Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
d’utilizzo,  misure  e  tipologie  di  parcellario,  analisi  diacronica  dell’elemento 
urbanistico del territorio, analisi attuale delle stesse tematiche.
Come terzo  punto  si  è  cercato  di  operare  una diagnosi  del  paesaggio  valutando 
eventuali  proposte di  correzione d’impatto  ambientale,  mediante  l’utilizzo di una 
matrice  d’analisi  chiamata  Matriz  D.A.F.O.  (Debilidades,  Amenazas,  Fortalezas,  
Oportunidades) acronimo che sta ad indicare lo studio di quattro punti focali della 
stessa indagine  paesaggistico  -  ambientale:  le  Debolezze,  le  Minacce,  i  Punti  di 
forza e le Opportunità riferite al territorio e per un possibile sviluppo territoriale, 
applicabili ai contesti economici più importanti del territorio come i settori rurale, 
del turismo, dell’ambiente e delle infrastrutture.
La quarta parte è consistita in un’analisi di tipo particolareggiato, applicata ad un 
settore  chiave per lo stesso comune in una prospettiva futura e cioè la parte  del 
territorio  centrale  del Comune di Jesolo,  compresa  tra i  nuclei  urbani di  “Jesolo 
Paese” a nord e “Lido di Jesolo” a sud, oggi destinato ad un uso soprattutto rurale 
ma soggetto ad un futuro uso urbano.
Ho sviluppato un’analisi diacronica e una diagnosi descrittiva anche per questa parte 
del territorio, mediante un aumento della scala analitica. In seguito ho applicato una 
Matriz  D.A.F.O.  futura  per  poter  così  eseguire  un’indagine  di  sostenibilità  dei 
progetti d’urbanizzazione e di tutela ambientale in programma per questa zona.
Questa ultima parte della tesi l’abbiamo sviluppata scegliendo una zona del territorio 
particolarmente interessata  ad un’evoluzione paesaggistica  a breve termine,  ma la 
stessa metodologia è applicabile anche a tutte le altre aree del territorio, a prescindere 
dalla natura del paesaggio.
Rientrato  in  Italia,  ho rivisto  e  terminato  il  lavoro aiutato  per  la  parte  grafica  e 
cartografica dal dott. Ferrarese, per la parte espositiva dal prof. Rotondi. 
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
1.  METODOLOGIA  GENERALE  COME  APPROCCIO  ALLO 
STUDIO DEL PAESAGGIO
1.1. I contenuti teorici  
 
L’analisi  dell’elemento  paesaggistico,  fatta  in  chiave  geografica,  può  essere 
sviluppata  attraverso  la  pratica  di  diverse  scuole  di  pensiero  e  attraverso  diverse 
metodologie, elaborate in un passato più o meno recente, molte delle quali ancora 
applicabili però alla realtà odierna. 
Seguendo  il  “metodo  scientifico  generale”  del  professor  Mario  Bunge,  appreso 
durante  il  periodo  di  studi  presso  l’Università  spagnola  d’Alicante,  è  possibile 
ottenere ottimi risultati,  anche per gli studi scientifici di natura geografica; poiché 
detta metodologia prevede, come punto teorico fondamentale, una costante verifica, 
considerando  nessun  risultato  né  immutabile  né  perenne:  tutti  i  risultati  sono 
provvisori, fintanto che l'accertamento di una serie d’ipotesi non possa smentirli.  
Tenendo in conto la diversità dei paesaggi presenti nell’ecumene e la molteplicità di 
studi realizzabili sugli stessi, è comprensibile la varietà delle metodologie possibili 
rivolte  a  detto  scopo.  Spesso,  come  si  è  detto  prima,  è  possibile  seguire  la 
metodologia  generale  proposta da Bunge,  inoltre,  a prescindere dalla  natura dello 
studio da eseguire, detta metodologia generale è sempre applicabile, anche solo ad 
una  parte  dell’analisi  paesaggistica  e  di  sostenibilità  prefissata,  a  discrezione  del 
ricercatore. 
Questo metodo di ricerca, ai fini di una rapida spiegazione, è simile a quello usato 
per  le  scienze  mediche.  Nel  nostro  caso  esplicativo,  il  paesaggio  è  interpretabile 
come un paziente e lo studioso del paesaggio corrisponde alla figura del medico, 
mentre  i  differenti  assessori  e  tecnici  interpellabili  durante  lo  studio,  sono 
paragonabili a dei medici specialisti (Fig. 1).  
