Capitolo 1 : La gestione della tesoreria 
 
1.1 Introduzione 
 
La realizzazione dell’Unione Monetaria Europea ha determinato profondi cambiamenti nella 
gestione della tesoreria bancaria. Alla funzione di Tesoreria, coerentemente con le 
trasformazioni promosse dall’Autorità monetaria, è stata data una struttura più complessa, sia 
in merito agli obiettivi designati, sia in merito agli strumenti resi disponibili allo scopo di 
raggiungere questi obiettivi. 
Il presente lavoro prende avvio dalla considerazione della gestione finanziaria delle banche, 
intesa come sintesi di tutti i flussi monetari in entrata e in uscita, che originano dalle attività e 
dalle passività finanziarie derivanti dai rapporti tra la banca e la propria clientela, nonché da 
quelli tra la banca , le altre banche e la banca centrale. 
Tali flussi monetari in entrata e in uscita, alternativamente definiti come flussi di cassa o 
flussi finanziari, sono prevalentemente generati da variazioni nelle poste patrimoniali attive e 
passive e dalle voci di ricavo e di costo del conto economico. Ad esempio, come riportato 
nella tabella 1.1, flussi di cassa in entrata si hanno in corrispondenza di un aumento dei fondi 
raccolti, del rientro di un credito precedentemente concesso, della vendita di attività in 
portafoglio e delle principali componenti di ricavo; flussi in uscita si verificano al contrario in 
corrispondenza di diminuzione dei fondi raccolti, di nuove erogazioni di credito e/o di 
sottoscrizioni di titoli, di gran parte delle componenti di costo e del pagamento delle imposte. 
Non danno luogo invece ad alcun flusso monetario in entrata e in uscita le variazioni delle 
attività e delle passività, i ricavi ed i costi causati da operazioni che non hanno contropartite di 
scambio, come ad esempio quelle di rivalutazione e di svalutazione, che generano solo delle 
modifiche del valore contabile delle poste patrimoniali interessate. 
 
Tab. 1.1 I flussi finanziari della gestione bancaria 
 
 Poste di stato patrimoniale Voci di conto economico 
Entrate 
monetarie 
aumento di passività finanziarie 
diminuzione di attività finanziarie 
diminuzione di attività reali 
 
interessi attivi 
ricavi non finanziari 
 
 
Uscite 
monetarie 
diminuzione di passività 
finanziarie 
aumento di attività finanziarie 
aumento di attività reali 
 
interessi passivi 
costi non finanziari (esclusi dagli ammortamenti e 
accantonamenti) 
imposte 
 6
Nel corso dell’attività di intermediazione, gran parte dei flussi finanziari in entrata e in uscita 
tende a compensarsi. Quando ciò non avviene la banca si trova in presenza di uno squilibrio 
che porta o ad una eccedenza di flussi di cassa in entrata rispetto a quelli in uscita, o viceversa 
alla prevalenza di questi ultimi rispetto ai primi. Nel primo caso la banca si troverebbe con 
una disponibilità di risorse monetarie detenute in forma infruttifera (cassa), mentre nel 
secondo caso si troverebbe in una situazione di disavanzo di cassa e quindi nella necessità di 
porre in essere operazioni per ottenere le risorse monetarie sufficienti a coprire tale disavanzo. 
Compito della gestione finanziaria è in primo luogo quello di mantenere condizioni di 
equilibrio finanziario, nel senso di evitare, da un lato, l’accumulo di eccedenze di riserve 
monetarie infruttifere che porterebbero a penalizzare la redditività della banca e, dall’altro, le 
condizioni in cui i flussi finanziari in uscita sono maggiori di quelli in entrata e quindi 
disavanzi da finanziare mediante onerose operazioni di indebitamento. 
Come in tutte le aziende, a maggior ragione in una banca, è necessario assicurare l’equilibrio 
di questi flussi sia nel brevissimo periodo (tesoreria) sia su orizzonti temporali più ampi 
(liquidità). Per una banca tale condizione di equilibrio diventa fondamentale perché la fiducia 
nella moneta bancaria, alla base del funzionamento delle moderne economie e dell’esistenza 
stessa delle banche, dipende dalla sua capacità di onorare tempestivamente ogni proprio 
impegno. 
Questo capitolo esamina in particolare la gestione della tesoreria, quale settore operativo della 
banca preposto alla sistemazione degli scompensi giornalieri generati dalla successione delle 
entrate e delle uscite. Compito principale della tesoreria è appunto quello di mantenere, nel 
breve e nel brevissimo periodo, un conveniente equilibrio a presidio della solvibilità tecnica. 
Essa si identifica nella gestione delle riserve di base monetaria, libere e obbligatorie, e 
nell’insieme delle procedure e degli strumenti utilizzabili per sistemare gli squilibri giornalieri 
tra entrate e uscite.  
 
