5
più discipline differenti tra di loro, che convergono, favorendo la nascita di questa 
disciplina eternamente nuova, che però non dimentica il proprio passato. Ricco di 
discipline diverse tra loro, del resto, è stato anche il mio piano di studi, e forse 
proprio da questo è nato l’amore per tale corso di laurea, che mi ha portato ad 
interpretare la realtà sotto punti di vista differenti e mai unilaterali, come un buon 
comunicatore dovrebbe saper fare.  
   Come affermava Marshall McLuhan, uno dei padri fondatori delle scienze della 
comunicazione, “il medium è messaggio”. Con questa espressione l’illustre 
studioso canadese voleva affermare che ogni tecnologia della comunicazione 
influisce sul pensiero, sulla cultura e sulla società, tanto da dare esso stesso 
connotazione particolare al messaggio che trasmette. Bene, con la potenzialità dei 
nuovi media, questa frase acquista anche maggiore vigore. Le caratteristiche 
strutturali dei nuovi media consentono, infatti, di dilatare ulteriormente le funzioni 
e le possibilità rispetto ai media tradizionali, dando più di prima vigore a questo 
assunto teorico, che regge la concezione dei media anche oggi. Senza contare che 
gli studi sui nuovi media, come vedremo, sono capaci di coinvolgere ambiti 
diversi, quali, ad esempio, la filosofia, la psicologia cognitiva, la semiotica: tutte 
discipline che riguardano l’uomo che trovano comune denominatore proprio 
nell’uomo, inventore ed utente delle macchine intelligenti. 
    Dell’utilizzo dei nuovi mezzi trae sempre più beneficio l’azienda, che, qualora 
riesce a coordinare bene tutti i suo nuovi mezzi di comunicazione, trae vantaggi a 
livello concorrenziale rispetto agli altri. I suoi contatti con i fornitori, i produttori 
di materie prime, i clienti e il buon coordinamento delle attività interne, possono 
essere facilitati dall’applicazione dei più diffusi nuovi mezzi, internet in primis. 
Un’attività coordinata di comunicazione aziendale, che includa un uso sapiente 
dei nuovi media, riveste per l’azienda importanza strategica a livello competitivo, 
contribuendo all’accrescimento dei suo business. E’ all’incirca questo che io 
voglio mettere in luce in questo mio approfondimento. Mia intenzione è anche 
sottolineare come l’azienda che si serve di internet, venga a creare essa stessa quel 
reticolo che è lo schema invisibile della rete e dell’ipertesto, e che ha similitudini 
con la mente umana.  
    Il mio approccio, dopo una prima parte di stampo teorico sulle caratteristiche 
dei nuovi media, è incentrato con un buono spazio ad internet, ma ho ritenuto 
opportuno soffermarmi sugli aspetti generali di tutti i nuovi media, imprescindibili 
 6
come conoscenza personale per chi si avvicina al mondo in continua espansione 
dei nuovi media e per chi intende avvicinarsi come semplice utente o operatore 
della comunicazione.  
   Per la trattazione riferita particolarmente alla descrizione delle nuove tecnologie 
in azienda, ho tenuto in considerazione sia il concetto di comunicazione che 
quello di informazione. I due concetti sono entrambi fondamentali, e si 
influenzano reciprocamente. La linea di demarcazione tra informazione e 
comunicazione è data dal fatto che la prima ha una capacità di “messa in serie” 
che le garantisce una relativa indipendenza da un destinatario sempre più 
bersaglio e sempre meno beneficiario di questo processo. La comunicazione, 
invece, si realizza solo se il soggetto umano può viverla e abitarla secondo le sue 
modalità. L’informazione diviene materia prima per la comunicazione, che è 
“mettere in comune”, appunto, determinate informazioni. Tramite la 
comunicazione, il flusso di informazioni veicolato può essere modificato grazie 
all’intervento dei singoli partecipanti, che condividono proprio queste stesse 
informazioni. Accade la stessa cosa anche in azienda, dove il prezioso corpus di 
notizie che circolano quotidianamente, sono modificabili e condivisibili da 
qualsiasi parte del gruppo azienda, che in tal modo diviene un’unica grande 
comunità. E’ una comunità che risente dell’influenza delle relazioni, che si dota di 
nodi, non solo di quelli della rete, e che proprio per questo assume le sembianze di 
un reticolo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 7
 
