5 
Astinenza e continenza appaiono tra le principali virtø, il corpo viene considerato 
 prigione dell anima 1. 
Ma non tutto il Cristianesimo professa la negazione del corpo. Lo stesso san Francesco 
d Assisi da una parte si presenta come asceta che mortifica il corpo, dall altra Ł per  
anche il  giullare di Dio  che venera  frate corpo 2.  
L incarnazione del Cristo e la resurrezione dei corpi fanno s  che il corpo venga anche 
visto come un qualcosa da rispettare, da non eliminare, come fanno ad esempio i 
suicidi, perchØ esso Ł stato dato all uomo da Dio a sua immagine. 
Il grande medievalista Le Goff3 sottolinea che se da una parte nel corso del Medioevo 
scompaiono le terme, dall altra nei carnevali il corpo umano ha la possibilit  di 
scatenarsi in prossimit  della Quaresima.  
In ambito medievale anche i corpi dei defunti sono considerati materia putrida, per certi 
versi frutto del peccato originale, ma anche materia da onorare, come nel caso delle 
reliquie dei santi. Le idee sul corpo cristiano nel Medioevo oscillano pertanto tra 
rimozione ed esaltazione, umiliazione e celebrazione, Quaresima e Carnevale. 
Dante, essere mortale, col suo corpo che fa ombra, attraversa, nel suo poema, l aldil . 
Tutte le anime che egli incontra vedono la loro vita all indietro, ricordano i gesti compiuti 
nel tempo: quei gesti (talvolta uno solo e brevissimo) che decisero della loro sorte. 
L Inferno Ł il mondo dei dannati, dei corpi feriti. Il Purgatorio Ł il mondo dei penitenti, dei 
corpi sottoposti alle pene piø varie ma anche alla contemplazione degli esempi di 
rettitudine. I penitenti hanno la speranza di liberarsi dal peccato e poter salire a godere 
della visione di Dio. Il Paradiso Ł il mondo dei beati, della contemplazione della luce 
divina, del massimo appagamento di tutti i sensi.  
Il tema del corpo, dunque, attraversa tutta la Commedia dantesca ed Ł strettamente 
connesso con la duplice concezione medievale e col realismo marcato che caratterizza 
tutta l opera.      
                                                 
1
 Questa definizione si trova nel  Cratilo di Platone:   Dicono alcuni che il corpo Ł sØma (segno, tomba) dell anima, 
quasi che ella vi sia sepolta durante la vita presente; e ancora, per il fatto che con esso l anima  sema nei (significa) 
ci  che  sema ne (significhi), anche per questo Ł stato detto giustamente sØma. Per  mi sembra assai piœ probabile 
che questo nome lo abbiano posto i seguaci di Orfeo; come a dire che l anima paghi la pena delle colpe che deve 
pagare, e perci  abbia intorno a sØ, affinchØ s zetai  (si conservi, si salvi, sia custodita), questa cintura corporea a 
immagine di una prigione; e cos  il corpo, come il nome stesso significa, Ł sØma (custodia) dell anima finchØ essa 
non abbia pagato compiutamente ci  che deve pagare. NØ c Ł bisogno mutar niente, neppure una lettera.   
 (Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 213-214). 
  
2
 Fumagalli, Vito, Solitudo carnis, Il Mulino, Bologna, 1990. 
 
3
 Le Goff, Jacques, Il corpo nel Medioevo, Laterza, Bari, 2007. 
 
  
 6 
 
 
 
 
 
