7 
INTRODUZIONE E NOTE METODOLOGICHE 
 
 L’esigenza di realizzare un progetto di tesi su una nuova tendenza turistica, e 
allo stesso tempo recente fenomeno socioculturale, chiamata “cineturismo”, dipende da 
un interesse personale verso l’argomento maturato nel corso della mia carriera 
universitaria. Il mio corso di studi, infatti, si pone l’obiettivo di sviluppare le 
competenze linguistiche, culturali, economiche, geografiche e sociologiche, necessarie 
per l’esercizio di funzioni dirigenziali in ambito turistico.  
 Il turismo, quindi, è il settore lavorativo al quale aspirano i laureati, come me, in 
“Mediazione linguistica, turismo e culture”. Il cineturismo, che in questo momento mi 
limito a definire come “visita turistica a una destinazione o attrazione in seguito alla 
rappresentazione della stessa destinazione in televisione, video o schermo 
cinematografico”, costituisce un’interessante forma turistica ancora di nicchia nel nostro 
Paese, ma già convertita in un fenomeno di massa in altre nazioni come l’Australia o la 
Nuova Zelanda. L’istituzione tanto della “Borsa Internazionale delle Location e del 
Cineturismo” (BILC) a Ischia, come di una rete nazionale completa ed efficiente di Film 
Commission, sottolineano come il cineturismo rappresenti un’industria in espansione in 
Italia. La nascita della Trentino Film Commission, per di più, evidenzia come il 
fenomeno abbia raggiunto persino la dimensione locale e territoriale della provincia di 
Trento. 
 Quest’ultimo avvenimento del 2011, unito alla passione personale per il cinema, 
fu lo stimolo decisivo che mi spinse a intraprendere un cammino lungo, faticoso ma 
stimolante ed eccitante, nel mondo del cineturismo, mediante un’indagine che ha 
l’intenzione di mettere in chiaro la confusione intorno all’argomento e che spero possa 
essere utile, in futuro, nel mondo lavorativo. La letteratura, per l’appunto, è limitata, 
disordinata e principalmente in lingua inglese. L’unico manuale completo pubblicato 
finora è “Film-Induced Tourism” (Beeton, 2005), che, d’altro canto, focalizza troppo 
l’attenzione sulla situazione oceanica.  
 Lo studio si pone l’obiettivo di analizzare le relazioni che si stabiliscono tra le 
attività audiovisive, principalmente cinematografiche, e il territorio, mettendo a fuoco 
quelli che sono i benefici che le prime possono concedere al secondo e dando 
particolare enfasi all’elemento che beneficia maggiormente di questa relazione cinema-
territorio, ossia il turismo.
8 
 Il titolo, per iniziare, situa il film-induced tourism nella sfera di una forma 
tradizionale di turismo, cioè quella culturale, per la sua relazione con il tema dell’arte. 
Le location, difatti, vengono considerate dei luoghi d’interesse culturale per il loro 
vincolo con la settima arte, la cinematografia, o con il mondo artistico degli audiovisivi.  
 Il cineturismo, per di più, può essere considerato una strategia produttiva di 
marketing territoriale, un modello di sviluppo locale con il fine di sviluppare l’economia 
di un determinato territorio per mezzo della creazione e/o promozione di tutti gli 
elementi attraenti dello stesso, non esclusivamente quelli turistici. La denominazione 
“destination marketing”, quindi, risulta restrittiva, perché il cineturismo può riuscire ad 
arricchire tutti gli elementi del marketing territoriale: visita (genera flussi turistici grazie 
alle attrazioni impiegate come location), valore simbolico (dona al territorio un 
guadagno d’immagine, in quanto considerato una meta privilegiata per le produzioni) e 
insediamento (favorisce la competitività del settore audiovisivo locale). 
 L’indagine è divisa in tre parti, due teoriche, sul fenomeno del cineturismo in 
generale, e una pratica sul caso locale del Trentino. 
 Il primo capitolo presenta un’analisi pioniera nell’ambito del cineturismo, 
poiché raramente la letteratura ha studiato l’industria turistica e audiovisiva 
(cinematografica e televisiva) per stabilire le relazioni esistenti tra di loro.  La parola 
cineturismo, di fatto, è stata letteralmente smontata per essere poi ricomposta solo al 
finale. Per fornire prova di questo, il termine è stato impiegato solo come ultima parola 
del capitolo, per dare al lettore tanto la possibilità di assimilare prima gli argomenti 
