3 
INTRODUZIONE 
 
La mia tesi riguarda l'esperienza di una donna ebrea di nazionalità olandese, Etty 
Hillesum, che fu vittima del genocidio perpetrato dal nazismo contro gli ebrei 
europei nel corso della seconda guerra mondiale. Di questa donna sono 
sopravvissuti fino ad oggi dieci degli undici diari da lei scritti a partire dal marzo 
del 1941 fino all'ottobre del 1942 e le lettere scritte dall'agosto del 1941 fino al 
settembre del 1943, di cui molte furono scritte dall'interno di Westerbork, uno dei 
campi di concentramento olandesi per ebrei. I diari furono dati in custodia dalla 
stessa Hillesum, prima della sua partenza definitiva per Westerbork, avvenuta nel 
giugno del 1943, all'amica e coinquilina di Amsterdam Maria Tuinzing con la 
consegna di farli avere, a guerra finita, all'amico e scrittore Klaas Smelik perché li 
pubblicasse. Questi tentò di farlo, negli anni cinquanta e sessanta, oltre che per i 
diari anche per le lettere1 senza, tuttavia, riuscirci2. L'impegno per la 
pubblicazione integrale degli scritti della Hillesum fu proseguito e coronato dal 
successo negli anni ottanta dal figlio omonimo di Smelik3. 
Data la mia ignoranza circa la conoscenza della lingua olandese il presente lavoro è 
stato condotto prendendo in esame le edizioni italiane non integrali dei diari e delle 
lettere e anche traduzioni inedite di parti contenute nell'edizione integrale 
olandese4. Esso si suddivide in tre parti di cui offro di seguito una succinta 
presentazione. 
Nella prima parte è contenuta la descrizione della situazione politico-militare dei 
Paesi Bassi al tempo dell'occupazione tedesca (1940-1945). In essa ho dato ampio 
spazio alla storia della persecuzione antiebraica, che colpì anche la Hillesum, 
ripercorrendo le varie fasi di quel processo di distruzione che culminò nei campi di 
sterminio. Per la ricostruzione delle condizioni di vita all'interno del campo di 
concentramento di Westerbork mi sono avvalsa delle testimonianze contenute in 
alcune lettere scritte dalla Hillesum dall'interno di questo campo. Infine, ho voluto 
presentare la storia del movimento di resistenza agli occupanti tedeschi e, 
all'opposto, le diverse modalità del collaborazionismo per poter meglio valutare la 
scelta della Hillesum di non sottrarsi alla deportazione. 
La seconda parte vuole offrire un breve percorso biografico della Hillesum e i 
ritratti abbozzati dei suoi familiari, fra i quali spicca la figura della madre. In 
modo particolare, mi sono soffermata sui suoi ultimi tre anni di vita, a cui fanno 
riferimento i diari e le lettere. Per comporla mi sono avvalsa anche di informazioni 
e giudizi dati dalla stessa Hillesum. 
La terza parte, la più complessa e importante, riguarda l'analisi della specifica 
tematica etico-religiosa contenuta nei diari e nelle lettere. Ciò significa che in essa 
                                                          
