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INTRODUZIONE
Il cavallo, per le sue particolarità digestive, meccaniche ed etologiche necessita di vivere in un
ambiente che gli fornisca tutto il necessario per il suo mantenimento fisico e psicologico.
Purtroppo, però, molteplici sono gli errori sulla gestione dell'animale, che possono essere fatti
sia da allevatori che da proprietari.
L'uso del cavallo a scopo ludico ha molteplici sfaccettature. Ci sono cavalli trattati come animali
d'affezione, utilizzati e vissuti principalmente nel tempo libero; altri utilizzati nell'ambito
sportivo, all'interno del quale devono rendere performance eccellenti per scopi economici o per
l'acquisizione di uno status.
Proprio per l'ampia variabilità di utilizzo gli errori gestionali che possono essere commessi sono
molteplici.
In alcuni casi ciò che conta è solo la performance; quindi, l'animale viene trattato come mezzo
per raggiungere un obiettivo. In altri casi ci possono essere allevatori non a conoscenza dei reali
bisogni del cavallo, compromettendo così il benessere dell'animale.
Ad oggi l'attenzione nei riguardi di quest'ultimo ha fatto grandi passi avanti, soprattutto grazie
all'istituzione di un ampio quadro normativo.
Non molto tempo fa, infatti, l'unica vera attenzione legislativa nei confronti degli equini era
quella riguardante la somministrazione di alcuni farmaci che diventano dannosi per l'uomo una
volta assunti attraverso la carne equina.
Da quando gli animali sono stati considerati come esseri senzienti però le considerazioni a
riguardo degli stessi hanno assunto anche valore etico e morale.
Ora non resta che informare allevatori ed appassionati sulle condizioni di benessere equino,
affinché vengano rispettate al meglio.
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1 IL CAVALLO, origine e peculiarità
Oggi il cavallo (Equus caballus, ordine Perissodactyla, famiglia Equidae) è un erbivoro
appartenente alla classe dei mammiferi ma il suo percorso evolutivo, per giungere fino ai giorni
nostri, è stato molto complesso.
Tale evoluzione ha origine circa 60 milioni di anni fa con la specie Eohippus, presente nelle
foreste del Nord America. Questo primo esemplare aveva caratteristiche che si discostano molto
dalla figura di Equus Caballus dei nostri giorni: la sua altezza era di circa 30 cm, possedeva
quattro dita negli arti anteriori e tre in quelli posteriori, si cibava di foglie ed evitava spazi aperti
dove sarebbe stato una facile preda.
Con il passare dei millenni le foreste lasciarono spazio alle praterie, permettendo il passaggio
alimentare dalle foglie all’erba, e l’adattamento fece sì questo animale fosse sempre più idoneo
a percorrere lunghe distanze. Gli arti si allungarono e i denti molari, per adattarsi al nuovo
alimento, acquisirono progressivamente forma prismatica con rilievi dello smalto molto
marcati. La trasformazione più importante, però, riguarda certamente la diminuzione del
numero di dita. L’Equus Caballus presenta un unico dito, mentre gli altri ormai atrofizzati si
identificano con metacarpi e metatarsi accessori e castagnette.
Tutti questi mutamenti evidenziano la grande capacità adattativa di tale animale dimostratosi,
nel corso dei millenni, resistente e conforme a qualsiasi tipologia di habitat.
In natura il cavallo è una preda, ma è costretto a pascolare per nutrirsi; per questo è dotato di
un apparato locomotore che gli permette di raggiungere velocità elevate, capacità sensoriali che
gli permettono di individuare possibili predatori e un’autonomia dalla madre molto precoce.
Per di più è un animale sociale, perciò vive in branco dove trova rifugio e dove le possibilità di
vincere contro i predatori sono più elevate.
Questo animale, però, non rimane selvatico; nel tardo Neolitico interagisce ufficialmente con
l’uomo e viene domesticato, anche se molto probabilmente veniva già precedentemente
adoperato come animale da carne.
L’addomesticamento del cavallo ha influito notevolmente sulla progressione delle civiltà
umane, allo stesso tempo però è chiaro che anche la specie equina ha ricavato apprezzabili
benefici dalla specie umana. L’intervento dell’uomo è stato determinante, seguendo un concetto
perlopiù utilitaristico; nel corso dei secoli, infatti, abbiamo assistito ad una selezione sempre
più meticolosa con lo scopo di fissare tutti quei caratteri utili ai vari servizi cui doveva essere
adibito il cavallo, ovvero il lavoro nei campi, il trasporto di persone o l’impiego in guerra.
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Successivamente, con l’avvento della motorizzazione, questi impieghi andarono via via
perdendosi e con loro anche tutte quelle razze create appositamente per il lavoro.
