Introduzione 
 5 
ogni senso si snoda un complesso ed articolato ramo del marketing, che 
cerca di irretire i consumatori prendendoli per il naso, per la bocca, per le 
orecchie, per le mani, e per gli occhi. 
Il viaggio polisensoriale parte dall’olfatto, in questa tesi si cerca di capire 
quanto sia importante ciò che il naso di un consumatore percepisca nel 
momento in cui entra in un negozio, o stringe tra le mani un prodotto, e 
quanto incida l’odore nel ricordo e nell’identificazione di una marca. 
Dopo aver annusato il mercato, si è poi cercato di ascoltarlo, provando a 
capire il ruolo della dimensione uditiva nel veicolare un processo 
d’acquisto. Ci s’interroga sull’importanza del sottofondo musicale che 
accompagna il consumatore all’interno di punti vendita o luoghi di 
erogazione di servizi, e sul ruolo del jingle sull’efficacia del messaggio 
pubblicitario. Ma anche il prodotto ha un suo suono, che lo connota in 
maniera inequivocabile, e si cercherà di capire in che maniera questo 
riesca a condizionare il grado di gradimento del consumatore. 
Il viaggio polisensoriale continua con la vista, dopo che odori e suoni del 
mercato hanno dato il primo impatto al consumatore, riuscendo 
potenzialmente ad abbassare il suo grado di resistenza, è fondamentale che 
anche i suoi occhi vengano accontentati. Si cercherà di mettere in luce 
l’importanza dei colori, delle forme, dell’armonia dell’insieme, in grado di 
trasformare un prodotto, o un punto vendita, in un vettore emozionale. Si 
aprirà una parentesi sul ruolo del packaging, come “soglia semantica”1 in 
grado di comunicare in prima istanza con il consumatore, sull’importanza 
della vetrina e del visual merchandising nella vendita visiva.  
                                                 
1
 “Il packaging, oggetto e comunicazione” Mauro Ferraresi, dalla collana Impresa comunicazione 
mercato, Giampaolo Fabris, Franco Angeli Milano1999 pag 16 
Introduzione 
 6 
Anche il senso del gusto, viene messo al centro delle politiche di 
marketing, sia per quanto riguarda i prodotti che si mangiano, ma anche 
per tutti quei prodotti che, pur non essendo commestibili, hanno un 
“sapore” ed un “profumo” che si avvicina molto a quello dei cibi. 
Il viaggio polisensoriale nella nuova dimensione emozionale del marketing 
si chiude con il senso del tatto, si proverà infatti a “toccare” il mercato. Ci  
si interrogherà sull’importanza della piacevolezza al con-tatto nel 
momento in cui un consumatore stringe tra le mani un prodotto, e ci si 
soffermerà su quei prodotti che promettono di regalare all’acquirente un 
buon   con-tatto, come shampoo, bagnoschiuma, e creme per il corpo. 
L’azienda quindi, con l’imperativo guida di “coinvolgere emotivamente il 
consumatore2” è sempre più portata a sperimentare vie diverse di 
comunicazione, facendo leva su stimolazioni sensoriali differenti. 
Odori, suoni, gusti, colori, forme, combinazioni di colori, musiche, 
caratteristiche tattili, divengono per l’azienda un plus di cui caricare il 
prodotto, l’azienda, o la propria politica pubblicitaria, al fine di catturare 
l’attenzione del consumatore, e di farsi ricordare. 
E cosa succede se un cliente, ascoltando  un suono, odorando un profumo, 
o guardando un colore, riesce a ricordare, e a ricollegare 
inequivocabilmente ad essi il nome dell’azienda o del prodotto che sta  a 
monte?   
Si aprirà una parentesi anche sulla nuova dimensione polisensoriale del 
marchio, e su come anche la disciplina comunitaria stia cercando di 
adattarsi per abbracciare tra i marchi comunitari, anche i “nuovi marchi3”, 
                                                 
