Introduzione 
 5
dei tempi. Il tutto dotandosi dei mezzi che essi stessi utilizzano per 
dialogare. 
Questo lavoro intende sviluppare un'analisi sulla situazione e 
sulle problematiche relative allo sviluppo della comunicazione della 
Chiesa, e al rapporto tra questa secolare istituzione e i mass media. 
Si cerca dunque di tracciare un percorso informativo che giunga 
presentare un quadro generale sui media utilizzati attualmente dalla 
Chiesa italiana.  
Lo scopo primario della ricerca è quello di vedere in che modo 
la Chiesa comunica oggi, che tipo di strumenti ha a disposizione, 
quali sono le loro caratteristiche, che tipo di comunicazione viene 
proposta attraverso il loro uso, a chi questa è rivolta. 
Per avere una visione più chiara del percorso di sviluppo che ha 
portato la Chiesa a servirsi di radio, tv e internet, ci si avvale di un 
breve excursus storico sulle tappe fondamentali della comunicazione 
della Chiesa e sul suo costante e turbolento rapporto con i media, 
tentando di descrivere a grandi linee il percorso di iniziale diffidenza, 
e in seguito di riappropriazione , effettuato dalla Chiesa nei confronti 
di tali mezzi. Costante in questa sezione è il riferimento ai documenti 
ecclesiastici e le iniziative più rilevanti intraprese dalla Chiesa in 
materia di comunicazione
3
.  
Viene sottolineata l'innovazione apportata dal Concilio Vaticano 
II e dal alcune encicliche come l'Inter Mirifica e il Miranda Prorsus in 
cui viene riconosciuta l'importanza dell'utilizzo dei mezzi di 
comunicazione di massa e l'importanza di un uso corretto di tali 
strumenti, pur mantenendo un velo di diffidenza verso le nuove 
tecnologie. 
                                                 
3
 Non mancano i riferimenti alle iniziative di alcuni Pontefici fra cui Pio XI, il quale 
ha utilizzato per la prima volta la radio come strumento per la diffusione del 
messaggio cristiano. 
 Introduzione 
 6
Dopo aver visto come il giudizio della Chiesa nei confronti dei 
mezzi di comunicazione sia mutato nel corso della storia, e 
conseguentemente come l'intera comunicazione abbia risentito di 
questi mutamenti, guardando al presente sono molte le domande che 
potrebbero sorgere in merito.  
In una società informatizzata come quella in cui la Chiesa si 
trova oggi a svolgere la sua missione, in cui la massa di informazioni 
che si riceve ogni giorno è enorme e dove risulta evidente la crisi dei 
valori tradizionali, come si comporta la Chiesa? In che modo cerca di 
comunicare al mondo e di operare nelle realtà locali dove la tv e 
internet costituiscono le fonti privilegiate da cui trarre informazioni?  
Nella seconda e terza parte del lavoro si cerca di rispondere a 
questi quesiti offrendo una analisi dei tentativi messi in atto dalla 
Chiesa per cercare di "competere" nel grande mercato della 
comunicazione
4
, e sui mezzi utilizzati per il raggiungimento di tale 
scopo. Viene dunque riportato il giudizio di alcuni studiosi in merito 
all'ipotesi dell'esistenza di un vero e proprio marketing religioso con i 
propri "prodotti" e le proprie "strategie". 
Da sempre la comunicazione della Chiesa ha portato con se la 
caratteristica di essere globale, cioè rivolta a tutto il mondo. La radio, 
la tv, la stampa e soprattutto internet vengono utilizzati dalla Chiesa 
come corrieri di trasporto del messaggio evangelico.  
D'obbligo il riferimento a Radio Vaticana, attraverso le cui 
antenne la voce e il messaggio del Papa è diffuso in tutto il mondo; 
non meno importanti l'Osservatore Romano da sempre considerato il 
giornale della Santa Sede e infine il Centro Televisivo Vaticano che 
con i suoi reportage informa costantemente i fedeli sugli spostamenti 
del Pontefice e sulle iniziative liturgiche più importanti. 
