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INTRODUZIONE. 
 
Questo progetto di ricerca nasce con lo scopo principale di dare una risposta alla 
domanda presentata già nel titolo: “Figli di madri tossicodipendenti: un percorso già 
segnato?”. 
Anche la più recente letteratura mette in evidenza come il nascere in un contesto a 
rischio, come  quello della droga, segni inevitabilmente il percorso evolutivo di questi 
bambini. Molti sono i fattori che vengono da anni ormai riconosciuti come fattori ad 
alto rischio per lo sviluppo. L’intorno con cui si confrontano questi bambini fin dai 
primi anni rende difficile per loro un percorso  privo di ostacoli. 
Tale domanda, secondo le premesse appena evidenziate, sembra avere una risposta 
inevitabilmente positiva.  
Dall’altro lato però la letteratura ha da anni evidenziato come esistano anche dei fattori 
di protezione che potrebbero bloccare l’insorgere di qualsiasi forma di psicopatologia. 
La consapevolezza di questa situazione di rischio per i figli e l’idea, ampiamente 
condivisa, che crescere insieme alla propria madre sia la situazione migliore per un 
adeguato sviluppo del bambino sono state le motivazioni che hanno permesso 
l’attivazione di servizi di tipo comunitario e residenziale, volti alla cura della patologia 
materna e all’accoglienza, di entrambi: le comunità per madri tossicodipendenti con 
figli. 
Il progetto di ricerca “Un modello di ricerca e intervento sui minori in Comunità per 
madri tossicodipendenti e figli: dalla genitorialità a rischio al benessere del bambino”, 
 promosso dalla professoressa Simonelli in collaborazione con l’università di Padova e 
con la comunità terapeutica Villa Renata, si concentra proprio su questi aspetti. 
Questo lavoro vuole anzitutto fare una “fotografia” di tutti i bambini in età scolare 
considerati campione di questo progetto di ricerca. Verranno pertanto analizzate tutte 
quelle aree considerate a rischio evolutivo secondo le più recenti ricerche sul tema e per 
questo, verranno usati alcuni degli strumenti riconosciuti per la loro validità ed 
affidabilità nell’ambiente clinico, in linea con la prospettiva  di ricerca adottata, ovvero 
la ricerca in psicopatologia dello sviluppo con orientamento psicodinamico.
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L’intento di queste analisi dettagliate è quello di poter riuscire a cogliere alcuni degli 
aspetti che, se potenziati, posso essere, a ragion veduta, considerati dei fattori di 
protezione attraverso un lavoro congiunto sul bambino e sulla madre.
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Capitolo 1:  I FIGLI DI MADRI TOSSICODIPENDENTI. 
 