1.2 Definizione del profilo di liquidità 
 
L’attività bancaria, in sintesi, si concretizza nell’espletamento di due funzioni : quella 
monetaria, esercitata attraverso la detenzione di passività a vista, i conti di deposito, create 
raccogliendo moneta ed emettendo proprie passività; quella creditizia, che consiste nel 
trasferire risorse all’interno del sistema economico dalle unità che si trovano in situazione di 
surplus finanziario a quelle che si trovano nella situazione opposta, di deficit finanziario. La 
 7
funzione creditizia trova realizzazione nell’attività di trasformazione delle scadenze e di 
trasferimento dei rischi, laddove la capacità dell’intermediario di trasformare le scadenze 
deriva dalla sua attitudine a mantenere un equilibrio stabile fra le dinamiche di rigenerazione 
delle attività e passività, nel contemporaneo governo dei rischi a ciò connessi. 
In tale prospettiva, il principale rischio cui è soggetta la gestione di un’azienda di credito è 
quello di liquidità, derivante da due fattori : il primo consiste nel fatto che la banca finanzia la 
propria attività utilizzando soprattutto i fondi di terzi (costituiti dai depositi) ed in misura 
minore i mezzi propri (capitale sociale e riserve), con ciò esponendosi al pericolo di richieste 
di rimborso impossibili da soddisfare; il secondo deriva dalla concessione di credito a soggetti 
che non necessariamente utilizzano tali risorse nello stesso orizzonte temporale dei soggetti 
che hanno depositato, anzi, storicamente si è osservata una situazione strutturale di scadenza 
media dell’attivo superiore a quella del passivo
1
. Il problema risulta ancora più accentuato se 
si considera che la scadenza nominale dei crediti talvolta può non coincidere con quella 
effettiva e che sul livello della liquidità ha non poca influenza la forma tecnica dei crediti 
concessi
2
. 
Nell’analisi del rischio di liquidità si fa riferimento a due concetti di equilibrio : 
 
 ξ  Equilibrio monetario, indicante la capacità di conseguire puntualmente un ordinato 
bilanciamento dei flussi monetari in entrata e in uscita; 
 ξ  Equilibrio finanziario, indicante la capacità di realizzare, in un orizzonte temporale 
più esteso, un’armonica corrispondenza tra poste patrimoniali attive e passive, 
analoghe per gradi di liquidità ed esigibilità. 
 
In stretta connessione con la situazione di liquidità dell’azienda è lo stato di solvibilità, 
misurato dal rapporto tra valore dell’attivo e valore del passivo. L’analisi di solvibilità non 
considera la dimensione temporale degli elementi attivi e passivi del patrimonio; dato che non 
tutte le attività sono prontamente liquidabili, ecco allora che una banca può essere 
contemporaneamente solvibile e non liquida, a causa della presenza nell’attivo di elementi che 
generano contante in momenti diversi da quelli richiesti per l’estinzione di determinate 
passività. 
                                                 
