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Molto semplicemente, preferivo un film a un cd! Poi è bastata un’auto in noleggio per 
girare la Sicilia, pochi cd prestati dal padre di un amico ed ecco che i Beatles diventano la 
colonna sonora di un viaggio e di una vita. In effetti, se i loro pezzi ascoltati singolarmente 
già colpiscono, ascoltare gli interi album e quindi anche canzoni meno conosciute, ci 
permette di assaporare tutta la loro genialità ed energia.  
Ciò che è stato, almeno per me, il fattore scatenante di tanta passione e amore, è l’allegria 
di fondo che li attraversa, nonostante qualche cenno di pessimismo qua e là. E’ quel modo 
sempre scherzoso di cantare, quel tono che ci fa sembrare ironico ogni suono e strumento. 
Questa è la vera allegria di cui parlo. I Beatles ti fanno sentire sempre, come un bambino 
che torna saltellante dal baracchino dei gelati; in ogni momento tu li ascolti, loro sono li 
per strapparti un sorriso, per farti muovere come un clown che vuol far ridere, per farti 
cantare come il parodista di un cantante. Ascoltare la loro musica è come guardare il tuo 
grande amore, i problemi svaniscono, la tristezza non ha più motivo d’essere, ci si può 
lasciare andare a un’estasi fatta tutta di momenti vissuti.  
Esiste senza dubbio una produzione più impegnata, meno allegra sia nei temi che nei 
tempi, ma questa, non riesce a cambiare la concezione della loro musica: riuscirono a 
parlare di morte e sofferenza in modo nuovo e semplice e, grazie al loro ottimismo di base, 
riuscirono a rendere anche questo genere di cose più piacevoli o forse accettabili. Rimane il 
fatto che, i Beatles sono e resteranno sempre e soprattutto, voglia di vivere! Per rendersene 
conto basterebbe guardare il loro terzo film, datato 1967, The Magical Mistery Tour, che 
racconta di una compagnia di persone, molto diverse tra loro, che partono su un autobus 
per intraprendere un viaggio la cui destinazione non conta, perché è proprio sul mezzo che 
inizia la festa: come ogni gita che si rispetti iniziano i canti, l’allegria dilaga al punto che 
tutti sembrano ubriachi, l’euforia traspare dai volti e dai sorrisi dei personaggi. Poi, si 
arriva in questa distesa d’erba, ed è qui che gli ‘Scarafaggi’ ci regalano i momenti più 
divertenti della loro filmografia. Sul Daily Telegrafh apparve scritto, probabilmente in 
seguito alle critiche mosse ai ragazzi, “Bisogna essere un tipo scorbutico per non amare 
quei matti, fracassoni, felici e bellissimi Beatles”, io chiaramente mi trovo d’accordo. 
I Fab Four ci hanno regalato un pezzo adatto ad ogni momento vissuto; mi sento di poter 
affermare che non sono solo l’espressione dei loro tempi, infatti, ancora oggi ci 
rispecchiamo nelle loro canzoni.  
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Tra le favole più belle mai ascoltate ci sono senza dubbio quelle raccontate da loro, non si 
può non riconoscergli di aver saputo colorare la fantasia di milioni di persone. Ci sembra di 
conoscere tutti quei personaggi che ci hanno descritto, e possiamo scegliere a chi sentirci 
più vicino: i loro ‘viaggi’ sono diventati anche i nostri, grazie a loro, la nostra fantasia si 
libera delle briglie ed inizia a cavalcare come un cavallo selvaggio.  
Questo è quello che i Beatles sono per me, ora voglio vedere cosa sono stati i Beatles per il 
mondo. 
 
