Gli obiettivi della ricerca sono i seguenti: 
a-  Esplorare il sistema dei valori in un campione di lavoratori e analizzare i 
valori dominanti e le loro relazioni. 
b- Esplorare il sistema dei valori in un campione di lavoratori della stessa 
organizzazione e rilevare i valori organizzativi dominanti. 
c- Rilevare la componente relazionale del processo decisionale nel campione dei 
lavoratori attraverso una serie di domande esplorative. Esplorare i fattori 
sottostanti al questionario DMQ-01 forma esplorativa. 
d- Esplorare la relazione tra le variabili dei valori (WIS/SVP) e le risposte alla 
domande sul processo decisionale (DMQ-01) date dai lavoratori di varie 
organizzazioni. 
e- Elaborare un modello operativo sulla base dei risultati ottenuti. 
 
Gli strumenti della ricerca sono i seguenti: 
1- Il Questionario WIS/SVP (Work Importance Study/ Survey Professional 
Values) di D.Super per l’analisi dei Valori Professionali. 
2- Il Questionario DMQ-01 forma esplorativa (Decision Making Questionnaire) 
per l’analisi del processo decisionale nelle organizzazioni. 
  
I risultati raggiunti sono i seguenti: 
• Abbiamo esplorato il sistema dei valori in un campione di lavoratori (N=177) e 
analizzato le dinamiche in atto tra i valori identificati: i valori dominanti sono 
legati allo sviluppo personale e all’autorealizzazione e suggeriscono una 
concezione del lavoro più espressiva che strumentale. Inoltre il sistema dei 
valori appare svilupparsi nel corso della vita lavorativa.  
 • Abbiamo determinato i valori dominanti di un campione appartenente alla 
stessa organizzazione e ne abbiamo analizzato le differenze significative con la 
restante parte del campione in modo da dimostrare come l’appartenenza ad 
un’impresa e i valori della stessa abbiano un’influenza sui valori professionali 
dei soggetti. 
• Abbiamo elaborato un questionario esplorativo sulle caratteristiche dinamiche 
del processo decisionale: il DMQ-01. Attraverso l’analisi fattoriale abbiamo 
estratto tre fattori e descritto i seguenti costrutti: 
1. Autonomia/Partecipazione, 2. Integrazione/Gruppalità, 3. Conflittualità.  
Questo ci ha portato ad ipotizzare un modello tridimensionale del processo 
decisionale che identifica otto aree di posizionamento delle organizzazioni. 
• Abbiamo delineato la complessa relazione tra i valori professionali e il processo 
decisionale nelle organizzazioni: tale correlazione appare presente e legata 
all’area del contenuto. Inoltre abbiamo rilevato la correlazione tra le 
dimensioni del processo decisionale e i valori professionali:  
-il Fattore 1 ‘Partecipazione-Autonomia’ correla col valore ‘Autorità’;  
-il Fattore 2 ‘Integrazione-Gruppalità’ correla con i valori ‘Altruismo’ e 
‘Utilizzo delle proprie Abilità’; 
-il Fattore 3 ‘Conflittualità’ correla con i valori ‘Prestigio’ e ‘Raggiungimento 
dei Risultati’. 
• Abbiamo esplicitato le valenze operative degli strumenti utilizzati e del 
modello elaborato che si realizzano nella selezione del personale, nell’analisi 
della domanda, nella formazione e nella consulenza alle organizzazioni. 
• Abbiamo, infine, presentato i problemi aperti e le nuove ipotesi di ricerca 
suggerite dal lavoro oggetto di tesi. 
 Introduzione 
 
L’argomento oggetto di tesi riguarda le relazioni tra i valori, intesi 
come un’organizzazione durevole di credenze su cosa bisognerebbe 
perseguire, e il processo decisionale, inteso come un processo attivato da 
una situazione problemica.  
Gli scopi della ricerca sono: mettere in evidenza sperimentalmente 
come il sistema dei valori possa influenzare le caratteristiche qualitative 
del decision making organizzativo, promuovere una lettura del contesto a 
più livelli e consentire una realizzazione più ampia delle potenzialità dei 
sistemi organizzativi.    La centralità dell’argomento oggetto di tesi è 
data dalla sua attualità, dal crescente interesse per l’approccio alla 
complessità in ambito organizzativo e dalle molteplici applicazioni 
consentite. 
 