  
Fig. 1-Fasi metodologiche della scienza medica e della scienza del paesaggio
Fonte: BOLOS CAPDEVILA, 1992.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
  Supponiamo che un paziente richieda cure da parte di un medico: costui realizzerà 
una prima analisi  del caso e consiglierà  al  paziente  degli  esami ospedalieri,  delle 
radiografie, eccetera. Una volta analizzato il caso, già potrà emettere una diagnosi 
sullo  stato  del  paziente:  se  è  in  grado  di  realizzare  alcune  specifiche  attività 
(determinati sport, lavoro, hobby, eccetera), diagnosticare se tutti gli elementi e le 
energie che compongono il sistema funzionano correttamente, in simbiosi con la sua 
struttura, oppure se dalle analisi emergono alcune disfunzioni.  
Dopo la diagnosi, il paziente richiederà un trattamento per correggere le anomalie del 
funzionamento  del  sistema,  nel  caso  esistano.  Nella  beneaugurata  possibilità  che 
l'organismo  funzioni  correttamente,  il  medico  curante  non  prescriverà  alcun 
trattamento.  
Il  medico  dovrà  presentare  una  prognosi  evolutiva  dopo  il  trattamento,  in  altre 
parole, dovrà predire quando termineranno le anomalie, se questo è possibile, oppure 
determinare la cronicità della disfunzione e prevedere quale sarà lo stato finale del 
sistema,  entro un periodo di  tempo massimale.  Nel  caso in  cui  non è  necessario 
nessun  tipo  di  trattamento,  è  possibile  in  ogni  modo  elaborare  una  prognosi 
sull'evoluzione del sistema, premettendo la continuità delle attuali condizioni (tipo di 
vita del paziente). 
Ora è possibile proporre un piano d’analisi futura, in relazione diretta e successiva 
alla prognosi, elaborato con lo scopo di evitare possibili  future disfunzioni, o per 
sedare  gli  effetti  delle  attuali  anomalie.  È  la  tappa  di  prevenzione,  pianificata 
secondo  la  conoscenza,  e  l’esperienza  dei  casi  simili  trattati  in  precedenza  che 
permettono di supporre l'esistenza di possibili diagnosi in un sistema determinato, in 
base ad alcuni modelli conosciuti d’evoluzione e delle condizioni ambientali.  
In modo simile è possibile realizzare lo studio di un paesaggio. Quando allo studioso 
è presentato un determinato paesaggio, primariamente egli riconoscerà gli elementi 
che  lo  compongono  e  li  analizzerà.  Studierà  la  tipologia  degli  elementi  che 
compongono il geosistema e le sue interrelazioni.  
Una  volta  realizzata  l'analisi  degli  elementi  che  compongono  il  paesaggio,  il 
ricercatore potrà diagnosticare lo stato effettivo dello stesso ambiente paesaggistico, 
diagnosi che permetterà anche di classificarlo o determinarne la predisposizione per 
accogliere qualche funzione specifica. Detta diagnosi potrà richiedere un trattamento; 
in  altre  parole,  se  sono  emerse  anomalie,  mancanze  o  impatti,  attraverso  una 
correzione di queste problematiche presenti.  
D’accordo con gli studi d’evoluzione di un sistema, è possibile predirne quale sarà il 
futuro a breve-medio termine (entro i prossimi 20 anni) e quando si realizzeranno le 
condizioni previste dallo stesso pronostico. Queste condizioni possono essere quelle 
attuali,  oppure possono variare secondo le stesse previsioni. Orbene, la previsione 
sarà valsa in ogni caso, perché prevista dalla previsione evolutiva.  
L'ultima  tappa  metodologica  sarà  quella  di  portare  a  termine  una  correzione 
d’impatto  futura,  che  consiste  nel  proporre  una  o  più  tecniche  di  prevenzione 
d’impatto  socio-ambientale.  Secondo  il  trattamento  stabilito  a  partire  dall’analisi 
diacronica e, soprattutto, secondo la prognosi successiva, è possibile prevedere una 
serie d’impatti che possono colpire seriamente il paesaggio.  