 
 
 
 
 
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Ringraziamenti 
 
Sembrerò ancor di più una sentimentale ma, sento l’obbligo di ringraziare prima di tutti loro, i 
Beatles, che ci hanno regalato la più bella musica della nostra epoca e che mi rendono felice 
ogni giorno. Ringrazio il Prof. Favari, che mi ha permesso di trattare un argomento che tanto 
mi sta a cuore e mi interessa,  in un’occasione così importante della mia vita. Ringrazio poi e 
soprattutto, Rolando Giambelli, con il quale condivido questa grande passione, e che proprio 
in nome di questo, mi ha gentilmente fornito il materiale per lavorare alla mia tesi. Voglio poi 
ringraziare tutti coloro che ogni giorno mi danno affetto e fiducia. Grazie, grazie ancora.  
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INTRODUZIONE 
 
 
1.   Il lungo boom economico 
 
Gli anni Sessanta, si caratterizzano come un fondamentale periodo di transizione e 
trasformazione. Il fermento che li contraddistingue, è rintracciabile a ogni livello sociale già a 
partire dalla fine degli anni Cinquanta, e i suoi effetti, si protrarranno fin tutto il decennio 
successivo. 
Finita la guerra, il mondo si fece pian piano testimone di un benessere diffuso e prima quasi 
sconosciuto che portò con sé, un crescere del desiderare degli uomini, di certo sostenuto dalla 
disperazione che l’aveva preceduto. Il lungo boom economico, modificò radicalmente gli stili 
di vita e le abitudini e, creò un certo livellamento all’interno delle società; questo processo fu 
reso possibile dall’aumento dei salari oltre che da una crescente attenzione per le provvidenze 
sociali. Le maggiori possibilità regalarono una nuova speranza di vita, la pace ritrovata restituì 
agli uomini il piacere di sognare. Le scoperte scientifiche e tecnologiche promettevano un 
futuro migliore: la medicina, negli anni di guerra, aveva fatto passi da gigante; lo stesso era 
avvenuto nel campo delle comunicazioni e delle forniture di energia. Il malessere e la povertà 
degli anni di conflitto, furono nel giro di pochi anni surclassati: se fino a poco prima era 
difficile procurarsi anche solo i beni di prima necessità, ora, soddisfatti quelli, ci si poteva 
allegramente dedicare a tutti quei beni superflui che prima, sembravano così inarrivabili. 
L’immancabile rovescio della medaglia fu il consumismo, diffusosi anche grazie alla società 
di massa che, proprio in questi anni inizia a delinearsi. 
Durante la guerra fu la radio, e non la stampa, a rivestire il ruolo di maggior fonte di 
informazione; di lì a poco le cose sarebbero cambiate. Le numerose ricerche svolte nel campo 
delle telecomunicazioni in quel periodo e negli anni a seguire, ne aumentarono le potenzialità 
e la diffusione. L’avvento della televisione, che fino agli anni Quaranta aveva rappresentato 
un fenomeno ristretto, a partire dagli anni Cinquanta si fece consistente al punto che, la 
televisione, sostituì la radio quale principale mezzo di intrattenimento. Il piccolo schermo, 
plasmò completamente gli stili di vita o meglio, plasmò e rispecchiò nello stesso tempo il 
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gusto popolare: divenne fondamentale per creare tendenze e fare pubblicità, elementi 
essenziali della società dei consumi.  
Vi fu anche un fiorire di telefoni ed elettrodomestici nelle case, oltre che di televisioni. Quella 
degli elettrodomestici fu una rivoluzione soprattutto per le donne che ora, dovendo dedicare 
molto meno tempo alle faccende casalinghe, avevano molto più tempo libero da sfruttare per 
altri interessi. Crebbero a dismisura la vendita di dischi e libri, di riviste e fumetti : i 45 giri 
divennero tra gli oggetti più ambiti dai ragazzi, una fetta consistente del mercato a partire da 
quegli anni, e i paperback, edizioni tascabili dei libri, si diffusero oltremodo. Il livello di 
istruzione crebbe moltissimo anche se, questo è dovuto pure al fatto che molti più ragazzi 
avevano le possibilità economiche per dedicarsi allo studio.  
Ci fu anche un maggiore contatto con le altre culture, grazie alla possibilità di viaggiare. Il 
miglioramento delle reti stradali e ferroviarie avvenuto durante la guerra, oltre che le 
possibilità offerte dai voli aerei intercontinentali uniti alla diffusione capillare delle 
automobili, crearono una sensazione di restringimento delle distanze, ogni luogo sembrava 
più facilmente raggiungibile. La maggiore disponibilità economica e di tempo libero 
portarono ad una grande mobilitazione, anche il week-end acquisì un valore nuovo grazie alle 
gite domenicali.  
Ciò che crebbe soprattutto però, e lo dimostreranno i movimenti di fine anni Sessanta, fu una 
voglia di affermazione e visibilità a cui ora, si poteva finalmente ambire. In questi anni un 
moto interiore spinge a rifiutare il già dato e a cercare di creare, una realtà più vicina 
all’essere umano, più a portata anche dell’uomo comune: ci si vuole padroni del proprio 
destino e si rivendicano i propri diritti. Si assiste ad una rottura con il passato, ad un 
abbattimento di frontiere e tabù, ad uno svecchiamento dei valori istituiti; cambiarono non 
solo lo stile di vita ma anche la concezione della vita stessa. Era come se dopo tanta 
sofferenza, si iniziasse a vedere che la vita era una cosa meravigliosa e, si iniziasse a credere, 
che dovesse essere vissuta…goduta! 
Ciò che risulta evidente, forse anche scatenante riguardo a questo fenomeno, è il diffondersi 
capillare di quei mass media, come appunto la televisione, la radio e il cinema, che si fecero 
presto portatori di nuovi immaginari: in effetti, era qui che i nuovi miti venivano istituiti e 
istituzionalizzati. La visione di questi mondi perfetti e alla portata di tutti, indusse le persone a 
desiderare ciò che ora si poteva avere e, di conseguenza, ad avere ciò che si desiderava: nasce 
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così il consumismo. Acquisiscono un valore nuovo l’apparire, il possedere, ma anche l’essere 
perché, a parer mio, la società di massa se si identifica con l’omologazione e la perdita di 
individualismo per la maggior parte delle persone, d’altra parte spinge anche alcuni individui 
a distinguersi e ad emergere. Viene da se, che ciò accade solo per quei soggetti che hanno 
saputo mantenere intatta la propria personalità, senza cedere alla pressione standardizzante 
della società. 
 
