I Celti, però, per fortuna, sono qualcosa di più profondo di tutto ciò; ed è 
proprio con l’intento di riuscire a scavare nelle varie tesi e ideologie, di diversi 
studiosi in materia, che sono giunte sino ad ora, che è nata l’idea di intraprendere 
questo breve “Viaggio nel mondo dei Celti”. 
Passione, curiosità e interesse sono stati i motori che hanno sviluppato 
questa trattazione, passando dagli aspetti più caratteristici di questo popolo(la loro 
vita quotidiana, le abitudini, le festività,la religione), fino a rivitalizzare quel 
corpus di miti e leggende che appaiono come lo specchio dove si riflette la vera 
anima dello spirito celtico. Quest’ultimo, poi, è stato conservato e custodito, come 
un tesoro, in particolar modo, dai Gaelici, i Celti giunti in Irlanda ( la cosiddetta 
Isola di smeraldo), migliaia di anni fa,e che hanno popolato quel mondo fatto di 
incantesimi, di eroi, di magie , di divinità che oggi sono parte integrante del 
folklore Irlandese. 
E in controtendenza alla diffusa considerazione delle leggende e dei 
miti, come qualcosa di riservato  a chi è ancora fanciullo, possiamo affermare a 
gran voce che la condizione fanciullesca, non necessariamente deve essere 
destinata a perdersi con il raggiungimento di un determinato sviluppo fisico o con 
il conseguimento della cosiddetta età della ragione.  
E anzi, il mito nella ricostruzione della storia di una civiltà, come quella 
celtica irlandese, riveste un ruolo importante: quello di ritornare indietro nel 
tempo, per poter, attraverso il racconto, condividere credenze, tradizioni, e 
fantasia, in una strana ma affascinante dimensione, tra il possibile e l’impossibile, 
che però, appartiene al popolo e da esso ne è gelosamente conservato. Qui, 
troviamo il cuore più segreto del Celta che ha imparato a vivere, abbandonandosi 
ai sogni e ascoltando al crepuscolo canzoni eroiche, magiche, fatate, che attingono 
a quella verità che dà un senso alla vita nel corso dei secoli. 
“In fin dei conti, cos’è la storia? La storia sono i fatti che finiscono col 
diventare leggende, mentre le leggende sono bugie che finiscono col diventare 
realtà”(Jean Cocteau, poeta e drammaturgo). 
 
  
 
  
CAPITOLO II 
Miti e leggende dei Celti 
nell’ “Isola di smeraldo” 
 
Il passato di un popolo è una componente “indelebile” per la costruzione 
dell’identità di una nazione.  << The past may be forgotten, but it never dies. The 
elements which in the most remote times have entered into a nation’s composition 
endure through all its history, and help to mould that history, and to stamp the 
character and genius of the people >>.
2
 L’analisi di queste componenti e il 
riconoscimento, dove è possibile, degli ambiti  dove essi hanno contribuito a 
tessere quella che attualmente costituisce la vita di una nazione, non può essere 
relegata ad una pratica di poco interesse e poca importanza, in quanto è necessario 
cogliere una fondamentale verità: << (…) the present is the child of the past, and 
the future of the present, (…) >>
3
. 
Tra i fattori che determinano il passato di un popolo, un ruolo primario è 
conferito alla tradizione, alle usanze, e alle credenze, o meglio ai miti e alle 
leggende; questi ultimi, in particolar modo, permangono nella storia attraverso il 
graduale e spontaneo passaggio di generazione in generazione, sino a giungere 
nella società contemporanea ad immortalare l’identità culturale di un determinato 
popolo. 
 
 
                                                            
