4
Infatti essa era l’ultimo insediamento prima del valico. Grazie a questa 
posizione ha mantenuto nei secoli stretti contatti con la madre patria 
vallesana. Tuttavia con la decadenza dell’uso della via di comunicazione 
del Gries e in seguito alla costruzione dei trafori del Gottardo e del 
Sempione, Formazza è rimasta isolata rispetto al Vallese. Durante l’ultimo 
secolo l’avvento dell’industrializzazione ha permesso all’italiano di 
acquistare sempre più prestigio contribuendo al lento abbandono dell’uso 
della lingua walser. 
Il corpus sul quale si eseguirà l’analisi dei fenomeni di contatto sarà 
costituito da 12 ore di registrazioni effettuate in loco dagli abitanti stessi di 
Formazza. Queste registrazioni sono state realizzate all’interno del progetto 
per costituire un archivio sonoro delle comunità walser. Gli informanti 
considerati sono 37, 33 dei quali parlanti titsch e i restanti 4 hanno delle 
conoscenze linguistiche più approssimative che limitano l’attività 
linguistica a livello di comprensione. Si cercherà di compiere un’analisi da 
un punto di vista sincronico, “fotografando” in altre parole la situazione 
attuale. 
Il pregio di questo materiale, soprattutto per lo studio dei fenomeni 
di contatto, è la poca influenza da parte di ricercatori e osservatori. Il 
materiale è stato raccolto dagli abitanti della valle stessa. Le conversazioni 
sono piuttosto spontanee, per nulla focalizzate sul rispetto o la messa in 
opera delle norme che regolano il titsch. Tuttavia trattandosi di un archivio 
di raccolta della parlata walser di Formazza gli informanti si sono in parte 
sforzati di esprimersi il più possibile in titsch. 
Per quanto riguarda i fenomeni di contatto possiamo fare riferimento 
a uno dei più importanti studiosi di questo ambito. Egli affermò come “nel 
discorso l’interferenza è come la sabbia trasportata da un torrente; nella 
lingua essa è come il sedimento sabbioso depositato sul fondo del lago” 
(Weinreich, 1974: 18). Questo lavoro si concentrerà sull’analisi del 
“sedimento sabbioso depositato sul fondo del lago”, quali tracce l’italiano e 
 5
il dialetto hanno lasciato nella parlata titsch, quali elementi si sono integrati 
di più, come, che ruolo hanno acquisito determinate parole all’interno del 
sistema del dialetto walser.  
Nello studio dei fenomeni di contatto, come per qualsiasi aspetto 
linguistico, bisogna considerare che si tratta di fenomeni in movimento, 
caratterizzati da un uso variabile. Per quanto riguarda il contatto fra due o 
più sistemi linguistici le possibili realizzazioni possono essere caratterizzate 
da un uso transitorio, analizzabile a livello di discorso, ad un uso categorico 
degli stessi, considerabili parte integrante del sistema a tutti gli effetti. Si 
potrebbe definire con il termine commutazione di codice quegli elementi 
transitori mentre con prestito quegli elementi inseriti nel sistema.  
La commutazione di codice è quel fenomeno che coinvolge l’uso 
alternato di due o più lingue in un medesimo soggetto o all’interno di una 
comunità bilingue. La commutazione di codice rappresenta più un 
fenomeno transitorio, analizzabile a livello di organizzazione del discorso 
del parlante.  
Il prestito è l’atto finale di un processo mimetico dovuto ad 
interferenza alloglotta, in cui si verifica la mutazione di materiale 
linguistico più o meno fedele al modello straniero. Esso rappresenta 
quell’elemento che s’inserisce nel sistema vero e proprio della lingua 
ricevente, diventando parte integrante dell’organizzazione della lingua. 
Tuttavia possiamo ipotizzare come nella pratica dell’analisi linguistica, 
soprattutto nel caso in cui si ha a che fare con testi  di registrazioni 
spontanee, l’opposizione prestito e commutazione riguarda solo gli  estremi 
di un continuum che presenta un’ampia gamma di casi intermedi.  
Per determinare il livello di inserimento di un elemento in un sistema 
faremo riferimento anche al concetto di frequenza d’uso. Aldilà dell’analisi 
da un punto di vista strutturale si può ipotizzare come le parole di origine 
straniera che siano utilizzate frequentemente e che hanno un alto numero di 
occorrenze – ovvero l’elemento linguistico concreto, osservabile – siano 
 6
probabilmente più inserite nel sistema della lingua del parlante. Il solo dato 
delle occorrenze non è sufficiente per definire il livello di inserimento nel 
sistema. Considereremo anche il numero di parlanti coinvolti da ogni 
fenomeno di contatto. Nel caso in cui l’elemento studiato è utilizzato solo a 
livello idiosincratico esso potrà definirsi integrato nel sistema ma solo a 
livello di un singolo individuo bilingue.   
L’analisi dei dati raccolti svolta nei capitoli seguenti offre spunti di 
riflessione di natura linguistica e sociolinguistica utili per avere un quadro 
della situazione del contatto linguistico in contesti come la comunità walser 
considerata. La descrizione dei fenomeni di contatto e la loro analisi vuole 
stimolare nuove ricerche sull’argomento e anche l’interesse da parte dei 
parlanti stessi.  
 