Da qui l’equino assume un interesse prettamente ludico, dove vi è la scoperta di una nuova
dimensione: l’ippica e gli sport equestri con interesse agonistico e competitivo.
Dal punto di vista caratteriale, al contrario di quanto si pensa, il cavallo non è affatto un animale
dotato di grande coraggio, ma piuttosto timido e pauroso. I suoi mezzi di difesa, in quanto preda,
consistono nel mordere, calciare, ma soprattutto nella fuga. Comunque, a parte questo suo
timore innato, il cavallo è un animale intelligente, sensibile, di indole buona e paziente nei
confronti dell’uomo; è dotato anche di buona memoria e non dimentica le sofferenze patite. I
soggetti che vengono definiti cattivi altro non sono che animali che in passato hanno subito
violenze psichiche e fisiche per mano dell’uomo.
1.1 SENSORIALITÀ DEL CAVALLO
Per comprendere a pieno i bisogni di qualsiasi animale è importante indagare sulla sua
sensorialità. Il modo in cui un individuo percepisce il mondo ci dà informazioni fondamentali
per quanto riguarda il suo benessere e la sua sofferenza.
Analizziamo brevemente i 5 sensi:
• Udito
In questo animale l’udito è un senso molto sviluppato; i rumori vengono percepiti da
lunghe distanze ma a volume molto basso. Alcune vibrazioni vengono percepite tramite
gli zoccoli, i peli tattili del muso e i denti durante il pascolamento.
I padiglioni auricolari possono ruotare fino a 180° e sono indicatori dell’attenzione
dell’animale ma anche del suo stato d’animo;
• Vista
Gli occhi dei cavalli sono posizionati lateralmente alla testa e questo permette loro di
avere una visione periferica, utile per verificare la presenza di predatori e dunque avere
maggiori possibilità di fuga. Essi riescono a percepire sia la zona laterale con l’utilizzo
di un solo occhio dove la percezione è bidimensionale (vista monoculare), sia la zona
dove si ha la sovrapposizione dei campi monoculari, l’unica area in cui il cavallo ha una
corretta visione tridimensionale ed è in grado di giudicare le distanze correttamente
(vista binoculare). Il campo visivo per ciascun occhio spazia dai 130° ai 140°, mentre
la vista binoculare copre un’ampiezza di 60°-70°.
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Il campo visivo dei cavalli presenta due grandi punti ciechi: uno si estende su tutta la
parte dorsale del corpo con un’ampiezza di 5° e l’altro è un “triangolo” con base tra i
due occhi e riguarda il piano verticale (figura 1.1.1)
Figura 1.1.1 Capacità visiva del cavallo
I cavalli sono dotati anche di un’ottima visione notturna, fondamentale per vedere i
predatori durante la notte. Per quanto riguarda la visione a colori alcuni studi (Pick et
al. 1994) hanno ipotizzato che il cavallo possa essere dotato di vista dicromatica il che
implica la possibilità di distinguere il rosso e il blu da varie tonalità di grigio oltre che
il bianco e il nero.
• Olfatto
Questo senso è molto importante per il cavallo, in quanto gli permette di ricevere molte
informazioni riguardo l’ambiente che lo circonda o riguardo i conspecifici che incontra;
di questi ultimi, infatti, può determinare la maturità, il sesso o ciò che hanno ingerito.
L’olfatto è molto utile anche per percepire la presenza di predatori in quanto i carnivori
emanano un determinato odore.
Un comportamento tipico dove viene impiegato l’olfatto è il flehmen: quando l’animale
percepisce un odore particolarmente gradevole o sgradevole arriccia il labbro superiore
“intrappolando” le molecole all’interno delle narici dove entrano a contatto con l’organo
vomero-nasale, responsabile dell’elaborazione diretta e rapida dei dati. Il flehmen è,
generalmente, un comportamento tipico degli stalloni maturi ma si può riscontrare in
entrambi i sessi.
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• Gusto
È molto importante nell’identificazione delle piante commestibili. Ha sede nelle papille
gustative presenti principalmente nella lingua che, ricche di recettori, inviano le
informazioni al cervello.
• Tatto
Nel corpo del cavallo sono presenti zone più sensibili alle sollecitazioni tattili e altre
meno, ma tutto sommato anche questo è un senso abbastanza sviluppato; infatti,
attraverso il fettone, riesce a percepire i suoni a bassa frequenza emessi precedentemente
ai terremoti.
Alcune aree hanno una sensibilità diversa anche al variare dello stato fisiologico del
cavallo, come nelle fattrici gravide o nelle femmine durante il ciclo estrale.
Le vibrisse vengono utilizzate per l’esplorazione a distanza ravvicinata.