1
 Due lettere da e su Westerbork erano già state pubblicate clandestinamente nell'autunno del 1943 grazie ad una 
amica della Hillesum; da L'esperienza dell'Altro, Roma, 1990, pag. 121. 
2
 op. cit., pag. 121-122. 
3
 La resistenza esistenziale di Etty Hillesum in Alfazeta n° 60, Parma, novembre-dicembre 1996, pag. 31. 
4
 Etty. De nagelaien geschriften van Etty Hillesum 1941-1942, onder redactie van Klaas A.D. Smelik, 
Tekstverzorging Door, Gideon Lodders en Rob Tempelaars, Uitgeverij Balans, Amsterdam, 1986. 
 4 
non sono prese in considerazione altre tematiche come quella sull'arte o sulla 
"questione femminile"5. Tuttavia, per poter meglio comprendere la tematica etico- 
religiosa si è reso necessario analizzare il materiale riguardante la nuova visione 
della vita e la figura di Julius Spier, lo psicoterapeuta che ebbe in cura la Hillesum. 
I diari non contengono un sistema di pensiero coerente e compiuto, ma il resoconto 
quasi quotidiano e dettagliato di un graduale, intimo processo di cambiamento 
interiore che, da un dato momento in poi, io definirei un'autentica "conversione 
religiosa"6 intendendo con questa espressione, che non compare negli scritti della 
Hillesum, "l'impegno fondamentale e interessante la vita nella sua totalità in 
direzione di Dio (...) Il libero volgersi dell'uomo a Dio"7. Per spiegare la 
conversione religiosa della Hillesum ho preso in esame sia il pensiero di Spier e la 
relazione che ella intrattenne con lui sia gli autori e i testi letterari da lei citati più 
frequentemente nei suoi scritti e, per alcuni di essi, prescelti perché 
l'accompagnassero nell'esperienza dell'internamento a Westerbork e ad Auschwitz. 
I primi cinque capitoli sono così dedicati rispettivamente a Spier, a Carl Gustav 
Jung, alla Bibbia cristiana, ricomprendente Antico e Nuovo Testamento, e a Rainer 
Maria Rilke, mentre per Dostojevskij ho inserito qualche accenno nelle note di 
commento. Ho cercato di comprendere il modello interpretativo che la Hillesum 
applicò alle matrici strettamente letterarie basandomi sui suoi commenti ad esse. I 
successivi tre capitoli sono dedicati all'analisi degli aspetti più personali 
ed originali dell'esperienza e della riflessione della Hillesum nel rispetto 
dell'ordine cronologico in cui si diedero: dal nuovo modo di sentire e 
vedere la "vita" all'esperienza religiosa vera e propria fino alla questione della 
scelta morale. A mio giudizio, solamente ripercorrendo l'itinerario che la Hillesum 
percorse a suo tempo è possibile pervenire ad una piena comprensione della 
spiegazione che ella stessa diede nei suoi scritti alla scelta di non sottrarsi alla 
deportazione. Infine, nella parte conclusiva getto uno sguardo panoramico sul 
percorso  di  conversione della Hillesum e  affronto  la questione  della 
valutazione morale  della sua scelta confrontandomi con le tesi sostenute da 
altri studiosi. 
                                                          
5
 op. cit., pag. 126. 
6
 “Il processo che ho affrontato quest'anno è in realtà così semplice, ma credo che sia essenziale per la vita 
futura. Il cosmo se n'è andato dalla mia testa e ora abita nel mio cuore, o nel diaframma, in ogni modo è passato in 
un'altra regione. E quando Dio un giorno venne ad abitare in me, dove ancora alberga, allora non ebbi mai più 
mal di testa e mal di stomaco" da op. cit., pag. 591; "E pensare che una volta appartenevo anch'io a quella categoria 
di persone che di tanto in tanto pensano di sé stesse: sì, in fondo io sono una persona religiosa. O qualcos'altro di 
positivo. E ora mi capita di dovermi inginocchiare di colpo davanti al mio letto, persino in una fredda notte d'inverno. 
(...) Ho dovuto percorrere un cammino faticoso per ritrovare quel gesto intimo verso Dio, la sera alla finestra, per 
poter dire: ti ringrazio, Signore. (...) E' stato proprio un cammino faticoso. Ora sembra tutto così semplice e così ovvio. 
Questa frase mi ha perseguitata per settimane: Bisogna osar dire che si crede. Osar pronunciare il nome di Dio" da 
Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Milano, 1994, pag. 93 e 98. 
7
 Enciclopedia Teologica. Sacramentum Mundi. (vol. II) a cura di Karl Rahner, Brescia, 1974, col. 623. 
 