 
 
 
 
 
 
 7
Capitolo 2 
 
Val Formazza 
 
 
2.1 Posizione geografica 
 
La Val Formazza, o Pomatt, si trova all’estremità nord della Val 
d’Ossola, posta nella parte più a settentrione del Piemonte, tra le valli del 
Ticino e del Vallese. Essa è nella provincia del Verbano Cusio Ossola dal 
1992 anno della fondazione di quest’ultima. La valle, attraversata dal fiume 
Toce, è caratterizzata da gradinate che la dividono in due tronchi: la parte 
inferiore chiamata Valle Antigorio e quella superiore ovvero la Val 
Formazza
1
. Il territorio è caratterizzato dall’ambiente d’alta montagna, ampi 
pascoli e numerosi laghi alpini. La valle, facente parte delle Alpi Lepontine, 
confina a nord, est e ovest con la Svizzera, più precisamente con i cantoni 
del Vallese (Goms) e del Ticino.  
La posizione geografica della valle offre numerose possibilità di 
comunicazione con il versante settentrionale delle Alpi. Essa, infatti, era 
attraversata da una delle più importanti vie di someggiatura che collegavano 
l’Oberland Bernese e la Svizzera Centrale (la regione del Lago dei Quattro 
Cantoni)  con la  pianura padana.  
Attraverso il passo del Gries (m 2456), percorribile solo a piedi,  si 
giunge all’Oberland Bernese, (la Valle di Goms) e alla Svizzera Centrale (la 
regione dei Quattro Cantoni). Sul versante destro, una mulattiera che si 
stacca da Riale, supera il passo S.Giacomo e tocca l’Alto Ticino e Airolo. 
Da qui si può valicare il San Gottardo, alla volta di Uri. Sempre attraverso il 
                                                 