2
 T. W. ROLLESTON, Celtic. Myths and legends, London, Studio Editions, 1990, p. 9. 
3
 Idem. 
  
 
2.3.2 IL RUOLO DEI MONACI IRLANDESI 
NELLA CONSERVAZIONE DELLA 
MITOLOGIA CELTICA 
 
Nell’andare a delineare, in maniera dettagliata, il complesso di narrazioni 
mitologiche che caratterizzano la cultura irlandese va fatta una breve premessa 
strettamente legata alla loro trasmissione: sembra che l’adozione irlandese del 
Cristianesimo sia avvenuta senza grandi conflitti, a partire dall’inizio del V 
secolo, grazie ai contatti degli aristocratici locali coi loro vicini della Britannia e 
del continente. Il primo vescovo dei cristiani irlandesi, Palladio, venne consacrato 
dal papa nel 431. Secondo la tradizione, un anno dopo, ma probabilmente più 
tardi, seguì la missione di San Patrizio
4
, che avrebbe imposto la nuova religione 
nell’intero paese, gettando le basi della sua organizzazione presso la sede di 
Armagh, luogo situato a pochi chilometri dalla leggendaria capitale del potente 
regno di Ulster, Emain Macha( oggi Navan Fort), sito dove i recenti scavi hanno 
rivelato l’esistenza di un imponente santuario, databile all’inizio del I secolo a. C. 
Questa continuità del prestigio spirituale di un sito precristiano non è certo 
casuale: numerosi altri indizi confermano fino a che punto la Chiesa irlandese ci 
tenesse a recuperare la tradizione precedente per consolidare il proprio potere. 
Appoggiandosi alla gerarchia delle grandi famiglie di notabili locali e al clero 
                                                            
4
 Nacque in Scozia da una nobile famiglia di origine romana tra il 387 e il 392 d.C. Fu rapito da 
pirati irlandesi e portato al pascolo irlandese. Apprese la lingua gaelica e conobbe la religione 
druidica. Scappò e percorse a piedi 184 miglia fino ad imbarcarsi per l’Inghilterra. Secondo la 
leggenda visitò l’Italia e la Francia; divenuto vescovo, tornò in Irlanda e convertì la popolazione al 
Cristianesimo. Papa Celestino lo battezzò come San Patrizio( cioè Pater civium, “Padre del suo 
popolo”, quindi il significato non è legato ai patrizi, i nobili, come alcuni hanno pensato). S. 
Patrizio trattò benevolmente con i druidi, per cui il passaggio al Cristianesimo non fu brusco( 
l’Irlanda è l’unica nazione in cui non vi furono martiri). Egli affiancò elementi cristiani a quelli 
celtici: sulle croci celtiche ci sono elementi legati alla simbologia celtica( es: il sole che ricorda la 
festa celtica del “Beltaine”- 1 Maggio- che celebrava il ritorno dell’estate). Scrisse la sua 
“Confessio” e morì il 17 Marzo del 461. Oltre 60 chiese furono costruite in suo onore: la più 
imponente si trova a Dublino, la St. Patrik’s Cathedral). 
Così nacque la festa di S. Patrizio nel 1737 e si festeggia, tutt’oggi, ogni 17 Marzo in Irlanda, 
USA, Australia e in ogni luogo dove è presente una comunità irlandese. La festa si svolge con 
cerimonie e parate, e tra le particolarità di questo giorno, a Dublino, il primo ministro irlandese 
regala al presidente degli USA una coppa di cristallo di Waterford, colma di trifoglio, o shamrock( 
simbolo irlandese, per eccellenza, utilizzato proprio da S. Patrizio, secondo la leggenda, per 
spiegare il concetto di trinità cristiana). 
  
 
formatosi tra le èlite intellettuali cui appartenevano i druidi, essa si impegnò in 
modo particolare per appropriarsi di una tradizione mitologica trasformata in un 
insieme di leggende, il cui esito logico, inevitabile, era il riconoscimento di Cristo 
e della sua religione. 
Il monachesimo, che fiorì particolarmente nella seconda metà del VI 
secolo, svolse un ruolo di rilievo in un’impresa che senza dubbio legittimava la 
Chiesa d’Irlanda, mettendo al suo servizio il prestigio di una lingua poetica e 
dotandola, rispetto ai suoi equivalenti continentali, di un carattere specifico, 
capace di favorire la sua espansione nelle regioni celtofone non romanizzate 
dell’isola britannica. Così la tradizione pagana divenne il prologo all’avvento 
della vera fede. Il segno esteriore del definitivo sviamento a vantaggio del 
Cristianesimo, fu la registrazione scritta delle versioni, raccolte e risistemate a tal 
fine nei nuovi centri del potere intellettuale, che arricchirono i testi pagani con 
alcuni elementi attinti dall’eredità classica. 
  A proposito di ciò, l’accusa che la critica moderna muove ai monaci irlandesi, di 
aver irrevocabilmente travisato gli antichi miti celtici, adattandoli alla visione 
cristiana, è sostanzialmente corretta. Tutto quanto non si accordava 
all’indiscutibile verità del dettato biblico, venne eliminato o adattato; tanto che 
oggi non sappiamo più quale fosse il mito celtico della creazione. Ogni trattato 
storico che il Medioevo irlandese ci abbia tramandato prende immancabilmente le 
mosse dalla “Genesi”, la genealogia di qualunque tribù o clan si diparte dalla 
discendenza dei figli di Noè, qualsiasi figura pagana ci è pervenuta inserita in una 
cornice biblico-cristiana. Tutto questo ha fatto sì che gli studiosi e gli appassionati 
di mitologia celtica, esasperati dal continuo sforzo di dover leggere gli antichi miti 
attraverso le innumerevoli incrostazioni cristiane, non abbiano risparmiato 
maledizioni a quei monaci colpevoli di aver distrutto per sempre il prezioso 
patrimonio mitologico dei Celti irlandesi. Quest’accusa, certamente corretta nella 
sua formulazione, ha tuttavia portato a un pesante fraintendimento per il quale 
tutto ciò che si riferisca a temi biblici sia da rigettare.  
 