 5 
PRIMA  PARTE:  CENNI  STORICI  SULL'OCCUPAZIONE  TEDESCA        
DEI PAESI BASSI (1940-1945) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
8
 
 
 
 
                                                          
8
 Nuovo Atlante Universale, Milano, 1979, pag. 23. 
 6 
I.  L'INVASIONE FULMINEA E L'OCCUPAZIONE PROLUNGATA 
 
Poco prima dell'invasione tedesca della Polonia, che avvenne il 1o settembre del 
1939, il governo olandese, nonostante avesse ricevuto dalla Germania la garanzia 
del rispetto della propria sovranità territoriale a condizione che mantenesse lo stato 
di neutralità, cominciò ad allarmarsi e diede inizio alla mobilitazione militare in 
vista di un eventuale attacco tedesco: perlustrazione delle coste da parte della flotta 
marittima, nuovi richiami alla leva, ordine di aprire le chiuse delle dighe in caso di 
necessità, rafforzamento della difesa sul confine orientale. L'ombra della minaccia 
tedesca si volse lentamente dai territori del nord-est Europa a quelli dell'ovest. 
I Paesi Bassi proclamarono "lo stato d'assedio per tutta la nazione" 9 alla 
fine dell'aprile del 1940. Ancora pochi giorni prima dell'invasione un 
comunicato tedesco riconosceva la neutralità olandese. La notte del 10 
maggio del 1940 le prime truppe tedesche attraversarono il confine orientale 
del paese senza alcuna preliminare dichiarazione di guerra. Di prima mattina 
aerei militari tedeschi sorvolarono le principali città lanciando paracadutisti 
nelle vicinanze di Rotterdam e dell'Aia. Uno degli obiettivi tedeschi era la cattura 
dei membri della casa reale e del governo olandesi10, i quali riuscirono 
fortunatamente a rifugiarsi nella vicina Gran Bretagna. La Germania giustificò 
l'invasione come azione diretta a prevenire un imminente attacco anglo-francese 
contro "il territorio della Rurh"11: una falsità che il governo olandese respinse. 
Furono sufficienti cinque giorni perché l'esercito tedesco riuscisse ad occupare la 
quasi totalità del territorio e a costringere l'esercito avversario alla resa. Come si 
spiega una disfatta così repentina, tenendo conto del fatto che gli olandesi 
cercarono di arrestare l'avanzata tedesca ricorrendo anche all'apertura di 
alcune chiuse nel nord del paese? L'esercito tedesco era meglio 
equipaggiato:   era  dotato   di   canotti   di  gomma  e   di   chiatte   blindate   per 
l'attraversamento dei territori allagati, di carri armati, pezzi di artiglieria, 
aerei militari in numero e in potenza maggiori, di mezzi blindati 
sconosciuti agli olandesi12. La resistenza dell'esercito olandese venne stroncata 
dal devastante bombardamento della città di Rotterdam del 14 maggio e dalla 
minaccia di altri bombardamenti. Il giorno seguente, nelle vicinanze della 
città bombardata, il comandante in capo dell'esercito olandese, generale   
Winkelmann, firmò l'armistizio. L'ultimo  focolaio  di  resistenza, localizzato   
nella provincia meridionale della Zelanda, si spense dopo qualche giorno13. 
Tuttavia, i tedeschi non riuscirono a mettere le mani né sulle teste del governo 
né sulla flotta mercantile né sulle navi da guerra sopravvissute e né su una parte 
                                                          
9
 Fernando Etnasi, La resistenza in Europa, volume II: Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, 
Romania, Ungheria, Unione Sovietica, Roma, 1972, pag. 121-122. 
10
 Holland at War against Hitler: Anglo-Ducht relations, 1940-1945, 1990, pag. 68. 
11
 Fernando Etnasi, La resistenza in Europa, volume II: Jugoslavia,   Lussemburgo, Norvegia,   Olanda, Polonia, 
Romania, Ungheria, Unione Sovietica, Roma, 1972, pag. 123. 
12
 op. cit., pag. 125. 
13
 op. cit., pag. 129. 
 
