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INTRODUZIONE: 
 
 
Durante una lezione di filologia semitica con la Dott.ssa Angela Daiana 
Langone, si parlava di teatro ebraico e di come una famosa attrice ebrea soleva esibirsi 
sulle scene dei teatri nel mondo arabo; in seguito alla sua fama e notorietà è stata 
uccisa quando aveva ancora all’incirca trent’anni. Da questa conversazione è nato in 
me un interesse che celavo già da molti anni nei confronti del teatro, così quel giorno 
chiesi alla docente se avesse dei suggerimenti da darmi: fu così che iniziò il percorso 
della mia tesi sperimentale sul teatro arabo contemporaneo. Decisi di analizzare 
un’opera teatrale mai tradotta in nessun’altra lingua; iniziai a pensare al paese arabo 
dal quale avrei attinto le fonti e le risorse di cui avevo bisogno. Inizialmente non 
avevo benché minima idea di quale fossero la storia e le origini del teatro arabo, se 
non qualche piccola nozione che avevo studiato su dei libri di letteratura araba. Iniziai 
a chiedermi quale fosse stato il paese arabo che avrei scelto, ma già dall’inizio avevo 
escluso il Vicino Oriente, nonostante avessi delle buone basi per approcciarmi al loro 
dialetto; decisi così di riversare il mio interesse e le mie ricerche sul Nord Africa, 
soprattutto per via di alcune conoscenze in loco. Infine scelsi la Tunisia e il Dott. 
Mounir Seghir mi propose un’opera teatrale inedita in dialetto tunisino del 1980 dal 
titolo Ġassālәt ə nnullNwāder che indica le piogge torrenziali subito dopo la fine della 
stagione estiva e l’inizio di quella autunnale. Quest’opera teatrale rappresentava il 
simbolo di tutta un’epoca nel ventennio tra gli anni sessanta ed ottanta, un po’ per gli 
ideali, un po’ per la novità che ricopriva nella scena del teatro tunisino. 
Inizialmente non credevo di poter arrivare così in fondo a tutto ciò che mi ero 
preposta, a volte mi sono anche scoraggiata, ma ci ho creduto fino alla fine che era 
questo ciò che dovevo fare; era questo il mio destino. 
L’opera di Fadhel Jaziri (Fāḍel Ǧazīrī), Ġassālәt ə nnullNwād ə r, non è mai stata 
pubblicata e ne ho avuto la prova quando il drammaturgo mi ha gentilmente regalato 
la copia della pièce, scritta completamente a mano da lui, con alcune correzioni da 
parte del resto della troupe del Nouveau Théâtre. Certamente si tratta di una bozza, 
poiché il teatro arabo è principalmente basato sull’improvvisazione. La copia 
dell’opera presenta anche alcune parole in francese ed è redatta interamente in arabo 
dialettale tunisino. Fadhel Jaziri mi ha gentilmente regalato anche i dvd contenenti la
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rappresentazione dell’opera, ma ho amaramente constatato che solo alcune parti del 
testo dell’opera corrispondevano alla rappresentazione, così mi sono dovuta rivolgere 
ad uno specialista di teatro nella ricerca di alcuni proverbi, i significati di molte parole 
tipicamente tunisini, la diversa pronuncia del dialetto tunisino dalla lingua araba 
classica. Ho faticato molto nella traduzione e nella selezione delle scene salienti e alla 
fine ho scelto di analizzare la parte iniziale dell’opera. Ho scelto di analizzarne anche 
le tematiche, che rappresentavano gli ideali dell’epoca, gli anni del maggio 1968, 
l’accusa della sete di potere del governo, la libertà, il divario fra le classi sociali e 
anche l’amore. Quest’opera era nata in un’epoca in cui vi era un teatro della 
resistenza, un periodo in cui lo Stato non riconosceva l’arte come un’urgenza. Jaziri si 
rifà a Roland Barthes, al grande Erwin Piscator, al realismo nel teatro epico di Brecht e 
non fa nessun riferimento alla storia del teatro arabo o ad opere teatrali precedenti. Al 
fine di rendere più interessante ed avventurosa la mia ricerca, ho deciso di fare 