1
 Cfr. FERRARI, Gestione finanziaria e liquidità nelle banche, Giuffrè 1988.  
2
 I prestiti sono caratterizzati da un certo grado di governabilità dei flussi in entrata e in uscita da parte della 
banca, che varia secondo la forma tecnica : in tal senso si parla di “rigidità” per il mutuo, di “flessibilità” per i 
pronti contro termine, di “ingovernabilità” per le aperture di credito in conto corrente. Cfr. FERRARI 1988. 
 8
Il processo diretto a garantire la solvibilità della banca, ovvero la sua capacità di adempiere 
agli impegni di pagamento, è suddiviso in due fasi, che realizzano rispettivamente le 
condizioni di equilibrio finanziario e monetario. 
La prima fase si concreta nella gestione della liquidità, vale a dire nell’insieme di quelle 
politiche attuate dalla banca per garantirsi, nel lungo periodo, la capacità di far fronte 
tempestivamente ed economicamente agli impegni di pagamento. Di questo in particolare mi 
occuperò nel capitolo successivo. 
La seconda fase del processo in esame si identifica con la gestione della tesoreria, cioè 
l’insieme delle operazioni attuate nel breve e brevissimo periodo, dirette a reperire attività 
liquide addizionali o ad impiegare attività liquide temporaneamente in eccesso. Quest’ultima 
fase costituisce l’oggetto d’analisi del presente capitolo. 
 
1.3 La funzione di Tesoreria 
 
La gestione della liquidità di breve periodo è stata considerata, fino a qualche anno fa, 
un’attività residuale rispetto alle tradizionali attività di profitto della banca. 
La Tesoreria si limitava a gestire i flussi monetari di breve periodo, finanziando ed 
impiegando i saldi liquidi provenienti dalle operazioni dei settori operativi tradizionali 
(principalmente di raccolta e di credito). 
L’evoluzione di alcuni fattori di mercato nei primi anni novanta ha però trasformato la 
Tesoreria in un potenziale centro di profitto. Si fa riferimento, in particolare, ai seguenti 
cambiamenti :  
1. l’abbattimento delle barriere normative e la conseguente maggiore integrazione tra 
il mercato domestico e quello internazionale nell’area europea (Trattato istitutivo 
della Comunità europea così come modificato dal titolo II, art. G, del Trattato di 
Maastricht, 7 feb. 1992); 
2. l’evoluzione dei sistemi di pagamento e la prevalenza del regolamento in base 
monetaria (progetti di riforma del sistema di compensazione nazionale, circuito dei 
pagamenti interbancari ed integrazione tra circuito bancario e postale, realizzati nel 
biennio 1989-1990); 
3. la nascita del mercato telematico dei depositi interbancari e del mercato secondario 
dei titoli di Stato come mercati regolamentati; 
 9
4. la mobilizzazione della riserva obbligatoria (a partire dall’ottobre del 1990 per la 
quota del 3%, poi in percentuali crescenti e con modalità differenti); 
5. lo sviluppo e la distribuzione di nuovi strumenti finanziari, in particolare quelli di 
copertura e di traslazione del rischio. 
La moderna Tesoreria ha così assunto sempre più una posizione centrale nella direzione 
finanziaria, diventando promotrice, quando non responsabile, di una gestione efficiente e 
integrata delle posizioni su un’ampia gamma di strumenti : dall’interbancario ai titoli, dalle 
divise estere ai finanziamenti della Banca Centrale. 
Parallelamente al mercato, anche la struttura patrimoniale delle aziende di credito ha 
conosciuto una significativa trasformazione : anzitutto nell’evoluzione verso una struttura 
maggiormente articolata per scadenze dell’attivo e del passivo bancario. Inoltre si è 
conosciuta una crescente incidenza degli impieghi e della raccolta in valuta in seguito 
all’attuazione di normative a favore della libera circolazione dei capitali. Infine, sulla struttura 
patrimoniale hanno avuto effetto gli interventi regolatori della Banca d‘Italia, volti a garantire 
una crescita sostenibile del sistema bancario, con l’introduzione dell’obbligo del rispetto di 
determinati coefficienti patrimoniali
3
. 
L’ultimo importante fattore di evoluzione della funzione di Tesoreria è stato, nel 1997, l’avvio 
del sistema di regolamento lordo in tempo reale dei pagamenti interbancari (Bi-Rel). Esso 
consente l’esecuzione dei pagamenti contestualmente alla conclusione delle transazioni o 
all’immissione nel sistema dell’ordine di pagamento, mediante la movimentazione diretta del 
conto di gestione presso la Banca d’Italia. 
L’introduzione di tale sistema ha profondamente modificato il profilo di liquidità oggetto 
dell’attività di tesoreria. Si è passati, infatti, dalla necessità di recuperare risorse in funzione di 
un unico saldo delle posizioni a fine giornata, alla necessità di monitorare costantemente nel 
corso della giornata le risorse disponibili, per garantire la liquidità a livello infragiornaliero e 
poter quindi consentire il corretto smaltimento delle operazioni di pagamento disposte dalla 
banca per conto  proprio o di terzi. Ciò ha comportato una serie di interventi di adeguamento 
alle nuove modalità operative sul sistema informativo, sui processi aziendali e sulle risorse 
umane
4
. 
In merito ai processi aziendali, gli interventi più rilevanti sono stati volti alla compressione 
dei tempi d’esecuzione ed alla certezza delle informazioni riguardanti le operazioni da 
regolare; inoltre sono state promosse azioni mirate all’aggiornamento del personale circa 
                                                 