 
2.   I giovani, la musica e le mode 
 
Risulta essere molto interessante in questo processo, la nascita della figura del giovane ma, 
soprattutto, la ricettività che lo caratterizzò. Prima di quegli anni, e la cosa era particolarmente 
evidente in Italia, non esisteva una figura di mezzo tra il bambino e l’adulto. I bambini, che 
venivano educati come piccoli adulti, oltre che vestiti come uomini in miniatura, iniziavano 
presto a lavorare e a contribuire al sostentamento della famiglia, per poi passare altrettanto 
presto, a crearsene una propria. In un certo senso, l’esperienza lavorativa, coincideva con il 
passaggio all’età adulta ma, sul finire degli anni Cinquanta la situazione cambia radicalmente 
quando l’istruzione diviene un privilegio diffuso. Grazie alla nuova situazione economica 
infatti, crebbe di molto il numero di ragazzi che si dedicavano agli studi, di conseguenza era 
ritardato l’accesso nel mondo del lavoro. Si venne a creare quindi uno scarto nel passaggio 
dalla fanciullezza all’età adulta; erano in molti ad identificarsi con questa figura di mezzo, 
quella dell’adolescente. I ragazzi, prima degli adulti, iniziarono a prendere coscienza di questa 
fase della vita, ed iniziarono a sentire l’esigenza di essere ascoltati in quanto non più piccoli, 
anche se non ancora grandi. Gli studi nel campo della psicologia di quegli anni, aiutarono 
l’affermarsi di questa nuova concezione delle fasi di sviluppo della personalità dell’uomo. In 
ogni caso, ad avere un ruolo senza dubbio da non sottovalutare nel creare una nuova identità, 
furono i nuovi media e i modelli che diffusero.  
Sarà fondamentale anche il ruolo della musica, tra le arti forse quella più popolare, che in 
quegli anni, porterà alla luce temi e problematiche, oltre che sonorità, del tutto inaudite per i 
tempi. Si diffondono i blue jeans e le minigonne, le capigliature divengono ricercate ed