presieduto il 
gruppo di lavoro che ha fornito le basi pedagogiche culturali e ordinamentali 
della riforma.  
Egli rileva come si miri a un’educazione all’insegna del principio di 
ologrammaticità. Con quest’ultimo principio si intende la proprietà per cui ogni 
singola parte rimanda all’intero in tutte le sue dimensioni
26
. In questo senso nella 
disciplinarietà più stretta vi deve sempre essere un’apertura interdisciplinare e 
transdisciplinare, tale da attivare un movimento continuo e circolare, che 
favorisca la piena realizzazione dell’educazione integrale di ogni persona. 
1.1.3 Trasversalità delle discipline nelle Indicazioni per il Curricolo 2007 
Le Indicazioni per il curricolo del 2007 sono state redatte tenendo conto 
dell’impianto culturale incentrato su una didattica allineata alle direttive della 
Comunità Europea basate sulle competenze chiave di cittadinanza. 
Tali competenze riguardano la conoscenza, le capacità e le attitudini necessarie 
allo sviluppo personale, all’inclusione sociale e alla cittadinanza attiva. La linea 
di base che è seguita nelle Raccomandazioni del Parlamento Europeo è sicura-
                                                 
25
Cfr. http://www.unibg.it/dati/bacheca/434/55328.pdf  (consultato il 16/07/2013  alle ore 12.45). 
26
Cfr. Annali della Pubblica Istruzione, Educazione alla convivenza civile. Problemi e ipotesi didattiche, 
Le Monnier,  Firenze, 2006.