 7 
dei militari olandesi che trovarono rifugio in territorio britannico. 
Werner Warmbrunn, nella sua opera The Dutch under German Occupation, ha 
suddiviso i cinque anni dell'occupazione tedesca dei Paesi Bassi in quattro fasi 
corrispondenti all'evoluzione della relazione fra occupanti e occupati, mostrando 
come ad ogni azione degli occupanti fece seguito una particolare reazione degli 
occupati che si trasformò, a sua volta, in azione stimolante una nuova azione nella 
controparte14. Tuttavia, è errato vedere militari e civili tedeschi da un lato e 
popolazione olandese dall'altro come due poli contrapposti. La collaborazione 
offerta ai tedeschi dalla N.S.B (Nationaal-Socialistische Beweging der Nederland, 
cioè Movimento Nazionalsocialista dei Paesi Bassi) durante l'occupazione è solo un 
esempio della complessa relazione sopra enunciata. Ripercorrendo la suddivisione 
di Warmbrunn si possono, quindi, distinguere: 
1. una prima fase che ebbe inizio nel maggio del 1940 e si concluse nella  
primavera del 1941 e i cui primi mesi rappresentarono la "luna di miele"15 
dell'occupazione: i prigionieri di guerra furono rilasciati, il razionamento dei 
generi alimentari e di altri beni fu introdotto gradualmente, il reclutamento dei 
lavoratori da inviare in Germania avvenne su base volontaria e a certi partiti  
politici fu consentito di rimanere in vita. Durante questa fase vennero emanate le 
prime ordinanze anti-ebraiche; 
2. una seconda fase che fu inaugurata dallo sciopero di massa di Amsterdam 
e caratterizzata   dall'intensificarsi   del   conflitto   fra   popolazione   olandese e 
amministrazione tedesca, la quale dispose la registrazione obbligatoria di tutti 
i disoccupati, il lavoro coatto in Germania per alcuni gruppi di specialisti, 
la ricarcerazione degli ufficiali dell'ex-esercito olandese, il sequestro di nuovi 
ostaggi per prevenire azioni di sabotaggio, la soppressione di tutti i partiti 
politici ad eccezione della N.S.B. ed, infine, la segregazione e deportazione in 
massa degli ebrei. Fu durante questa fase che l'amministrazione tedesca si 
impegnò maggiormente  nella nazificazione della società olandese;  
3. una terza fase, che ebbe inizio nella primavera del 1943 e si concluse 
nel settembre del 1944, caratterizzata da un sempre più crescente conflitto dovuto 
al radicalizzarsi delle disposizioni tedesche. L'ordine di ricarcerazione di 
tutti i militari dell'ex-esercito olandese e l'estensione del lavoro coatto in 
Germania a tutta la classe lavoratrice infiammarono di protesta l'intero 
territorio nazionale. Inoltre, le autorità tedesche riconobbero che il tentativo di 
nazificare i Paesi Bassi era fallito; 
4.  una quarta e ultima fase ebbe inizio nel settembre del 1944 con la conquista da 
parte delle truppe Alleate delle province meridionali olandesi fino alla città di 
Arnhem, dove l'avanzata si arrestò per poi riprendere nel marzo dell'anno 
successivo. L'ultimo inverno di guerra fu, per la popolazione dei territori ancora 
occupati dai tedeschi, "l'inverno della fame"16: il paese venne depredato delle sue 
                                                          