 
  
 
2.6 I CELTI E LA LETTERATURA FANTASY 
 
Oggi, essendo cambiata la società, la considerazione del racconto 
popolare irlandese e della tradizione celtica, è avvertita in maniera differente, 
rispetto all’epoca in cui visse Yeats, ma con la consapevolezza che proprio al mito 
e alla leggenda irlandese è conferito un grande riconoscimento sul piano della  
letteratura contemporanea, in particolar modo in riferimento al genere fantasy. 
Infatti, le radici della tradizione fantastica europea si situano in gran parte nel 
mondo celtico.  
Le definizioni di cosa sia il Fantasy sono molteplici e discordanti, come 
diverso e complesso è il modo in cui questo genere viene percepito, specialmente 
nell’attuale panorama letterario in cui si assiste ad una notevole contaminazione 
tra le varie classificazioni. In generale possiamo dire che “fantasy” è un termine, 
mutuato dalla lingua inglese con il quale si indica un genere letterario, nato 
nell'Ottocento, i cui elementi dominanti sono il mito e la fiaba. 
Al contrario della narrativa fantastica tout court, che affronta l'intrusione 
vera o supposta dell'elemento fantastico nella nostra realtà, il fantasy descrive 
mondi o dimensioni immaginarie completamente avulse dal nostro mondo. 
Il fantasy contemporaneo si distingue in due filoni, la “Sword and 
sorcery”
5
 e “l’Heroic Fantasy”. 
6
 Alcuni elementi fondamentali tuttavia restano 
comuni, come ad esempio (in varia misura) la magia collegata alle forze della 
natura, i valori come saggezza- superstizione- destino associati all’eroe, 
l’ambientazione in mondi simil- medievali o comunque immaginari, e l’eterna 
lotta Bene-Male. 
                                                            
5
 Deriva dal romanzo d’avventura( Jules Verne, Emilio Salgari) e nasce nella sua trasposizione 
fantasy dalle riviste pulp( Pulp Magazine) pubblicate negli Stati Uniti fino agli anni ’50. 
Caratteristica di questo filone è la presenza di un eroe che si muove in avventure dalla forte 
connotazione esotica, sulfurea e sensuale lottando con forze magiche e sovrannaturali e salvando 
eroine e principesse misteriose. L’apice del genere Sword and sorcery è raggiunto nei racconti di 
Robert Ervin Howard, specialmente nei cicli di” Conan il barbaro”. 
6
 Il filone della “Heroic Fantasy”, o Fantasy Classica o High Fantasy, deriva dalla letteratura di 
William Morris esponente del movimento ottocentesco del neogotico, e si richiama direttamente al 
mito ed alla letteratura di corte medievale. Oltre a Morris, il principale esponente di questo filone  
John Ronald Reuel Tolkien con la sua opera sulla Terra di mezzo. 
  
