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Introduzione
Nel corso degli ultimi anni, le tecnologie e le applicazioni del web 2.0
hanno prodotto cambiamenti importanti nella relazione tra sapere e
comunicazione. Cataloghi e biblioteche online, riviste digitali, banche dati,
motori di ricerca, siti di vario genere sono alcuni degli strumenti che
permettono di apprezzare le enormi potenzialità di Internet sia nella
conservazione della memoria storica quanto nelle opportunità di
divulgazione e conoscenza del patrimonio documentario.
E’ possibile riscontrare tali novità nell’ambito dell’archivistica, settore cui
la digitalizzazione e lo sviluppo del web hanno imposto un necessario
aggiornamento della teoria e della pratica professionale che si è
concretizzato, principalmente, nell’attuazione di iniziative inerenti il riordino
e la consultazione del materiale conservato negli archivi tradizionali.
Al riguardo, il passaggio in ambiente elettronico non ha riguardato solo i
documenti cartacei ma anche altre fonti archivistiche come immagini, suoni e
filmati televisivi o cinematografici, rese disponibili, in rete, tramite supporti
informatici che permettono all’utente non solo di acquisire informazioni su
dove e come trovare la documentazione ricercata ma anche di consultarla o
visionarla direttamente senza doversi recare nel luogo in cui essa è
conservata.
A tali opportunità consentite dal web, si affianca quella non meno
importante che permette ai soggetti produttori, pubblici o privati, di creare
archivi digitali – multimediali appositamente pensati per Internet , i quali
integrano fonti e repertori di diverso formato e tipologia, fruibili in un
contesto di navigazione funzionale a garantirne una piena usabilità nonché a
favorire, il più possibile, l’interazione tra l’utente e il sito-archivio stesso. Gli
archivi digitali non hanno, ovviamente, soppiantato quelli tradizionali ma è
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indubbio che la produzione archivistica online sia in continua crescita con il
coinvolgimento di diversi ambiti disciplinari, non solo riconducibili alla
storia. Tra questi rientra la comunicazione politica, anch’essa presente sul
web con siti e portali specializzati.
Questa tesi si propone di analizzare i cambiamenti avvenuti
nell’organizzazione della memoria e del sapere sul web attraverso un
elemento caratterizzante la disciplina suddetta, lo spot politico. Il lavoro si
articola in quattro parti.
Il primo capitolo si sofferma, con riferimento al contesto italiano, su
storia, caratteristiche, generi e tendenze, aspetti normativi di questa
particolare tipologia di comunicazione utilizzata diffusamente da leader,
candidati e partiti, in tutto il mondo, per presentare ai cittadini-elettori
programmi, idee, realizzazioni o per criticare l’operato di avversari e
competitor politici attivi sulla scena pubblica
1
.
Il secondo, dopo un’introduzione dedicata alle innovative modalità di
fruizione della memoria storica attraverso le moderne tecnologiche
telematiche, descrive funzioni e caratteristiche strutturali di una serie di
archivi multimediali che contengono e permettono di visionare rassegne di
spot politici, prodotti in vari paesi, per la televisione o altri media come
Internet
2
.
YouTube è il focus del terzo capitolo. Il celebre portale di videosharing,
uno dei siti più visitati al mondo, rappresenta un ulteriore strumento di
comunicazione e propaganda a disposizione di leader e partiti che ricorrono
al suo utilizzo non solo per esigenze elettorali o di propaganda ma anche per
1
Edoardo Novelli, La Turbopolitica, Milano, Bur Rizzoli, 2006; Isabella Pezzini, Lo spot
elettorale, Roma, Meltemi, 2001; Gianpietro Mazzoleni, La Comunicazione Politica, Il Mulino,
Bologna, 2004;
2
Gino Frezza (a cura di), L’arca futura – archivi mediali, digitali, audiovisivi, web, Roma,
Meltemi, 2008; Dario Ragazzini (a cura di), La storiografia digitale, Torino, Utet, 2004; Isabella
Zanni Rosiello, Gli archivi nella società contemporanea, Bologna, Il Mulino, 2009; Stefano Vitali,
Passato digitale. Le fonti dello storico nell’era del computer, Milano, Bruno Mondadori, 2004
6
documentare gli utenti-cittadini sulla propria attività istituzionale o su altre
iniziative di pubblico interesse. YouTube permette non solo di riproporre
filmati già visti altrove ma anche di produrne di propri e trasmetterli al
pubblico tramite dei canali video, i quali possono essere considerati degli
archivi multimediali atipici, finalizzati alla comunicazione politica e alla
propaganda, in quanto permettono di consultare e condividere una cospicua
quantità di materiale come interviste, interventi parlamentari, rubriche, clip
promozionali e spot.
