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INTRODUZIONE 
 
 La presente tesi di laurea ha l'obiettivo di condurre un'attenta analisi del processo di 
transizione economica della Bulgaria (attraverso una prima ricognizione storica che partirà 
dall'epoca della fine del legame dello stato bulgaro all'URSS fino al processo di integrazione 
nella Unione Europea), ed in particolare soffermandosi principalmente (come lo stesso 
oggetto della tesi propone), sul ruolo degli "Investimenti Diretti Esteri" (da ora in poi "IDE") 
degli stati esteri in Bulgaria. 
 Un investimento diretto all'estero è una forma di internazionalizzazione delle 
imprese. In particolare a proposito di questo tema, occorre distinguere tra: 
 impianto di un nuovo stabilimento in un paese straniero (nella forma greenfield se 
in un'area non precedentemente utilizzata, brownfield se frutto di riconversione); 
 acquisizione o fusione M&A di una azienda del paese estero. 
 
 La prima forma porta, a fronte del flusso IDE, un aumento dello stock di capitale del 
paese fruitore dell'investimento. Lo stesso non può dirsi, almeno nella fase iniziale 
dell'acquisizione del contro, nel caso delle M&A. Per un'analisi degli effetti sullo stock di 
capitale di questa forma di IDE si dovrà attendere di vedere lo sviluppo della strategia che 
l'azienda investitrice intende percorrere e che può essere un rafforzamento della sua 
posizione nel paese o un ridimensionamento della capacità produttiva, soluzioni che, come 
è facile intuire, hanno effetti opposti sulla dotazione complessiva di risorse del paese 
ospitante. 
 Un’altra distinzione è tra IDE orizzontali (ossia in un medesimo settore 
merceologico) e verticali (se effettuati con integrazioni a monte o a valle). 
Secondo il Fondo Monetario Internazionale e l'OCSE si ha un IDE quando l’investitore 
estero possiede almeno il 10% delle azioni ordinarie, effettuato con l’obiettivo di stabilire 
un interesse duraturo nel paese, una relazione a lungo termine e una significativa influenza 
nella gestione dell’impresa. 
 Si distingue infine tra IDE attivo o in uscita (quando dall'economia domestica si 
investe in paesi stranieri) e passivo o in entrata (nel caso contrario). Dato che influenzano 
l'economia di ciascun paese, gli IDE sono indicatori importanti per il processo di 
internazionalizzazione. Con la globalizzazione, questa forma di investimento ha avuto un 
notevole sviluppo. 
 Le M&A sono oggi i 3/4 degli IDE. Sono un fenomeno che vede coinvolti sia in 
entrata che in uscita principalmente i paesi sviluppati; infatti queste nazioni hanno una 
maggiore capacità di investimento e possono offrire aziende che rispondano 
maggiormente ai target di partecipazione ricercati. In generale l'Europa è il maggior 
fruitore di ogni tipologia di IDE, anche se negli ultimi anni si è assistito ad un rafforzamento
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della posizione dei paesi in via di sviluppo. Il picco di IDE si è avuto nel 2000; nel periodo 
1995-2005 il loro valore si è raddoppiato. 
 