 
La cosa particolarmente interessante è che proprio i  miti celtici , 
sopravvissuti alla cristianizzazione o nati al trapasso fra antichità e Medio Evo, 
sono all’origine del fantastico moderno, specialmente nella forma dell’ “Heroic 
Fantasy” che ne ha preso spunto spesso in forma diretta e ingenua, talvolta 
attraverso una attenta e sottile, acculturata ricostruzione filologica, come nel caso 
di John R. R. Tolkien (si pensi al “Signore degli Anelli”). E non solo, tutto il 
folklore europeo, le creature fantastiche di cui è popolato l’immaginario 
dell’Europa hanno origini celtiche: elfi, folletti, gnomi, troll, banshee; creature che 
talvolta l’avvento del cristianesimo ha retrocesso dal rango di divinità minori al 
“piccolo popolo” come è avvenuto per gli elfi. Inoltre,  l'universo fiabesco e 
misterioso, le creature classiche dell'horror vengono dalla tradizione celtica. Il 
lupo-mannaro, protagonista di tante avvincenti storie, è la versione moderna del 
berserker, immagine a cui si è fatto riferimento nello spiegare il furore con cui 
l’eroe leggendario CùChulainn andava a combattere in battaglia. In epoca pagana 
era considerato un eroe divino, poi, con l'avvento del Cristianesimo, questa 
tipologia di guerriero è diventata  il cattivo lupo-mannaro.  
Di certo, è necessario riconoscere che nell’ambito della letteratura fantasy, 
moderna e contemporanea, vi è anche una mescolanza di elementi provenienti non 
solo dal mondo celtico, tanto che per comprendere al meglio questa situazione, si  
parla di un “misto di folklore celto-norreno-finnico”, per di più, assorbito, filtrato 
ed elaborato in modo personale dai diversi autori. Anzi, possiamo affermare che 
tale contaminazione è ricercata dall’autore: si vuole tranquillamente mescolare 
rune e ambientazione celtica, streghe nordiche, druidi irlandesi e mitologia 
classica, perché nella creazione di un mondo fantasy tutto è concesso a patto che il 
risultato finale sia coerente e verosimile.  
Da qui la domanda: perché la cultura celtica ha influenzato così tanto la 
letteratura fantastica? La risposta è da ricollegare al fatto che il Celta aveva una 
concezione del mondo impregnata della presenza del Sacro nelle manifestazioni 
della natura e della vita, e popolava i suoi racconti di esseri fantasiosi e  simbolici 
, di gesta di eroi, lotte contro mostri ed esseri sovrannaturali, e per il suo senso del 
meraviglioso ed epico, contrapposta alla visione materialistica. È il desiderio di 
voler allontanarsi dalla banalità della realtà quotidiana, che ha spinto a riscoprire i 
  
 
valori di un popolo di per sé poco conosciuto, sul quale si poteva liberamente 
fantasticare. Il fascino della cultura e della mitologia celtica è costituito 
dall’evocazione di una dimensione in cui viene meno il concetto di limite tra 
possibile e impossibile, facendo desiderare alla parte irrazionale della mente 
umana di “essere là”. È questa la sensazione che si prova quando ci si appresta a 
leggere le opere di una delle più importanti e acclamate autrici , di origine 
irlandese, di narrativa storico-fantastica di ambientazione celtica: Morgan 
Llywelyn
7
. La sua notorietà, dall’Irlanda agli Stati Uniti, è strettamente legata alla 
sua conoscenza della storia e del folklore irlandese. Nata a New York da genitori 
irlandesi, dopo una breve carriera sportiva
8
, decise di dedicarsi con impegno alla 
sua antica passione, la narrativa storica, esplorando a fondo le vicende della 
propria famiglia per scrivere il suo primo libro The wind from Hastings
9
, un libro 
che le procurò subito tanto successo. Tra i successivi romanzi della scrittrice 
irlandese ricordiamo, sicuramente, Il leone d’Irlanda 
10
,che ha spinto vari lettori 
di tutte le età a dichiararsi fans dell’autrice irlandese;  I guerrieri del ramo rosso, 
all’interno del quale attraverso le indimenticabili figure di Cuchulain, il Mastino 
dell'Ulster, della bella e fatale Deirdre, e del brutale e spietato re Conor Mac 
Nessa, Morgan Llywelyn ricrea lo sfondo dell'antica Irlanda, dove gli dèi 
solcavano la terra dei comuni mortali, fra avventure e scontri epici, amori e 
tradimenti, incanto e magia. La Llywelyn attinge a piene mani al senso del 
meraviglioso e i personaggi vestono i panni della mitologia dell’alba dei tempi. Il 
                                                            