La tesi si divide in due parti: 
la prima parte costituisce il quadro teorico di riferimento della ricerca 
che orienta gli obiettivi e consente di inserire in una rete di contenuti i 
risultati raggiunti. Questa è strutturata in quattro capitoli: 
1. Nel primo capitolo abbiamo affrontato il tema dei valori in 
psicologia secondo la letteratura sull’argomento e abbiamo 
presentato tre strumenti per la misurazione dei valori. Abbiamo 
 trattato i vari approcci teorici nello studio dei valori e la rilevanza 
del tema in ambito organizzativo. 
2. Nel secondo capitolo abbiamo presentato il concetto di cultura 
d’impresa e due strumenti di misura e un focus group di valutazione 
della stessa. Abbiamo, poi, esplicitato il rapporto tra cultura e 
valori, la relazione tra cultura e leadership e la rilevanza della 
cultura nel change organizzativo. 
3. Nel terzo capitolo abbiamo preso in esame vari modelli del 
processo di decision making elaborati dalla seconda metà del ‘900. 
Abbiamo, inoltre, analizzato le caratteristiche delle decisioni di 
gruppo, le strategie di gestione del conflitto e  le possibilità di 
implementazione del decision making organizzativo. 
4. Nel quarto capitolo, abbiamo presentato il caso della Johnson & 
Johnson come elemento esplicativo delle teorie esposte e come 
elemento di raccordo tra la prima e la seconda parte della tesi. 
 
La seconda parte della tesi riguarda la ricerca sul campo effettuata: si 
tratta di uno studio correlazionale per il quale abbiamo utilizzato il 
Questionario dei Valori Professionali (WIS/SVP) e il Questionario sul 
Processo Decisionale (DMQ-01). Questa parte si suddivide in tre 
capitoli: 
 1. Nel quinto capitolo vengono illustrati obiettivi ed ipotesi della 
ricerca. Viene effettuata l’analisi del campione, l’analisi del 
contesto e degli strumenti utilizzati. 
2. Nel sesto capitolo si presentano i risultati dell’analisi dei dati per 
quanto riguarda il Questionario WIS/SVP e il Questionario DMQ-
01. Vengono, inoltre, riportati i risultati dell’analisi dei dati sulla 
relazione tra valori e processo decisionale in ambito organizzativo. 
3. Nel settimo capitolo si commentano i risultati raggiunti in rapporto 
agli obiettivi di partenza e si presentano elementi operativi e 
applicativi degli stessi. Infine vengono esposti i problemi aperti 
dalla ricerca effettuata. 
 Capitolo primo 
I valori in psicologia e nelle organizzazioni 
 