14
 Werner Warmbrunn, The Ducht under German Occupation, California, 1963, pag. 11-17. 
15
 op. cit., pag. 11. 
16
 Holland at War against Hitler: Anglo-Ducht relations 1940-1945, 1990, pag. 83. 
 8 
risorse economiche, i generi alimentari vennero ulteriormente razionati e il 
trasporto degli alimenti dall'est all'ovest del paese venne bloccato per far cessare 
lo sciopero del personale ferroviario. Le attività militari delle organizzazioni di 
resistenza si intensificarono così come le rappresaglie dei tedeschi sui civili. Fu in 
questo ultimo scorcio di tempo che si applicò sistematicamente il principio della 
responsabilità collettiva, in base al quale ogni attacco diretto contro un soldato 
tedesco veniva vendicato con l'uccisione di dieci civili17. Quest'ultima fase si 
concluse con l'armistizio del 30 aprile del 1945 fra il Reichskommissar Seyss-
Inquart e i due generali delle truppe alleate Smith ed Eisenhower. Alle otto di 
mattina del 5 maggio le truppe tedesche cominciarono ad abbandonare i Paesi 
Bassi. 
Il cambio di amministrazione avvenne a partire dal 29 maggio del 1940 con 
l'insediamento, da parte di Hitler,  del   Reichskommissar  dottor Arthur Seyss-
Inquart, un burocrate nazista di nazionalità austriaca. Egli dipendeva 
direttamente dal Fuhrer18 e assunse tutte le funzioni e i poteri precedentemente 
esercitati dalla corona e dal governo olandesi. L'amministrazione civile tedesca 
conviveva a fianco di quella militare, al cui vertice si trovava il generale Friedrich 
Christian Christiansen19 . La burocrazia olandese rimase pressoché intatta e si 
pose, quasi in modo uniforme, al servizio dei nuovi capi di governo. Seyss-
Inquart vi introdusse alcuni cambiamenti: i corpi legislativi elettivi, come gli Stati 
Generali, furono sospesi, i mass-media furono posti sotto controllo e i 
funzionari ritenuti indegni di fiducia, a partire da quelli ebrei, vennero 
licenziati e sostituiti da membri della N.S.B., il cui numero troppo esiguo non 
riuscì, però, a soddisfare il bisogno di funzionari qualificati20. Per quanto 
riguarda l'amministrazione della giustizia venne istituito un sistema giudiziario 
tedesco indipendente da quello olandese. Inoltre, i tribunali militari olandesi 
furono aboliti e i loro casi attribuiti alle corti civili assistite da funzionari 
militari21. I diversi ministeri di cui si componeva la burocrazia olandese 
furono sottoposti alla supervisione di quattro Generalkommissare tedeschi: 
– il Commissario Generale per l'amministrazione della giustizia supervisionava 
i ministeri degli affari interni, della giustizia, dell'educazione, delle arti e 
delle scienze; 
– il Commissario Generale per la sicurezza (Hans Albin Rauter) supervisionava 
la polizia tedesca e olandese;  
– il Commissario Generale per la finanza e l'economia;  
– il Commissario Generale senza portafoglio svolgeva la funzione di 
consigliere politico di Inquart.   
Inoltre, furono nominati dei rappresentanti dell'alto commissario a livello 
                                                          
17
 Werner Warmbrunn, The Ducht under German Occupation,  California, 1963, pag. 52-60. 
18
 Fernando Etnasi, La resistenza in Europa, volume II: Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, 
Romania,Ungheria,UnioneSovietica,Roma,1972,pag.130-131. 
19
 W. Warmbrunn, The Ducht under German Occupation,  California, 1963, pag. 27-34.  
20
 op. cit., pag. 34-38. 
21
 op. cit., pag. 38-40. 
 9 
provinciale e locale.  
L'apparato di polizia tedesco, al cui vertice si trovava Rauter, si divideva in 
due rami principali: quello della polizia di sicurezza, composta a sua volta dalla 
polizia criminale, dalla polizia di stato segreta (Gestapo) e dal servizio di 
sicurezza e quello della polizia d'ordine, che era comunemente chiamata "polizia 
verde" per il colore delle uniformi ed eseguiva azioni quali arresti, retate,  
deportazioni, esecuzioni capitali, ecc. La polizia tedesca era dotata di un 
proprio sistema giudiziario con proprie corti e gestiva i seguenti campi di 
prigionia: 
–  Haren, St. Michilsgestel erano campi di internamento; 
–  Westerbork era un campo di transito per soli ebrei; 
–  Amersfoort era inizialmente un campo di transito per prigionieri politici 
destinati ai campi di concentramento in Germania e, successivamente, 
un campo di internamento; 
–  Vught era sia un campo di transito per ebrei sia un campo di internamento 
per altri tipi di prigionieri. 
 
 
II.   IL PROCESSO DI DISTRUZIONE DEGLI EBREI 
 
Nella ricostruzione storica della persecuzione e dello sterminio degli ebrei 
residenti nei Paesi Bassi mi sono avvalsa, tra le altre, anche dell'opera di Raul 
Hilberg, il quale ha suddiviso in quattro tappe il processo di distruzione degli 
ebrei europei: 
1. definizione di "ebreo"; 
2. espropriazione;  
3. concentramento e deportazione;  
4. deportazione e sterminio22. 
Tale processo venne messo in atto, in modo graduale, inizialmente nella Germania 
hitleriana e, successivamente, in ogni paese occupato dalle truppe tedesche. Nei 
Paesi Bassi esso fu attuato in modo accelerato a partire dal 1940 fino alla fine 
della guerra. Al momento dell'invasione tedesca vivevano nei Paesi Bassi 
140.000 ebrei, dei quali la maggior parte era ubicata ad Amsterdam, l'Aia, 
Rotterdam, Utrecht e Groningen, mentre circa 30.000 di essi erano profughi 
provenienti principalmente dalla Germania23. 
 