L’analisi  di  sostenibilità  futura  consiste  nel  proporre  un  piano  d’attuazione  per 
evitare  le  conseguenze  non desiderate  di  determinate  pratiche  sul  paesaggio.  Per 
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
esempio, il tracciato di un'autostrada (infrastruttura richiesta in base alla densità di 
popolazione locale, alle necessità d’uso della stessa popolazione, in relazione con le 
vie di comunicazione già presenti sul territorio, eccetera) può generare una serie di 
gravi  alterazioni  nel  paesaggio  (come  l’erosione,  la  subsidenza,  scompensi 
paesaggistici e divisioni fisiche e sociali del territorio). Tenendo in conto la natura 
del  paesaggio  ed  i  rischi  che  comporta  questo  tipo  d’attuazione  sullo  stesso,  è 
possibile,  supponendo  che  sia  inevitabile  la  costruzione  di  detta  autostrada, 
realizzarne la costruzione secondo la forma più adeguata  al territorio  in modo da 
evitare, per quanto possibile, un’alterazione irrecuperabile in detto paesaggio.  
Le  tappe  metodologiche  brevemente  mostrate,  sono quelle  che  compongono  uno 
studio completo di qualsiasi tipo di paesaggio (fig. 2.). Tuttavia, per alcune analisi di 
un paesaggio, non è richiesta l’elaborazione di tutte le fasi esposte. Normalmente, 
con il metodo di Bunge sin qui descritto, la prima fase è uguale per tutti gli studi di 
questa tipologia, e corrisponde all’analisi degli elementi che configurano il paesaggio 
stesso e, spesso, passando ad una seconda fase di diagnosi, è pure possibile arrivare 
ad una classificazione del paesaggio, oggetto della nostra ricerca.  
Fig.2-Fasi metodologiche per lo studio del paesaggio
Fonte: BOLOS CAPDEVILA, 1992.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
In questo periodo, le domande indirizzate verso uno studio di previsione evolutiva 
(fase  di  prognosi)  e  d’analisi  di  sostenibilità  futura,  stanno  considerevolmente 
aumentando  ai  vari  livelli  locale,  regionale,  nazionale  ed  internazionale  perché 
permettono  una  successiva  pianificazione  del  territorio.  Evidentemente,  anche  se 
l’obiettivo degli studi del paesaggio fosse solo la prevenzione di un possibile impatto 
ambientale  futuro,  è  in  ogni  caso  necessaria  la  realizzazione  delle  fasi  previe 
d’analisi e diagnosi, poiché rispecchiano i fondamenti conoscitivi,  necessari per le 
successive fasi di ricerca, maggiormente richiesta oggi dal mercato, pubblico come 
privato.  
  
  
1.2. Fasi metodologiche della ricerca  
  
1.2.1. Analisi  
La fase analitica costituisce il passo basilare degli studi del paesaggio. Per arrivare a 
comprendere  un  paesaggio,  dobbiamo  partire  dalle  caratteristiche  proprie  dello 
stesso. A sua volta queste caratteristiche, sono il frutto delle distinte interazioni tra 
gli elementi che l'integrano. Dato che un paesaggio può essere costituito da diversi 
tipi  d’elementi,  il  livello  d’analisi  svolto  varierà  in  base  alle  necessità  del  tipo 
d’investigazione da realizzare. In ogni caso, l’analisi sarà tale da poter conoscere gli 
elementi presenti più indicativi, in altre parole, quelli con la maggiore influenza per 
lo stesso paesaggio oggetto di studio.  
L'analisi della struttura del paesaggio è fondamentale perché permette di scoprire i 
diversi processi del sistema. Senza la sua conoscenza sarebbe impossibile decifrare la 
sua  organizzazione  spaziale  e  la  sua  dinamica;  organizzazione  e  dinamica  sono 
direttamente  connesse  agli  scambi  di  energia  e  materia  attivi  nel  sistema. 
Investigando la struttura del paesaggio, è possibile distinguere una struttura naturale, 
chiamata  anche  fisico-ambientale,  ed  una  struttura  antropica,  denominata  socio-
economica.  La  struttura  fisico-ambientale è  formata  da  tutti  gli  elementi  naturali 
presenti,  a  loro  volta  divisi  in  abiotici e  biotici.  La  loro  analisi  comprende  le 
interazioni  presenti  tra  i  diversi  elementi  del  paesaggio,  basate  sulle  leggi  della 
natura.  