2
 “Oltre il servizio, l’economia dell’esperienza” J.Pine II, J.H. Gilmore, Etas, 2000 
3
 “I nuovi marchi. Forme, colori, odori, suoni e altro” Stefano Sandri, Sergio Rizzo, IPSOA, Milano 
2002 
Introduzione 
 7 
ossia quelli percepibili dall’intero prisma dei sensi, e non solo da vista e 
udito. 
Non resta che augurare un “buon viaggio” a tutti, con una sola 
raccomandazione:...occhi, orecchie, naso, mani, e bocca, ben attenti!
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 8 
I CAPITOLO: DAL PROBLEM SOLVING 
ALL’IMPERATIVO EMOZIONALE 
 
E’ stupefacente scoprire che nessuno sa perché la gente vuole i beni4. 
 
1.1: L’EVOLUZIONE DEL CONSUMATORE: DA PROBLEM SOLVER  
A ESSERE EMOZIONALE 
 
L’universo consumatore è una realtà estremamente complessa e articolata, 
che gli studiosi del mercato,  hanno cercato di esplorare al fine di cogliere 
quelle che sono le dinamiche più o meno nascoste, che spingono il 
consumatore a pronunciare la fatidica frase “sì lo compro”. Il loro 
obiettivo, è sempre stato quello di comprendere le motivazioni che stanno 
alla base del processo decisionale e del comportamento assunto 
dall’individuo per soddisfare i propri bisogni. 
Agli anni 70, si fanno collegare, i primi tentativi effettuati in modo 
sistematico, di colmare il gap conoscitivo, in relazione al processo 
d’acquisto dell’acquirente.5 Gli approcci classici, di Nicosia, Howard, 
Shelt, Engel, hanno assegnato una valenza prettamente razionalistica al 
processo d’acquisto: il consumatore è un soggetto razionale che effettua il 
proprio acquisto seguendo un processo di tipo problem solving, che parte 
                                                 
4
 Citazione dell’Antropologa Mary Douglas, e dell’economista Baron Isherwood tratta da “Consumo e 
Comunicazione, merci messaggi e pubblicità nella società contemporanee” Vanni Codeluppi, Franco 
Angeli editore 1989 pag 16 
5
 In realtà, i primissimi contributi finalizzati all’analisi del comportamento dell’acquirente risalgono 
alla prima metà del secolo. (Copeland 1923, Heidingsfield 1949). Ma per la loro sporadicità e la 
prospettiva adottata di tipo puramente descrittivo, non possono essere qualificati come un vero e 
proprio filone di ricerca 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 9 
dalla percezione di un bisogno, una sensazione di mancanza6, per arrivare 
alla scelta di un bene, che secondo il suo giudizio soddisfa tale bisogno. La 
logica “bisogno acquisto beneficio” soggiace quindi, secondo le teorie 
classiche, a tutti i processi d’acquisto, e ne determina la frequenza e 
l’entità. Il valore d’uso, è inteso come la componente fondamentale del 
bene, gli elementi hard, quali gli attributi funzionali, le caratteristiche 
organolettiche, e le performance oggettive riconducibile al prodotto, sono i 
principi guida che secondo gli approcci classici influenzano e dirigono il 
processo d’acquisto. 
I due concetti principali di quest’orientamento, definito “cognitivo 
razionalista”7 sono i ritorni percepiti ed il rischio percepito. Il consumatore 
è considerato come “un agente razionale che tende alla massimizzazione 
della propria utilità”8, ed effettua le proprie decisioni d’acquisto 
ponendosi l’obiettivo di ottimizzare gli elementi ed i benefici funzionali 
del prodotto, prendendo come parametro di valutazione del gradimento le 
performance e gli attributi utilitaristici del bene.  
Ma il mercato con gli anni è mutato, si è evoluto, ed il consumatore più o 
meno consapevolmente, è stato trascinato e risucchiato in questo vorticoso 
circolo vizioso di cambiamenti percettibili solo a lungo termine. 
L’esplosione dei consumi, l’affermarsi del mercato di massa, 
l’omologazione dell’offerta, e la nuova valenza globale della domanda, 
sono le peculiari caratteristiche che hanno cominciato a caratterizzare il 
                                                 