 
PARTE PRIMA 
 
 
 
 
“Il medium è il messaggio”. 
Marshall McLuhan 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 8
 
1. CARATTERI E SCENARI DEI NUOVI MEDIA 
 
1.1 Dai media tradizionali ai nuovi media 
   Tutto ciò che riguarda i nuovi media va inserito di sana pianta nel contesto della 
comunicazione mediata. Ciononostante è opportuno saper scindere i mass media 
tradizionali da quelli che sono i nuovi mezzi in espansione, per metter in luce le 
caratteristiche che connotano le divergenze, e gli eventuali superamenti.  
    La novità dei nuovi media non risiede esclusivamente nella tecnologia, ma nelle 
diverse articolazioni degli elementi che compongono il sistema dei media. Stiamo 
parlando di tecnologie, di assetti produttivi e distributivi, di prodotti e di consumi. 
Ciò che più di ogni altro fenomeno consente tale connotazione, oltre a 
simboleggiare l’intero ambito di cui stiamo parlando, è senza ombra di dubbio la 
convergenza tra personal computer e tecnologie di rete, che rendono lo stesso 
apparecchio un agente multifunzionale.  
    Per capire appieno il concetto dei nuovi media, e comprendere davvero quanto 
essi si distacchino dai media tradizionali, bisogna tener conto del concetto 
espresso dagli studiosi Borrelli e Abruzzese, che affermano: “quando si accredita 
come “nuovo” un fenomeno lo si fa avendo in mente soprattutto ciò che esso non 
è o ciò da cui prende le distanze”
1
. Bisogna quindi comprendere appieno quale sia 
l’oggetto dei nuovi media.  
   Per meglio individuare il rapporto che regge vecchi e nuovi media, si potrebbero 
applicare alla nostra riflessione le quattro domande che si poneva McLuhan nella 
parte finale del suo studio sui media, che coincise con la fine della sua vita. Lo 
studioso canadese, era convinto che bisognava porsi dei quesiti in rapporto agli 
effetti socio – economici di una nuova tecnologia della comunicazione che si 
diffonde: 
 
1. Che cosa sviluppa o intensifica la comunicazione? 
2. Quali media vengono resi obsoleti o spiazzati dall’innovazione 
tecnologica? 
                                                 
1
 Abruzzese A., Borrelli D., “L’industria culturale. Tracce e immagini di un privilegio”, Carocci, 
Roma, 2000 
 9
3. Che cosa riprende il nuovo media da quelli che ha resi obsoleti? 
4. Quali effetti produce e che cosa diviene quando è portato ai suoi limiti 
comunicativi?
2
 
 
   Merita considerazione l’intervento critico di Stuart Moulthrop
3
, che risponde a 
suo modo alle domande del massimo studioso dei media. Aderendo in pieno alla 
prima risposta standard di McLuhan, Moulthrop, prendendo come esempi il libro 
e l’ipertesto, è convinto che, ad esempio, l’ipertesto rivaluta in pieno, 
ribilanciandolo, il sistema di senso percettivo di individui e società, per una forma 
di letterarietà secondaria. Alla seconda domanda, Moulthrop risponde che non si 
verifica obsolescenza, ma rimediazione. Ad esempio, l’ipertesto non “uccide” il 
libro, ma lo ri – media, in codice digitale, recuperando la riflessività tipica del 
libro, attraverso la vasta gamma di possibilità che consente il digitale.  
   Riguardo l’ultima riflessione di McLuhan, quella sugli effetti a cui porterebbe 
un medium condotto al limite del suo potenziale, se lo stesso McLuhan risponde 
che le caratteristiche dei media, in queste condizioni, vengono invertite, (i media 
caldi
4
, ad esempio, diventano freddi incrementando la loro meccanicità), 
Moulthrop risponde affermando che non è necessario che questa legge trovi in 
tutti i casi applicazione. Anzi, 
 
Il caso di un media complesso, sincretico e fondamentalmente interattivo 
come l’ipertesto, può comportare un’inversione che non ci conduce alla 
medesima situazione comunicativa dei mass media, non un’inversione, ma un 
ritorno al futuro (deja vù) verso un nuovo spazio culturale
5
. 
 