Un'attenzione particolare viene riservata ai media della Chiesa 
italiana con il riferimento agli organi, primo fra tutti la Conferenza 
                                                 
4
 Ci si riferisce al tema del Marketing religioso e alle leve che lo caratterizzano. 
 Introduzione 
 7
Episcopale Italiana (CEI), che contribuiscono a rendere la 
comunicazione di questa istituzione più efficace.  
Protagonista nell'ambito dei media locali della Chiesa è la 
stampa cattolica che nelle sue diverse tipologie vanta una vasta 
diffusione seppure ancora limitata rispetto alla stampa nazionale non 
settoriale. 
Nella sezione in cui vengono presentati i mass media utilizzati 
dalla Chiesa in Italia, un occhio di riguardo viene dato a due specifici 
della stampa cattolica nazionale: Avvenire e Famiglia Cristiana, che 
rappresentano due modi diversi di raccontare la realtà da una 
prospettiva cristiana, l'una prestando più attenzione alle vicende 
internazionali, l'altro a quelle locali.  
Cosa dire poi delle tv e delle radio cattoliche nazionali? Vasto il 
panorama delle radio e delle tv locali che trattano di comunicazione 
religiosa, di esse si sottolinea l'eccessiva propensione per una 
informazione di tipo territoriale e la grande attenzione data alle 
notizie trasmesse dagli organi della Santa Sede. 
Due eccezioni devono essere fatte per l'emittente televisiva Sat 
2000 e Radio Maria, delle quali si cerca di sottolineare la portata 
innovativa e il carattere distintivo. Sat 2000 infatti rappresenta il 
tentativo più evidente da parte della Chiesa di creare una tv che, pur 
trattando argomenti di carattere religioso, lo fa accostandosi nella 
forma a quella che il pubblico è solito vedere. Per cercare di capire 
come ciò accade viene dato un esempio di programmazione 
evidenziando maggiore curiosità verso la forma spettacolare, seppur 
contenuta, del talk show religioso e sulla figura dell'uomo religioso 
che traspare dalle fiction televisive che lo vedono protagonista. 
Importante nel quadro dei media ecclesiali è il "fenomeno Radio 
Maria" caratterizzata da elementi distintivi che differenziandola dalle 
altre emittenti cattoliche, ne hanno fatto una radio di preghiera e di 
dialogo, di conforto e di conversione.  
 Introduzione 
 8
Tv, radio, giornali, il quadro non sarebbe completo senza 
menzionare la rete delle reti: Internet. Le grandi potenzialità che 
caratterizzano questo strumento non sono sfuggite alla Chiesa. 
Numerosi appaiono i siti religiosi presenti in internet, accomunati per 
lo più da una sorta di omogeneità e talvolta di appiattimento sul 
livello informativo. Più dinamiche e interattive le pagine web dei siti di 
Radio Maria, del Vaticano e di due diocesi: Milano e Savona. 
L'elaborato si conclude con un breve viaggio fra le stranezze e le 
curiosità presenti su alcuni siti religiosi: la scelta del prete per 
confessarsi, il catalogo dei requisiti per essere un ottimo chierichetto 
e gli oggetti religiosi più strani. 
 Capitolo 1 
 9
CAPITOLO 1  
CHIESA E MEDIA:UN PO’ DI STORIA 
1.1 Il primo annunciatore della Buona novella e 
l'evolversi della “parola viva” 
Il non facile rapporto tra Chiesa e modernità si riflette in modo 
significativo nell’atteggiamento che la gerarchia ecclesiastica ha via via 
assunto di fronte all’emergere dei mezzi della comunicazione di massa 
nell’epoca moderna: dalla stampa al cinema, alla radio e televisione, fino 
all’uso di internet. 