3
 Si pensi al risk asset ratio ed al gearing ratio, introdotti nel marzo 1987, ai quali le banche erano tenute a 
correlare i crediti concessi. 
4
 F. IORIO, Bi-Rel : ultima opportunità per l’integrazione della tesoreria, Bancaria n.1, 1997. 
 10
l’utilizzo dei nuovi strumenti e il rispetto delle nuove procedure : il passaggio da una gestione 
giornaliera ad una infragiornaliera rende necessario il controllo continuo sia della situazione 
interna alla banca (formazione delle code interne), sia di quella relativa al conto di gestione 
detenuto presso la Banca d’Italia. 
Nella situazione attuale, dunque, accogliendo la definizione data da P.L. Fabrizi
5
 : 
“ la gestione della tesoreria viene configurata come il complesso delle scelte di investimento 
e di finanziamento volte ad assicurare il sistematico equilibrio tra entrate e uscite in 
condizioni di economicità, su orizzonti temporali brevi e brevissimi; […] essa si occupa non 
solo dell’aggiustamento degli scompensi contingenti, bensì anche della sistematica 
ottimizzazione della dimensione e della composizione delle riserve di liquidità, in funzione 
delle opportunità offerte dall’andamento atteso dei tassi d’interesse.” 
Nella gestione della tesoreria assumono, quindi, rilievo sia aspetti di natura essenzialmente 
finanziaria, sia quelli di carattere più strettamente tecnico-operativo. 
Sotto il profilo finanziario la banca deve infatti detenere scorte di moneta legale sufficienti a 
soddisfare le legittime richieste di pagamento. Queste riserve sono costituite tipicamente dal 
contante (biglietti e monete) e da depositi o linee di credito disponibili a vista presso la banca 
centrale. La detenzione di riserve di liquidità, oltre a rispondere ad evidenti scopi 
precauzionali, è strumentale ai fini della prestazione di servizi di pagamento alla clientela. Le 
riserve così costituite si configurano come impiego di risorse a basso livello di remunerazione 
e comportano dunque un costo opportunità commisurato alla redditività attesa da investimenti 
alternativi. 
Sotto il profilo tecnico-operativo, l’offerta di servizi di pagamento alla clientela richiede, oltre 
ad investimenti in capitale fisico e umano, una rete di collegamenti e di relazioni tra banche 
ed un sistema di intese e di accordi di compensazione e di regolamento (clearing e settlement) 
tali da rendere effettiva ed affidabile la liquidazione delle transazioni. L’esecuzione di 
pagamenti e di trasferimenti di fondi per conto della clientela richiede di norma l’intervento di 
più operatori : gli utenti del servizio (cioè le controparti dello scambio) e le rispettive banche. 
In questo modo, oltre a quello tra i contraenti e tra il beneficiario del pagamento e la banca 
dell’ordinante, si genera anche un rapporto di credito-debito tra banche. Se una banca non 
onorasse i propri impegni nei confronti di un’altra (rischio di controparte) la fiducia nei 
confronti della moneta bancaria verrebbe compromessa. Non solo : un’inadempienza di una 
banca potrebbe avere un effetto domino e travolgerne altre; in quel caso il rischio di 
controparte si trasformerebbe in rischio sistemico. Per questo motivo, la banca centrale, cioè 
                                                 