chiave del fenomeno, quanto di rendersi conto delle relazioni esistenti tra il turismo e 
l’industria cinematografica e televisiva.  
 La prima parte del paragrafo analizza l’industria turistica, con un’attenzione 
speciale rivolta al turismo culturale. La seconda, in cambio, studia l’industria culturale, 
con un occhio di riguardo a quella cinematografica e televisiva. Per studiare la 
redditività di queste industrie è stato applicato, in entrambi i casi, un punto di vista 
macroeconomico, un campo di ricerca che studia il sistema economico attraverso delle 
variabili macro (spese, valore aggiunto, fatturato, numero d’imprese e d’impiegati ecc.) 
relative all’industria nel complesso. La scala d’analisi di entrambe le industrie, inoltre, 
si sposta da quella mondiale fino alla situazione europea e nazionale.
9 
La terza parte, infine, analizza il binomio cine-turismo, prima citando i mezzi che 
durante la storia dell’umanità hanno risvegliato il desiderio di viaggiare sfruttando il 
senso visivo, e poi palesando come l’industria turistica e cinematografica si siano 
sviluppate parallelamente e come la seconda abbia stimolato inizialmente il viaggio 
virtuale e successivamente il viaggio reale, dando vita alla nuova tendenza di turismo 
chiamata cineturismo.  
 Il secondo capitolo, composto di quattro parti, vuole fornire al lettore le 
competenze basilari e specifiche necessarie per comprendere adeguatamente tutto quello 
che è relazionato con il fenomeno del cineturismo. La prima serve d’introduzione, con 
l’analisi dei suoi antecedenti, della sua storia, delle sue forme e dei benefici e 
inconvenienti che comporta. La seconda e terza parte esaminano gli attori coinvolti dal 
punto di vista della domanda (il cineturista, con i fattori che condizionano il suo 
processo decisionale, il suo processo d’acquisto e l’esperienza del prodotto 
cineturistico) e dell’offerta (gli attori coinvolti nell’impiego del cineturismo come 
strumento privilegiato di marketing territoriale, ossia la Destination Management 
Organization, la Film Commission e le produzioni audiovisive). L’ultima parte, infine, 
cita una serie di case study, da una dimensione globale fino a una locale, che 
documentano tanto la diffusione globale del cineturismo, quanto la sua efficacia.  
 L’ultimo capitolo, infine, indaga la situazione del territorio trentino, inteso come 
unità amministrativa con confini stabiliti, in quanto a cineturismo. Tale indagine farà 
riferimento ai concetti anteriori, questa volta sviluppati in chiave locale. La prima parte 
dirige lo sguardo al binomio cinema e turismo, studiando localmente il turismo, in 
primis quello culturale, e l’industria culturale, con un’attenzione speciale rivolta 
all’industria cinematografica e televisiva provinciale. Questo paragrafo ha lo scopo di 
dimostrare come il cineturismo possa rappresentare un’importante strategia di 
marketing territoriale per il Trentino, mentre la seconda parte del capitolo mostra 
l’attuale situazione del fenomeno nella provincia. Quest’ultimo paragrafo, in effetti, 
esamina gli attori coinvolti sempre da un punto di vista dell’offerta (Trentino Marketing 
S.p.A., Trentino Film Commission e le produzioni che hanno scelto la provincia come 
location per i propri audiovisivi) e della domanda, raggiunta tramite un questionario che 
ha come suo fine ultimo quello di valutare i comportamenti e le conoscenze della
10 
comunità locale sul cinema in generale, sui casi più famosi di cineturismo e sul 
fenomeno in Trentino. 
 È importante rimarcare che in questo studio si farà sempre riferimento, con il 
termine cineturismo, anche alle produzioni televisive, quasi esclusivamente fiction 
come le serie. La maggior parte degli esempi, tuttavia, riguarderanno prevalentemente 
pellicole cinematografiche.   
 Per concludere, bisogna sottolineare che l’indagine si avvale delle competenze 
acquisite durante la carriera universitaria, come testimonia la prospettiva 
multidisciplinare del lavoro, con riferimenti continui a discipline come economia, 
geografia e sociologia, le quali si vanno a sommare alla redazione completa in lingua 
spagnola nella versione originale.
12 
I – IL BINOMIO CINE - TURISMO 
 