Tra l’immoralità insolente  rimproverata ai media del tempo di 
Clemente XIII nell’enciclica Christianae reipubblicae salus del 26 
novembre 1763 e la comunicazione considerata da Giovanni Paolo II 
come "nuova frontiera della missione della Chiesa"
1
 un buon cammino è 
stato fatto. 
Al contrario di quella di altre istituzioni la comunicazione della 
Chiesa non ha subito mutamenti radicali e traumatici, ma piuttosto 
una evoluzione lenta e continua che l’ha portata a non trovarsi 
completamente indifesa e impreparata di fronte alle innovazioni 
progressivamente introdotte. 
Robert White, studioso cattolico della comunicazione, ha distinto 
due periodi in questa evoluzione: il primo che va dal 1830 al 1960 e il 
secondo, successivo a questa data, che ha preso le mosse dalle 
innovazioni apportate dal Concilio Ecumenico Vaticano II
2
. 
______________________ 
1
 Espressione usata nel documento Cristifideles laici, 1989, n.44. 
2
 Il Concilio è l’assemblea dei vescovi e dignitari della Chiesa che si riuniscono per 
trattare questioni pertinenti alla fede o alla disciplina ecclesiastica. Si definiscono 
Ecumenici quelli in cui è rappresentato l’episcopato di ogni paese. Il Concilio Vaticano 
II fu proclamato da Papa Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e fu concluso il 13 dicembre 
1965 da Paolo VI. 
 Capitolo 1 
 10
Il primo periodo è caratterizzato da un grande processo di 
rivitalizzazione della Chiesa basato sull’organizzazione di missioni 
popolari e sulla diffusione di una cultura cattolica parallela a quella 
secolare. In questo periodo alla struttura gerarchica ed organizzativa 
dell’apparato si sono affiancate iniziative maggiormente radicate nel 
tessuto laico che hanno contribuito a diffondere il messaggio cattolico. 
Nel secondo periodo, con il velocizzarsi del processo di 
secolarizzazione, le innovazioni nella comunicazione della Chiesa sono 
derivate dalle scelte operate dal Concilio indetto da Giovanni XXIII
3
. 
Per comprendere meglio l'evolversi della comunicazione della 
Chiesa e il progressivo avvicinamento ai nuovi media, sembra utile 
partire dalle origini, quando il capostipite e modello della comunicazione 
della Chiesa, Gesù di Nazareth predicava il suo messaggio avvalendosi 
esclusivamente della parola, comunicando in colloqui privati, in discorsi 
ai dodici e alle folle. 
La sua parola, non meno che i suoi miracoli, bastavano a lasciare 
stupiti i suoi ascoltatori, facendo dire a coloro che non credevano a ciò 
che egli predicava:<<Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo>> 
(Matteo 13,54), e portando i suoi frutti: <<Alla sua parola, molti 
credettero>> (Giovanni 8,30). 
Gli apostoli e i seguaci erano i suoi megafoni e le folle che 
assistevano ai suoi discorsi fungevano da casse di risonanza. 
Gesù non ha lasciato nessuno scritto e affidando ai discepoli la 
missione di predicare la buona novella in tutto il mondo, l’ha fatto 
esclusivamente in termini di comunicazione itinerante orale-uditiva. 
A quella che viene definita "parola viva" si è sempre attenuta la 
Chiesa e ancora oggi continua a farlo con i discorsi alle folle pronunciati 
dal Papa durante i propri viaggi; con le messe trasmesse in radio e in 
TV; con la partecipazione e il rilascio delle interviste degli uomini di 
Chiesa a giornalisti e conduttori televisivi. 
______________________ 
3
 Paolo Mancini, Manuale di comunicazione pubblica, Laterza, Bari 1996, p.254. 