   Ritorno al futuro, afferma quindi Moulthrop. Questo futuro, che vede noi 
protagonisti insieme ai nuovi media, tanto che essi, una volta diffusi capillarmente 
nella società, e raggiunta una nostra fruizione più passivizzante (come attualmente 
                                                 
2
 Tale griglia di domande, benché appartenente ad una riflessione di Marshall McLuhan, è tratta da 
Ferri P., “Fine dei mass media”, Guerini studio, Milano 2004, p. 17. 
3
 Moulthrop S., “You say you want a revolution? Hypertext and the law of media, “Postmodern 
Culture”, 1 (3), in Wadrip – Fruin N., Montfort N., (a cura di) (2003), The new media reader, The 
Mit Press, Cambridge (Mass.)  
4
 Nello studio dei mass media, la distinzione tra media caldi e media freddi dipende dalla 
partecipazione, soprattutto a livello sensoriale e percettivo, che essi richiedono agli utenti. I media 
caldi richiedono partecipazione agli utenti, che, nel caso dei media freddi, restano per lo più 
fruitori passivi. A coniare questa distinzione è lo stesso McLuhan.  
5
 Moulthrop, ivi, p. 701 
 10
i media tradizionali), porteranno a nuovi scenari socio – economici, che ci 
porranno di fronte ad una sorta di capitalismo informazionale.  
   Non bisogna trascurare una conclusione più sintetica, ma niente affatto 
semplicistica, raggiunta da Rogers. Egli ha formulato la teoria della diffusione, 
che dà all’innovazione cinque attributi:  
• vantaggio relativo 
• compatibilità 
• complessità 
• affidabilità  
• osservabilità.  
 
   Importanti per Rogers sono anche i cosiddetti primi utilizzatori: si tratta di 
persone notevolmente affascinati dalle novità tecnologiche, che possono finire con 
l’influenzare gli opinion leader, per fare in modo che diventino anch’essi utenti di 
un mezzo. I primi adottanti forniscono la spinta iniziale alla diffusione del nuovo 
mezzo.  
    Il concetto di fruizione passivizzante dei nuovi media, espresso poco fa da 
Moulthrop, ci trova d’accordo solo in parte. Non è possibile, infatti, paragonare la 
fruizione dei media tradizionali a quella dei nuovi media. Basti pensare che, 
mentre i media tradizionali, ancora media di massa, richiedano una bassa 
competenza tecnica e tecnologica per la loro fruizione, mentre i nuovi media, 
seppur la loro usabilità
6
 è quasi sempre alla portata di tutti, richiedono uno sforzo 
di attenzione e di emozione, anche a livello sensoriale,  che è sicuramente più 
elevato, e che porterebbe  a quel grado di passivizzazione, solo nel giro di molti 
decenni, e soprattutto se a ciò contribuissero anche i contenuti poco tecnici e più 
commerciali, come sta accadendo in questi anni, ad esempio, in radio e 
televisione. 
   Per concludere il discorso sulle eventuali differenze tra media vecchi e nuovi, 
bisogna fare un’ultima classificazione. Dobbiamo, infatti, intendere i media in due 
modi: sia come tecnologie sia come forme di comunicazione, ovvero insieme di 
regole convenzioni e forme organizzative.  
                                                 