6
 “Marketing Management”, Kotler P, Isedi Petrini, Torino, 1991 citato  nel cap 5 “Lo shopping 
esperenziale” di Sandro Castaldo e Simona Botti, in “Retailing & innovazione. L’evoluzione del 
marketing nella distribuzione”AAVV EGEA 2001 
7
  “Edonismo e comportamento di acquisto, l’influenza delle caratteristiche del contesto d’acquisto sul 
comportamento del consumatore” Silvia Grappi, Franco Angeli.2004 pag 18 
8
 C.s 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 10 
mercato moderno. Con la standardizzazione dei livelli qualitativi dei 
prodotti al consumatore viene offerta una gamma sempre più vasta ed 
omogenea di possibilità, dalle quali può attingere per soddisfare i propri 
bisogni. “La domanda di prodotti e di servizi di un certo tipo tende ad 
essere saturata da un’offerta inevitabilmente sempre più ampia”9 e, 
accanto alla scarsità della domanda ed alla sovrabbondanza dell’offerta, si  
impone “un’evoluzione dei contenuti della domanda”10, sempre più 
difficile da conquistare. 
"Il progressivo diffondersi di forme distributive moderne ma massificanti, 
l'accresciuta competizione commerciale tra le imprese, e le continue 
innovazioni tecnologiche, hanno reso i beni, sostanzialmente identici dal 
punto di vista dei benefici apportati ai consumatori”11 .38 
Per quale motivo di fronte ad una pluralità di beni, il consumatore è 
portato a preferirne uno piuttosto che un altro? Cosa è realmente in grado 
di fare la differenza ed orientare la sua decisione d’acquisto? 
La logica “bisogno - acquisto – beneficio” col tempo ha iniziato a stare 
stretta, ed i componenti hard dei prodotti hanno iniziato inesorabilmente 
ad omologarsi, ed a raggiungere alti livelli di qualità a cui corrispondono 
prezzi di mercato sostanzialmente simili. Di fronte ad uno scaffale 
riempito di beni potenzialmente interscambiabili per qualità e prezzo, o 
davanti a vetrine sapientemente “apparecchiate” con prodotti simili, come 
orientare la propria scelta? 
                                                 
9
 Introduzione di Silvia Rubbia all’opera “Oltre il servizio l’economia delle esperienze” B. Joseph Pine 
II – James H. Gilmore. Etas 2000 pag IX 
10
 C.s 
11
 La messa in scena del prodotto. packaging: identità e consumo”Valeria Bucchetti  Franco Angeli 
Milano 1999 
 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 11 
La parola magica, la chiave d’accesso per violare l’imperturbabilità del 
consumatore moderno, sempre più difficile da stupire, sempre più 
impegnato e disinteressato, perché annoiato dall’appiattimento del mercato 
è “l’emozione”. Hirschmann e Holbrook12, nel 1982 teorizzarono il 
consumo emozionale, ritagliando alle emozioni un ruolo predominante nel 
processo d’acquisto: le scelte dei prodotti\servizi, e le loro valutazioni 
post-acquisto, sono determinate soprattutto dalla loro capacità di suscitare 
e stimolare emozioni. “Il soggetto è guidato nelle proprie scelte da 
esigenze di carattere esperenziale, e il consumo viene quindi considerato 
come un fenomeno di ricerca esperenziale” 13. 
La ricerca esperenziale viene scomposta da Hirschmann in tre parti: 
• Congnitive seeking. I soggetti sono alla ricerca di esperienze 
cognitive e sono attratti dal desiderio di stimolare il pensiero; 
• Sensation seeking. Gli individui sono attratti da esperienze di 
consumo che stimolano i cinque sensi; 
• Novelity Seeking. Le persone sono alla ricerca d’esperienze di 
consumo nuove, uniche e stimolanti. 
Il consumo emozionale-edonistico14, “designates those faces of 
consumer behaviour to the multisensory, fantasy and emotive aspects of 
one’s experience with product”, e viene definito come “quell’insieme di 
                                                 