 Capitolo 1 
 11
Tornando alla storia, coevo e parallelo all’oralità è stato il ricorso 
alla scrittura. Anche se questa, col passare dei secoli e con l’aumentare 
in quantità e volume delle pergamene e dei codici, è passata da sussidio 
corrente di comunicazione parlata a duratura testimonianza e fonte di 
storia e di sapere ecclesiale e di umana civilizzazione. 
Così già al tempo di Gesù gli apostoli, testimoni fin dal principio, 
scrissero in resoconti ordinati ciò che il loro maestro fece e insegnò.  
Ai primi secoli risalgono gli scritti dei Padri apostolici poi in tutto 
il medioevo si moltiplicarono le lettere dei Papi e gli atti dei vari Concili, 
strumenti privilegiati di comunicazione della Chiesa verso l'esterno. 
La presenza incessante della Chiesa si è manifestata anche e 
soprattutto negli innumerevoli interventi limitativi riguardo alla 
diffusione e alla lettura di testi di dubbia ortodossia e della stessa Sacra 
Scrittura. Diverse le opere di autori come Porfirio, Fozio, Nestoro, 
Abelardo dottrinalmente giudicate aberranti quindi oggetto di "Canoni" e 
di "Indici", come pure di bruciamento, anche solenne, degli stessi scritti 
o libri incriminati. 
Proseguendo questa "passeggiata" nella storia e facendo un 
consistente salto in avanti si giunge all’invenzione della stampa e all’uso 
che ne viene fatto come strumento di supporto utilizzato dalla Chiesa 
per compiere la propria missione. 
I primi tentativi tipografici risalgono al 1452 anno in cui Johann 
Gensfleish Gutenberg si conquistò la notorietà con l'invenzione della 
stampa a caratteri mobili
4
. Tale scoperta non poteva ricevere dalla 
Chiesa un’accoglienza migliore, stante l’opera costosa e lenta degli 
amanuensi, impari a soddisfare la crescente urgenza di testi per 
l’insegnamento universitario, nella vita conventuale e nel servizio 
liturgico. 
______________________ 
4
 G.Gozzini, Storia del giornalismo, Bruno Mondadori, Milano, 2000. 
 Capitolo 1 
 12
In tutta Europa, e poi altrove, le prime stamperie s’impiantarono 
nelle abbazie, nelle residenze episcopali e nelle università ecclesiastiche, 
che pubblicarono Bibbie, testi liturgici, classici latini e testi scolastici. 
La Chiesa tuttavia non mancò di manifestare la sua ininterrotta 
apprensione per i contenuti degli stampati in circolazione tentando di 
difendere con tutti i mezzi a sua disposizione, la fede dai germi di eresia. 
I primi interventi del Magistero romano sulla stampa iniziarono 
col breve Accepimus litteras col quale il Papa Sisto IV, il 17 marzo 1479, 
approvò e sostenne la prima misura censoria praticata dall’Università di 
Colonia contro i libri "infetti di eresia". 
Il 17 novembre 1497, il Papa Innocenzo VIII indirizzò a tutta la 
Chiesa la costituzione Inter multiplices col compito di fissare dottrina e 
prassi della Chiesa sulla stampa nei tre momenti di produzione, di 
circolazione e di lettura:1) rendendo obbligatorio l’esame previo 
ecclesiastico di tutti gli scritti destinati alla stampa; 2) non concedendo 
il necessario permesso di stampa
5
 agli scritti contrari alla religione alla 
morale cattolica; 3) comminando pene spirituali e pecuniarie a quanti 
stampassero, leggessero o detenessero presso di sé libri contravvenenti 
a dette disposizioni; 4) disponendo la distruzione, normalmente col 
fuoco, degli stessi
6
. 
Per quanto riguarda la stampa-giornale specie durante i due 
pontificati di Gregorio XVI (1831-1846) e Pio IX (1846-1878), la Chiesa 
segnò due ritardi. Si può dire che per un secolo gli interventi romani 
non avvertirono la novità socioculturale rappresentata dalla stampa-
giornale, ormai divenuta quarto potere in quanto necessario veicolo 
d’informazione-attualità
7
, espressione delle pubbliche opinioni
8
. Le 
accuse mosse alla stampa derivarono da una visione pessimistica del 
______________________ 
5
 Il riferimento è al celebre Imprimatur o sigillo ecclesiastico. 