6
 Per usabilità intendiamo, all’incirca, la capacità del nuovo mezzo di comunicazione di saper 
dialogare bene con il proprio utente. Parleremo con una certa precisione dell’usabilità nella 
seconda parte del nostro lavoro. 
 11
   Il punto è che nessuno dei media contemporanei, sia vecchi che nuovi, risponde 
a una sola forma di comunicazione. Il significato di “nuovo” cambia dal punto di 
vista del tempo, che è un concetto sì relativo, ma che serve per connotare un 
passaggio. In questo caso il passaggio è sancito dal progresso tecnologico dei 
nuovi mezzi, oltre alle nuove possibilità comunicative fornite proprio dalla loro 
stessa capacità intrinsecamente tecnologica. Proprio la qualità tecnologica dei 
mezzi basati sull’informatica, li costringe ad essere sempre nuovi, ossia sempre al 
passo con le ultime novità che il progresso propone. Il computer ci permette di 
attuare una comunicazione mediata
7
, abbattendo quella sorta di muro che prima 
esisteva tra la comunicazione di massa in “stile ago ipodermico”, e la 
comunicazione “uno a uno”, ossia quella messa in atto tra persone singole. 
Proprio questa è un qualità che denota i media informatici come “nuovi” come tali 
e li separa dai media tradizionali. Anche quando tutti avranno completa 
dimestichezza con essi, questi media potranno considerarsi sempre nuovi, proprio 
perché riusciranno sempre a dialogare con l’utente trasmettendo novità e 
progresso. 
   Il tutto senza tralasciare che gli indicatori principali per definire la portata 
innovativa di un nuovo medium sono spazio e tempo. Questi due concetti (che 
troveremo descritti in un modo peculiare all’interno del discorso relativo 
all’ipertesto), ricevono una totale ridefinizione da parte dei mezzi di 
comunicazione, vecchi e nuovi, tanto che possiamo riscontrare quasi una singola 
definizione spazio - temporale per ogni medium.  
 
 
 
                                                 
7
 Questo tipo di comunicazione viene sintetizzata con l’acronimo cmc (in inglese, computer 
mediated communication, ossia comunicazione mediata dal computer. 
 12
1.2 Isomorfismo e relazioni tra mente e nuovi media. 
   Nel 1977, quando i computer erano delle enormi “tartarughe” rispetto a quelli 
attuali, per la lentezza con cui eseguivano le varie operazioni, data anche la scarsa 
memoria di cui erano dotati, gli studiosi Kay e Goldberg, nella loro opera 
“Computer”
8
, paragonarono il funzionamento del computer a quello della mente 
umana. Il computer, è definito da questi due studiosi come metamedium, ossia 
come centro catalizzatore di più mezzi di comunicazione, ognuno dei quali è 
capace di simulare o sostituire uno o più di uno dei sensi umani. Tale meta – 
dimensione del computer può essere letta su due livelli interpretativi. Innanzitutto 
possiamo intendere questa riflessione come la capacità del computer di 
disseminarsi su più supporti e ambiti,  e di contaminare così altri mezzi di 
comunicazione. In secondo luogo, questa macchina “intelligente” è capace di 
mettere in evidenza le caratteristiche degli altri mezzi, riuscendo anche ad 
inglobarle, oltre che a simularle. Kay e Goldberg fanno notare che:  
 
qualunque messaggio è la simulazione di un’idea referenziale o astratta. 
L’essenza di un medium dipende da come i messaggi sono impressi, 
modificati e visti. Per la sua capacità di rendere i dettagli in modo descrittivo 
il computer è capace di essere qualsiasi altri medium
9
. 
 