Oltre a una breve introduzione su YouTube e comunicazione politica,
argomento tuttora carente di fonti bibliografiche specifiche
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, il capitolo
contiene una ricerca sui canali video dei maggiori partiti politici di Italia,
Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Di ognuno vengono analizzati
aspetti quantitativi e contenutistici degli spot presenti al fine di individuare
stili e tendenze che ne caratterizzano tecniche, linguaggi e contenuti
dell’attuale produzione di spot e video politici la quale, grazie alle possibilità
offerte da portali come YouTube, non si limita più al solo periodo elettorale.
La ricerca non ha pretese di esaustività ma può essere utile per comprendere
e approfondire gli effetti del web (prevalenza della dimensione visiva,
spettacolarizzazione, popolarizzazione della leadership) sulle strategie di
comunicazione adottate da partiti e politici europei.
La quarta, e ultima parte, è dedicata alla presentazione di Political
Commercials Archive, un sito creato da me stesso che consente di reperire in
un unico spazio web risorse video e multimediali utili allo studio e
all’approfondimento della materia, integrandole con un nuovo archivio di
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Sara Bentivegna (a cura di), Parlamento 2.0 – Strategie di comunicazione politica in internet,
Milano, Franco Angeli, 2012; Sara Bentivegna, Campagne elettorali in rete, Bari, Laterza, 2006;
Francesco Pira, La net comunicazione politica. Partiti, movimenti e cittadini elettori nell’era dei
social network, Milano, Franco Angeli, 2012; Lorenzo Mosca, La web politica. Istituzioni,
candidati, movimenti fra siti, blog e social network, Firenze, Le Lettere, 2012; Enrico Menduni;
Giacomo Nencioni; Michele Pannozzo, Social Network. Facebook, Twitter, YouTube e gli altri,
relazioni sociali, estetica, emozioni, Milano, 2011
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spot politici selezionati dai canali video YouTube dei maggiori partiti di
ognuno dei 27 paesi dell’Unione Europea.
Il sito, realizzato tramite la piattaforma di personal publishing
Wordpress è in costante aggiornamento e la sua crescita proseguirà nei mesi
avvenire. Oltre a permettere un approccio innovativo a fatti e personaggi
rilevanti della scena pubblica internazionale degli ultimi anni nonché ad
eventi della storia contemporanea, Political Commercials Archives
rappresenta un valido esempio di come il web 2.0 consenta anche agli stessi
utenti, e non più solo a specialisti del settore, di creare essi stessi siti che, nel
caso specifico, possono affiancare alla divulgazione dei contenuti,
l’opportunità di integrarsi con altre esperienze simili già presenti in rete e
promuovere iniziative e progetti con l’obiettivo di condividere e accrescere il
patrimonio di conoscenze sulla tematica trattata.
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Capitolo 1: Lo Spot Politico
1.1 Una definizione
Lo spot politico è un comunicato audiovisivo di durata variabile,
realizzato da soggetti politici e istituzionali, trasmesso a pagamento o meno
in televisione, radio oppure tramite internet.
Le caratteristiche principali dello spot politico sono state delineate da
Kathleen Hall Jamieson, studiosa statunitense di comunicazione politica,
attuale direttrice del The Anneberg Public Policy Center
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dell’Università della
Pennsylvania. Secondo la Jamieson esso deve:
Favorire la semplicità a scapito della complessità
Asserire ma non discutere
Mostrare prove spesso in forma di esempio
Personalizzare e visualizzare concetti e idee astratte
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A supporto di questa definizione tecnica si può aggiungere che lo spot
politico è un testo ibrido nel quale confluiscono linguaggi e format
appartenenti a diversi universi comunicativi (cinema, televisione, clip
musicali) e che presenta elementi afferenti agli ambiti della pubblicità
commerciale e della propaganda.
Nella sua accezione più stretta, pubblicità significa rendere pubblico,
rendere noto qualcosa, un’azione questa che, applicata in un contesto di
marketing ha come obiettivo principale quello di ottenere dalla collettività
gradimento e fidelizzazione, finalizzati alla vendita, nei confronti di un
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The Anneberg Public Policy Center, fondato nel 1993 da Walter e Leonor Anneberg, con sede
a Philadelphia, svolge attività di ricerca e pubblicazione nel campo della comunicazione
politica, dei media e dell’informazione.
5
K.H.Jamieson, Dirty Politics, Deception, Distraction and Democracy, Oxford University Press,
New York, 1992; Cfr. Gianpietro Mazzoleni, La Comunicazione Politica, Il Mulino, Bologna,
2004, p. 164