Il termine “Addicted babies”, si riferisce a quei bambini nati passivamente e fisicamente 
dipendenti dalla droga, sono i figli di una donna tossicodipendente, sono una 
popolazione a rischio. Sono tutti quei bambini che sono stati esposti massicciamente 
alle droghe più diverse prima ancora della loro nascita e che a causa di questo, vedono 
compromesso il loro percorso evolutivo. 
Nel capitolo XXI dell’ICD-10 (2004) sono elencate alcune situazioni che possono 
essere considerate potenzialmente dannose per il corretto sviluppo di un bambino. 
Situazioni che inevitabilmente mettono a dura prova le risorse di cui dispone ogni 
bambino, eventi aggressivi che minacciano il normale percorso evolutivo ma, è giusto 
sottolineare che non sono motivo di per sé sufficiente, per poter ritenere lo sviluppo di 
questi bambini già determinato. 
Tra gli eventi che vengono considerati come fonti di elevati livelli di stress, si 
considerano tutte quelle condizioni di vita del bambino nelle quali si possono 
riscontrare problematiche legate alle relazioni primarie di accudimento e alle 
circostanze familiari: 
- Supporto familiare inadeguato 
- Assenza di uno o più membri della famiglia 
- Famiglia isolata  
- Disaccordo intra-familiare 
- Devianza 
- Comunicazione intra-familiare inadeguata o distorta 
- Fattori sociali di stress 
- Ambiente circostante anomalo 
- Disturbo psichico di un membro della famiglia, eventualmente associato alla 
tossicodipendenza. 
A questa lista si possono aggiungere altre situazioni che risaltano per essere considerate 
a maggior rischio per la salute del bambino e per la loro frequenza di apparizione:
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- Eventi negativi che producono dolore o danno, ma che non mettono a rischio la 
vita (per esempio: molestie fisiche non letali, operazioni chirurgiche su minori..) 
- Alterazioni alle dinamiche familiari gravi ( per esempio: separazione e divorzio 
dei genitori, disoccupazione, condizioni socio-economiche svantaggiate..) 
- Disgrazie familiari gravi come: morte, incidenti, suicidio, omicidio, malattia 
grave di uno dei membri della famiglia. 
- Disgrazie personali come: violenza o maltrattamento fisico, abuso sessuale, 
presenza a  atti di violenza, lesioni permanenti.. 
- Disgrazie catastrofiche legate a eventi naturali (inondazioni o incendi) o dovuti 
all’azione umana ( attentati terroristici, guerre, sequestri..) 
Nella situazione familiare, sociale e sanitaria della madre tossicodipendente spesso si 
ritrovano molte, di tali circostanze, citate dall’ICD-10 come potenziali cause di disturbi 
nello sviluppo di un bambino.  
L’esperienza psicologica supporta da anni l’importanza delle figure familiari nella 
formazione della personalità di un individuo e l’esperienza sociologica ha dimostrato 
come indipendentemente dall’età e/o dalle condizioni di vita, un soggetto anela a vivere 
nell’ambito di una famiglia; cerca di crearsela e di mantenerla nel tempo, e se la perde 
cerca di recuperarla. È nella struttura familiare, infatti, che si fondano le radici delle 
persone, è da lì che si snodano e prendono vita i percorsi individuali. Nella struttura del 
sistema familiare si cercano gli stimoli necessari al soddisfacimento di quelli che sono 
riconosciuti come i compiti evolutivi, caratteristici di ogni età. 
Se un bambino cresce in un contesto impoverito, vengono meno le possibilità per lui di 
ritrovare in esso gli stimoli necessari al superamento di tali compiti evoluti.  
Nascere come figli di tossicodipendenti vuol dire nascere in un intorno impoverito, a 
rischio appunto. Per questo nel corso degli anni si è cercato di approfondire il più 
possibile l’aspetto degli effetti sullo sviluppo e di tracciare quello che  potrebbe essere il 
percorso evolutivo di questi bambini. 
La letteratura inerente sul tema ci può aiutare quindi, a progettare interventi preventivi 
sui bambini evitando di far prendere vita a quello che sembrerebbe già  il loro destino.
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1.1 I primi anni: effetti nello sviluppo fisico e psicologico del 
bambino   
 
È assodato da anni ormai (Vigotskij, 1934; Bronfenbrenner, 1979; Sameroff,2000; 
Rutter, 2003) che lo sviluppo di un’ individuo è determinato dall’interazione tra le sue 
caratteristiche interne/genetiche e i fattori esterni dell’ambiente di crescita. Entrambi 
possono presentarsi come  fattori di rischio per lo sviluppo e/o fattori di protezione.  
Il contesto della droga e della tossicodipendenza, si palesa, come già più volte detto, 
come un ambiente, un contesto di crescita, particolarmente a rischio. 
La droga assunta in gravidanza infetta inevitabilmente anche lo sviluppo fisico del feto. 
Naturalmente le conseguenze della tossicità delle sostanze di abuso sono diverse in 
funzione della specificità di azione della sostanza, della posologia e dell’eventuale 
interazione tra le varie  sostanze contemporaneamente assunte. Il danno provocato dalle 
droghe in gravidanza dipende inoltre dal periodo critico di esposizione del prodotto del 
concepimento ad esse (Cantelli Forti G, Cuomo V., Galli CL, 2005).  
 Dai dati della letteratura clinica si ricava che l’esposizione prenatale a sostanze di 
abuso non è correlata solo con alterazioni strutturali e somatiche, nella maggior parte 
evidenti alla nascita o poco dopo, ma si estende anche a disturbi funzionali e anomalie 
comportamentali che possono manifestarsi anche ad anni di distanza dalla nascita 
(Ornoy et al., 2009).  
Sono bambini che dimostrano un elevato livello di rischio nello sviluppo di patterns 
comportamentali problematici. Queste caratteristiche, palesi fin dai primi giorni dopo il 
concepimento, hanno portato allo sviluppo differenti ricerche volte ad indagare l‘effetto 
che queste variabili possono esercitare nell’interazione con i caregivers (Morton & 
Shelley, 2009). 
Questi studi hanno suggerito come queste madri abbiano delle difficoltà maggiori, da 
subito, nell’interazione e nella cura di questi bambini. 
 In questa tabella vengono riassunti gli effetti nello sviluppo del bambino, 
distinguendoli a seconda del periodo di gestazione (Tabella 1.0.1).
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STADI DELLO SVILUPPO 
Epoca del danno Tipo di danno 
Stadio pre-embrionale 
(o fase blastemica) 
 