   Perché ciò avvenga, è indispensabile che il computer metta in relazione gli altri 
media, mutuandone le caratteristiche peculiari, offrendosi come vertice e specchio 
di un processo che al contempo è anche distintivo, oltre che, come detto, 
assimilativo. Sebbene undici anni dopo questi studi, anche lo studioso americano 
Philip Johnson Laird
10
 paragona il funzionamento della mente a quello del 
computer. Laird si sofferma particolarmente su studi a livello cognitivo, ossia di 
produzione dei processi elaborativi che, nel caso della mente, portano ai pensieri, 
e nel caso del computer alla realizzazione di calcoli complessi. Mente e computer, 
insomma, conoscono allo stesso modo. Nella fattispecie, che più ci interessa, è la 
mente dell’uomo – utente a permettere al computer, ed agli altri nuovi media, di 
conoscere la realtà che loro stessi sono chiamati a mediare.  
                                                 
8
 Kay A., Goldberg A., “Personal Dynamic Media”, in “Computer”, 10, pp 31 – 41, 1977. 
9
 Cfr. nota precedente. 
10
 Johnson – Laird P., “The Computer and the Mind. An Introduction to cognitive Science”, 
William Collins Sons & Co. Ltd, London, 1988. (trad. It. “La mente e il computer. Introduzione 
alla scienza cognitiva”, Il Mulino, Bologna, 1990. 
 13
   Gli stessi Bolter e Grusin
11
, partendo dalla già citata frase di Marshall Mc Luhan 
“il medium è il messaggio”, intendono i nuovi media digitali come protagonisti di 
un processo ricorsivo e reciproco di incorporazione e modellizzazione, che 
coinvolge tutti i media, per un continuo e scambievole influenzarsi con 
conseguente condivisione di informazioni. Questo processo, già visto in 
precedenza, è quella rimediazione che porta alla reciproca influenza tra i media, 
oltre a consentirne il regolare funzionamento. Non sono esentati, da questo 
fenomeno, quelli che vengono definiti media tradizionali. I media digitali, 
insomma, ri – mediano anche i loro predecessori. La rimediazione porta 
inevitabilmente a pensare alla funzione di simbolizzazione – categorizzazione 
operata dalla mente umana nel momento in cui conosce.  
   E’ inoltre provato che, con l’avvento di una  nuova tecnologia, la mente si 
svuota di un nuovo carico cognitivo, che viene affidato proprio alla nuova 
invenzione. D’altro canto, però, si sviluppano nuove funzioni cognitive, che 
consentono nuove funzioni, magari anche più evolute e complesse. Questo 
fenomeno si è già verificato in occasione dell’introduzione della scrittura quando, 
se da un verso l’uomo doveva ricorrere di meno alla capacità di memoria della 
proprio mente, dall’altro però ha imparato a negoziare i significati ed simboli che 
dalla scrittura derivano. Allo stesso modo accade, allora, quando si sta in 
relazione con un nuovo mezzo di comunicazione. 
    Il medium diviene quindi come un’interfaccia
12
, per la relazione tra uomo, 
tecnologia ed ambiente sociale. Tramite questo approccio vengono rappresentate e 
veicolate le informazioni, e avviene l’attribuzione di senso che consente la 
comprensione. 
                                                 
