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CAP. 1  INNOVAZIONE TECNOLOGICA 
 
L’innovazione è una forza che apre le porte a possibilità e opportunità sconosciute, un 
fattore fondamentale per la crescita economica e per il progresso in ambiti essenziali 
della vita quotidiana, al punto che si può addirittura parlare di un “fenomeno 
straordinario” (Passerelli-Costabile, 2009). 
Il concetto di innovazione risulta essere piuttosto ampio e nel complesso può fare 
riferimento ad aspetti differenti quali: l’introduzione di un nuovo bene, di una diversa 
tipologia di prodotti o di un nuovo metodo di produzione, la creazione di un nuovo 
mercato o di una nuova nicchia, l’accesso a nuove risorse economiche, la realizzazione 
di nuove strutture concorrenziali all’interno di un settore industriale (Schumpeter, 
1934).  
Oggi giorno l’innovazione tecnologica rappresenta un punto focale per lo sviluppo 
strategico e competitivo di imprese operanti nei settori più disparati. La globalizzazione 
ha inciso in maniera importante sull’incentivazione ad investire nello sviluppo della 
conoscenza. L’innovazione rappresenta infatti un primario strumento per la 
differenziazione competitiva, la penetrazione di nuovi mercati ed il miglioramento dei 
profitti. Da qui la necessità di uno spostamento dalle produzioni tradizionali a quelle 
innovative, ossia verso quelle produzioni che incorporano un elevato tasso di 
conoscenza scientifica e tecnologica in nuovi prodotti e nuovi processi (Schilling, 2005; 
Izzo, 2008; Calderini et al., 2008). 
 
1.1. Le fonti 
L’innovazione può scaturire da più fonti differenti. Può generarsi nella mente degli 
individui oppure può essere frutto del lavoro di ricerca di Enti pubblici, Università, 
fondazioni private ed incubatori di imprese. Imprese che rappresentano un motore 
fondamentale dell’innovazione in quanto , di norma, dispongono di risorse maggiori 
rispetto ai singoli individui e di un management capace di orientare tali risorse verso il 
raggiungimento di obiettivi precisi.
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 Esiste anche un altro motore dell’innovazione, che discende dai collegamenti e dalle 
relazioni che si creano fra le differenti fonti. I network di innovatori, attingendo 
conoscenze ed altre risorse da una molteplicità di attori, costituiscono il fattore più 
potente del progresso tecnologico (Smith-Doere et al., 1999). Possiamo immaginare 
quindi le fonti dell’innovazione come un sistema articolato in cui la singola innovazione 
emerga da uno o più attori o dai legami che intercorrono tra i diversi elementi chiave del 
network (Figura 1). 
 
 
Figura 1 – Il sistema delle fonti di innovazione. 
 
Il primo step verso l’innovazione è rappresentato dalla creatività, ovvero la capacità di 
produrre un qualcosa di nuovo ed al contempo utile, che in quanto tale deve essere 
differente ma anche sorprendente rispetto a ciò che è stato realizzato in passato. Le 
capacità creative di un individuo sono frutto della propria capacità intellettuale, delle 
competenze e conoscenze che possiede, della motivazione che lo ispira, dell’ambiente 
esterno, nonché della personalità e della forma mentis. I tratti della personalità ritenuti 
essenziali ai fini della creatività includono la fiducia che l’individuo stesso ripone nelle 
proprie capacità, la volontà e l’impegno nel superare difficoltà ed ostacoli, la tolleranza 
dell’ambiguità, nonché la disponibilità a sopportare dei rischi ragionevoli. Anche la 
motivazione interna si è rivelata una caratteristica molto significativa per la creatività
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(Amabile, 1983, 1996); in altre parole, si è più inclini alla creatività quando si lavora su 
qualcosa che piace ed interessa davvero. La creatività di un’organizzazione è funzione 
della creatività degli individui che la compongono e di tutta una serie di fattori di 
contesto e processi sociali che condizionano e plasmano il modo in cui i suddetti 
individui si comportano ed interagiscono tra loro (Woodman et al., 1993). 
L’innovazione, però, va ben al di là della generazione di idee creative: essa consiste, 
infatti, nella realizzazioni di tali idee, che si concretizzano in prodotti e/o processi 
nuovi. L’innovazione richiede che l’idea creativa si combini con risorse e competenze 
in grado di fornire all’idea una sua “utilità”. Spesso un’innovazione proviene 
dall’utilizzatore di una tecnologia o di un prodotto alla ricerca di soluzioni in grado di 
rispondere al meglio alle proprie esigenze. Solitamente, gli utilizzatori possiedono 
infatti sia una profonda conoscenza dei propri bisogni sia l’incentivo per escogitare 
soluzioni in grado di soddisfarli (von Hippel, 2001). 
 