1. Definizione di "ebreo”. 
Il 22 ottobre del 1940 Seyss-Inquart emanò un'ordinanza in cui era contenuta una 
definizione in tutto conforme a quella delle leggi di Norimberga ad eccezione 
“della data di riferimento, a partire dalla quale i mezzi-ebrei dovevano aver rotto 
con il Giudaismo, o la loro unione con un partner ebreo (...) Nel Reich, quella 
                                                          
22
 Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Torino, 1995, pag. 51. 
23
 Documents of the persecution of the Ducht Jewry 1940-1945,  Amsterdam, 1979, pag. 6. 
 10 
data era stata fissata al 15 settembre 1935, mentre in Olanda si era optato per il 9 
maggio 1940 (vigilia dell'inizio dell'offensiva all'est)”24. Per maggior chiarezza 
richiamo alla memoria il contenuto delle leggi di Norimberga: la “Legge per la 
protezione del sangue e dell'onore tedeschi” (15 settembre 1935) vietava i 
matrimoni e le relazioni sessuali tra ebrei e cittadini di “sangue tedesco o 
apparentati”, l'assunzione da parte delle famiglie ebraiche di cittadini di “sangue 
tedesco o apparentati” con meno di 45 anni e l'avvicinarsi degli ebrei alla bandiera 
del Reich25; la “Legge sulla cittadinanza del Reich“ (14 novembre 1935) definiva 
nei seguenti termini l'ebreo e il non-ebreo: 
- era ebreo chi aveva quattro o tre nonni ebrei (ebrei puri e per tre quarti), chi 
aveva due nonni ebrei (mezzi-ebrei) e alla data del 15 settembre del 1935 
apparteneva alla comunità religiosa giudaica oppure alla stessa data era sposato con 
un ebreo o un'ebrea o stava contraendo un simile matrimonio oppure uno dei due 
genitori era ebreo puro o per tre quarti e il suo matrimonio era avvenuto dopo la 
data in oggetto oppure era un figlio illegittimo nato dopo il 31 luglio 1936 da 
relazioni extraconiugali di cui uno dei partner era ebreo puro o per tre quarti; 
- era non-ebreo, ma incrociato con l'ebreo (i Mischlinge, meticci o mezzosangue) 
chi: 1) aveva due nonni ebrei e alla data in oggetto non apparteneva alla comunità 
religiosa giudaica oppure alla stessa data non era sposato con un'ebrea o un ebreo e 
non avrebbe contratto una simile unione; 2) aveva un solo nonno ebreo (ebreo 
per un quarto)26. 
 
2. Espropriazione.  
Hilberg ha riunito sotto questo termine diversi fenomeni miranti alla spoliazione 
materiale degli ebrei: la rimozione da incarichi pubblici, l'arianizzazione delle 
imprese economiche, l'imposizione di tasse sul patrimonio, il blocco dei conti  
correnti, il divieto di esercitare le libere professioni e la confisca dei beni 
personali27. 
Il 4 novembre del 1940 un'ordinanza del Reichskommissioner impose a tutti 
i funzionali pubblici olandesi di presentare una dichiarazione circa la presenza 
o meno in essi di sangue ebreo; quelli con sangue ebreo furono sospesi e, 
nel febbraio del 1941, licenziati in base ad una lettera inviata da Seyss-
Inquart ai segretari generali dell'amministrazione olandese28. Il licenziamento 
dei docenti universitari ebrei fece esplodere la protesta degli studenti. 
All'università di Leiden il professor Cleveringa sfruttò l'occasione del discorso 
da pronunciare durante la cerimonia di insediamento per protestare contro la 
sospensione del professor Meijers, noto giurista. La platea espresse la propria 
solidarietà intonando l'inno nazionale olandese. Tale atto di aperto dissenso 
                                                          
24
 R. Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Torino, 1995, pag. 578. 
25
 op. cit., pag. 68. 
26
 op. cit., pag. 70-71. 
27
 op. cit., pag. 81-149. 
28
 Document s  of  t he  persecut ion  of  t he  Ducht  Jewry  1940- 1945,  Amsterdam,  1979,  pag.  40.  
 