7
 Oltre ad essere una grande scrittrice, attualmente è fiduciaria del Fondo Irlandese della letteratura 
per l’infanzia e fa parte del comitato esecutivo dell’Unione Irlandese degli Scrittori e della sezione 
locale del PEN Club. Camminatrice instancabile, ha esplorato a piedi in lungo e in largo la terra 
d’Irlanda che rivive nelle sue epiche narrazioni.  
8
 M. Lywellyn era stata candidata nel 1975 a far parte della squadra olimpica di equitazione degli 
Stati Uniti. 
9
  ''Il vento di Hastings'' narra della battaglia di Hastings (1066) e di Edith, moglie di Re Aroldo 
d'Inghilterra.  
10
 Nella seconda metà del X secolo d.C., l'Irlanda visse uno dei suoi periodi storici più avvincenti e 
grandiosi. L'isola, che era diventata la culla della civiltà dopo l'abbandono della Britannia da parte 
dei romani, seppe trovare in questi decenni anche l'unità politica, sotto lo scettro e la spada di 
Brian Boru, il suo più grande re. Le gesta epiche di questo mitico sovrano e i suoi amori sono al 
centro della narrazione, che si muove sullo sfondo di un'Irlanda sfolgorante di armi e ideali e in cui 
la storia si trasfigura in una meravigliosa avventura. 
  
 
libro si rifà alle leggende del Ramo Rosso, la eroica èlite di guerrieri dell’antica 
Irlanda del Nord, celebrata nel “Ciclo dell’Ulster”. 
Un altro grande successo fu nel 1994 La saga di Finn Mac Cool, poi 
ristampato nel 2006 con il titolo Il condottiero d’Irlanda. Morgan Llywelyn 
ricrea, in questo romanzo,  una figura vissuta nell’incerto territorio tra storia e 
mito: Finn Mac Cool, capo dell’invincibile armata del Fianna, guerriero e poeta, 
ma soprattutto artefice del destino di chiunque incrociasse la sua strada. Cresciuto 
in un ambiente selvaggio, il giovanissimo Finn estromette l’assassino del padre 
dal comando del Fianna, prendendo il suo posto e trovandosi così alla testa di un 
gruppo di soldati scelti per il loro valore, ma indegni di appartenere a un qualsiasi 
clan. Sotto la sua guida, quegli individui indisciplinati e violenti si trasformeranno 
in una formidabile macchina da guerra contro l’invasione dei vichinghi (III secolo 
d.C.). Accompagnando il lettore tra imprese eroiche, passioni, tradimenti e 
avventure, Morgan Llywelyn traccia il ritratto sorprendente di un uomo che ebbe 
in pugno il mondo e riuscì a perderlo, ma che seppe meritarsi un destino 
immortale.<< Udite la mia storia, bramisce il cervo, ringhia l’inverno, muore 
l’estate. Alto e freddo è il vento. Basso e spento il sole, e breve è la sua corsa. 
Possenti infuriano i mari. Fra le rossastre felci giace nascosta una forma. Cantano 
le oche. Mentre volano al sud con il ghiaccio sulle ali. Udite la mia storia… >>.
11
 
Attualmente, M. Llywelyn ha pubblicato un altro grande romanzo ambientato 
nell’Irlanda del XVI secolo  intitolato  Grania, la regina dei pirati d’Irlanda dove 
traccia il ritratto sorprendente di una donna, figlia del capoclan degli O’Malley
12
 
che seppe guidare il suo popolo attraverso vittorie e sconfitte, gioie e dolori, 
sospinta da un amore infinito verso la propria terra e le sue tradizioni. Costretta a 
confrontarsi con nemico potente e arrogante, che non si ferma davanti a nulla pur 
di annientare la resistenza irlandese, Grania si ritroverà a combattere ancora e, 
soprattutto, a dover scegliere tra la fedeltà alla patria e la sopravvivenza dei suoi 
uomini. 
                                                            
11
 M. LLYWELYN, Il condottiero d’Irlanda. Finn Mac Cool, l’uomo che divenne leggenda, 
Milano, Editrice Nord, 2006, p. 2. 
12
 Un clan che veleggiava regolarmente tra Scozia e Spagna a bordo di galee e caravelle a tre 
alberi. 
  