1.1 Il turismo 
 
 Il turismo è l’industria più produttiva e prospera dell’età contemporanea. 
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO/OMT) lo definisce come “insieme di 
attività che realizzano le persone durante i propri viaggi e soggiorni in luoghi diversi dal 
loro ambiente abituale, per un periodo consecutivo inferiore a un anno, con finalità di 
svago, per affari o per altri motivi, e non per ragioni lucrative” e anche come “insieme 
di tecniche e attività dirette ad attrarre e soddisfare i bisogni e le motivazioni dei turisti 
nei loro spostamenti vacanzieri. Per estensione, organizzazione dei mezzi idonei a 
facilitare questi viaggi”
1
. Il turismo è un mondo enorme che riguarda diverse discipline, 
dall’economia alla geografia, fino alla moderna estensione a sociologia, psicologia e 
antropologia. Alla fin fine si tratta di un fenomeno interdisciplinare e multidisciplinare 
che prevede l’interazione di tre subsistemi distinti
2
: 
 Il turista: la OMT lo definisce come quella persona che si sposta dal proprio 
domicilio abituale verso un altro punto geografico per almeno 24 ore, anche se 
meno di 1 anno, per finalità “leisure” (di svago) o “business” (di affari). Il turista 
differisce dall’escursionista per la durata dello spostamento, nel secondo caso 
inferiore a 24 ore;  
 Il settore turistico/l’industria turistica: è composto da tutte le attività 
(economiche e non) realizzate per fornire ai turisti i servizi e i beni necessari sia 
per la scelta, la programmazione e la realizzazione del viaggio, sia per la 
gestione delle attività in situ; 
 L’elemento fisico-geografico: sono i territori dove avviene lo spostamento dei 
turisti nello spazio, ovverosia le aree generatrici di turismo (dove risiedono i 
turisti), le aree di transito (quelle che i turisti attraversano durante il viaggio) e le 
aree di destinazione (la meta finale del viaggio). 
                                                 
1
Calvi M. V., (2006): Lengua y comunicación en el español del turismo, Madrid, Arco/Libros, p. 14. 
Traduzione personale.  
2
 Franch, M. (2011): Marketing delle destinazioni turistiche, Milano, McGraw-Hill, p. 2.
13 
 Dopo aver analizzato la sua struttura, bisogna riflettere sulle sue tappe evolutive 
per comprendere come nacque e come si evolse il fenomeno chiamato turismo. 
Emergono quattro tappe evolutive
3
: 
 Il prototurismo (dall’antichità fino alla seconda metà del XVIII secolo): un 
turismo d’élite, comunemente associato al Grand Tour, intrapreso da giovani 
aristocratici e borghesi che viaggiavano per motivi di studio, formazione e 
conoscenza; 
 Il turismo moderno (dalla metà del XVIII secolo fino agli anni 1930-1940): 
continua a essere un turismo elitario, seppure più borghese. Iniziano a nascere le 
strutture ricettive specifiche, le prime agenzie di viaggio e, allo stesso tempo, si 
sviluppano i mezzi di trasporto, a partire dalla ferrovia; 
 Il turismo di massa (dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’80): il 
boom economico incoraggia la diffusione del viaggio in tutte le classi sociali. 
Inizialmente si sviluppano le località costiere, seguite da quelle di montagna 
negli anni ’60 e dai villaggi turistici negli anni ’70; 
 Il turismo globale (dagli anni ‘90 fino ad oggi): preferisce una tipologia di 
vacanza standardizzata a basso costo e di durata limitata. In questo modo le 
vacanze vengono replicate durante l’anno, privilegiando il trasporto aereo. 
 Lo sviluppo economico consente a un’ampia fetta della popolazione la 
disponibilità di una quota del reddito da investire in vacanze, ma, al contempo, definisce 
comportamenti e stili di vita che conferiscono al viaggio un ruolo centrale. Il ruolo che 
ha conquistato in questo periodo il turismo ha generato la proliferazione di una serie 
interminabile di varietà di turismi, senza arrivare, però, a una classificazione definitiva. 
Questo è dovuto soprattutto alla difficoltà di trovare linee di demarcazione nitide tra di 
loro. Tra le forme di turismo più popolari troviamo: turismo balneare, turismo culturale, 
turismo montano, turismo d’affari, turismo naturale, turismo commerciale, turismo 
ricreativo, turismo enogastronomico, turismo sociale, turismo scolastico, turismo 
ecologico, turismo religioso, turismo termale, turismo di avventura, turismo sportivo, 
turismo sociale, turismo attivo ecc. 
Per giustificare la difficoltà di stabilire macro-categorie, è sufficiente riflettere sul grado 
d’intercambio tra alcune forme turistiche. Ad esempio il turismo enogastronomico può 
                                                 