6
 E.Baragli, Chiesa e comunicazione, in Franco Lever, Pier Cesare Rivoltella, Adriano 
Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e tecniche, Elledici, Roma, 2002. 
7
 Tale concetto è stato espresso dal Pontefice Leone XIII nel documento Recentiorum 
Factotum Narratio. 
 Capitolo 1 
 13
Magistero ecclesiale nei confronti di un giornalismo visto soltanto quale 
fonte unica di tutti i guasti pubblici, religiosi e morali del secolo. Fu 
Gregorio XVI nell’enciclica Mirari Vos a lanciare una durissima 
condanna alla libertà di stampa. 
Solo nel 1850, con la fondazione della Civiltà Cattolica
9
, la Chiesa 
accettò di servirsi della stampa, avendo ritenuto conveniente l’idea di 
combattere il nemico con le stesse armi, opponendo giornale a giornale, 
al fine di "neutralizzare il veleno ideologico, da quelli sparso a intossicare 
le menti, e propagare le sane dottrine"
10
. 
Un'evoluzione positiva della situazione si registrò con il pontificato 
di Leone XIII
11
 che nonostante non mancò di denunciare la libertà di 
stampa; incoraggiò il reclutamento e l’opera di giornalisti cattolici 
sostenendo la necessità di opporre stampa a stampa, in aperto duello 
fra ben e male. Sostanzialmente egli si limitò ad identificare la buona 
stampa con la stampa religioso-cattolica, predicatoria-elogiativa. 
Anche nella restaurazione antimodernistica, la stampa fu 
considerata un mezzo di primo piano per la strategia romana di 
controllo della libertà di pensiero e di opinione nella Chiesa. Lo 
testimoniarono gli interventi di Pio X volti a denunciare la stampa 
antireligiosa, anticlericale e soprattutto quella "infetta di modernismo"; 
per opporre a essa la "buona stampa" intesa come cattolica. 
Forse per merito di La Croix
12
 a Parigi si fece strada una visione 
più appropriata del giornalismo cattolico cioè quello di presentare ai 
lettori, alla luce della dottrina della Chiesa, i fatti della vita pubblica
13
. 
________________________ 
8
 Il concetto di pubblica opinione è da sempre stato controverso e soggetto a diverse 
interpretazioni. In questo contesto tale termine è da intendersi come opinioni 
riguardanti l'interesse generale, della comunità. 
9
 Primo quotidiano di ispirazione cristiano-cattolica. 
10
 Nel corsivo sono riportate le parole di padre Carlo Maria Curci, fondatore e primo 
direttore della rivista gesuitica voluta da Pio IX. 
11
 Pio X qualificò Leone XIII “primo Papa della stampa”. 
12
 Giornale cattolico francese. 
13
 Parte delle notizie, anche di quelle che seguono, sulla storia della comunicazione 
della Chiesa sono riprese dalla voce, Chiesa e comunicazione, in Franco Lever, Pier 
Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e 
tecniche, Elledici, Roma, 2002. 
 Capitolo 1 
 14
Tuttavia occorse aspettare il 1954 per avere il primo riconoscimento 
dell'importanza dell’opinione pubblica quale dimensione organica della 
Chiesa. Fu infatti Pio XII che in quell’anno, con l’avvento della 
televisione in Italia, ammise che "mancherebbe qualcosa nella vita della 
Chiesa se l’opinione pubblica le facesse difetto". Il processo raggiunse 
piena maturità con i Papi del Concilio e con il Concilio stesso: all'interno 
di un più generale riconoscimento dei valori umani emersi nella 
modernità, l’elaborazione teorica all’interno del magistero della Chiesa 
cattolica arrivò alla piena accettazione dello statuto secolare 
dell’opinione pubblica e delle sue leggi
14
. 