1
 Per tutti i riferimenti geografici e storici cfr. Bacher, 1995; Mortarotti, 1979; Rizzi, 
1981; Rizzi, 2004; Stroppa, 2002; Zanzi, 1988. 
 8
passo S.Giacomo (m 2318) e di Bosco (Guriner Furka, m 2353) vi è 
l’accesso, a piedi, rispettivamente alla Val Bedretto e al villaggio walser di 
Bosco Gurin situato in una valle laterale della Val Maggia.  L’unico accesso 
carrozzabile è da sud, ovvero la strada statale delle valli Antigorio e 
Formazza che conduce a Domodossola.  
Figura 1 Cartina Val Formazza 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La popolazione di Formazza è distribuita in nove centri abitati tutto 
l’anno. Primo agglomerato che s’incontra è  Foppiano (m. 933), Underum 
Staldum, dopodiché Fondovalle (m. 1220), Stafewald, Chiesa (m. 1234), 
Indermattu, San Michele (m. 1237), Tuffwald, Valdo (m. 1270), Wald,  
Ponte (m. 1280), Zumstäg,  Grovella (m. 1364), Gurfelu,  Canza (m. 1416) 
Frütuwald, Sottofrua (m. 1500) Unter Früt. Superata la cascata del Toce, la 
 9
valle si apre in un nuovo pianoro dove si trovano piccoli agglomerati per il 
pascolo estivo, Riale (m. 1720) Cherbäch, Morasco (m. 1780) Morast, 
ormai sepolto sul fondo di un lago artificiale dal 1940.  Ponte, Zum Stagg, è 
il centro amministrativo, commerciale della valle. La chiesa parrocchiale si 
trova a Chiesa,  Indermattu, ma ogni frazione ha un proprio oratorio, o 
cappella, Chiappala, dedicata al patrono della frazione. A Valdo, Wald, 
troviamo il maggior numero di attività turistiche invernali della valle.  
Principali attività furono l'agricoltura di montagna, la pastorizia e la  
someggiatura
2
 attraverso i valichi. Le difficili condizioni climatiche 
permisero la coltivazione di pochi ortaggi come le patate e la segale, 
utilizzata in sostituzione della farina di grano. La pastorizia fu una delle 
attività principali, gli ampi pascoli  permisero il mantenimento di un gran 
numero di bestiame,  vacche di razza bruno-alpina, capre e pecore. 
Importante fu la produzione del formaggio, esportato in tutta la Svizzera, 
attività dalla quale la valle probabilmente prendeva il suo nome
3
. I 
formazzini furono coinvolti nel trasporto di merci attraverso i passi, 
commercio, che in piccola parte li tolse dall’isolamento più completo. Altre 
attività a carattere marginale furono la produzione di tela e la lavorazione 
del legno. 
Dai primi del novecento con l’avvento dell’industrializzazione, e con 
il miglioramento delle vie di comunicazioni, la  valle Formazza fu soggetta 
a un profondo cambiamento. I grandi bacini idrici costruiti trasformarono 
sia il paesaggio, sia l’intera economia della valle. La costruzione di queste 
dighe e centrali idroelettriche diede lavoro a gran parte della popolazione. 
Tuttavia quest’occupazione si rivelò temporanea, infatti, una volta costruite 
le dighe alcuni formazzini dovettero emigrare per trovare un altro lavoro, 
                                                 
2
 L’azione di trasporto su dorso di bestie da soma.  
3
 Leandro Alberti nella sua Descrittione di tutta Italia, descrive la valle come “Valle 
Formaggia”, “Valle Formatica” nel latino corrotto dei documenti medioevali, che nel 
tedesco-walser è stata ribattezzata “Bonmattal”, in seguito “Pomattal” (Rizzi, 2004).  
 10
poiché il mantenimento delle centrali coinvolgeva un numero inferiore di 
occupati. 
Attualmente l’agricoltura è un’attività ormai scomparsa se non con la 
presenza di qualche orto adibito a uso personale mentre rimangono alcune 
attività legate alla pastorizia. Negli ultimi anni sta avendo sempre più 
importanza l’attività di produzione del formaggio. Questo è possibile grazie 
alla presenza sul territorio di alcune cooperative, che hanno valorizzato 
antichi prodotti come il formaggio Bettelmat, attualmente considerato come 
uno dei prodotti caseari  più prestigiosi dell’arco alpino. Inoltre grazie alla 
Comunità Montana Valli Antigorio Divedro Formazza si è creato il 
cosiddetto percorso “Sulle strade del Bettelmatt” che ripercorre tutti i sette 
alpeggi da cui proviene questo formaggio.  
Dagli anni settanta in poi il turismo è diventato sempre più 
un’importante attività per la valle, sia per quanto riguarda le stazioni 
sciistiche invernali, sia per il turismo estivo. Attualmente gli impianti 
sciistici di Valdo fanno parte del comprensorio di NeveAzzurra. Inoltre la 
valle Formazza è diventata meta di atleti, anche a livello internazionale, per 
quanto riguarda lo sci di fondo. Le attività sviluppatesi non sono però 
paragonabili al turismo di massa di altre località come Gressoney,  
anch’essa di origine walser.  
 