CAPITOLO I 
 
IL CORPO NEL MEDIOEVO 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 7 
1.1.  MEDIOEVO E CRISTIANITA  
Nel Medioevo l enorme e decisiva novit  per la storia d Europa fu il Cristianesimo 4.  
Il suo ruolo Ł stato, infatti, importantissimo nel passaggio dall et  antica a quelle 
successive ed ha lasciato un orma indelebile nella letteratura, nella musica, nelle arti 
figurative, nel costume, nella societ , nella vita quotidiana, nella didattica. 
Il Cristianesimo nacque e si diffuse tra gli umili e gli oppressi, fondendo in sØ ebraismo, 
latinit  ed ellenismo orientale. Apparve come una religione decisamente nuova, che 
permetteva la consolazione, la speranza e la dignit  di ogni uomo sulla terra.  
Essendo una religione rivelata, rappresent  un punto di rottura molto forte col passato. 
Nel mondo classico pagano, infatti, gli dei nascevano dalla fantasia degli uomini che 
proiettavano su di loro i propri vizi e le proprie virtø. Gli dei, quindi, erano "creature" 
dell uomo. Nel Cristianesimo Ł esattamente il contrario: Dio crea l uomo a sua 
immagine. La natura dell uomo in quanto creatura di Dio Ł perfetta, ma viene corrotta 
dal peccato originale.  
Il primo Cristianesimo si trov  a doversi inserire nel mondo pagano, mondo permeato 
da culti politeisti, da sacrifici e riti magici legati alla natura.  Nel vecchio mondo classico 
l esigenza dell uomo era quella di tenere sotto controllo le forze della natura e di poterle 
volgere a proprio favore. Per questo si rivolgeva a personaggi, maghi, tempestarii5, 
stregoni, che si dichiaravano in grado di intervenire sulle forze della natura attraverso riti 
e formule magiche. 
Il Cristianesimo si trov  ad agire, quindi, sulla societ  pagana preesistente con una 
forza dirompente perchØ monoteista e con un atteggiamento fortemente ostile alla 
magia. L uomo, si dichiar , non poteva in alcun modo influire sugli eventi naturali, 
doveva solo accettare la volont  di Dio, l unico che ha il potere di influire sulla natura.  
Con Gesø, Figlio di Dio, inoltre, si assiste ad un cambiamento importantissimo 
nell interpretazione della vita umana. Nel mondo pagano si chiedeva aiuto ai maghi per 
combattere le situazioni difficili, per migliorare la propria vita. Nel mondo cristiano, 
Cristo, Dio incarnato, si Ł sacrificato per salvare il mondo dal peccato originale, ha 
compiuto un enorme gesto d amore. Il dovere di un cristiano Ł quindi, quello di 
                                                 
4
 Morghen, Raffaello, Medioevo Cristiano, Laterza, Bari, 1994. 
 
5
 Tempestario, nell Europa medievale e rinascimentale, era colui che veniva ritenuto capace di causare, mediante 
stregoneria, grandine e tempesta. 
 
 8 
accettare le sofferenze, come Gesø stesso ha fatto per amore nei confronti dell umanit  
corrotta dal peccato originale. L amore, solo l amore, pu  risolvere tutto. 
"Ogni avversione viene annullata, resa inefficace, davanti al senso traboccante 
dell amore. Questo Ł l elemento a-magico del cristianesimo"6. 
Si svilupparono comunque due posizioni diverse nei confronti della magia: da una parte 
la visione completamente cristiana che si abbandonava completamente a Dio, alla sua 
volont  rifiutando di riconoscere una qualunque validit  alle pratiche magiche; dall altra 
la posizione semi-cristiana o quasi pagana che si affidava alle pratiche magiche piø che 
alla volont  di Dio. Quest ultima era la posizione delle masse popolari. Il popolo aveva 
bisogno di un rapporto piø diretto con la divinit , ricorreva a vecchi riti pagani modificati 
ed adattati al Cristianesimo, per ingraziarsi la volont  del Signore. La Chiesa perci , col 
passare dei secoli, si impossess  di certi riti pagani cristianizzandoli, trasformando 
alcuni elementi magici in liturgici.  
  in questo momento di passaggio da rito pagano a rito cristiano che nascono quelle 
forme di religiosit  popolare che caratterizzeranno tutto il Medioevo, approvate in certe 
forme e certi riti dalla Chiesa stessa. Si assiste per  ad una dicotomia tra religione del 
popolo e religione dell Ølite, tra religione popolare e religione colta. La religiosit  colta Ł 
quella che appartiene al clero, ai monaci e a pochi laici che hanno studiato i testi sacri. 
La religiosit  popolare, invece, appartiene al popolo, a coloro che non hanno studiato i 
testi sacri, Ł una forma di religione diversa ma pur sempre collegata alle manifestazioni 
ufficiali. Non vi Ł differenza di religione, ma diversit  delle sue forme. Abbiamo, quindi, 
lungo tutto il Medioevo un tale nesso tra queste due forme di religiosit  che la 
trasformazione dell una finisce per comportare anche quella dell altra.  
Anche magia e potere sono intrinsecamente connessi, tanto che a molti re si 
attribuiscono poteri curativi, magici, di origine divina. March Bloch, il grande storico, 
sosterr , nel suo famoso scritto I Re taumaturghi, che gli Stati nazionali sono nati nel 
Medioevo dall’idea dell’origine divina del potere che Ł stata resa possibile attraverso la 
monopolizzazione, da parte del potere politico, di queste credenze: i re medioevali, 
infatti, erano ritenuti capace di guarire gli scrofolosi con le mani, proprio come i santi7. 
Forte era quindi il rapporto tra magia, religione e potere. 
Il moltiplicarsi delle esperienze religiose durante il Basso Medioevo testimonia una 
diffusa sete di spiritualit : comune a ciascuna corrente ereticale e ortodossa del periodo 
                                                 