Toccò al Vaticano II, col decreto Inter Mirifica, precisare che 
l’informazione prima che riguardare il diritto di espressione del 
giornalista, fa parte del diritto personale-civile del lettore. 
 
______________________ 
14
 Giancarlo Zizola, La restaurazione di papa Wojtyla, Laterza, Bari, 1985. 
 Capitolo 1 
 15
1.2 Pio XI: il Papa va in radio 
Prima di arrivare al 1963, anno di promulgazione dell’Inter 
Mirifica, occorre ricordare importanti documenti che testimoniano la 
partecipazione e l’attenzione della Chiesa nei confronti dei mezzi di 
comunicazione che caratterizzavano la modernità. È il caso dell'enciclica 
Divini Illius Magistri (1929) in cui Pio XI aveva denunciato i pericoli 
derivanti da un uso distorto di stampa, radio e tv. Il Papa era ritornato 
sull’argomento della comunicazione di massa nella Casti Connubii 
(1930) e nell’enciclica Vigilanti cura (1936) interamente dedicata al 
cinema
15
. 
Sempre Pio XI citò la radiofonia per la prima volta nel 1928, e 
nella Divini illius Magistri trattò delle "radiofonicae auditiones" quali 
“mezzi di divulgazione, occasioni dell’educazione”. In argomento, due 
eventi caratterizzano il suo pontificato: la prima riguarda la 
trasmissione via radio delle funzioni liturgiche, vietata nel 1927-28 dal 
Sant’Uffizio e nel 1936 dalla Sacra Congregazione dei Riti. L’altra 
riguarda la Radio Vaticana, inaugurata il 12 febbraio 1931 e dalla quale 
Pio XI poté trasmettere il messaggio Audite Coeli. 
Da notare che egli da un lato vide nel medium-radio un sussidio 
di predicazione e campo d’Azione Cattolica, e non un vero e proprio 
strumento di comunicazione umana, e dall'altro utilizzò Radio Vaticana 
più che altro quale microfono e sua cattedra personale. In omnem 
terram exivit sonus corum fu il primo annuncio vero e proprio che fece 
riferimento all’apostolato da diffondersi e spargersi in tutto il mondo, e 
perciò all’apostolato della radio. 
Nei primi decenni del secondo dopoguerra in Italia l'atteggiamento 
verso i media subì l'influsso di una cultura dell’intransigenza 
 Capitolo 1 
 16
caratterizzata da una visibile separazione tra la Chiesa e la cultura 
moderna. Dopo il ventennio fascista i nuovi processi economici, la 
libertà di stampa e l’esperienza democratica, incisero sulla cultura 
familiare, sulla suddivisione dei ruoli, ma anche sulle tradizionali 
funzioni pastorali della Chiesa. 
Alla pratica politica e sociale del sistema democratico si oppose 
una visione illuministica della società cristiana, munita di propri 
strumenti anche mediali per contrastare la marea montante del secolo, 
e in particolare il comunismo. In questo quadro generale, il 
cattolicesimo non venne meno alla propria capacità di adattamento: per 
insidiare la fortezza avversaria e utilizzarne gli strumenti ai propri fini, 
Pio XII approvò nel 1947 il programma del gesuita padre Riccardo 
Lombardi che intendeva utilizzare sistematicamente la radio per le sue 
catechesi popolari
16
. Il Papa lo autorizzò anche a collaborare con i 
giornali, superando il divieto stabilito da Pio X
17
. 
Rispetto ai media l’impianto prevalente nella gerarchia cattolica 
italiana rimase per un po’ di tempo ancorato al modello collaudato sotto 
il fascismo dal Centro cattolico cinematografico, il quale aveva la 
funzione di controllo della produzione cinematografica, e stilava degli 
elenchi dei giudizi morali sui film. Dinanzi a una società che si temeva 
corrotta dal liberismo, la Chiesa si propose come agenzia esclusiva di 
moralità. 