3
 Battiliani (2001) in Franch, cit., p. 3.
14 
comparire sotto la categoria del turismo culturale e la differenza tra turismo di 
avventura, attivo e sportivo è abbastanza labile. Bisogna inoltre aggiungere che quando 
viaggiamo sperimentiamo varie forme di turismo, anche se normalmente ci spinge una 
forma principale. 
 Il turismo moderno si distingue per la convivenza tra forme tradizioni, che 
appartengono al turismo di massa, e forme innovative ed emergenti, relazionate con 
quello che viene comunemente chiamato “turismo di nicchia”
4
. Andiamo a vedere 
alcuni esempi qui schematizzati:  
Tabella 1. Forme tradizionali e innovative di turismo 
Forme tradizionali 
(Turismo di massa) 
Forme innovative 
(Turismo di nicchia) 
 Turismo balneare delle “3 S”: sole, 
mare e spiaggia (Rimini, Sardegna, 
Puglia…) 
 Turismo montano stagionale 
(escursionismo, alpinismo, sci...)  
 Turismo culturale (città d’arte 
come Firenze, musei, capitali 
come Roma e Parigi…) 
 Turismo religioso (Fatima…) 
 Turismo di visita dei luoghi 
(itinerari geografici…) 
 Turismo enogastronomico (Strade 
del vino e dei sapori…) 
 Turismo del benessere 
(Wellness…) 
 Sport Tourism e outdoor (eventi 
sportivi…) 
 Viaggi avventura (viaggi igloo…) 
Fonte: Martini (2002) 
 
1.1.1 L’impatto economico del turismo 
  
    World Travel&Tourism Council e il Touring Club Italiano hanno diffuso, 
rispettivamente nel 2008 e nel 2009, alcuni dati interessanti per comprendere la 
dimensione economica del turismo
5
. L’industria dei viaggi e del turismo, che valuta le 
spese dei turisti, equivale al 3,4% del prodotto interno lordo mondiale, al 3,7% del PIL 
                                                 