 
 
dal 14° giorno al 32° 
giorno dall’ultima 
mestruazione 
- Aborto 
- riparazione totale 
 
In questa fase l’effetto è tutto o nulla. Infatti i diversi blastomeri, da cui è 
composto l’embrione in questa fase, sono tra loro intercambiabili perchè non 
ancora differenziati. E’ necessario quindi che un numero molto cospicuo di 
essi venga danneggiato e perso affinchè l’embrione ne risenta e quando ciò si 
verifica la conseguenza è in genere la peggiore: la morte embrionale. 
Stadio embrionale 
(o organogenesi) 
 
dal 33° giorno al 70° 
giorno di gestazione 
- morte embrionale o aborto 
- anomalie morfologiche (malformazioni congenite) 
- ritardo di sviluppo e crescita  
 
E’ questo il periodo più a rischio poichè è in questa fase che si ha uno spiccato 
aumento delle cellule (iperplasia cellulare) e ciò espone maggiormente gli 
organi al rischio di complicazioni e malformazioni.  
Stadio fetale 
 
dal 71° giorno fino al 
parto 
- sofferenza fetale 
- anomalie di accrescimento 
 
Durante il periodo fetale viene messa a punto l’organizzazione istologica e 
funzionale degli organi formati durante il precedente periodo embrionale e si 
realizza la massima crescita del prodotto del concepimento con un incremento 
del peso  pari a 400 volte. Durante questo periodo, essendo completata 
l’organogenesi, l’esposizione ad agenti xenobiotici non è in grado di indurre 
gravi malformazioni, ma induce danni di tipo funzionale, soprattutto a livello 
del sistema nervoso che compie in questo periodo i processi importanti per il 
suo sviluppo.  
  
Tabella 1.0.1(Cantelli Forti G, Cuomo V., Galli CL, 2005)  
 
Dalla letteratura sul tema, si evince inoltre, come ulteriori problematiche evolutive 
possano essere: 
- sviluppo intrauterino rallentato
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- nascita prematura 
- insufficienza placentale 
- aborto spontaneo anche dopo il terzo mese 
- sviluppo motorio fine rallentato (Bayley) 
- disturbi fisici 
- basso peso alla nascita 
- complicazioni durante il parto 
- Sindrome Neonatale di Astinenza (SAN) 
(Morton & Konrad, 2008; Fraser et al., 2007 Porter & Porter, 2004; Boyd & Holmes, 
2002; Bauer & Barnett 2001; Pajulo et al., 2001) 
Come è già stato messo in evidenza precedentemente, la presentazione clinica degli 
“addicted babies” dipende dal tipo di sostanze usate dalla madre durante la gravidanza, 
dal valore, dalla frequenza e dal tempo trascorso dall’ultimo uso/abuso.  
Tra le sostanze comunemente usate dalle tossicodipendenti si ritrovano: l’alcohol, la 
nicotina, la marijuana, i tranquillizzanti, la cocaina e gli oppiodi in generale come l’ 
eroina e il metadone. (Johnson, Kate; 2000; Lester, Barry; 2000) 
È stato riscontrato che se la madre ha fatto largo uso di droghe come alcohol, ipnotici o 
eroina, droghe che potremmo definire “non eccitanti” il sistema nervoso, il neonato 
manifesterà, immediatamente dopo la nascita, problemi depressivi alle vie respiratorie. 
Inoltre potrebbe manifestare sindromi da astinenza neonatale, con irritabilità costante, 
tremori e irrigidimento del tono muscolare. Altri sintomi possibili includono: irritabilità 
al sistema nervoso, disordini gastrointestinali, vomito, diarrea, pianto isterico, disturbi 
del sonno, respirazione rapida. Il disegno clinico del bambino esposto all’eroina durante 
lo sviluppo intrauterino, è evidente già dopo 48 ore dalla nascita; così come per il 
metadone. L’esposizione all’alcohol invece, lascia segni immediati sviluppando una 
vera e propria sindrome da astinenza. 
La cocaina, uno stimolante, costringendo i vasi sanguigni, diminuisce l’apporto di 
ossigeno al feto. Di conseguenza il neonato è a rischio di soffocamento. Alcuni sintomi, 
riscontrati in neonati la cui madre ha fatto uso di cocaina nell’ultimo periodo
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gestazionale, palesano uno stato di minor allerta e minor responsività agli stimoli 
esterni, se confrontati con neonati non affetti da cocaina.  
Gli effetti fisici determinati dall’uso di sostanze stupefacenti durante la gravidanza, sono 
per lo più immediati, diretti e a breve tempo. Lo sviluppo del bambino è rallentato e 
maggiormente deficitario a livello cognitivo ma non completamente compromesso. 
 