 11
2.2 I Walser 
 
 
L’origine di queste genti fu al centro di numerosi dibattiti e ricerche 
che tentarono di dare una spiegazione plausibile alla cosiddetta 
Walserfrage
4
. Il cronista Aegidius Tschudi nel XVI secolo legava la loro 
origine al mondo celtico. In seguito furono visti come  resti di eserciti 
germanici appartenenti ai Cimbri e ai Teutoni e infine come guardie Sveve 
a servizio degli imperatori della casa degli Hohenstaufen. Negli anni ‘60 
abbiamo il più importante contributo per quanto riguarda gli studi su questa 
civiltà e la loro lingua. Paul Zinsli nel suo Walser Volkstum (1968)  ha 
confermato l’ipotesi che i walser sono stati originariamente dei coloni di 
origine germanica, di ceppo Alemanno, che si stanziarono successivamente 
nei Canton Grigioni, S.Gallo, Liechtenstein, Voralberg, nel Canton Ticino e 
nel Piemonte. Queste genti furono chiamate “Walser”, anche se questo 
termine dovrebbe indicare solo i vallesani alemanni presenti nel Vallese. In 
realtà questo termine connota le genti provenienti dalla valle del Goms e 
insediatasi all’interno del Vallese e nelle vicine valli che hanno in comune 
origini, consuetudini e lingua. Il clima favorevole dei secoli XII-XIII, le 
precedenti esperienze di nomadismo di queste genti, permise loro di iniziare 
lo sfruttamento di terre rimaste per millenni solo ad uso di pascolo. I walser 
riuscirono a costruire insediamenti ad alta quota, a sfruttare il terreno per la 
coltivazione della segale e altri cereali. 
La pace di Costanza, nel 1183, permise ai comuni di guadagnare 
potere a discapito dei piccoli nobili della pianura padana che scapparono 
verso le alpi cercando piccoli feudi da occupare che alcune volte non 
superavano una valle. I piccoli nobili cercarono protezione e alleanze nella 
vicina Svizzera, in particolare al vescovo-conte di Sion. Così alcune 
                                                 