un’intervista all’autore, anche per capire personalmente di cosa si trattava e magari 
riuscire ad ottenere delle informazioni che solo pochi altri artisti avrebbero potuto 
darmi. Ho cercato di stilare un’intervista che potesse soddisfare le mie curiosità, ma 
che allo stesso tempo non scavasse troppo fra i ricordi dell’autore, seguendo una scia 
generale degli argomenti. Fadhel Jaziri mi ha concesso gentilmente di filmare e 
registrare l’intervista, svolta per forza di cose in lingua francese e che ho poi tradotto 
in lingua italiana, ed ho apprezzato molto il suo sguardo soddisfatto anche dopo la 
diciottesima domanda, allo scoccare del centoventesimo minuto di conversazione. Ho 
cercato di intervistare anche gli altri componenti del Nouveau Théâtre, ma erano tutti 
all’estero per alcune rappresentazioni teatrali. 
Per quanto riguarda il materiale sul teatro arabo, ho visitato un paio di volte 
alcune delle più famose biblioteche di Roma, fra cui il PISAI (Pontificio Istituto di Studi 
Arabi e d’Islamistica), l’Accademia dei Lincei, l’Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso 
Nallino, la Biblioteca Nazionale Centrale e anche la Biblioteca Nazionale di Tunisi. Non 
sempre è stato facile reperire il materiale, specialmente i libri sul dialetto tunisino, ma 
posso ritenermi soddisfatta del mio lavoro. La struttura della mia tesi è composta da 
una divisione in capitoli, nei quali ho illustrato svariate tematiche che sono servite ad 
avere un quadro più chiaro circa la situazione dell’arte teatrale nei paesi arabi. Ho 
incentrato il primo capitolo sul teatro in ogni singolo paese arabo del quale sono
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riuscita a reperirne del materiale. Ho scelto di dedicare un paragrafo anche alla scelta 
dell’utilizzo della lingua dialettale o di quella classica per le rappresentazioni teatrali e 
la composizione dei testi. 
Nel secondo capitolo, ho affrontato più da vicino la situazione in Tunisia, 
riguardo alle origini del teatro e alla formazione di alcune compagnie teatrali, la 
nascita del Nouveau Théâtre de Tunis e il contributo al rinnovamento sociale che questa 
compagnia ha scelto di dare. Ho scavato nella trama dell’opera Ġassālə t ə nnullNwād ə r e mi 
sono resa conto di come l’autore abbia voluto far emergere un certo realismo, che 
rende la società partecipe della scena rappresentata nella pièce e che rispecchia le 
problematiche dell’epoca. 
Nel terzo capitolo, ho effettuato una descrizione di come è strutturato il 
sistema linguistico dell’arabo tunisino. Ho proceduto con la trascrizione di alcuni 
estratti del testo dell’opera teatrale e ho effettuato la trascrizione scientifica del 
suddetto testo, per poi procedere con la loro traduzione in italiano. Per la “lingua” 
araba tunisina non esistono dizionari e mi sono rivolta, quindi, ad alcuni personaggi 
del teatro tunisino che mi hanno seguita nella precisa pronuncia delle parole e mi 
hanno aiutata nella traduzione del testo. 
Infine, ho riportato l’intervista a Fadhel Jaziri, tradotta dalla sottoscritta in 
lingua italiana e registrata il 27 agosto 2010 a La Marsa, una località nei dintorni di 
Tunisi, dove l’autore risiede insieme alla sua famiglia. 
Analizzare questo tema, il teatro arabo contemporaneo ed in particolare 
l’opera teatrale citata in precedenza, mi ha condotta verso un’altra dimensione; ho 
conosciuto della gente meravigliosa nel mio cammino, gente che ama la vita e ti fa 
apprezzare tutto ciò che ti circonda, gente che fa il suo lavoro per passione pura, 
gente che non ha paura di mostrarsi per come è veramente. Vi lascio alla lettura della 
mia tesi, sperando sia di ispirazione per altri studenti e studentesse che vorrebbero 
avvicinarsi a questo campo.
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TRASCRIZIONE SCIENTIFICA DELL’ARABO: 
 