Nella tabella qui sotto vengono classificati tali effetti diretti, distinguendoli a seconda 
del tipo di sostanza di cui la madre ha fatto uso (Tabella 1.0.2).
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Tabella 1.0.2 (Wright A., Walker J.,2001)  
Se a livello fisico i problemi derivati dall’esposizione alla droga durante il periodo dello 
sviluppo embrionale, risultano palesemente evidenti già nei primi mesi di vita, a livello 
psicologico/comportamentale, i problemi si possono invece palesare anche a distanza di 
tempo. L’età pre-scolare e scolare risultano particolarmente importanti, da tenere sotto 
osservazione, vista l’elevata probabilità di insorgenza di disturbi dell’apprendimento e 
del comportamento, nella gestione delle emozioni, propria di questa tappa dello
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sviluppo ( Sheila & al., 1988). 
I sintomi che si possono più facilmente riscontrare e che testimoniano un livello di 
disadattamento e una maggiore o minore difficoltà nello sviluppo relazionale/ emotivo, 
si possono riassumere in due macro categorie: 
- Disturbi generalizzati dell’apprendimento; 
- Disturbi del comportamento. 
Nella prima categoria rientrano tutte quelle difficoltà che può maturare un bambino nato 
e cresciuto in un clima di dipendenza a abuso di sostanze stupefacenti, nel momento in 
cui si confronta con i compiti tipici dell’età pre-scolare e scolare. 
Questi bambini infatti, manifestano da subito come già più vote sottolineato 
precedentemente, un rallentamento generale nello sviluppo cognitivo. Nella maggior 
parte dei casi inoltre, queste carenze iniziali, somatiche, non vengono colmate portando 
ad un aggravamento delle sintomatologie, ad un sempre maggior divario tra  lo sviluppo 
“normale” e portando all’insorgenza di veri e propri disturbi che andranno 
inevitabilmente a “contaminare” anche altre aree dello sviluppo magari non da subito 
deficitarie.  
Questi bambini palesano spesso: 
 Performance scolastiche povere 
 Deficit dell’attenzione 
 Difficoltà nelle abilità motorie fini  
 Lievi difficoltà cognitive 
 Lievi deficit nelle scale dei test mentali (riscontrati se si confrontano le 
prestazioni nei primi anni di vita, età pre-scolare 20-30 mesi) 
 Difficoltà di adattamento 
 Sviluppo rallentato 
  Problemi nello sviluppo del linguaggio 
Queste sintomatologie sono state rilevate nel corso di diversi anni di studio, la 
letteratura vigente è particolarmente ampia e ciò che si risconta anche attraverso l’uso di 
strumenti diversi VABS (Sparrow e Coli; 1999), BSID (Bayley,1936); WISC-III 
(Weschsler,1939) è di comune accordo, sottolineando l’importanza di monitorare