4
 Martini, U. (2002): Da luoghi a destinazioni turistiche. Ipotesi di destination management nel turismo 
alpino, in Franch, M., Destination Management: Governare il turismo fra locale e globale, Torino, 
Giappichelli, p. 68.  
5
 Ivi, p. 4.
15 
dell’Unione Europea e al 4% del PIL italiano
6
. L’economia dei viaggi e del turismo, che 
include anche beni e servizi dell’industria e del settore pubblico, corrisponde al 9,9% 
del PIL mondiale, al 10,3% di quello europeo e al 10,8% di quello italiano. Il settore dei 
viaggi e del turismo può contare su 80,7 milioni d’impiegati diretti e su 157,5 milioni 
d’impiegati indiretti, con un’incidenza dell’8,4% sul totale della forza lavoro. In Italia la 
percentuale cresce fino ad arrivare al 10,8%. 
 Il turismo internazionale, secondo alcuni studi dell’OMT e dell’Organizzazione 
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), è uscito illeso dalla crisi 
economica che ha caratterizzato gli ultimi tre anni, raggiungendo nel 2010 un numero di 
arrivi turistici pari a 940 milioni, 7% in più rispetto a un 2009 che aveva sperimentato 
una perdita del 4%. Le entrate globali del turismo incoming, invece, hanno superato i 
1000 miliardi di dollari nel 2009 (quasi 3 miliardi di dollari al giorno) e il turismo 
costituisce il 30% delle esportazioni mondiali di servizi commerciali e il 6% delle 
esportazioni globali di beni e servizi, posizionandosi dietro a combustibili, prodotti 
chimici e settore automobilistico. La crescita globale del settore turistico è dovuto 
principalmente all’apporto dei mercati emergenti (principalmente Cina, Russia e 
Brasile), mentre le entrate delle nazioni europee si sono mantenute stabili. 
 Al momento di analizzare la situazione nazionale, vediamo che l’Italia (Figura 
1) nel settore alberghiero ed extra-alberghiero, paragonata ai suoi maggiori competitor 
europei, ha superato negli ultimi dieci anni sia la Spagna, sia il Regno Unito, con un 
tasso di crescita superiore a quello di Germania e Francia. Il nostro Paese, in effetti, è 
riuscito a incrementare nell’ultimo anno il numero degli arrivi (+0,9%), arrivando, 
tuttavia, a perdere fino al 3,4% delle entrate.  
   
 
 
 
 
 
 
                                                 
6
 Il turismo fa parte del macro-settore dei servizi. Secondo uno studio della CIA (Central Intelligence 
Agency) la composizione del PIL italiano è così divisa: agricoltura 1,9%, industria 25,3 % e servizi 
72,8%.
16 
Figura 1. Numero di arrivi (domestici e incoming) nel settore alberghiero ed extra-alberghiero 
 
    Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011) 
Fortunatamente l’Italia continua a difendere la sua cospicua quota di mercato europeo, 
rappresentando il 9,5% delle entrate totali europee e collocandosi dietro a Spagna e 
Francia. I turisti italiani non incidono in maniera determinante nelle entrate turistiche, 
dato che, alla pari dei loro colleghi spagnoli, spendono limitatamente rispetto a tedeschi, 
francesi e inglesi, anche se la tendenza dell’ultima decade è stata positiva (Figura 2). 
Figura 2. Spesa turistica per viaggi leisure superiori a 1 notte (migliaia di €)  
 
 Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011) 
 
Un ultimo dato interessante su cui riflettere è quello riguardante il numero d’impiegati 
nel settore turistico, giacché la competitività economica si basa anche su questo dato. 
0 
20.000.000 
40.000.000 
60.000.000 
80.000.000 
100.000.000 
120.000.000 
140.000.000 
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito 
2000 2009 
0 
10.000.000 
20.000.000 
30.000.000 
40.000.000 
50.000.000 
60.000.000 
70.000.000 
80.000.000 
90.000.000 
100.000.000 
110.000.000 
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito 
2000 2009
17 
L’OECD sostiene che il turismo in Italia riveste il 9,7% dell’occupazione totale, un dato 
effettivamente impressionante. La Figura 3, che considera solo il settore dell’alloggio e 
della ristorazione, rimarca che gli impiegati sono quasi 1.200.000, il 5,2% del totale 
2010 (poco meno di 23 milioni). Il tasso di crescita, al pari della Spagna, è il migliore 
tra i competitor, mentre la percentuale del turismo sul numero d’impiegati totali è 
secondo solo alla Spagna.  
Figura 3. Numero de impiegati nel turismo (alloggio e ristorazione), valore x1000 
 
  Fonte: Elaborazione personale con dati Eurostat (2011) 
 