 
 
Tavola di comparazione dei differenti sistemi 
 
 
 
 
Lettera Lettera Lettera Lettera    Nome Nome Nome Nome    Trascrizione Trascrizione Trascrizione Trascrizione    
ﺀ hamza ’ 
ا alif ā 
ب bā’ b 
ت tā’ t 
ث ṯā’ ṯ 
ج ǧīm  ğ/ž 
ح ḥā’ ḥ 
خ ḫā’ ḫ 
د dāl d 
ذ ḏāl ḏ
8
ر rā’ r 
ز zāy z 
س sīn s 
ش šīn š 
ص ṣād ṣ 
ض ḍād ḍ 
ط ṭā’ ṭ 
ظ ḏā’ ḏ 
ع ‘ayn ‘ 
غ ġayn ġ 
ف fā’ f 
ق qāf q 
ك kāf k 
ل lām l 
م mīm m
9
ن nūn n 
ه hā’ h 
و wāw w 
ي yā’ y/ī
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CAPITOLO 1. CENNI STORICI SUL TEATRO ARABO. 
 
1. LE ORIGINI DEL TEATRO ARABO MODERNO:  IL TEATRO DELLE OMBRE. 
 
Il teatro arabo ha la particolarità di non avere radici antiche o medievali. In 
passato, lo spettacolo audionullvisivo prendeva le for me tradizionali del popolo, del 
teatro delle ombre preso in prestito dalla Cina e popolarizzato sottoforma di boîte à 
merveilles, dall’arabo ṣundūq alnull‘a ǧā’ib, dalle marionette del karagöz d’origine ottomana, 
i drammi rituali sciiti fino ai dialoghi degli espositori di animali, ai giochi circensi. Ma 
il teatro vero e proprio, come lo intendono i greci e, dopo di loro, la tradizione 
occidentale, nasce nei paesi arabi non prima della seconda metà del XIX secolo, 
ispirandosi alle opere europee. Le opere di Molière, Racine e Shakespeare vengono 
trasposte nella cultura araba attraverso l’imitazione che spesso e volentieri non 
somigliava affatto all’opera originale. L’assenza di radici e tradizioni del teatro arabo 
lasciano un vuoto che verrà colmato in seguito dall’ampio patrimonio libresco e 
folkloristico e con un tocco di autenticità ed originalità
1
. 
  Il teatro moderno è una forma d’arte recentemente introdotta nella cultura 
araba, volta alla ricerca di una propria identità e, sin dalla sua nascita, è stato terreno 
di trasformazioni e sviluppi sociali che hanno rappresentato uno degli aspetti ai quali 
il popolo arabo aspirava maggiormente. Inizialmente, la sua nascita è coincisa con le 
rivolte da parte degli arabi per liberarsi dal giogo dell’Impero Ottomano e, in seguito, 
la responsabilità per l’assenza secolare del teatro è stata attribuita alla religione 
islamica, la quale nega la rappresentazione della figura umana. Alcuni attribuiscono la 
mancanza di questo genere drammatico, data la visione astratta del mondo, al 
contatto dell’uomo con queste immense distese desertiche che riproducono 
un’atmosfera propizia alla meditazione e alla poesia lirica, certamente non assimilabili 
al dramma e all’arte creativa dei personaggi
2
. In particolare, durante il periodo 
ottomano, il teatro delle marionette assume una funzione di risveglio della coscienza 
popolare contro l’oppressore. D’altro canto, il teatro arabo moderno, più che 
                                                 
1
 Tomiche N. (1993 : 118null146). 
2
 AlnullRai A. (1969 : 81null82).
11
richiamare tali forme d’arte popolare, si ispira principalmente allo stile del teatro 
europeo. L’importanza di queste forme d’arte risiedeva nel fatto che avevano 
contribuito, in qualche modo, a preparare il pubblico alla ricezione del teatro. 
Verso la fine del XIX secolo, grazie al contributo della cultura occidentale, 
nacquero i primi tentativi di sperimentazione e di espressione artistica; ciò non vuol 
dire che il teatro arabo è nato in tale epoca, bensì che, già in precedenza, si erano 
avute delle testimonianze di svariate forme d’arte popolare che richiamavano al 
teatro, tra cui possiamo citare con certezza il ḥakawātī
3
 e il ḫayāl a ẓ null ẓ ill
 4
 (il teatro delle 
ombre). Il ḫayal a ẓ null ẓ ill si esprimeva soprattutto in dialetto, faceva parte della sfera 
delle arti popolari che serviva ad intrattenere il pubblico, sia quello colto che quello 
illetterato, e metteva in risalto l’aspetto fantomatico della vita quotidiana. Si basava 
per lo più sull’improvvisazione ed ebbe una certa importanza perché fu proprio il 
teatro delle ombre a fungere da precursore al teatro vero e proprio nel Vicino Oriente, 
tenendo alto e vivo l’interesse nelle rappresentazioni drammatiche
5
. C’è da dire, però, 
che il teatro delle ombre, a differenza di quanto accaduto in Occidente, non ha lasciato 
traccia nella commedia odierna. Il ḫayal aẓnull ẓ ill era caratterizzato da spettacoli con forti 
aspetti sessuali che a loro volta ebbero origine nei primi riti di fertilità. Questi 
spettacoli erano utilizzati durante i matrimoni, le cerimonie di circoncisione od 
occasioni festose
6
. Nel XIX secolo, le rappresentazioni teatrali in lingua araba 
mostravano delle somiglianze con il teatro delle ombre; questa familiarità si 
interruppe con l’impatto che ebbe il teatro europeo su quello arabo. Fino ad allora, lo 
scopo dell’influenza occidentale sul teatro arabo è divenuta essenziale sebbene le 
                                                 
3
  È il termine prettamente siriano che sta ad indicare un poeta, un attore o semplicemente un 
cantastorie. La radice della parola proviene da ḥikāya (favola o storia) dal verbo ḥaka (raccontare). Il 
cantastorie è noto per il fatto di viaggiare di luogo in luogo. In Egitto, c’è la controparte che è spesso 
chiamata šā‘ir, che in arabo significa poeta, accompagnato dal rababah, uno strumento a corde in pelle o 
legno tipicamente arabo che ricorda la nostra viola ma suonato verticalmente. 
4
 Il cosiddetto teatro delle ombre con il quale si sbeffeggiavano i politici dell’epoca, riproducendone il 
verso attraverso le marionette, chiamate karagöz. 
5
 Dorigo Ceccato R. (1987null88 : 208null225); Dorigo Cecc ato R. (1984 : 127null154).  
6
 Badawi M.M. (1988 : 9null11).