 
Si dice che Morgan Llywelyn sia una camminatrice instancabile e che abbia 
percorso centinaia di chilometri girando a piedi l'Irlanda, sia per varie raccolte di 
fondi a scopo benefico, sia per visitare i luoghi dove si svolsero effettivamente i 
fatti da lei narrati.  Così l’Irish American Post presenta i suoi libri: << Se 
desiderate rifuggire per un istante dalla vita del XXI sec., avete trovato ciò che 
cercate. I racconti storici di Morgan Llywelyn fanno al caso vostro. Lei intreccia 
con maestria una complessa, emozionante serie di temi. Affronta con acume il 
dualismo tra la verità e la finzione storica >>. 
13
 
E in effetti, possiamo ben sostenere che grazie ad una meticolosa 
conoscenza del mito e delle tradizioni celtiche, e grazie anche all’interiorizzazione  
della spettacolarità dei paesaggi irlandesi, Morgan Llywelyn continua a riprodurre 
eventi lontani, avvolti nell’arcano, che sembrano conferire immortalità a quei 
personaggi che descrive ,con tanta accuratezza di particolari; il lettore ha così la 
sensazione di avere l’opportunità di vivere in un’altra epoca , che un po’ ci 
appartiene, un’epoca dove la linea tra fantasia e realtà è necessariamente sottile 
per “tener fede” alla leggenda.  
Ma oltre a Morgan Llywelyn, vi sono tanti altri grandi scrittori che 
hanno “fatto proprio” il mondo celtico per realizzare dei veri capolavori della 
letteratura fantasy: tra questi, va citata un’altra donna, l’americana Juilene 
Osborne McKnight, appassionata di storia e insegnante di mitologia celtica e di 
scrittura creativa, che nel 2002, ha pubblicato Il cavaliere irlandese ( I am of 
Ireland ). Il romanzo reinterpreta l’incontro tra San Patrizio e Ossian, conferendo 
però alla narrazione un taglio completamente diverso da quello proposto da James 
Macpherson nei Poemi ossianici, caratterizzati da un’atmosfera lirica e tragica. 
Intanto la narrazione viene fatta in prima persona da San Patrizio stesso, ed i 
personaggi acquisiscono ruoli e personalità ben diverse da quelle descritte 
dall’autore del ‘700. << Sa combattere bene … inoltre, sa come orientarsi nei 
boschi. A volte penso che sappia parlare con gli animali. Sa pescare, cacciare. Sa 
quello che gli ho insegnato, la storia dell’Eire, la poesia e le leggende. Sa del 
mondo degli “altri”. Ora sa qual è il suo ruolo nel destino dell’Irlanda >>. 
14
 
                                                            
13
 www.planando.altervista.org. 
14
 J. O. MCKNIGHT, Il cavaliere irlandese, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2004, p. 43. 
  
 
Ossian perde la sua caratteristica amara ed ostile e il suo ruolo è quello di guida di 
San Patrizio, nelle comprensione della terra e del popolo irlandese, necessaria per 
completarne l’opera di conversione al Cristianesimo, che è vista dall’autrice come 
destino ineluttabile per l’Irlanda stessa. 
Quindi, la radice celtica, nonostante, sia una radice storicamente sommersa 
in Europa dal prevalere di Germani e Latini, è tuttavia una radice ancora oggi ben 
presente e viva; senza di essa né l’uomo europeo né la sua cultura sarebbero quelli 
che sono, e la tradizione della nostra letteratura fantastica, sembra che con la 
quantità di autori che sono stati citati lo dimostri.  
Possiamo concludere, dicendo, che le tematiche celtiche della letteratura 
fantasy contemporanea mostrano  il desiderio di evasione dalla nostra realtà che si 
esplica nella necessità di accettare la nostra componente fantastica e di conservare 
l’antica capacità di guardare verso altre dimensioni che possono essere anche solo 
interiori. O verso le stelle da cui sono giunti gli dèi d’Irlanda.  
 