12
 Holbrook M.B., Hirschmann E. (1982), “The experiential aspects of Consumption : Consumer 
Fantasies, Feelings and Fun, Journal of Consumer Research”, vol 9, Spetember, pp-132-140 citato nel 
cap 5 “lo shopping esperenziale” di Sandro Castaldo e Simona Botti, in “Retailing & innovazione. 
L’evoluzione del marketing nella distribuzione”AAVV EGEA 2001 
13
 “Edonismo e comportamento di acquisto, l’influenza delle caratteristiche del contesto d’acquisto sul 
comportamento del consumatore”, Silvia Grappi, Franco Angeli 2004 pag 19 
14
 Holbrook M.B., Hirschmann E. (1982), “The experiential aspects of Consumption: Consumer 
Fantasies, Feelings and Fun, Journal of Consumer Research”, vol 9, September, pp-132-140 citato nel 
cap 5 “lo shopping esperenziale” di Sandro Castaldo e Simona Botti, in “Retailing & innovazione. 
L’evoluzione del marketing nella distribuzione”AAVV EGEA 2001 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 12 
elementi del comportamento dell’individuo, legati ad aspetti 
multisensoriali, immaginativi ed emozionali sperimentati con il 
prodotto”. Due sono le implicazioni fondamentali di questa visione: 
- i processi cognitivi rimangono al di sotto della soglia di coscienza, 
la razionalità quindi perde il suo primato, a vantaggio 
dell’istintività;    
- il consumatore non è un mero problem solver, ma agisce in modo 
istintivo guidato principalmente dall’emisfero destro del cervello, 
che domina l’intuizione e le impressioni di tipo emotivo. 
 
Accanto alla tradizionale corrente di ricerca sullo studio del consumatore 
“istrumentally orientation”15, che rappresenta il consumatore come 
individuo razionale il quale compie le scelte d’acquisto sulla base di 
specifici bisogni, prende piede la “hedonic orientation”, che contempla 
invece una visione del consumatore inteso come essere esperenziale, che 
acquista per “vivere un’esperienza”, per divertirsi16. 
Su questi presupposti Bern Schmitt17, professore della Columbia 
University, quasi un decennio dopo, si è basato per teorizzare il marketing 
esperenziale, rimarcando ed enfatizzando l’interesse per la sfera del 
sensibile. Il marketing esperienziale’è così chiamato poiché si basa più 
sull’esperienza del consumo che sul prodotto in sé, per ipotesi, non è 
                                                 
15“Luoghi d’esperienza e strategie competitive nel dettaglio”, Tiziano Vescovi e Francesca Checchinato, 
da Micro & Macro Marketing a XIII, n 3, dicembre 2004 
16
 I consumatori che assegnano allo shopping una funzione “ricreativa” che prescinde dalla funzione di 
acquisto, e viene considerato uno svago ed un intrattenimento vengono definiti ”consumatori edonistici” 
17
 Relazione “L’esperienza di consumo, le prospettive teoriche di marketing”di Michela Addis, 
università degli studi Roma III, 2004 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 13 
ritenuto importante il prodotto “shampoo”, ma l’esperienza “lavarsi i 
capelli con quello shampoo”.  
Le esperienze “forniscono valori sensoriali, emozionali, cognitivi 
comportamentali e relazionali”18. L’obiettivo primario della strategia di 
marketing sarà allora quello di individuare che tipo di esperienza 
valorizzerà al meglio il prodotto: secondo Schmitt esistono cinque diversi 
tipi di esperienza (da lui definiti SEM, acronimo di Strategic Experiential 
Modules): 
1. SENSE experiences, ovvero esperienze che coinvolgono la 
percezione sensoriale (stimolano cioè i 5 sensi dell’individuo);  
2. FEEL experiences, ovvero esperienze che coinvolgono i sentimenti 
e le emozioni (consente di creare emozioni positive); 
3. THINK experiences, ovvero esperienze creative e cognitive 
(consentono di sviluppare esperienze razionali e “problem solving”, 
ma in grado comunque di coinvolgere);  
4. ACT experiences, ovvero esperienze che coinvolgono la fisicità;  
5. RELATE experiences, ovvero esperienze risultanti dal porsi in 
relazione con un gruppo (collegano il singolo individuo alle altre 
persone ed alla cultura sociale più in generale). 
 