Nello  stesso  modo  è  studiata  la  struttura  antropica,  analizzando  i  distinti  aspetti 
socioeconomici, col proposito di scoprire la loro influenza specifica sul paesaggio.  
  
1.2.2. Diagnosi  
La diagnosi del paesaggio nasce dai risultati dell'analisi e richiede il trattamento e la 
categorizzazione di dati che riferiscono della struttura naturale ed antropica. La sua 
elaborazione si realizza valutando i dati raccolti durante la fase analitica, soprattutto 
quei dati considerati di maggiore importanza per il tipo d’analisi da compiere o per la 
loro attiva azione nel paesaggio studiato.  
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
In  pratica  è  possibile  sviluppare  varie  forme  di  diagnosi.  Queste,  dipendendo 
dall'obiettivo  perseguito  dalla  diagnosi,  possono essere  raggruppate  in  due grandi 
tipologie: le diagnosi descrittive e le diagnosi di potenzialità.  
La  diagnosi  descrittiva  raggruppa  quelle  analisi  che,  in  generale,  dettagliano  le 
caratteristiche del paesaggio. Suo obiettivo è quello di classificare il  paesaggio in 
base alle caratteristiche che lo stesso presenta, mediante unità omogenee per la sua 
tipologia o per il suo stato dinamico.  
La  diagnosi  di  potenzialità  ha  l’obiettivo  di  definire  l'attitudine  o  le  potenzialità 
naturali del paesaggio, di fronte alle diverse possibilità d’attuazione antropica. Il suo 
studio si porta a termine caratterizzando gli elementi rilevanti del paesaggio attuale o 
le unità di paesaggio stabilite, e studiando le reazioni naturali dello stesso paesaggio 
di fronte a diversi tipi di attività antropiche, cioè confrontando le distinte ingiunzioni 
socioeconomiche con le capacità naturali che il paesaggio studiato ha per accoglierle.
Tanto gli studi sulla capacità per accogliere le distinte attività dell’uomo, come la 
stima degli impatti che questi causerebbero sul paesaggio, sono possibili solo quando 
si conoscono bene la struttura ed il funzionamento del paesaggio in questione. Ciò 
permette di determinare i limiti della sua capacità, di fronte agli usi che modificano o 
intensificano la pressione dell’uomo sulle risorse naturali.  
  
1.2.3. Correzione d’impatto ambientale  
Una  parte  complementare  della  diagnosi  è  quella  che  ha  come  obiettivo 
l’applicazione delle misure necessarie per tentare di eliminare, correggere o ridurre 
gli squilibri o possibili deterioramenti del paesaggio, emersi nella fase di diagnosi. 
Questi normalmente sono dovuti all'uso inappropriato del potenziale paesaggistico.  
Le  conseguenze  e  modificazioni  che  qualunque  attuazione  antropica  produce 
nell'ambiente  si  conoscono  generalmente  come  "impatto  ambientale”.  Gli  studi 
d’impatto  ambientale  sorgono,  da  un  lato,  per  la  necessità  di  esercitare  una 
protezione più efficace dell’ambiente, e dall’altro, per ottenere un uso più razionale 
delle risorse naturali.  
Le tecniche metodologiche utilizzate per la correzione d’impatto sono d’indole molto 
diversa, e si scelgono in accordo con la topologia dell'impatto che trattano e con le 
condizioni  dell'ambiente.  L'informazione  che  precisano  è  somministrata  per  le 
cosiddette valutazioni d’impatto ambientale. L'obiettivo di queste ultime è quello di 
identificare,  predire,  interpretare  e  comunicare  tutte  le  informazioni  relative  agli 
effetti di un'azione sul sistema dal quale dipende l'uomo per sopravvivere.  
1.2.4. Previsione  
Un  pronostico,  nella  scienza  del  paesaggio,  è  un'elaborazione  scientifica  che 
concepisce il futuro stato del  geosistema studiato, le sue proprietà fondamentali e i 
suoi  diversi  stati  dinamici.  Queste  previsioni  tengono  in  conto  sia  gli  aspetti 
dell'evoluzione  naturale  del  paesaggio,  sia  gli  aspetti  sociali  ed  economici, 
suscettibili ad una modifica. Esso corrisponde ad una diagnosi futura del paesaggio.  