11
 Bolter G. D., Grusin R., “Remedation: Understanding New Media”, MIT Press, Cambridge 
(MA), 1999; trad. “Remediation. Competizione e integrazione fra i media vecchi e nuovi”, 
Guerini, Milano, 2002). 
12
L’interfaccia è l’insieme dei supporti hardware e software attraverso i quali uomo e 
computer possono comunicare. L’interfaccia hardware comprende quei dispositivi 
(tastiera, mouse, touchscreen), che consentono all’utente di inviare comandi alla 
macchina. L’interfaccia software è costituita dall’insieme di menu e di icone visualizzati 
sul monitor, attraverso i quali l’utente può effettuare scelte e comunicarle al sistema. La 
sopra citata definizione è tratta da Viscardi R., a cura di,”Teorie e tecniche dei nuovi 
media. I nuovi media e le nuove industrie culturali”, Ellissi 2004, Napoli, pp. 32 – 33).  
   Per la definizione dei medium come interfacce per la relazione tra uomo, ambiente e 
tecnologia, cfr. Guidolin U., “Pensare digitale. Toria e tecniche dei nuovi media”, McGraw 
– Hill, Milano 2005 
 14
  Questa assimilazione tra l’uomo e la macchina è solo un punto di partenza, che 
ricorrerà nel corso della trattazione, e che è indispensabile per meglio 
comprendere poi quelli che saranno i processi descritti, oltre che i comportamenti 
complessi che l’uomo, attraverso questi nuovi mezzi, si troverà a compiere in 
ambiti lavorativi a carattere aziendale.  
   Il concetto di multimedialità, e l’interazione della mente con i nuovi media, 
contribuiscono ad accrescere due delle sette intelligenze individuate da Gardner
13
. 
Se la mente è un sistema multidimensionale, grazie alla sua capacità di 
simbolizzare, è ancora più chiaro che con i nuovi media la similitudine prende 
ulteriormente corpo. L’intelligenza visivo – spaziale
14
, si incrementa per la 
presenza di numerose immagini all’interno, ad esempio, di ipertesto ed ipermedia, 
potenziando a sua volta l’immaginazione visiva e la produzione di immagini 
mentali, con le quali ogni individuo costruisce il proprio universo di riferimento.  
  I nuovi media e le loro caratteristiche, portano anche all’esaltazione 
dell’intelligenza linguistica
15
. I vari linguaggi utilizzati, entrano in uno stadio di 
negoziazione continua dei significati in una serie di rimandi che assumono legami 
sempre nuovi. Addirittura il livello iconico
16
 finisce con l’intrecciarsi con quello 
verbale, dando degli elementi connotativi che differiscono da cultura a cultura, e 
dove la convenzionalità cede il posto alla naturalità delle associazioni logiche e 
culturali. Dalla somiglianza iconica data dalla percezione, si passa 
all’avvicinamento per similitudine dato dal concetto.  
   L’idea di multidimensionalità tipica dei nuovi media è stata sviluppata anche da 
altri illustri studiosi. Essi hanno preso le mosse dalle conclusioni di McLuhan, che 
era arrivato a parlare dei media elettronici come fondatori di una rete globale, che 
include tutti gli individui con i loro singoli saperi e le loro singole esperienze, 
disponibili in maniera sincronizzata. Da questo punto di partenza si diramano le 
                                                 
13
 Gardner H., “Frames of mind. The theory of multiple intelligences”, Basic Books, Inc., New 
York 1983, 1985. (trad. It. “Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza”, Feltrinelli, 
Milano 1993 
14
Il riferimento è ad un particolare sviluppo del linguaggio e delle capacità di utilizzo del 
medesimo. Gardner, 1993, ivi, pp. 190 – 257. 
15
 Il riferimento è ad un particolare sviluppo prima spaziale, poi visivo, che consente all’individuo 
una auto – collocazione ottimale all’interno nel contesto spaziale in cui vive, permettendogli una 
interazione con esso che è migliore possibile. Gardner, 1993, ivi, pp. 93 – 117. 
16
 Nel linguaggio della semiotica, l’icona, ed il concetto di iconicità che ne consegue, fa 
riferimento all’attribuzione di una parola, e del conseguente significato, ad un simbolo grafico che 
vi si collega secondo un ben preciso riferimento mentale. Ad esempio, le due figure indicanti la 
posizione della toilette a seconda del sesso, sono due esempi di segno iconico. Il concetto di 
iconicità è strettamente legato al contesto culturale nel quale ci si trova. 
 15
teorie di due studiosi di altrettanta valenza, che sviluppano due differenti modi di 
intendere questa relazione tra gli individui, messa in atto grazie ai nuovi media: da 
una parte Pierre Levy, che parla di intelligenza collettiva; dall’altra Derrick De 
Kerckhove, che invece arriva alla conclusione che siamo al cospetto di una 
intelligenza connettiva.  
  Per Levy l’intelligenza collettiva è una procedura che influenza anche i campi 
sociale, dell’etica, dell’organizzazione delle attività umane, ponendo 
l’apprendimento reciproco come elemento centrale nelle relazioni tra gli uomini. 
Da questa premessa di deduce che l’individuo assume valore a livello sociale per 
quello che sa, per la sua conoscenza: 
 