1.1.2. Il turismo culturale 
  
 Non v’è dubbio che nel mare magnum di forme turistiche, il turismo culturale ha 
adottato negli ultimi anni dimensioni sempre più rilevanti. 
 Il turismo culturale è un tema in questi giorni molto controverso e dibattuto, sin 
dalla sua definizione. Secondo l’OMT il turismo culturale nasce in seguito alla necessità 
umana di avvicinarsi alla diversità che favorisce l’incremento del livello culturale 
dell’individuo e che implica nuove conoscenze, esperienze e incontri. Greg Richard 
definisce questo turismo come “movimenti di persone verso specifiche attrazioni 
culturali, come siti storici, artistici e manifestazioni culturali, arti e rappresentazioni 
prevalentemente al di fuori del loro luogo di residenza, con l’intenzione di ottenere 
nuove informazioni e conoscenze per soddisfare le loro esigenze culturali”
7
. 
                                                 
7
 Martelloni, R. (2007): Nuovi territori: Riflessioni e azioni per lo sviluppo e la comunicazione del 
turismo culturale, Milano, FrancoAngeli, p. 59. 
0 
200 
400 
600 
800 
1.000 
1.200 
1.400 
1.600 
Germania Spagna Francia Italia Regno Unito 
2001 2010
18 
 Come già affermato nel paragrafo anteriore, stabilire i confini del significato di 
turismo culturale è un compito arduo (la gastronomia tipica fa parte del turismo 
enogastronomico o del turismo culturale?), ma è possibile giungere al seguente accordo: 
si dovrebbe parlare di turismo culturale laddove, nelle scelte del viaggio, il fattore 
culturale, inteso come elemento di ricerca di esperienze dirette e di culture autentiche, 
costituisce la motivazione dominante
8
.  
 Il viaggio culturale nell’ultima decade ha conosciuto una trasformazione 
radicale, poiché in precedenza la componente culturale era un accessorio extra delle 
altre tipologie di vacanza, mentre nel XXI secolo ha iniziato ad acquisire un’identità 
precisa, con una tendenza a crescere sempre più significativa. Rossella Martelloni ha 
identificato le trasformazioni che ha vissuto questo turismo, dagli anni ’90, e che hanno 
determinato la sua espansione:  
Tabella 2. Il turismo culturale dagli anni ’90 ai giorni nostri
9
 
Elementi Anni ‘90 Oggi 
Stagionalità All’inizio e alla fine dell’estate Diffusa durante l’anno 
Ricettività Alberghi Alberghi, B&B e agriturismi 
Tasso di crescita 3,5% 4,0% 
Caratteristiche Specialistico o complementare 
ad altri viaggi 
Distinto da altri viaggi, verso 
città “minori” e campagna 
Motivazioni Atteggiamento elitario o 
generalista 
Ricerca identitaria e 
vocazionale 
Organizzazione Prevalentemente con tour 
operator 
Con tour operator e autonoma 
(internet) 
Problemi Affollamento stagionale Disagi ai residenti a causa del 
congestionamento durante gli 
eventi 
Fonte: Martelloni (2007) 
Esaminando attentamente lo schema è possibile estrapolare i seguenti cambi 
significativi: la gamma d’alloggio si è ampliata fino a includere agriturismi e B&B; la 
durata del viaggio si è ridotta, privilegiando un numero maggiore di short breaks, vale a 
dire i viaggi durante i fine settimana; è aumentato a dismisura il numero di turisti che 
                                                 