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Conseguentemente,  la  prognosi del  paesaggio concentra  da un lato,  lo studio sui 
processi e condizioni dei cambiamenti  che si operano nel paesaggio, dall’altro, lo 
studio  delle  domande  sociali.  La  previsione  investiga,  pertanto,  l'evoluzione  e  lo 
sviluppo del paesaggio,  mentre  il  suo studio conduce all'elaborazione di proposte 
alternative a questa evoluzione.  
La previsione del paesaggio è fermamente connessa alla diagnosi poiché i risultati 
della  diagnosi  mettono  in  risalto  le  condizioni  di  partenza  dell'evoluzione  del 
paesaggio. Nel caso in cui si applicherà il concetto di potenzialità di un paesaggio 
nella  tappa  diagnostica,  sarà  possibile  confrontare  le  varie  ingiunzioni 
socioeconomiche  con  le  proprietà  naturali  del  paesaggio,  tenendo  presenti  le 
informazioni disponibili utili ad una prevenzione di dette ingiunzioni. Devono essere 
prevedibili  anche  i  cambiamenti  che  potrebbero  derivare  dall'utilizzo  delle  stesse 
potenzialità paesaggistiche, che il precedente studio di diagnosi ha designato come 
appropriate.  
  
1.2.5. Correzione di futuri impatti ambientali 
Un'ultima tappa negli studi del paesaggio è costituita dalle proposte di correzione di 
futuri  impatti  ambientali.  Questa  fase  consiste  nella  pianificazione  di  tecniche 
preventive, adeguate per il tipo di paesaggio, come il risultato di un accordo con la 
gestione prevista per detti paesaggi.  
Questa nuova fase degli studi di paesaggio sorge poiché, nella maggior parte dei casi 
applicati,  la  previsione  di  possibili  cambiamenti  nel  paesaggio  si  elabora 
principalmente sotto l'influenza di possibili interventi antropici di un certo impatto 
sul  territorio.  Queste  attuazioni  possono  portare  ad  una  serie  d’alterazioni  e 
cambiamenti nel paesaggio, soggetto a seri impatti ambientali, la cui prevenzione è 
l'oggetto di studio di quest’ultima fase.  
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2.  ANALISI  DELLE  STRUTTURE  FISICO-AMBIENTALI  E 
SOCIO-ECONOMICHE
  
  
2.1. Struttura fisico-ambientale:  
  
2.1.1. Localizzazione:  
Il  territorio  amministrativo  del  comune  di  Jesolo  si  estende  per  95,25  Km2,  in 
provincia di Venezia, nel settore nord-orientale della stessa. La latitudine si attesta 
sui  45º32'  nord  e  la  longitudine  sui  12º38'  est.  Il  territorio  fa  parte  del  litorale 
dell’alto Adriatico ed è sito in linea d’aria a 26 km a nordest della città di Venezia. 
Fonte: ISTAT, 2004.
2.1.2. Confini amministrativi:
• Nord-ovest: comune di S. Dona' di Piave;  
• Est e nord-est: comune d’Eraclea;  
• Ovest: comuni di Musile di Piave e di Cavallino-Treporti.  
2.1.3. Confini naturali:
• Est e nord-est: il fiume Piave con una direzione da nord-ovest a sud-est fino 
alla foce “Porto di Cortellazzo”;  
• Ovest:  il  fiume  Sile  che  presenta  una direzione  da nord-ovest  fino al  suo 
sbocco  nel  "Porto  di  Piave  vecchia”,  inoltre  funge  da  confine  naturale  la 
stessa laguna di Venezia nel suo settore nord-orientale;  
• Sud e sud-est: il mare Adriatico;  
• A nord e nord-ovest non ci sono limiti naturali, i confini sono piuttosto di tipo 
amministrativo  e  l’aspetto  fisico  di  confine  è  rappresentato  dai  canali 
d’irrigazione  e  dalle  parcelle  agricole  tra  i  comuni  di  S.  Donà di  Piave e 
quello di Jesolo.  
2.1.4. Morfologia:
Il territorio si trova nella parte meridionale della pianura Veneta, tra le foci dei fiumi 
Sile ad ovest e del fiume Piave ad est. La natura morfologica è di tipo alluvionale con 
un litorale d’orientazione sudovest-nordest, lungo la costa dell'alto Adriatico.   
Presenta un’altitudine media di 2 m slm: compreso tra le altimetrie assolute di +3,5 
m slm in località "Residence Palace" e -1,7 m slm nella zona "Tenuta Piave Isonzo". 