 
1.1- I valori in psicologia 
 
Il tema dei valori è stato oggetto di riflessioni filosofiche prima 
che di studi psicologici; è per questo che la psicologia dei valori risente 
dell’influenza filosofica. La filosofia dei valori ha avuto particolare 
importanza nella prima metà del ‘900 e nasce come reazione al 
materialismo positivista del periodo, al razionalismo assoluto hegeliano 
e al nichilismo nietzschiano (Antiseri, Reale, 1997). Essa va distinta da 
una concezione del valore in senso metafisico e religioso, poiché si pone 
come tentativo di affermare i valori in quanto principi dotati di una 
validità propria, distinti dalla realtà nel senso comune (L.H. Lotze). 
Nella filosofia dei valori citiamo due tendenze teoriche: una tendenza 
neokantiana che concepisce i valori come a-priori formali preservati da 
riduzioni al piano emotivo e psicologico, e una tendenza fenomenologica 
che li concepisce come mondo ideale intelligibile e immutabile nella 
coscienza fenomenologica dell’uomo (Antiseri, Reale, 1997).  
Pur semplificando, da questi fondamenti filosofici nasce la 
psicologia dei valori, che inizia a destare interesse nella seconda metà 
del 1900. Nei prossimi paragrafi presenteremo alcuni approcci classici 
 della psicologia dei valori, come lo studio di Allport, Lindsey e Vernon 
(1951) e la teoria di Rokeach (1979). 
I valori sono analizzabili a vari livelli (Eurisko, 1992): a livello di 
identità, a livello di gruppo di appartenenza, a livello di società e cultura. 
Quindi avremo valori introiettati a livello familiare in età precoce che 
costituiscono un elemento identificativo del soggetto (es. l’onestà), 
valori che definiscono il gruppo di appartenenza, sia esso formale o 
informale, e valori tipici di una determinata società (Eisenberg, 
Reykowski, Staub, 1989). Al momento di effettuare lo studio dovremo 
scegliere il livello di analisi su cui intervenire, pur considerando che tale 
semplificazione è unicamente operativa. I valori, infatti, costituiscono un 
sistema interagente e ogni valore opera a più livelli. 
L’uso del concetto di valore è fortemente legato all’idea-guida di 
una personalità centrata sulla costruzione e sul mantenimento di 
un’identità interna. Come scrive Galimberti (Bellotto, 1997, pag.55) “il 
vocabolo che sembra coprire per molta parte il campo semantico di 
valore è SENSO, essendo l’uomo che investe di senso gli oggetti del 
mondo”. Potremmo anche dire che il valore non esiste, ma esiste la 
percezione organizzata di elementi a cui diamo importanza e che 
orientano l’azione. 
 La genesi dei valori rimanda alla strutturazione dell’identità stessa 
del soggetto ed è in continua evoluzione. Il modello di acquisizione di 
nuovi valori si avvicina all’acquisizione piagetiana di conoscenza 
(Miller, 1987): il soggetto tenta di ricondurre i nuovi elementi a strutture 
pregresse (assimilazione) e, se la divergenza è troppa, modifica tali 
strutture/valori o ne crea di nuove (accomodamento). 
Perché i valori orientano la presa di decisione e quindi l’azione? 
Perché il soggetto tende costantemente a mantenere la coerenza tra i 
propri comportamenti e le convinzioni sulla sua identità e sull’ambiente. 
Potremmo anche dire che il soggetto tende a limitare l’entropia e a 
mantenere l’omeostasi nel sistema uomo (von Bertalanffy, 1971). 
Rokeach (1979) parla di funzioni psichiche dei valori riferendosi a 
un insieme comprensibile di regole che guidano l’agire, ad una 
valutazione e a una giustificazione delle stesse. I valori guidano la 
comparazione sé-altri, soddisfano i bisogni di adattamento e di 
realizzazione personale, contribuiscono al mantenimento dell’identità di 
sé. Ad un livello superiore, invece, i valori di gruppo danno significati e 
fini all’agire e garantiscono identità e coesione. Più la situazione 
decisionale è caratterizzata da ambiguità o scarsità d’informazioni e 
maggiore è il peso del sistema dei valori sull’azione. 
 Dobbiamo, inoltre, introdurre un’altra dimensione nell’analisi dei 
valori: la consapevolezza. 
Certamente i valori possono essere consci o inconsci, nonchè 
trovarsi in uno stato intermendio, ma facilitare la consapevolezza dei 
valori li rende più efficaci al loro scopo primario: il mantenimento della 
coerenza interna. Più un valore è conscio, esplicito e definitorio per il 
soggetto, più facilmente verrà utilizzato come guida all’azione. 
Applicando quanto detto alle organizzazioni e ai valori organizzativi, 
possiamo comprendere come i valori possano essere uno strumento 
d’intervento e una risorsa competitiva per le imprese. 
Cambiando prospettiva, i valori in psicologia vengono comunque 
studiati partendo da diversi approcci e facendo riferimento a diversi 
costrutti teorici; questo ha contribuito a creare una certa confusione sul 
termine ‘valore’. Affronteremo ora i valori secondo un approccio 
comportamentista, secondo la psicologia umanistica e secondo un 
approccio socio-cognitivo in modo da visualizzare la varietà di 
prospettive da cui è stato affrontato lo studio dei valori. 
 
 1.1.1- I valori nella psicologia comportamentista  
 
Secondo un approccio comportamentista (Mash, Hunsley, 1990) il 
valore è un semplice attributo delle cose che può essere intrinseco alla 
cosa stessa o derivare dal suo utilizzo in un dato contesto. In questo 
senso il valore è una specie di “valenza” dell’oggetto e può essere usato 
per predire e modificare il comportamento. Secondo un approccio 
comportamentista, infatti, il valore è dato dalle semplici dinamiche di 
rinforzo ed è fortemente connesso coi bisogni dell’individuo. 
Tale prospettiva appare semplificata e riduttiva se facciamo 
riferimento all’uomo in quanto sistema complesso, però possiamo 
considerare il suo interesse operativo: se attraverso un rinforzo (es. la 
pubblicità) aumentiamo la “valenza” di un oggetto (es. il telefono 
cellulare) potremmo ottenere una modificazione del comportamento. 
 