________________________ 
15
 La Vigilanti cura ha una struttura caratterizzata da una parte dottrinaria che inizia 
descrivendo ed encomiando la bella impresa dei cattolici americani, passava a rilevare 
il grande potere, individuale e sociale, del cinema e chiudeva sollecitando vescovi e 
fedeli alla necessaria vigilanza. La seconda parte era invece dispositiva, e in essa 
venivano esortati i vescovi a farsi emulatori della Legion of decency fornendo 
tempestive “classifiche morali” redatte da appositi uffici di revisione;” promuovere la 
produzione di film onesti anche allestendo sale cinematografiche cattoliche. 
16
 Per il carattere popolare di queste catechesi venne affibbiato al predicatore il nome 
di ‘microfono di Dio’. 
17
 Le notizie riportate sono contenute alla voce Cattolici e mass media in Franco Lever, 
Pier Cesare Rivoltella, Adriano Zanacchi, La Comunicazione. Il Dizionario di scienze e 
tecniche, Elledici, Roma, 2002. 
 Capitolo 1 
 17
Nell’ambito del mutamento sociale, di cui i media diventarono un 
veicolo potente, le autorità ecclesiastiche non sembrarono cogliere 
immediatamente la portata dirompente della mutazione derivante dal 
modello di vita consumistica. Fu dunque naturale nel mondo cattolico 
che l'acquisizione di una consapevolezza critica della natura dei nuovi 
media avvenne gradualmente e che solo lentamente si arrivò a 
comprendere che era proprio sulla politica dei media che si misurava la 
capacità del cattolicesimo di passare dallo schema autoritario ed 
eterodiretto a quello dell'autonomia, dall’obbedienza passiva alla 
partecipazione
18
. 
 
______________________ 
18
 Ibidem pag.152. 
 Capitolo 1 
 18
1.3 Il lento cammino verso una comunicazione più 
mediale 
Nel dopoguerra la sottomissione ossequiante alle autorità 
ecclesiastiche, finì per anteporre gli interessi istituzionali a quelli 
dell’informazione, limitando di conseguenza la potenzialità di incidenza 
e di espansione e la competitività dei media cattolici nel mercato. In 
quel periodo in Italia la stampa cattolica si identificò con gli interessi 
politici e il quadrante culturale del blocco moderato guidato dal partito 
cattolico. 
Secondo la testimonianza di Bernabei
19
, la relativa ininfluenza dei 
cattolici sui grandi media in Italia sarebbe stata principalmente la 
conseguenza di un accordo stipulato subito dopo la guerra tra la 
Democrazia Cristiana e le forze laiche liberali. In base a tale accordo “ai 
cattolici sarebbe andata la guida della politica, ai laici il controllo della 
finanza, dell’industria, dell’ informazione, dell’ editoria giornalistica”. 
Il patto moderato tra i cattolici e i laici suscitò un gioco delle parti 
tale da influire anche sulla gestione ideologica dell’informazione 
religiosa e vaticana nei maggiori giornali
20
. 
Contrario a questa situazione e desideroso di un radicale 
cambiamento di atteggiamento da parte della Chiesa si dimostrò il 
gesuita padre Riccardo Lombardi che durante le proprie radiocrociate 
dei primi anni del dopoguerra esortava gli italiani a un “grandioso 
esperimento sociale cristiano” da compiersi con la conquista cattolica 
del potere non solo nell’ordine politico, ma anche nelle università e nei 
mezzi della comunicazione sociale. 
Alla fine degli anni '50 che si determinò una svolta, nel periodo di 
pontificato di Giovanni XXIII.  
______________________ 
19
 Il riferimento è a Ettore Bernabei ex direttore generale della RAI. 
20
 Cfr Franco Lever, pag 154.