Il  territorio  è  soprattutto  d’origine  palustre  e  a  posteriori  bonificato:  per  questo 
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Fig. 3: Carta Geomorfologia della provincia di Venezia, riferita al territorio di Jesolo, 
scala 1: 30000
Fonte: elaborazione personale su dati BONDESAN, MENEGHEL, 2004.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Tab. 1-Legenda degli elementi geomorfologici presenti sul territorio di Jesolo
Fonte: elaborazione personale su dati BONDESAN, MENEGHEL, 2004.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
motivo presenta una pendenza variabile e di scarsa entità, dove però prevale quella 
da nord-ovest a sud-est.
Fonte: Comune di Jesolo- Ufficio cartografico.  
2.1.5. Substrato geo-litologico:
Il  territorio  è composto da un terreno di natura a prevalenza sabbiosa nella parte 
meridionale, mentre è composto soprattutto da limo ed in parte da argilla nella parte 
settentrionale.
 Il  litorale  presenta  una  spiaggia  di  sabbia  colore  giallo,  d’origine  calcareo-
dolomitica  a  granulometria  fina,  che  risale  al  plurisecolare  processo 
d’accumulazione.  
I principali processi morfodinamici del territorio sono:  
• Subsidenza:  fenomeno  naturale  presente  in  alcune  zone  del  territorio, 
aggravato  e  amplificato  da  alcuni  usi  antropici  dell’ambiente  a  livello 
regionale e locale, ad elevato impatto ambientale, come l'estrazione di metano 
in  zona,  l'elevata  urbanizzazione,  la  diffusa  cementificazione  e  l'uso 
improprio della falda freatica (eccesso estrattivo);  
• Erosione  costiera:  fenomeno  naturale,  comune  in  buona  parte  dell'alto 
Adriatico,  aggravato  a  livello  antropico  dal  fatto  che  a  monte,  con  la 
costruzione di bacini  artificiali  e centrali  idroelettriche lungo alcuni  fiumi, 
parte dei materiali sedimentari trasportati dalle acque degli stessi fiumi non 
arrivano  alla  foce,  provocando  così  una  importante  carenza  dell’apporto 
naturale costiero, mentre a valle,  con l'eliminazione della quasi totalità dei 
cordoni di dune del litorale e con l'urbanizzazione nella prima linea di costa, 
si  è  avuta  un’alterazione  delle  dinamiche  naturali  di  trasporto  ed 
accumulazione di sabbia (ZUNICA, 1987).  
Fonte: Comune di Jesolo-Ufficio cartografico. 
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2.1.6. Clima:
Il clima jesolano corrisponde al clima della pianura Padano-Veneta di cui fa parte. È 
di tipo temperato sub-continentale umido con:  
Tab. 2-Dati climatologici
Temperatura media annua 14º
Temperatura media di gennaio 3,5°
Temperatura media di luglio 24º
Ore  di  sole  medie  giornaliere  nei 
mesi di giugno/dicembre
8/2
Precipitazioni medie annuali 1015 mm
Giorni di pioggia annuali medi 88
Fonte: elaborazione personale sui dati forniti ARPAV, De Agostani, 2004.
• Tasso  d’umidità  atmosferica  annuale  elevato  e  costante:  questo  fattore  crea 
spesso una sensazione termica differente da quella  della temperatura effettiva, 
provocando livelli assoluti di freddo e di calore;  
• Venti: soprattutto provenienti dai quadranti nord-orientale di Grecale (localmente 
chiamato  Bora),  sud-orientale  di  Scirocco,  sud-occidentale  di  Libeccio, 
settentrionale di Tramontana.
2.1.7. Idrologia:
In  tutto  il  territorio  municipale  è  presente  una buona quantità  e  qualità  d’acqua. 
Questa  proviene  soprattutto  dai  fiumi  Sile  e  Piave  che  scorrono  e  sfociano  sul 
territorio stesso. Jesolo possiede anche molti canali e fossati necessari per il costante 
drenaggio  delle  acque,  e  per  facilitare  l'irrigazione  delle  terre.  Tutta  la  zona  è 
d’origine palustre e per questo motivo ha una falda freatica prossima alla superficie.  
Fig. 4-Carta dei confini amministrativi e idrologia del territorio, scala 1: 25000
Fonte: elaborazione personale sui dati forniti dal Comune di Jesolo-Ufficio cartografico.