Nella realtà aziendale, una delle primarie fonti di innovazione è costituita dall’impegno 
e dagli investimenti in ricerca e sviluppo dell’impresa. La ricerca comprende sia la 
ricerca di base che quella applicata. La ricerca di base (o ricerca pura) comprende tutti 
gli sforzi necessari per capire meglio un argomento oppure per approfondire la 
conoscenza di un’area di studio, senza prendere in considerazione le applicazioni 
commerciali nell’immediato. Obiettivo fondamentale è contribuire al progresso del 
sapere scientifico. La ricerca applicata, viceversa, è orientata ad aumentare la 
comprensione di un problema con lo scopo di soddisfare un determinato bisogno. Per 
sviluppo, invece, si intendono tutte le attività che consentono di applicare la conoscenza 
alla realizzazione di nuovi materiali, prodotti o processi. Numerosi studi hanno 
dimostrato come le imprese considerino la R&S interna come principale fonte di 
innovazione. Anche i dati lo confermano: l’intensità di R&S di un’impresa (ossia 
investimenti in R&S come quota percentuale del fatturato) presenta una forte 
correlazione positiva con il tasso di aumento dei ricavi, con le vendite generate da nuovi 
prodotti e con la redditività dell’impresa (Roberts, 2001).
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Spesso le imprese sono solite formare delle alleanze con clienti, fornitori, produttori di 
beni complementari ed addirittura con i concorrenti per collaborare insieme ad un 
progetto di innovazione o per scambiarsi informazioni ed altre risorse nella ricerca 
dell’innovazione. Tale collaborazione può avvenire attraverso la partecipazione a 
consorzi di ricerca, la concessione di licenze, accordi contrattuali di R&S, joint-venture 
o altre modalità di accordo. Le collaborazioni più frequenti coinvolgono le imprese ed i 
propri clienti, fornitori o Università locali (Roberts, 2001). A volte, le imprese vengono 
accusate di acquisire l’innovazione tecnologica da fonti esterne piuttosto che investire in 
ricerca. Ciò nonostante, alcuni dati empirici suggeriscono come le fonti esterne di 
innovazione tendano a svolgere un ruolo complementare piuttosto che sostituirsi alle 
attività di R&S interne. La R&S in-house contribuisce a costruire la capacità di 
assorbimento dell’impresa, consentendo un apprendimento ed un utilizzo più efficaci 
della conoscenza acquisita da fonti esterne (Cohen e Levinthal, 1990). 
Un’altra fonte di innovazione importante è rappresentata da Enti pubblici di ricerca 
come le Università, i centri ed i laboratori di ricerca, gli incubatori di imprese. Una 
quota significativa di imprese indica che la ricerca finanziata da istituzioni pubbliche e 
da fondazioni private abbia permesso lo sviluppo di innovazioni che altrimenti non 
sarebbero state in grado di realizzare (Biese e Stahl, 1999; Mansfield, 1991). Numerose 
Università stimolano il proprio corpo docente ad intraprendere attività di ricerca che 
conducano ad innovazioni utili. Inoltre, per rafforzare il legame tra sviluppo di 
innovazioni e ricerca universitaria, nonché aumentare le possibilità di convertire i 
risultati della ricerca di base in applicazioni commerciali, molte Università hanno 
istituito delle strutture destinate a favorire il trasferimento tecnologico (liason office o 
technology transfer office). I Governi di molti Paesi investono attivamente nella ricerca 
con la creazione di laboratori, incubatori di imprese e parchi scientifici (o science park), 
oppure attraverso il finanziamento di Enti di ricerca pubblici e privati. Il rapporto tra i 
finanziamenti aziendali e pubblici presenta delle significative variazioni a seconda dei 
Paesi presi in considerazione. 
I fondi pubblici sostengono gli sforzi di R&S attraverso la creazione di incubatori di 
imprese e parchi scientifici. I parchi scientifici hanno lo scopo di promuovere la 
collaborazione tra Enti pubblici di ricerca, Università ed imprese private per consentire
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lo sviluppo e lo start-up di nuove attività. Si parla di incubatori di imprese quando tali 
strutture sono destinate e dedicate in particolare alla creazione o allo sviluppo di nuove 
realtà imprenditoriali. Gli incubatori concorrono ad attenuare i rischi di imperfezioni del 
mercato che talvolta si verificano quando un’innovazione, pur avendo le capacità di 
offrire benefici significativi per la società, presenta un’elevata incertezza in termini di 
rendimento degli investimenti (Colombo e Del Mastro, 2001). I parchi scientifici e 
tecnologici presenti attualmente sul territorio italiano sono circa una trentina e sono 
specializzati soprattutto nei seguenti settori: ICT, ambiente, agricoltura ed alimentare, 
bioscienze. Le prime esperienze sono degli anni ’80, al fine di incrementare la 
competitività del territorio attraverso l’innovazione, traendone vantaggio commerciale. I 
pionieri in Italia furono il Tecnopolis di Bari e l’Area Science Park di Trieste. I parchi 
scientifici, grazie alla prossimità a centri di ricerca o laboratori universitari, godono di 
accesso diretto all’esperienza scientifica ed aiutano i ricercatori universitari a convertire 
le loro scoperte in applicazioni commerciali (Colombo e Del Mastro, 2001). 
Le organizzazioni private non profit, quali fondazioni ed istituti di ricerca privati, 
associazioni imprenditoriali e tecnico-professionali, consorzi industriali o accademici ed 
ospedali non profit, contribuiscono anch’essi alle attività di innovazione. Molte di 
queste organizzazioni non profit svolgono programmi di R&S in-house, altre finanziano 
le attività di R&S di diverse organizzazioni, altre ancora realizzano entrambe le attività. 
In Italia, in particolare nel campo della ricerca biomedica, sono presenti fondazioni 
private che hanno raggiunto traguardi notevoli, come la Fondazione San Raffaele e 
l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) a Milano. 
 
