9
il conseguente maggior reddito. Le specie guida individuate dalla ricerca
dovrebbero fornire all’utente, l’agricoltore, informazioni utili per una
programmazione delle pratiche colturali.
Le specie quindi scelte, e risultate poi predittive, almeno nell’osservazione del
periodo compreso tra il 1997 ed il 2000 sono state piante arbustive, o arboree,
prevalentemente spontanee, ma talora anche naturalizzate, perché di più facile
riconoscimento per gli operatori agricoli e di maggior reperibilità lungo siepi e
fossati che delimitano i coltivi e di presenza più stabile e duratura (CHIESURA
LORENZONI, 2002).
E’ importante anche sottolineare che le specie di maggior potenzialità
previsionale non sono quelle che mostrano il maggior numero di corrispondenze
con, in questo caso, il mais, ma quelle che con le loro fenofasi ne anticipano il
comportamento per consentire agli operatori agricoli uno strumento semplice, ma
comunque preciso e attendibile, che permetta loro, mediante le semplici
osservazioni di tipo morfologico e fenologico di piante comunque presenti nelle
vicinanze delle loro coltivazioni, di conoscere in anticipo le caratteristiche della
specie coltivata in un determinato anno e di applicare con successo le pratiche
agronomiche più adatte.
Le specie che hanno dimostrato, con largo anticipo, capacità previsionali sul
comportamento del mais sono state soprattutto il nocciolo (Corylus avellana L.),
l’ontano comune (Alnus glutinosa (L.) Gaertner) ma anche il sambuco (Sambucus
nigra L.), la sanguinella (Cornus sanguinea L.) e la robinia (Robinia
pseudoacacia L.) e forse anche il platano (Platanus hybrida Brot.).
Scopo del lavoro
Questo lavoro ha come obiettivo il confronto tra il comportamento fenologico
di alcune specie spontanee arbustive presenti nel Bosco Olmè di Cessalto, un
lembo relitto della foresta Planiziare Padana tra il Piave e il Livenza, e quello di
una specie coltivata di grande interesse agrario, il mais. La zona coltivata,
limitrofa ai siti di osservazione, presentava sia coltivazioni a mais, sia coltivazioni
a soia. E’ stato scelto il mais perché questo cereale ha rappresentato, nella zona
interessata e per il periodo di tempo in cui si è svolto il lavoro, la coltura
prevalente, perché indicata dagli agricoltori come la pianta di maggior resa e
coltivata già da più anni.
Si sono scelte, all’inizio del lavoro, per il confronto con la specie coltivata, sia
specie arbustive sia alcune specie arboree quali la Quercia (Quercus robur L.) e
l’Olmo (Ulmus minor Miller), non risultato precedentemente predittivo. La prima
è stata però scartata per la scarsa presenza di piante lungo il margine, essendo
queste tutte site all’interno e di scarsa accessibilità; il secondo invece per la
mancanza di piante in età riproduttiva, effetto dovuto alla recente reintroduzione
di nuovi individui in seguito al taglio delle vecchie piante malate, causa la
grafiosi. Per la ricerca sono state quindi scelte, come specie guida, Corylus
avellana L. e Sambucus nigra L., a cui si è aggiunta in un secondo momento una
10
terza specie, Staphylea pinnata L., localizzate lungo il margine sud est e il
margine nord est del suddetto bosco. Tutte sono facilmente reperibili in tutto il
bosco; le prime due sono distribuite lungo tutto il margine boschivo considerato;
la terza specie è stata invece individuata in una particolare zona della regione
mediana del lato nord est; tutte e tre le specie sono prossime ai coltivi.
Il lavoro è stato svolto secondo le modalità previste dal Progetto Finalizzato di
Ricerca “Fenologia per l’agricoltura”, approvato nel 1996 dal Ministero delle
Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Sottoprogetto “Fenologia delle piante
erbacee”, ricerca “Individuazione di specie guida fenologicamente predittive il
comportamento delle colture” (BRUNETTI, 2002).
Scopo dello studio è quindi verificare se le specie risultate predittive nei lavori
precedenti continuino a mantenere questa loro prerogativa.
L’indagine fenologica infatti non può certo esaurirsi in pochi anni
d’osservazione, ma deve essere proseguita a lungo e con eguali metodologie,
soprattutto quando i ritmi atipici delle stagioni, che si discostano cioè
dall’andamento medio degli anni precedenti, possano indurre comportamenti
atipici (CHIESURA LORENZONI, 2002)
Materiali e metodi
Dopo aver individuato le specie guida si sono scelti, per ciascuna, un
determinato numero di individui, il cui valore è dipeso dalla loro presenza e
posizione lungo il margine boschivo limitrofo alle coltivazioni, così da coprirne la
maggiore superficie possibile.