1.1.2- I valori nella psicologia umanistica 
 
Carl R.Rogers (1994) segue la distinzione di C.Morris (1973) tra 
‘valore operativo’, ovvero la tendenza a preferire nell’azione un certo 
obiettivo piuttosto che un altro, e ‘valore concettualizzato’, ovvero la 
preferenza per un oggetto espresso simbolicamente che implica 
l’anticipazione e la previsione del risultato del  comportamento diretto 
 verso l’oggetto stesso.  
Rogers collega questi due costrutti al processo di valutazione del 
soggetto verso se stesso, gli altri e l’ambiente e sostiene che tale 
processo venga interiorizzato a livello profondo nei primi anni di vita. In 
questo senso i valori possono essere considerati come sistemi di 
convinzioni di cui il soggetto prende coscienza durante la psicoterapia e 
che, se dannosi, possono essere modificati attraverso la terapia stessa. 
Rogers evidenzia inoltre una serie di valori socialmente condivisi 
che fanno parte del sistema valoriale dei membri della società 
occidentale, come ad esempio “Coca-cola, frigoriferi e automobili sono 
tutti vivamente desiderabili” o “Far soldi è il bene più grande” (Rogers, 
1994, p.274) e che sono altrettanto radicati di quelli appartenenti al 
sistema familiare. 
 In entrambi i casi questi valori o sistemi di convinzioni sono 
modificabili, se il soggetto lo desidera e se sono dannosi per il soggetto 
stesso, attraverso la Terapia Centrata sul Cliente, in modo da elaborare 
un proprio processo di valutazione più autentico e maturo. 
 
 1.1.3- I valori nella psicologia sociale 
 
Secondo un approccio socio-cognitivo i valori si possono 
considerare a livello cognitivo come rappresentazioni sociali (Moscovici, 
Farr, 1984), ovvero come una costruzione mentale del sociale con 
specifiche modalità cognitive di elaborazione della realtà. Essa è un 
modo di organizzare la nostra conoscenza della realtà (Pedon, 1994). Il 
processo di rappresentazione integra la dimensione psicologica e sociale. 
Fisher definisce la rappresentazione sociale (Fisher, 1994, 
pag.175) come “un processo di elaborazione percettivo e mentale della 
realtà che trasforma oggetti sociali in categorie simboliche (valori, 
credenze) e conferisce loro uno status cognitivo per comprendere aspetti 
della vita ordinaria e comportamenti all’interno d’interazioni sociali”.  
Le rappresentazioni sociali hanno le seguenti caratteristiche: 
a) sono processi di trasformazione della realtà sociale in oggetto 
mentale; 
b) sono processi relazionali; 
c) sono processi di costruzione della realtà. 
E le seguenti funzioni: 
a) oggettivazione, ovvero facilitano l’organizzazione delle 
conoscenze; 
 b) ancoraggio, ovvero attribuiscono un sistema di interpretazione  
e un sistema di significati alla realtà; hanno inoltre una 
funzione di integrazione. 
Riassumendo, i valori sono rappresentazioni sociali strutturatesi 
attraverso processi relazionali con la finalità di organizzare la realtà, 
semplificarne l’interpretazione e facilitare la presa di decisione (Di 
Fabio, 1999). Tali rappresentazioni, inoltre, sono volte alla riduzione 
dell’incoerenza interna tra credenze e sentimenti verso l’ambiente. 
Questa incoerenza, come dimostrato dalla Teoria della Dissonanza 
Cognitiva (Festinger, 1957), genera tensione e un successivo tentativo di 
riduzione della dissonanza. 
 
1.2- La teoria dei valori di Allport, Lindsey, Vernon 
 
Lo Studio dei valori di Allport, Lindsey e Vernon risale al 1931 
ma viene rivisto e modificato nel 1951. Questo cerca di misurare il 
livello di preminenza fra sei fondamentali valori della personalità, 
seguendo la teoria di E.Spranger. Spranger è un filosofo che nel suo libro 
“Types of Men” identifica sei valori dominanti che caratterizzano la 
personalità: v.teorici, v.economici, v.estetici, v.sociali, v.politici, 
v.religiosi. Spranger trascura i valori sessuali e pone quelli edonistici in 
parte nella sfera economica e in parte nella sfera estetica, dando 
 un’immagine particolarmente ottimistica dell’uomo. Descriviamo i vari 
tipi valoriali: 
1. I TEORICI: L’interesse dominante è la scoperta della verità. Ha 
interessi empirici, conoscitivi e razionali e lo scopo della sua vita è 
ordinare e sistemare le sue cognizioni. 
2. GLI ECONOMICI: Si interessa di ciò che è utile, come l’attività 
economica, il mercato, la produzione, il consumo e l’accumulo di 
ricchezza.  
3. GLI ESTETICI: L’uomo estetico vede il valore più alto nella forma, 
nell’armonia e nella bellezza. Tende all’individualismo e 
all’autosufficienza. 
4. I SOCIALI: Il valore dominante è l’amore per il prossimo, valuta le 
persone come un fine, è altruista, gentile e comprensivo e dotato di 
interesse sociale. 
5. I POLITICI: Si interessa principalmente al potere. Desidera influenza 
e rinomanza personale, è un leader anche se non necessariamente 
impegnato nella politica. 
6. I RELIGIOSI: E’ un mistico, cerca di comprendere il cosmo nel suo 
complesso, il suo valore fondamentale è qualcosa di immanente e 
trascendente.