Il manager potrà costruire per i consumatori queste esperienze mediante il 
communication mix (Schmitt parla di ExPros, o Experience Providers), 
ovvero l’insieme degli strumenti che “parlano” della marca, inclusi siti 
internet, materiale pubblicitario ma anche gli stessi punti vendita. 
                                                 
18
  “Experiential Marketing”, Schmitt B.H. New York,1999,  Free Press, pag 26, citato  nel cap 5 “Lo 
shopping esperenziale” di Sandro Castaldo e Simona Botti, in” Retailing & innovazione. L’evoluzione 
del marketing nella distribuzione”AAVV EGEA 2001 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 14 
La tendenza è quindi quella di “elaborare strategie che cercano di far 
sperimentare al consumatore delle sensazioni fisiche ed emotive durante le 
esperienze con il prodotto e la marca”19, perché “quando un consumatore 
acquista un’esperienza, esso paga per spendere il suo tempo nel fruire di 
una serie di eventi memorabili che l’azienda organizza - come in uno 
spettacolo teatrale - per impegnarlo in modo diretto”20. 
La sfera emozionale e quella esperenziale divengono quindi gli elementi 
fondamentali che indirizzano il processo d’acquisto, il filo rosso che guida 
i consumatori in un universo sempre più articolato, e nel contempo 
omologato, che è il mercato. Razionalità e problem solving lasciano spazio 
alle emozioni, alle esperienze, alle sensazioni, che riescono ad abbattere la 
barriera di indifferenza che il consumatore moderno si è eretto intorno a 
se, riuscendo a catturare la sua attenzione. Ed in un mercato dove ci sono 
già  troppe voci che urlano, riuscire a far ascoltare la propria è già di per sé 
un  successo non trascurabile. 
  
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
19
 “Shoptainment: verso il marketing dell’esperienza”, Vanni Codeluppi, da Micro e Macro Marketing, 
a X, n.3, dicembre 2001 
20
 Introduzione di Silvia Rubbia all’opera “Oltre il servizio l’economia delle esperienze” B. Joseph Pine 
II – James H. Gilmore. Etas 2000 pag XIII 
 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 15 
Bisogna connettersi con il cliente da un punto di vista emotivo21 
 
1.2: L’EMISFERO DESTRO DEL CERVELLO: IL NUOVO BERSAGLIO 
DEL MARKETING 
 
Le emozioni, intese come “fili che cuciono la nostra vita mentale”22, 
rappresentano per gli studiosi di marketing esperenziale, l’elemento 
fondamentale, in grado di catturare l’attenzione del consumatore, 
influenzando il processo d’acquisto. La sfida, il  giorno d’oggi, non è più 
quella tra prodotti, perché per ciascuna categoria merceologica ne esistono 
fin troppi di qualità equivalente, ma quella tra percezioni attorno ai 
prodotti, ed è allora la comunicazione, che sulle percezioni lavora, a fare la 
differenza. 
G.Abbate e U.Ferrero, nella loro opera Emotional assets23, fanno 
riferimento alle ricerche neuroscientifiche che negli ultimi decenni hanno 
studiato l’emisfero destro del cervello, e che hanno dimostrato come 
nell’animale esistano due modalità di pensiero, l’una razionale (afferente 
alla parte sinistra del cervello) e l’altra irrazionale (riguardante la parte 
                                                 