 Fatte queste basilari chiarificazioni, la tesi si articolerà nel seguente modo: il 
capitolo 1 avrà il compito di attuare una rivisitazione storica del processo di transizione 
della Bulgaria dal 1989 sino ai giorni nostri, partendo dalla situazione economica prima 
dell'adesione, arrivando a generare una sintetica analisi dello stato economico post 
adesione, con focus sul prodotto interno lordo (PIL), sul tasso di inflazione, livello di 
disoccupazione reddito pro capite, la situazione commerciale export e import del paese, il 
debito pubblico, e per finire la ricerca scientifica e le innovazioni. Il capitolo continuerà 
sullo studio dei fattori di crescita economica che i governi bulgari stano utilizzando per 
basare la crescita del Paese. 
 Il capitolo 2 introdurrà il tema principale degli IDE, ed in particolare quelle che sono 
le politiche attuate dalla Bulgaria per stimolare l'accrescimento degli IDE all'interno dello 
Stato bulgaro.  
 Le scelte politiche realizzate dal governo bulgaro, saranno analizzate attraverso 
un’analisi SWOT delle condizioni che potrebbero incoraggiare gli IDE in Bulgaria, 
identificando lo scopo principale dalle politiche adottate dalla Bulgaria per gli IDE, nonché i 
risultati attesi dalla Strategia che riguarda gli IDE, e le azioni di marketing territoriale 
adottate dalla Bulgaria per favorire gli IDE. Questo capitolo quindi avrà il compito 
principale di guardare alla situazione attuale degli IDE in Bulgaria, ma soprattutto di 
soffermarsi su quella che potrà essere la situazione futura, e quindi sulla stessa volontà 
politica del governo bulgaro di investire e credere su questo tipo di strategia economica 
espansiva per favorire la crescita nazionale. 
 Il capitolo 3 invece, analizzerà in modo dettagliato le linee guida che la Bulgaria sta 
adottando e adotterà molto presumibilmente in futuro, per favorire gli IDE sul proprio 
territorio, ovvero le principali riforme amministrative, fiscali, commerciali, infrastrutturali, 
settoriali (soprattutto energia e trasporti). Sempre lo stesso capitolo vedrà sviscerare 
quelle che sono le politiche regionali per la promozione degli IDE, nonché le cause che 
hanno attualmente determinato la situazione di disparità economica fra le diverse regioni 
bulgare. Tuttavia, per sopperire a queste problematiche economico-sociali, la Bulgaria 
potrebbe attuare azioni di marketing territoriale mirate, che verranno sviscerate nello 
stesso capitolo. Infine, nel finale del capitolo si cercherà di evidenziare le diverse modalità 
di percezione ed utilizzo dei finanziamenti ottenibili attraverso i fondi strutturali della UE. 
 Il capitolo 4 riguarderà direttamente gli IDE, in particolare si analizzeranno i vantaggi 
che derivano dagli investimenti diretti esteri per qualsiasi economia nazionale ed in 
particolare quella bulgara. Seguiranno i differenti approcci metodologici che riguardano gli 
IDE a livello teorico che in pratica sono attuabili da qualsiasi governo, ma soprattutto da 
quello bulgaro visto che l'economia bulgara è un tipo di economia in espansione.
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 Ma sarà il capitolo 5 ad analizzare in modo più dettagliato quelli che attualmente 
sono già gli IDE in Bulgaria, con una classificazione specifica per settore economico (settore 
immobiliare e edile, settore finanziario, settore dell’energia, settore dei trasporti, settore 
turistico, settore agri-alimentare), e per regione territoriale specifica bulgara. 
 Infine, il capitolo 6 riguarderà le dirette relazioni commerciali che intercorrono fra 
Bulgaria e Italia, ovvero quelli che sono gli IDE attualmente esistenti in merito. Tuttavia il 
capitolo inizierà con quelle che sono le relazioni economiche tra Italia e i Balcani, e a 
seguire le relazioni economiche tra Italia e Bulgaria. Il capitolo terminerà con l'analisi degli 
strumenti finanziari a sostegno dell’internalizzazione che la Bulgaria potrà e dovrà ottenere 
e utilizzare per riuscire ad attuare una crescita economica favorevole e sostenibile.
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1.1 Il processo di transizione 
Nel periodo dal 1946 al 1989, lo Stato bulgaro veniva denominato Repubblica 
Popolare di Bulgaria. Il periodo si è caratterizzato in senso conservatore, con uno stabile 
allineamento a Mosca. Con l’emanazione dell’ “ukas 56” (decreto 56) del 1986, un atto co 
cui è iniziata la libera iniziativa imprenditoriale nella Bulgaria, si è creata una certa tensione 
tra il leader bulgaro Todor Zivkov e Gorbacov. Zivkov ha avuto modo di consolidare il suo 
potere offrendo all’Urss una fedeltà assoluta e ricevendone in cambio un generoso 
sostegno economico che permetteva di raggiungere l’autosufficienza alimentare senza 
rinunciare a un buono sviluppo industriale, culturale e tecnico. Paese essenzialmente 
agricolo fino al 1947, la Bulgaria fu rapidamente industrializzata durante il regime 
comunista che provvide a nazionalizzazione tutti i mezzi di produzione 
La storia della Bulgaria dopo il 1989, riguarda il periodo di profondo cambiamento 
e di transizione che l’ha trasformata da uno Stato tipicamente comunista in uno Stato con 
economia di mercato. La nazione bulgara ha attraversato una lunga fase di crisi profonda 
che ha investito tutti i settori della vita politica, economica e sociale e dalla quale il paese è 
uscito con una ripresa economica e sociale che prosegue fino ad oggi ed ha favorito 
l’accesso all’Unione Europea. 
L’ingresso nell’Unione Europea ha consolidato la fiducia dei mercati e degli 
investimenti internazionali, garantendo quindi un adeguato flusso di investimenti diretti. 
Dal 1990, la Bulgaria si è avviata verso una travagliata transizione verso la 
democrazia e l’economia di mercato. Tale delicato passaggio ha comportato, e tuttora 
comporta, problematiche comuni a tutti i paesi dell’area, sia pure con differenti strutture e 
intensità.  
L’economia della Bulgaria si è contratta drammaticamente dopo il 1989, a causa 
della perdita del mercato dell’Unione Sovietica e del COMECON, ai quali l’economia 
bulgara era strettamente legata. In questi ultimi anni, numerosi e numerosi e considerevoli 
sono gli sforzi e le riforme che le autorità bulgare hanno compiuto, sia per portare a 
termine la transizione verso un nuovo regime economico, sia per prepararsi all’ingresso nel