8
 Martelloni, cit., p. 63. 
9
 Martelloni, cit., p. 61.
19 
preferiscono organizzare il proprio viaggio autonomamente con l’aiuto di internet; il 
consumo culturale è divenuto meno individualista ed elitario, acquisendo una 
dimensione di esplorazione del proprio “io” con la necessità, da parte del turista, di 
socializzare, di integrarsi e di identificarsi con gruppi dentro dei quali è possibile 
condividere vocazioni ed emozioni; i luoghi meno famosi e consolidati, i cosiddetti 
centri “minori”, ottengono grazie agli elementi culturali (principalmente fiere, festival, 
eventi speciali ecc.) un’attrazione anteriormente inconcepibile; gli eventi culturali hanno 
provocato, in alcuni casi, impatti negativi e inconvenienti ai residenti, principalmente in 
termini di congestione dei flussi turistici. 
 Dopo un’analisi delle tappe evolutive del fenomeno, è giunto il momento di 
rispondere alla seguente domanda: Chi è il turista culturale? 
L’Osservatorio Nazionale del Turismo (ONT) è l’organo incaricato di studiare, 
analizzare e monitorare le dinamiche socio-economiche del turismo e di calcolare la 
competitività del sistema. Secondo l’ONT
10
 nel primo semestre del 2011 il 38,6% dei 
turisti italiani ha scelto località d’interesse storico-artistico, di fatto il primo prodotto 
turistico, peraltro con un vantaggio interessante sul secondo, le località balnearie 
(31,7%). Uno studio esaustivo delle città d’arte consente di tracciare un profilo 
approssimativo del turista culturale: 
 Viaggia per la maggior parte in coppia (38,5% del totale), seguito dalle famiglie; 
 La permanenza media è di 3 giorni e mezzo, quasi un giorno di meno rispetto 
alla media italiana; 
 La maggior parte preferisce prenotare autonomamente attraverso lo strumento 
della rete (45,5%), anche se aumentano i viaggi organizzati; 
 La stagionalità continua a essere quella propria degli altri prodotti turistici, 
favorendo i mesi estivi, anche se le ultime previsioni rilevano una tendenza 
positiva nei mesi meno turistici (per esempio a ottobre il tasso d’occupazione
11
 
delle camere ha raggiunto il 50%, rispetto al 40% dell’anno precedente); 
 Il 40% è rappresentato da turisti stranieri, superando la quota globale degli 
stranieri che hanno viaggiato in Italia (34%); 
                                                 
10
 Osservatorio Nazionale del Turismo, (2011): Il Turismo culturale in Italia, 
http://www.ontit.it/opencms/opencms/ont/it/focus/focus/Il_turismo_culturale_in_italia 
11
 È il quoziente tra il numero di pernottamenti registrati in un periodo di riferimento e il numero totale di 
posti letto, al giorno, disponibili in quello stesso periodo.
20 
 Le motivazioni principali che spingono il turista italiano verso le città d’arte 
sono le due seguenti: bellezze naturali del luogo e ricchezza del patrimonio 
artistico/monumentale. 
Figura 4. Le motivazioni del turismo di città per i turisti italiani nel 2010 (%)
12
 
 
Fonte: Osservatorio Nazionale del Turismo (2010) 
 Josep Ejarque nel 2003 ha delineato un’interessate classificazione tripartita del 
profilo culturale, secondo il grado d’importanza degli elementi culturali durante il 
viaggio
13
: 
 Il collezionista di conoscenze: la cultura costituisce un elemento addizionale 
all’interesse che una località turistica può suscitare, per esempio la visita di un 
luogo d’arte in un pacchetto generico; si tratta di un segmento abbastanza misto 
che, tuttavia, rappresenta approssimativamente il 60% del totale; 
 I culturalmente ispirati: cercano di includere e seguire gli eventi; hanno 
abitualmente un’età compresa fra i 25 e i 45 anni, di classe sociale medio-alta, e 
vivono in ambienti urbani e suburbani; spesso sono collezionisti e viaggiano per 
svariate ragioni, introducendo sempre in ogni viaggio almeno una visita 
culturale; rappresentano il 23% del totale; 
                                                 
12
 Unioncamere, (2011): Impresa turismo 2011, p. 91. 
13
 Ejarque, J. (2003): La destinazione turistica di successo, Milano, Hoepli, p. 69. 
24 
19 
18,8 
17,6 
14,6 
13,5 
12,5 
10,6 
9,9 
9,3 
8,2 
6,8 
6,3 
6,3 
4,8 
4,3 
4,2 
0 5 10 15 20 25 
Bellezze naturali del luogo 
Ricchezza del patrimonio artistico/monumentale 
Decisione altrui 
Posto ideale per riposarsi 
Ho parenti/amici che mi ospitano 
Il desiderio di vedere un posto mai visto 
Prezzi convenienti 
Praticare sport 
Per assistere a eventi culturali 
Per i divertimenti che offre 
Per la vicinanza 
Interessi enogastronomici 
Motivi di lavoro 
Shopping 
Abbiamo la casa in queste località 
Per la vicinanza a un nodo di interscambio 
Per conoscere usi e costumi della popolazione …