21
 J. J. Nasser, carismatico CEO (CEO è l’acronimo dell'espressione inglese,  Chief Executive Officer, 
usata per indicare la persona che ha la responsabilità più alta all'interno di una società. È il 
corrispondente dell’amministratore delegato) di Ford, citato da Tino Ferrari  
(responsabile della direzione Marketing e Comunicazione di Mandarina Duck. Consulente e docente in 
ambito accademico e privato di comunicazione integrata di impresa e relazioni pubbliche. Consigliere 
Nazionale Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana). Referente per l’Italia degli organismi 
associativi europei Cerp e Euprera. Giornalista pubblicista)  nell’articolo “comunicazione 
polisensoriale ed emozionale” sul sito www.comunicazione.it  
22
 “Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni” Le Doux Joseph, Baldini & Castoldi Dalai 2003 
 pag 28 
23
 Gianandrea Abbate è uno dei partner dell’Istituto di Ricerca Lexis/Psycholinguistic Research Italia ed 
Ugo Ferrero  è titolare di Acrobats, agenzia di pubblicità e marketing, particolarmente indirizzata allo 
studio e all’applicazione di nuove tecnologie per l’incremento dell’efficacia in comunicazione. Dalla 
loro collaborazione è nato il libro “Emotional Assets, l'innovazione psicolinguistica e l'incremento 
dell'efficacia in pubblicità, (Finedit Italia, Collana ADV, febbraio 2003) 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 16 
destra), distinte ma in continua e costante interazione tra loro. Le teorie 
neuroscientifiche citate dagli autori sovvertono quindi ciò che fino a 
mezzo secolo fa era considerato un dogma indissolubile, ossia la 
dominanza assoluta dell’emisfero celebrare sinistro, e la subalternanza di 
quello destro, considerato “una specie di gemello con capacità  inferiori, 
diretto e guidato dall’emisfero sinistro, in cui  risiede gran parte delle 
funzioni verbali dell’essere umano”24. 
Questa nuova prospettiva neuroscientifica, che assegna parità di 
importanza ai due emisferi, è stata aperta solo da pochi decenni, ed ha 
preso il via con l’analisi attenta e sistematica di un importante fascio 
composto di milioni di fibre nervose che collega i due emisferi celebrare: 
“Il corpo calloso25”. Negli anni Cinquanta, infatti, R.W. Sperry26 ed i suoi 
allievi R. Myers e C. Trevarthen, dimostrarono che una delle funzioni 
principali del corpo calloso era di provvedere alla comunicazione tra i due 
emisferi, consentendo sia la trasmissione della memoria che 
dell’apprendimento; asserirono anche che se questa via di comunicazione 
veniva asportata, le due metà del cervello continuavano ugualmente a 
funzionare autonomamente.  
                                                                                                                                              