Nello spazio del sapere, l’identità dell’individuo si organizza intorno a 
immagini dinamiche, immagini che egli produce esplorando e trasformando 
le realtà virtuali alle quali partecipa. […] Nello spazio del sapere l’umano si 
restringe ancora di più: è un solo cervello. Anche il suo corpo diventa un 
sistema cognitivo. Il cervello entra in contatto e si unisce ad altri cervelli, 
attraverso sistemi di segni, linguaggi e tecnologie intellettuali, partecipa a 
comunità pensanti che esplorano e creano mondi plurali
17
. 
 
   Prendendo in un primo momento la stessa strada di Levy, De Kerckhove divide 
la dimensione del soggetto da quella collettiva. La rete è una estensione della 
memoria dell’individuo, che diviene collettiva proprio grazie alla rete. 
Quest’ultima, insomma, è connessione delle menti, che, pur facenti parti di un 
unico meccanismo, conservano le loro soggettività: 
 
Considero l’intelligenza connettiva in quanto una delle forme 
dell’organizzazione all’interno dell’intelligenza collettiva. […] E’ 
effettivamente la pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in 
rapporto alle altre all’interno del tempo reale di un’esperienza, di un progetto. 
Non è molto più di questo ma nello stesso tempo dà alla gente subito 
l’esperienza della loro intelligenza collettiva nel loro gruppo
18
. 
 
   Lo spazio ipotizzato dai due filosofi è una sorta di spazio intercognitivo, una 
dimensione simbolica, non fisica, in cui individui pensanti e interagenti 
                                                 
17
 Lévy P., “L’intelligence collective: pour une anthropologie du cyberspace”, La Découverte, 
Paris 1994 (trad. It “L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio”, Feltrinelli, 
Milano 1996 
18
 La riflessione di De Kerckhove quivi riportata, risale ad un’intervista a due dal titolo “Due 
filosofi a confronto. Intelligenza collettiva e intelligenza connettiva: alcune riflessioni. Rai 
Mediamente, 1998. (disponibile anche su http:// www.mediamente.rai.it)  
 16
contribuiscono alla costruzione collettiva di nuovi ambiti e sistemi cognitivi
19
. Il 
file – sharing
20
, ma anche la compresenza simultanea di più finestre aperte sullo 
schermo del computer sono esempi di tale fenomeno di intercognizione. 
    
   Grazie ai nuovi mezzi si assiste anche al recupero della dimensione narrativa, 
per mezzo della quale le persone riescono a inquadrare tutto quello che si vive, 
formando categorie all’interno di schemi che servono ad codificare l’intera realtà.    
   Non è da trascurare, inoltre, il corpus di studi che vedrebbe all’interno della 
funzionalità dei nuovi media la realizzazione di due principi: il principio di 
probabilità ed il principio di variabilità.  
    Il primo principio riguarda l’indeterminatezza nella scelta del percorso che è 
tipica del mondo multidimensionale e multidirezionale dei nuovi media 
(rappresentato alla perfezione, come vedremo, dall’ipertesto). Il processo mentale 
deve orientare l’utente in una funzione che sia non sequenziale, e che tenga conto 
della probabilità. Va in atto una funzione che è strettamente collegata 
all’intuizione del singolo utente, e che Peirce ha definito abduzione
21
.  
   Il principio di variabilità, invece, intende la rappresentazione come un 
complesso di elementi interagenti, di cui ognuno è dotato di proprietà e 
comportamenti, a seconda di una ben precisa classe di appartenenza. Pur 
modificando quei contenuti, le caratteristiche dei nuovi oggetti che ne verranno, 
conserveranno sempre le caratteristiche delle classi di cui faranno parte. Il 
contenuto dell’oggetto e la sua rappresentazione diventano a questo punto entità 
separate, ma che sono integrabili grazie all’uso di metafore, artificio molto 
comune all’interno del nostro campo d’indagine, ossia i nuovi media.  
    C’è da dire che il paragone tra mente e funzionamento dei nuovi media, 
meritava una trattazione separata per quel che riguarda il peculiare esempio  
dell’ipertesto. Il mondo dell’ipertesto, infatti, mette più volte in relazione la mente 
con il suo funzionamento, e con le modalità di fruizione che lo riguardano. Ci 
occuperemo più in là di tali riflessioni, facendo riferimento ad un approccio che è 
innanzitutto co - evolutivo
22
. 
                                                 