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
2.1.8. Vegetazione:
La  composizione  della  flora  naturale  originaria  era  di  tipo  temperato  sub-
continentale,  con  boschi  di  foglia  caduca  e  di  tipologia  palustre.  Oggi  non sono 
presenti sul territorio resti del bosco caducifoglio e la vegetazione lagunare permane 
solo  nella  zona  valliva.  Tutto  il  territorio  fu  bonificato  e  posto  a  coltivazione, 
eliminando  buona  parte  della  vegetazione  locale.  Solo  nel  settore  orientale  del 
territorio è presente un piccolo bosco non originario a pino mediterraneo. La politica 
locale  e  comunitaria  odierna  è  orientata  verso  una  parziale  ricopertura  a  bosco 
dell’area prossima alla laguna, per motivi ambientali e paesaggistici.  
2.1.9. Fauna:
Le specie più rilevanti sono quelle che vivono nello spazio protetto della laguna e nel 
territorio rurale vicino alla stessa. Sono soprattutto specie di volatili, pesci e piccoli 
roditori.    
2.2. Struttura socio-economica:  
2.2.1. Dati demografici:
Il comune di Jesolo contava 22.698 residenti nell’ultimo censimento del 2001, con 
10.945 maschi  e  11.753 femmine  e  una  densità  calcolata  di  233  ab/Km2.  I  dati 
demografici  di fine 2002 e fine 2003 presentano una crescita sensibile e costante 
della popolazione. Nel 2002 si sono raggiunti 23.067 residenti ed alla fine dell'anno 
2003  già  23.465.  Questa  crescita  è  dovuta  ad  un  piccolo  e  positivo  tasso  del 
movimento naturale, ma soprattutto ad un netto tasso positivo migratorio, legato alla 
politica di aumento urbano e demografico della città ed alla fiorente economia della 
zona:  
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Il territorio di Jesolo, evoluzione del paesaggio e sostenibilità
Tab. 3-Dati demografici
Popolazione totale al 01.01.2003 23.067
Nati 232
Morti 213
Saldo naturale 2003 +19
Iscritti da altri comuni 462
Iscritti da un altro stato 325
Altri iscritti 68
Cancellati per altri comuni 420
Cancellati per un altro stato 19
Altri cancellati 37
Saldo migratorio 2003 +379
Popolazione maschile al 31.12.2003 11.397
Popolazione femminile al 31.12.2003 12.068
Popolazione totale al 31.12.2003 23.465
Fonte: elaborazione personale sui dati ISTAT, 2002, 2003.
2.2.2. Dati socio-economici:
Secondo l'ultimo censimento ISTAT del 2001, la popolazione attiva della città è pari 
a 9.207, divisa in:  
• Settore primario: 423 attivi, pari al 5%;  
• Settore secondario: 2.262 attivi, pari al 25%;  
• Settore terziario: 6.520 attivi, pari al 70%.  
Le principali attività primarie presenti sul territorio sono l’agricoltura, l’allevamento 
e  la  pesca.  Il  processo  di  terziarizzazione,  tecnicizzazione  e  modernizzazione 
prodottosi fino agli anni Settanta, ha condotto ad una riduzione degli attivi e dei costi 
della  manodopera,  comuni  in  tutta  l'Europa  occidentale.  Gli  attivi  al  settore 
secondario sono aumentati  negli  ultimi anni grazie alla costruzione di due poli  di 
produzione  artigianale  ed  industriale  nella  zona  nord  del  territorio,  (PIP  Piano 
Insediamento  Produttivo),  che  si  sommano  alla  prima  zona  dello  stesso  tipo  già 
presente nella parte meridionale del comune. Le attività terziarie sono stabili e con 
un  alto  numero  d’attivi  (oltre  il  70%),  soprattutto  nei  settori  del  turismo,  del 
commercio e dei servizi alla popolazione. 
 Fonte: ISTAT, 2001.
2.2.3. Economia:
Settore primario:   
Il  suolo  oggi  non  ancora  urbanizzato,  è  quasi  completamente  adibito  ad  uso 
agricolo. Le imprese rurali del territorio sono 868 e tre sono i tipi di conduzione:  
• Imprese individuali: 830;  
• Sistemi cooperativi o in affittanza collettiva: 4;  
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