5
 P. L. FABRIZI, Nuovi modelli di gestione dei flussi finanziari nelle banche, Giuffrè 1995. 
 11
l’istituzione che garantisce alla fine, anche in quanto lender of last resort, la liquidità 
dell’intero sistema economico, è sempre protagonista principale del sistema dei pagamenti. 
Per mezzo dei nuovi strumenti a disposizione della Tesoreria, quali la mobilizzazione 
integrale della riserva obbligatoria ed un efficiente mercato interbancario, l’attitudine a 
prevedere l’andamento dei tassi gioca un ruolo importante nella determinazione della 
funzione di tesoreria quale centro di profitto che necessariamente viene ad affiancarsi alle 
altre funzioni primarie. 
ATTIVITA' DI RACCOLTA
ATTIVITA' DI INVESTIMENTO
GESTIONE DELLA LIQUIDITA'
GESTIONE DELLA TESORERIA
POLITICA DELLA LIQUIDITA'
ATTIVITA' SULL'ESTERO
FUNZIONI PRIMARIE
PIANIFICAZIONE E CONTROLLO
GESTIONE DELLE RISORSE
PROMOZIONE E SVILUPPO
CONTROLLO ISPETTIVO
ALTRE...
FUNZIONI SECONDARIE
ATTIVITA' BANCARIA
 
 
1.4 Evoluzione della dottrina : contributi teorici 
 
Come anticipato precedentemente, le problematiche della gestione dei flussi finanziari hanno 
assunto un crescente rilievo nell’attività bancaria a seguito delle sollecitazioni rivenienti sia 
dalla continua evoluzione dei mercati e degli strumenti, sia dal radicale mutamento del quadro 
normativo di riferimento. 
Gli studi della dottrina italiana in materia di gestione dei flussi finanziari delle banche sono 
articolabili con riferimento a tre principali fasi temporali. 
La prima fase risale agli anni trenta e agli anni quaranta e si è poi ulteriormente consolidata 
negli anni cinquanta e negli anni sessanta. Inizialmente essa è pressoché interamente 
ascrivibile ai contributi di Pasquale Saraceno. In questi contributi la gestione dei flussi 
finanziari viene sostanzialmente identificata con la gestione della liquidità, considerata come 
un aspetto centrale dell’attività bancaria; coerentemente con questa impostazione, essa viene 
concepita in termini dinamici sulla base di un modello teorico incentrato sulla previsione delle 
fluttuazioni cicliche e stagionali dei depositi e degli impieghi bancari e su una logica di 
copertura dei relativi scompensi incentrata su interventi correttivi attuati ex-ante, piuttosto che 
su interventi compensativi posti in essere ex-post. L’applicazione di questa logica esalta il 
carattere strategico della gestione in esame. 
 12
Scriveva sull’argomento il Saraceno negli anni quaranta :  
“La ricerca della combinazione tra operazioni attive e operazioni passive che sia la più 
fruttuosa fra quelle che assicurano alla banca il necessario equilibrio tra entrate e uscite 
costituisce il problema centrale della gestione bancaria. Liquidità di una banca può definirsi 
appunto la sua capacità a conseguire in maniera economica e in ogni tempo questo equilibrio 
tra entrate e uscite…”
6
 . 
“…La valutazione vera e propria della liquidità dell’azienda bancaria…si effettua con 
riguardo a estesi periodi di tempo con il fine di predisporre nella maniera più economica le 
riserve di liquidità comportate dalla politica di credito svolta e dall’andamento dei 
depositi…”
7
. 
Quanto sopra riportato lascia stupefatti non solo per la modernità dell’approccio, quanto 
piuttosto per la distanza che sussisteva a quel tempo tra l’impostazione teorica appena 
descritta e i concreti modelli di gestione seguiti dalle banche. La politica della liquidità 
proposta dal Saraceno, infatti, appariva, presso le nostre banche, assai poco recepita in termini 
di impostazione concettuale e assolutamente non praticata sotto il profilo dei comportamenti 
concreti. Quasi mai il ruolo della funzione finanziaria arrivava a condizionare gli indirizzi di 
fondo della politica degli impieghi e della politica della raccolta e, di conseguenza, a praticare 
una gestione correttiva o quanto meno anticipativa degli scompensi di medio termine. 
L’approccio del Saraceno trova conferma nell’analisi dei principali contributi della dottrina 
sul tema della gestione dei flussi finanziari prodotti successivamente, in particolare negli anni 
cinquanta e sessanta. 
Scriveva a proposito Ugo Caprara : 
“Il fatto che la banca attinga generalmente i propri mezzi d’azione in misura preponderante 
dal credito e dal credito a vista o a brevissimo tempo in particolare, conferisce al problema 
finanziario della liquidità un rilievo singolare…”
8
. 
Affermava nello stesso senso Giordano Dell’Amore : 
“…Alcuni studiosi concepiscono la liquidità delle banche in funzione esclusiva dei depositi, 
definendola come la capacità a fronteggiare prontamente le richieste di rimborso dei 
depositanti. Questa concezione non considera che un aspetto, sia pure importante della 
liquidità, poiché trascura gli altri impegni finanziari che ogni istituto ha in corso, in 
connessione con la propria politica dei prestiti. Più correttamente quindi la liquidità di una 
                                                 