4
 Ricordiamo a tale proposito gli Atti della prima giornata internazionale di studio 
avvenuta a Orta, il 4 giugno 1983, durante la quale si è cercato di riassumere i secoli di 
speculazioni riguardo alle origini di questo popolo.   
 12
famiglie come gli Aosta, i Castello, i Rodis, gli Ornavasso, i Biandrate  
acquisirono ampi poteri tanto che alcune volte crearono degli stati nello 
stato.  La signoria di Aosta si mosse verso il Sempione, Naters e Goms; 
mentre i Rodis e gli Ornavasso si mossero verso la valle d’Ossola e il lago 
Maggiore. Gli Ornavasso dominarono la parte bassa dell’Ossola mentre i 
Rodis, la parte alta. Proprio questi nobili incentivarono il nuovo 
spostamento delle genti walser dalla valle del Goms fino ai loro 
insediamenti in alta montagna. Numerosi furono i motivi che permisero la 
colonizzazione di queste terre: primo fra tutti la necessità di militari e di 
protezione intorno ai passi strategici nelle alpi, poi l’esigenza di sfruttare 
terre rimaste per anni incolte. Per contro queste genti, avevano tutto 
l’interesse a trovare nuovi territori da sfruttare. Il sovrappopolamento delle 
terre d’origine, carestie, cambiamento del clima, catastrofi naturali avevano 
creato l’esigenza di nuovi insediamenti.  
I movimenti migratori seguirono diverse direzioni. La migrazione 
verso Sud portò queste genti nelle valli italiane al di qua del Monte Rosa, 
del Sempione e del Passo del Gries. Sfruttando i valichi sul Monte Moro 
riuscirono a fondare alle pendici del Monte Rosa Macugnaga, insediamento 
da attestarsi intorno al XIII secolo. Cammino più arduo fu quello che 
condusse fino alla valle del Lys, colonizzando probabilmente anche la parte 
alta della Valtournanche, infine Issime da dove partirono per la valle di 
Gressoney. Proprio dalla valle del Lys attraverso il Passo Olen, 
l’Alingfurgga o la Valdobbia, i walser potrebbero aver raggiunto la valle di 
Alagna. Ipotesi per altro non certa, perché si pensa anche a una possibile 
provenienza da Macugnaga attraverso il Monte Turlo. Da Alagna, 
attraverso il Passo Mund, altri colonizzatori raggiunsero la Val Semenza 
fondando la colonia di Rima e di Rimella. Recentemente si è attestata 
l’origine walser di Ornavasso, centro  a sud della valle d’Ossola, 
colonizzato probabilmente dalle genti provenienti dal Monte Moro. 
Contemporaneamente a questi spostamenti altri coloni passando dal Passo 
 13
del Gries scesero in Val Formazza, fino a giungere a Salecchio, Agaro e 
Ausone, agglomerati nelle vallate vicine. Legata alla storia della Val 
Formazza è l’insediamento di Bosco Gurin, nella testata della Val Rovana, 
nell’alto Ticino fondata da genti provenienti dalla Pomatt intorno al XIII. I 
movimenti migratori verso ovest giunsero fino all’alta Savoia, nella valle 
della Drance, come attestano alcuni interessanti toponimi come il paese 
chiamato “Les Allemands”, gli alemanni, dove era stato fondato uno dei 
maggiori centri monastici per la cristianizzazione delle Alpi. Verso Nord i 
walser ritornarono nell’Oberland bernese fino al Lötschental. Verso est 
troviamo gli insediamenti nella valle del Rheinwald.  
Lo sfruttamento delle Alpi, le attività, i commerci di queste genti 
insediatasi sulle alture delle Alpi subirono in gran parte una profonda crisi 
durante l’era della piccola glaciazione nel XVII secolo. I walser 
abbandonarono gli insediamenti ad alta quota spostandosi a quote meno 
elevate.  
L’insediamento walser è di tipo sparso, con fattorie isolate e 
autosufficienti, Hofe, al quale poi segue l’accentramento in piccoli villaggi, 
dorf. La casa è il cuore della vita walser, in cui il centro è la Stube, la 
struttura segue il modello della Gothard dhaus nella quale l’abitazione è 
divisa dagli edifici rurali e si caratterizza dell’uso della pietra sul basamento 
che si trova nella parte posteriore, a differenza dell’uso predominante del 
legno nell’abitazione della Val Sesia, anch’essa insediamento walser. 
I coloni walser erano organizzati in vere e proprie comunità con un 
proprio capo, Amman, e relative leggi. L’Amman aveva diversi ruoli 
all’interno della comunità: primo cittadino, ambasciatore, presidente del 
tribunale. Egli era eletto ogni anno a fine maggio dai capi famiglia di solito 
tra le famiglie più abbienti. Nel Safien Freiheitsbrief (Zinsli, 1968: 398) 
troviamo la sintesi delle condizioni giuridiche dei walser. In breve il diritto 
si basava su un’ampia autonomia concessa alla comunità in cambio di 
servigi nell’ambito militare e del versamento d’alcuni tributi ai dominatori 
 14
della valle. Questo particolare modo di organizzarsi fu una conquista degli 
abitanti di Formazza. Essi riuscirono a sfruttare la loro posizione strategica 
grazie al retaggio d’antiche consuetudini che si ritrovano in altre comunità 
walser, il cosiddetto Walserrecht. 
La lingua, il dialetto walser, titsch o titschu, è un altro elemento 
fondamentale dei walser sul quale, poi, ci soffermeremo maggiormente. 
Esso appartiene alla famiglia linguistica alta alemanna o alemanno 
meridionale. Grazie alla particolare posizione di tutte le colonie walser, 
ovvero di spiccato isolamento, si sono mantenuti tratti arcaici che 
testimoniano i profondi legami con il mondo alemanno. Tuttavia, con il 
passare dei secoli questo carattere di conservatorietà è venuto meno, in 
particolare dal novecento in poi, con la costruzione di strade, con l’avvento 
dei mezzi di comunicazione di massa, con l’industrializzazione. L’italiano – 
e con esso anche dialetti come il piemontese e il lombardo - hanno 
esercitato la loro influenza diventando patrimonio comune ai parlanti walser 
(Giacalone Ramat, 1979).