19
 Guidolin, ivi, p. 97 
20
 condivisione dei file, meccanismo tipica di molti programmi che si applicano tramite la rete di 
internet. Il fenomeno è legato anche a quello di peer to peer, che è uno di mezzi più usati dagli 
utenti singoli per condividere i propri file. 
21
 Cfr. Peirce C.S., “Semiotica”, Einaudi, Torino 1980, p. 150. 
22
 Cfr. il paragrafo  “Mente umana, testo, ipertesto, autore”. 
 17
 
1.3 Le caratteristiche distintive dei nuovi media 
    Si è giunti ai nuovi media verso la metà degli anni Novanta del secolo da poco 
trascorso. Il contributo principale a questa nuova trasformazione della 
comunicazione viene data innanzitutto dallo sviluppo del computer, e più in 
generale da quello delle infrastrutture. Quello che cambia è la fruizione dei media, 
anche di quelli tradizionali, che si trovano a convergere, divenendo ibridi e 
rivoluzionando al contempo anche quelli che sono i loro apparati produttivi dei 
contenuti. Secondo Thompson, il processo che sta cambiando l’ottica della 
comunicazione deve fare riferimento a tre principali fasi comunicative, che 
portano alla trasformazione del concetto stesso di comunicazione, servendosi 
proprio della digitalizzazione, uno dei punti fermi per connotare i nuovi media. La 
prima fase di questo processo, a detta di Thompson,  è quella che ha portato allo 
sviluppo delle reti telegrafiche, che rendono l’informazione per la prima volta di 
tipo immateriale, affidandola allo spazio, vettore silenzioso di prezioso sapere. Un 
secondo momento coincide con lo sviluppo delle grandi agenzie di informazione 
internazionale, che diventano il punto di origine dei flussi di sapere 
informazionale. Il terzo grande snodo evolutivo è quello che coincide con la 
regolamentazione delle frequenze per gli standard distributivi
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. Fidler ha invece 
individuato delle parole chiave, che contraddistinguono i principi fondamentali 
dei cambiamenti dei media. Esse sono:  
 
• Coesistenza e coevoluzione 
• Metamorfosi 
• Sopravvivenza 
• Bisogni e opportunità 
• Adozioni ritardate 
 
    Le caratteristiche che distinguono i nuovi media da quelli tradizionali sono in 
realtà attributi che rendono peculiari i nuovi mezzi, consentendo così a queste 
tecnologie innovative di prendere una strada indipendente da tutto ciò che c’è 
                                                 
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 Thompson John B., “The Media and Modernità. A Social Theory of the Media, Cambridge, 
Polity Press, 1995; trad. It. “Mezzi di comunicazione e modernità, una teoria sociale dei media”, Il 
mulino, Bplogna 1998 
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stato in precedenza, pur non perdendo mai di vista l’apporto che i loro “antenati”, 
o meglio, ispiratori, hanno dato a livello di bagaglio “genetico”.  
   Le caratteristiche principali e distintive che si è soliti conferire a questi media 
sono:  
• multimedialità 
• digitalizzazione 
• convergenza 
• interattività 
• personalizzazione  
• ibridazione 
• virtualità 
• ipertestualità.   
Analizzeremo tutte queste caratteristiche nel dettaglio, cercando di mettere in luce 
gli elementi che possano interessare in un ragionamento più ampio, e 
particolarmente rivolto all’interazione tra l’uomo ed i nuovi mezzi all’interno del 
mondo aziendale, che sarà argomento centrale della seconda parte di questo 
studio.