 11 
costò al professor Cleveringa l'arresto e la prigionia, mentre l'università venne 
chiusa fino al marzo dell'anno successivo. Dopo un breve periodo di apertura, a 
causa di un nuovo conflitto con le forze occupanti, l'università venne 
nuovamente chiusa fino alla fine della guerra29. 
Riguardo all'arianizzazione delle imprese ebraiche, un'ordinanza del 22 ottobre del 
1940 ne regolamentava il censimento e ne autorizzava la vendita. Le 
imprese ebraiche non liquidate furono epurate della loro componente 
ebraica oppure sottoposte ad amministratori tedeschi provvisori30. 
Nell'agosto del 1941 si passò ai depositi bancari, ai crediti, ai titoli e agli 
oggetti di valore, il quali dovevano essere depositati in una banca speciale: la 
Lippman, Rosenthal and Co.-Sarphatistraat. I clienti di tale banca ricevevano 
da essa una quota mensile di sussistenza. Dal gennaio del 1943 fu il 
Consiglio Ebraico a svolgere questa funzione31. Gli ebrei furono soggetti 
anche ad espropri minori quali la confisca delle radio32 e la consegna delle 
biciclette33. 
 
3. Concentramento e deportazione. 
Hilberg ha attribuito al termine “concentramento” il significato di isolamento o 
ghettizzazione degli ebrei dal resto della popolazione in quanto effetto diretto e 
voluto dei provvedimenti nazisti34, il primo dei quali fu la registrazione 
obbligatoria, ordinata nei Paesi Bassi il 10 gennaio del 1941, di tutti gli ebrei, 
compresi quelli per un quarto. Chi non si presentava rischiava la condanna a 
cinque anni di prigione35. 
I militanti della N.S.B., su istigazione degli occupanti tedeschi, intensificarono 
l'isolamento  degli ebrei obbligando  i  proprietari  di ristoranti  e  di  bar  di 
Amsterdam ad affiggere manifesti che proibivano agli ebrei l'entrata. Inoltre, nel 
febbraio del 1941 effettuarono incursioni all'interno del vecchio quartiere ebraico 
della città danneggiando le sinagoghe e molestando gli abitanti, i quali reagirono 
formando dei “Gruppi d'Azione” armati che ricevettero l'appoggio di numerosi 
operai dei quartieri vicini36. Durante gli scontri un membro delle W.A.37 venne 
ucciso. Il quartiere ebraico fu evacuato dei suoi residenti non-ebrei, recintato e 
sottoposto alla sorveglianza della polizia di sicurezza tedesca: nacque così il ghetto 
                                                          
29
 Holland at War against Hitler: Anglo-Ducht  relations, 1940-1945, 1990, pag. 74; F. Etnasi,  La resistenza in 
Europa, volume II: Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Romania, Ungheria, 
Unione Sovietica, Roma, 1972, pag. 134-135. 
30
 R. Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Torino, 1995, pag. 580.  
31
 Documents of the persecution of the Ducht Jewry 1940-1945, Amsterdam, 1979, pag. 42. 
32
 op. cit., pag. 73. 
33
 op. cit., pag. 44. 
34
 R. Hilberg, La distruzione degli Ebrei d'Europa, Torino, 1995, pag. 164. 
35
 Documents of the persecution of the Ducht Jewry 1940-1945,  Amsterdam, 1979, pag. 48. 
36
 W.Warmbrunn, The Ducht under German Occupation 1940-1945, California, 1963, pag. 166. Secondo 
Warmbrunn questo fu l'unico episodio di resistenza armata organizzata da parte degl i ebrei olandesi 
durante l'occupazione tedesca. 
37Erano le "squadre d'assalto", un'organizzazione paramilitare della N.S.B.; da C.M. Shulten, Il collaborazionismo 
politico, militare e poliziesco con il nemico nei Paesi Bassi durante l'occupazione, Annale n° 6 della Fondazione. 
Luigi Micheletti, Una certa Europa, il collaborazionismo 1939-1945, pag. 387.