  
24
 “Emotional Assets,  l'innovazione psicolinguistica e l'incremento dell'efficacia in pubblicità”, G. 
Abbate U. Ferrero Finedit Italia, Collana ADV, febbraio 2003 
25
 Il corpo calloso è costituito da una lamina di sostanza bianca che unisce i due emisferi cerebrali, e 
rende possibile la comunicazione tra i due 
26
 Vincitore di metà premio Nobel  nella fisiologia o nella medicina 1981 ( insieme a David H. Hubel 
David H. Hubel che ricevettero un quarto del premio) “per le sue scoperte riguardo alla 
specializzazione funzionale degli emisferi cerebrali”. California Institute of Technology (Caltech) 
Pasadena, Ca, S.u.a. n. 1913 m. 1994. La Sperry Psychotechnologies è la società che per prima ha 
importato questa scoperta scientifica nel mondo commerciale ed industriale o meglio nel mondo della 
comunicazione pubblicitaria. E' anche l'unica società che dispone di un data-base che riproduce 
virtualmente l'intero sistema analogico culturale italiano 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 17 
Negli anni Sessanta questo studio fu esteso, da M. Gazzaniga e J. Levy27, 
ad un gruppo di pazienti neurologici affetti da gravi problemi epilettici, 
detti anche “split brain” per l’intervento di scissione chirurgica che 
separava, di fatto, i due emisferi cerebrali. Da tali ricerche emersero 
ulteriori dati sulla funzione del corpo calloso, che indussero i ricercatori a 
modificare le loro convinzioni sulle facoltà delle due parti del cervello. Si 
scoprì, infatti, che entrambi gli emisferi svolgono funzioni cognitive 
superiori, e che ciascuno è specializzato in diverse ed assai complesse 
modalità di pensiero, tra loro complementari e non subalterne. In seguito 
l’équipe svolse con questi pazienti un’articolata serie di test, che rivelò 
inequivocabilmente che ciascun emisfero percepisce una propria realtà o, 
per meglio dire, percepisce la realtà a suo modo. Gli studiosi riuscirono a 
dimostrare che, sia negli individui con cervello intatto, che in quelli con 
cervello scisso, la metà verbale del cervello, la sinistra, svolge abbastanza 
costantemente un ruolo dominante, ma anche la parte destra vive delle 
esperienze, ha delle reazioni emotive, ed elabora autonomamente un gran 
numero d’informazioni. La parte destra e la parte sinistra del cervello sono 
quindi complementari, ed hanno metodologie diverse per elaborare i 
messaggi provenienti dal mondo esterno e dalla realtà interna propria del 
cervello. I loro risultati indicarono che le funzioni dell’emisfero sinistro 
sono essenzialmente verbali e analitiche, mentre quelle dell’emisfero 
destro sono non-verbali e globali. Due diversi metodi d’elaborazione, 
rapido, complesso, e fondamentalmente basato sulla percezione il destro, 
                                                 
27
 M. Gazzaniga e J. Levy, due ricercatori americani, che seguendo l’onda degli esperimenti di R.W. 
Sperry,  sulla specializzazione funzionale dei due emisferi, effettuarono una serie di ricerche su soggetti 
split brain per comprovare la totale indipendenza dei due emisferi nel processo di decodifica del mondo 
Dal problem solving all’imperativo emozionale 
 18 
verbale riflessivo ed analitico il sinistro. Differenti, ma paragonabili per 
complessità e capacità di elaborazione. 
E come può il marketing poter sfruttare queste ricerche neuroscientifiche, 
per realizzare una comunicazione con il cliente più efficace e mirata?  
Secondo Abbate e Ferrero, questi studi forniscono un apporto importante 
alla ricerca orientata al mercato, poiché consentono di comprendere 
meglio, e soprattutto più a fondo, le scelte del consumatore, e quindi anche 
di una comunicazione “meno inquinante e più mirata”. L’azienda deve 
quindi riuscire a creare una comunicazione polisensoriale, che sappia 
solleticare i cinque sensi del consumatore, andando a mirare alla parte 
destra del cervello, suscettibile alla stimolazione sensoriale, mentre in 
passato, sposando la valenza di problem solver  del consumatore, ci si 
rivolgeva solo alla parte sinistra. Ci si deve orientare, quindi, sulle 
sensazioni soggettive ed irrazionali, che concorrono in  maniera sempre 
più dominante al processo d’acquisto, e che dipendono dagli stimoli 
sensoriali attivati nel consumatore al momento della sua decisione. Ne 
consegue la necessità per l’azienda di trasmettere gli stimoli sensoriali più 
adatti a convincere il cliente circa l’irrinunciabilità e l’insostituibilità del 
prodotto.  
Di questo, si occupa il cosiddetto marketing polisensoriale (definito quindi 
in relazione al marketing emozionale), che propone tecniche di vendita e di 
comunicazione basate sulla sollecitazione strategica di tutti e cinque i sensi 
del consumatore, in virtù della consapevolezza che “la parte migliore della  
nostra memoria è fuori di noi, in un soffio piovoso, nell’odore di rinchiuso 
di una camera o nell’odore di una prima fiammata” 28. 
                                                 
28
 “Alla ricerca del tempo perduto” Proust Marcel 1986