6
 Cfr. P. SARACENO, Liquidità, in “Enciclopedia Bancaria”, Sperling Kupfer, Milano, 1942, vol. II, pagg.170-
176. 
7
 Cfr. P. SARACENO, La banca di credito ordinario, Vita e Pensiero, Milano, 1949, pag. 84. 
8
 Cfr. U. CAPRARA, La banca, Giuffrè, Milano, 1954, pag. 237.  
 13
banca può essere definita come l’attitudine a mantenere costantemente in equilibrio le entrate 
e le uscite monetarie in soddisfacenti condizioni di redditività”
9
. 
L’approccio del Saraceno fatto proprio dalla migliore dottrina italiana coincide, d’altra parte, 
con la visione della gestione dei flussi finanziari proposta all’epoca dalla dottrina 
anglosassone, dove i più significativi contributi sull’argomento convengono sulla rilevanza 
strategica della gestione della liquidità. 
La seconda fase degli studi sulla gestione dei flussi finanziari delle banche si apre intorno alla 
metà degli anni settanta e prosegue fino agli inizi degli anni ottanta. Essa si caratterizza per 
l’emergere di una nuova area d’interesse rappresentata dalle problematiche di gestione della 
tesoreria.  
Tale gestione si differenzia dalla gestione della liquidità non tanto relativamente agli obiettivi 
perseguiti, quanto sotto il profilo della minore durata del periodo temporale preso a 
riferimento per l’assunzione delle decisioni. 
Scriveva sull’argomento Francesco Cesarini : 
“La maggiore complessità ed importanza che i gestori della tesoreria delle banche 
attribuiscono alla loro funzione si ricollega all’introduzione di nuovi strumenti e allo 
sviluppo di nuovi mercati, ai quali essi possono e debbono fare riferimento nella loro attività, 
e alle più strette e più sofisticate connessioni che questa oggi presenta con la gestione dei fidi 
e dei titoli”
10
. 
La terza fase degli studi sulla gestione finanziaria delle banche si sviluppa a partire dalla 
prima metà degli anni ottanta e si consolida progressivamente nel corso degli anni novanta. 
Essa porta alla sistematizzazione concettuale dell’intera problematica, sia attraverso la 
definitiva messa a punto dei classici profili della liquidità e della tesoreria, sia tramite 
l’ampliamento degli studi all’area emergente della cosiddetta gestione integrata dell’attivo e 
del passivo. 
Più precisamente, gli sviluppi concettuali prodotti nella fase in esame hanno riguardato : 
a. la precisazione della rilevanza della distinzione tra liquidità e tesoreria; 
b. la riconduzione della gestione della liquidità e della gestione della tesoreria ad un 
approccio unitario, denominato “politica di gestione dei flussi finanziari” in quanto 
rivolto alla gestione dell’insieme delle entrate e delle uscite senza alcuna 
                                                 
9
 Cfr. G. DELL’AMORE, I depositi nell’economia delle aziende di credito, Giuffrè, Milano, 1951, pag. 500.   
10
  Cfr. . F. CESARINI, , Le aziende di credito italiane, Il Mulino, Bologna, 1981, cap. V, pagg. 67-95.  
 14