I rilievi fenologici effettuati per Corylus avellana L. e per Sambucus nigra L. si
sono protratti per circa un anno, mentre per Staphylea pinnata L. l’osservazione
ha interessato un intervallo di tempo di dieci mesi. I rilievi inizialmente si sono
svolte con cadenza settimanale; successivamente si è ampliato l’intervallo di
osservazione ad una cadenza decadale, non sfalsando comunque l’attendibilità dei
dati, come indicato dal Gruppo di Lavoro Nazionale per i Giardini Fenologici
(PUPPI, 2002).
Per quanto riguarda la specie coltivata sono stati presi in esame cinque campi,
tutti limitrofi al margine orientale del bosco, in ciascuno dei quali è stato coltivato
un ibrido appartenente alla sub specie indentata (vedi Allegati C e D); per ogni
campo coltivato, e quindi per ogni ibrido considerato, è stato preso un campione
di dieci individui.
Le osservazioni delle fasi fenologiche delle specie spontanee sono state
riportate in una scheda del Gruppo di Lavoro Nazionale dei Giardini Fenologici.
La fig. 2 rappresenta quella usata nelle osservazioni (vedi anche allegato A).
La metodologia individua gli stadi che rappresentano lo svolgersi di un evento
fenologico nei suoi tratti essenziali. Questi stadi, 14 per il ciclo vegetativo e 12
per quello riproduttivo descrivono lo sviluppo di una pianta, dall’apparizione delle
gemme alla formazione dei frutti, dall’apparire delle prime foglie alla loro caduta.
11
I dati individuali acquisiti sono stati elaborati in modo da ottenere una singola
scheda per ogni specie, identificando ad ogni osservazione la presenza di una
determinata fenofase quando questa si è osservata in più del 50% degli individui
appartenenti alla specie in esame.
Per il rilevamento del ciclo biologico delle varietà di mais coltivate nei cinque
campi invece è stato utilizzanto il protocollo di rilevamento per le specie coltivate,
indicato come “Scala Zadoks” , rappresentata di seguito, che si basa sul momento
di comparsa di 13 fenofasi, che spaziano dall’emergenza della prima fogliolina
ancora chiusa, fino allo stadio di raccolta.
fig. 1: Protocollo di rilevamento per la specie coltivata considerata (Scala Zadoks).
Fasi del lavoro
Il lavoro si è sviluppato secondo le seguenti fasi:
ξ Caratterizzazione ambientale del bosco Olmè di Cessalto, con
identificazione dei siti di osservazione delle specie esaminate (Corylus
12
avellana L., Sambucus nigra L., Staphylea pinnata L. ) lungo i margini
adiacenti le colture.
ξ Rilevamento dei dati fenologici delle specie in esame; e successiva
analisi per identificarne il comportamento fenologico.
ξ Confronto del comportamento fenologico delle specie spontanee
osservate con quello del mais al fine di identificare possibili capacità
predizionali.
fig. 2: Copia della scheda utilizzata durante le osservazioni fenologiche.
13
BIBLIOGRAFIA
BRUNETTI A., 2002. – Il progetto finalizzato di ricerca “Phenagri: fenologia
per l’agricoltura. Phenagri – Fenologia per l’agricoltura, progetto finalizzato.
Atti del Convegno Nazionale di Fenologia, Roma, 5 e 6 dicembre 2002: 6-8. [4]
CHIESURA LORENZONI F., 2002. – Specie guida fenologicamente predittive del
comportamento delle colture. Phenagri – Fenologia per l’agricoltura, progetto
finalizzato. Atti del Convegno Nazionale di Fenologia, Roma, 5 e 6 dicembre
2002: 137-150. [4]
MANDRIOLI P., 1993. – Una Rete di Giardini Fenologici in Italia: Finalità e
criteri. In Guida al rilevamento dei Giardini Fenologici Italiani. M.I.P.A. Progetto
finalizzato “Phenagri: Fenologia per l’Agricoltura”, sottoprogetto 2: “Fenologia
delle piante arboree, ricerca 2.3: Studio dello sviluppo fenologico di specie guida
nei giardini fenologici. Coordinatore generale dott. A. Brunetti: 1-5. [3]
PIRAS B., 1999. – Prefazione in: Aspetti Generali delle Osservazioni
Agrofenologiche. Collana di Agrofenologia, volume 1, Progetto finalizzato
Phenagri: Fenologia per l’Agricoltura. Roma, giugno 1999: 3-4. [1]
PUPPI G., 2002., - Analisi di serie storiche di dati fenologici: metodi e
problematiche. Progetto finalizzato di ricerca Climagri. Workshop in
Cambiamenti climatici e agricoltura. Roma, 7 e 8 marzo 2002. [2]
PUPPI G., ZANOTTI A.L., 2005. – Un ventennio di ricerche fenologiche sulla
flora spontanea del territorio bolognese. Infor. Bot. Ital. 37, (1, parte B), 2005:
681-683.
Siti internet consultati
[1] http://www.phenagri.it/rprimopiano/manuali/osservazioni.htm
[2] http://www.climagri.it/analisiSeriestoriche.htm
[3] http://www.phenagri.it/rprimopiano/manuali/Guida.pdf
[4] http://www.phenagri.it/documenti/convegno/atti.htm