  
 
CAPITOLO III 
Il valore della Civiltà e 
del Mito Dei Celti  
D’Irlanda 
 
La personalità di un individuo è notevolmente influenzata dai mesi che 
precedono la nascita: così anche per un popolo, le condizioni in cui esso si è 
formato,  lasciano delle tracce profonde nei caratteri della sua civiltà e della sua 
cultura. Ecco perché è particolarmente importante esaminare gli aspetti radicati di 
una civiltà per poterla comprendere fino in fondo: queste tracce, sono evidenti 
nelle tradizioni, negli usi, nei costumi, che non possono e non devono andare 
perduti, se si vuole salvaguardare “l’anima” di un popolo. Ed è proprio con questa 
finalità che i popoli, come quello dei Celti, hanno cercato di custodire questa 
preziosa identità avvalendosi di uno strumento semplice ma efficace come il 
“Mito”. “Mito” e “Tradizione” sono gli elementi caratterizzanti di una civiltà e 
risultano pertanto elementi inscindibili di un tutt’uno.   
<< Il  mito è una metafora prolungata in cui l’anima umana - energia che 
colleziona simboli - scrive il sogno di sé stessa, della sua origine, del mistero della 
sua vita nell’universo. Esistono nel nostro tempo squadre della morte che stanno 
tentando di compiere il genocidio di miti, fantasie, sogni; ma non ci riescono. La 
profondità del mito vince >> ( Giuseppe Conte, scrittore del XX sec.).
15
 
Le civiltà umane si sono costruite attraverso il mito. Esso però non deve 
essere, certo, considerato “un’invenzione bizzarra” da parte di un popolo, in 
quanto il mito nacque secondo natura, e soprattutto dietro necessità, quando 
l’uomo, colto da meraviglia o angoscia di fronte alla natura cercò spiegazioni, o 
volle descrivere e lodare, con gratitudine le grandi imprese di uomini eccezionali.  
I miti divennero il veicolo del sapere e il nucleo fondamentale della conoscenza 
della natura e della virtù, basati sui valori della stirpe, del legame di sangue, delle 
gesta epiche degli eroi e della saggezza morale, che la memoria del mito, tramite 
la parola, diffuse. Per questo motivo, non si può non sottolineare anche, 
                                                            
15
 www.celticworld.it. 
  
 
l’intendimento educativo che, sin dalle origini, il mito si è prefissato; e, proprio 
facendo appello a questa “missione educativa” che ha contraddistinto il racconto 
del mito, di generazione in generazione, ho deciso di condurre un progetto 
didattico a riguardo, all’interno del mio percorso di tirocinio diretto.  
Così, prendendo spunto dal materiale consultato ( libri, articoli, siti, ecc.), 
con cui sono andata a sviluppare una concisa ma appassionante trattazione sulla 
civiltà celtica e sulla sua tradizione mitologica, dando un particolare sguardo al 
suo sviluppo in Irlanda, ho prospettato un itinerario  didattico che andasse a 
rilevare l’importanza assunta da determinati aspetti culturali insiti nella civiltà del 
popolo celtico.  
 
Il breve viaggio nel 
mondo dei Celti 
d’Irlanda
Progetto di tirocinio
Classe 4 sez. A 
I Circolo Didattico di Matera
A.A. 2006‐2007   
di Michela Cappiello
  
 
Attività degli alunni
Tutte le attività riguardanti gli alunni hanno consentito, secondo
le mie scelte progettuali, la realizzazione di
Tre differenti libri o “Agende celtiche” da parte dei tre gruppi  in 
cui è stata suddivisa la scolaresca, contrassegnati dalle 
denominazione dei principali alberi secondo l’Oroscopo celtico, 
e cioè 
IL TASSO, IL VISCHIO E LA QUERCIA.
 
 
 
 
 
Avvalendomi di idonei materiali sull’argomento , ho illustrato i vari aspetti
della CULTURA CELTICA
Dall’ambito storico-geografico a                             Dall’ambito artistico a quello 
quello sociale, includendo le                                  musicale, unendo due 
tradizioni, le ricorrenze, la                                     attività differenti,l’una di  
simbologia(con la visione di                                   realizzazione di Mandala e 
immagini e la successiva         L’ambito linguistico e l’altra di ascolto di 
interpretazione delle stesse, attraverso l’insegnamento  musica celtica, sino a 
riproposte dagli alunni         apprendimento di alcune    giungere alla lettura o
attraverso il disegno).          Fondamentali espressioni   al racconto mitologico
in Gaelico, facilitato dalla   degli eroi leggendari
realizzazione di alcuni                 irlandesi.           
fumetti.
Attività dell’insegnante