1.2. Le forme e i modelli 
Il percorso che un’innovazione tecnologica può seguire nel corso del tempo prende il 
nome di traiettoria tecnologica. Tale concetto viene spesso utilizzato per rappresentare 
il miglioramento nelle performance da parte di una determinata tecnologia oppure il suo 
processo di adozione da parte del mercato. Per classificare le innovazioni tecnologiche, 
solitamente, si fa riferimento a 4 dimensioni: criteri ispirati dalla natura 
dell’innovazione (innovazione di prodotto o di processo), dal grado e dall’intensità di
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ampiezza (innovazioni radicali o incrementali), dall’effetto che l’innovazione stessa 
genera su conoscenze e competenze dell’impresa (innovazioni competence enhancing o 
competence destroying), dall’ambito di destinazione (innovazioni architetturali o 
modulari). 
Le innovazioni di prodotto rientrano nei beni o servizi realizzati da un’impresa. Le 
innovazioni di processo, invece, apportano dei cambiamenti nelle modalità di 
svolgimento delle attività da parte dell’impresa stessa (ad esempio le tecniche di 
produzione o le strategie di marketing). Sia le innovazioni di prodotto che quelle di 
processo risultano avere una forte correlazione tra di loro. Infatti, sebbene le prime 
siano più visibili almeno inizialmente, entrambe le tipologie rivestono un ruolo 
fondamentale per ciò che concerne la competitività aziendale. 
Un’altra delle modalità più frequentemente utilizzate per classificare le forme di 
innovazione è quella che porta a distinguere tra innovazioni radicali ed innovazioni 
incrementali. Benché siano state suggerite diverse definizioni, si è soliti basarsi sulla 
distanza dell’innovazione da un prodotto o un processo preesistente (Dewar e Dutton, 
1986). Il concetto di innovazione radicale può essere inteso, pertanto, come una 
combinazione di novità e differenziazione. 
Un’ulteriore distinzione è quella fra innovazioni competence enhancing ed innovazioni 
competence destroying. Si parla di competence enhancing quando, assumendo la 
prospettiva aziendale, l’innovazione riguarda un’evoluzione della base di conoscenze 
persistenti. Un’innovazione è invece competence destroying se la nuova tecnologia 
scaturisce da competenze non possedute in precedenza o che addirittura le rendono 
inadeguate. 
Quando si parla di innovazione modulare invece, si intende un’innovazione che preveda 
cambiamenti di uno o più componenti senza modifiche sostanziali alla configurazione 
generale del sistema (Henderson e Clark, 1990). Per contro, un’innovazione 
architetturale consiste in un cambiamento della struttura generale del sistema o del 
modo in cui i componenti interagiscono tra loro. La maggior parte delle suddette 
innovazioni comporta cambiamenti che si ripercuotono sul sistema nel suo complesso, 
implicando modifiche nei componenti oltre che nei meccanismi di interazione. Spesso
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le innovazioni architetturali esercitano profonde e complesse influenze sui concorrenti e 
sugli utilizzatori di quella tecnologia. 
Una volta analizzate le diverse forme dell’innovazione, è importante sottolineare come 
numerosi studi abbiano rilevato l’esistenza di modelli ricorrenti nel processo evolutivo 
di una nuova tecnologia, dalla sua introduzione fino a quando questa viene sostituita da 
nuove tecnologie emergenti. E’ stato osservato che sia il tasso di miglioramento delle 
performance di una tecnologia che il suo tasso di diffusione nel mercato possono essere 
rappresentati graficamente come una curva con andamento ad S. Nonostante La 
correlazione tra le due curve, però, i processi devono considerarsi essenzialmente 
separati e distinti tra loro. 
Numerose tecnologie, nel corso del proprio ciclo di vita, presentano una forma ad S se 
si osserva il processo di miglioramento della performance. Ponendo sull’asse delle 
ascisse l’impegno organizzativo ed il volume di investimenti e su quello delle ordinate 
l’incremento delle prestazioni, notiamo di norma un andamento iniziale più lento, per 
poi subire un’accelerazione ed un nuovo rallentamento nel processo di miglioramento 
(Figura 2).  
 
Figura 2 – Curva a S della performance di una tecnologia.