6
 Manselli, Raoul, La religione popolare nel Medioevo. (Sec. VI-XII), Giappichelli, Torino, 1974, pag.58. 
 
7
 Bloch, March, I Re Taumaturghi, Einaudi, Torino, 1989. 
 9 
fu il desiderio di un cambio di rotta e l’attesa di un rinnovamento all’interno della 
comunit  cristiana che portasse verso una maggiore integrazione della religiosit  con il 
quotidiano. 
Le eresie costituirono un aspetto del desiderio di riforma religiosa, di uno sforzo di 
elevazione. Gli individui vedevano soddisfatte le proprie esigenze spirituali nella 
proposta ereticale, che faceva leva sul "sentire comune". Spesso l’accettazione o meno 
di un movimento nell’ortodossia dipendeva dai rapporti che gli eretici erano riusciti a 
stabilire con le autorit  ecclesiastiche locali prima e con il papato successivamente e, 
non ultimo, anche con i rappresentanti del potere civile. 
Nonostante questi aspetti di divisione, comunque, la religione cristiana sar  l unica, vera 
matrice agglutinante del continente europeo e dei suoi popoli tanto che essi finiranno 
per essere identificati ed identificarsi col termine  Cristianit  . All inizio della storia della 
Chiesa «cristianit » indicava semplicemente la comunit  dei seguaci di Cristo, cioŁ 
l insieme dei cristiani, confondendosi quindi con la nozione stessa di Chiesa. Con il 
Pieno Medioevo (secoli XI-XIII), quando ormai i popoli e i poteri presenti sul territorio 
europeo erano stati cristianizzati, si cominci  ad affermare un idea sociale e territoriale 
della Cristianit  (ormai scritta con la maiuscola), intesa come l unione dei popoli cristiani 
d Europa, ma anche oltre, perchØ proiettati idealmente ad estendersi su tutta la terra; in 
questo senso la Terrasanta era vista come parte integrante e anzi originaria della 
Cristianit  stessa. In tale visione si fondevano due elementi principali: l antico 
universalismo di Roma, ereditato dagli imperatori medievali a partire da Carlo Magno e 
dallo stesso papato, e la spinta evangelizzatrice della Chiesa (si pensi per esempio alla 
cristianizzazione dei popoli slavi cominciata con Cirillo e Metodio nel IX secolo).  
Questa  Europa della religione , questa cristianit , rimase unita quando si trov  a 
fronteggiare nemici esterni, come avverr  con le Crociate e contro i musulmani. Ma al 
suo interno fu molto complesso costruire una convivenza armonica, soprattutto tra 
l Impero e il Papato, i due poteri che continuavano a fare riferimento ideale 
all universalit  di Roma antica 8. 
Questa  Europa cristiana  fu capace di unificare, sia pure con faticosi contrasti mai del 
tutto sopiti, etnie e tradizioni profondamente diverse, sotto un unicum immateriale ma al 
contempo profondamente vivificante, di natura essenzialmente cristiana. Del resto, il 
Cristianesimo del Tardo Impero aveva gi  vinto, pacificamente, la sfida di assimilare la 
                                                 
8
 Piccinni, Gabriella, Il Medioevo, Mondadori, Milano, 2004. 
  
 10 
grande tradizione di pensiero e di cultura di Atene e di Roma, consegnandola al 
Medioevo. 
Pilastri della  visione  medievale furono dunque alcuni elementi caratteristici ed 
essenziali, di cui siamo ancora eredi, come la distinzione tra potere temporale e 
spirituale, la compenetrazione feconda tra ragione e fede, una nuova concezione 
dell uomo e del lavoro, che produsse i regimi parlamentari e i comuni, le cattedrali 
romaniche prima e gotiche poi, le abbazie, le chiese francescane e domenicane, le 
cattedrali, oltre alla liberazione dell immaginazione che ha dato luogo a meravigliosi 
capolavori dell arte religiosa9. 
 
 
 
 
Veduta di Firenze medievale in un illustrazione miniata di Domenico Lenzi. 
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana 
 
 
 
                                                 
9
 Chenis, Carlo, Fondamenti teorici dell arte sacra. Magistero post-conciliare, Las-Libreria Ateneo Salesiano, 
Roma, 1991. 
 
 11 
1.2.  IL DUALISMO CORPO ED ANIMA 
Il pensiero medievale eredita dall antichit  classica la partizione dell essere umano in 
due elementi costitutivi principali, dei quali il primo, l anima, Ł concepito per lo piø come 
una natura spirituale intelligente destinato al governo dell altro, il corpo, di natura 
materiale. Questa duplicit  Ł da sempre avvertita dall essere umano che, riflettendo 
sulla propria natura, gi  alle origini della speculazione filosofica, constatava da un lato 
la propria capacit  di conoscere il mondo, possedendone un idea, un concetto, dall altro 
si scopriva inevitabilmente immerso nello stesso mondo oggetto della sua conoscenza, 
corpo tra corpi. Su questa duplice considerazione dell essere umano, presentata dagli 
autori greci e latini con variazioni assai considerevoli, si innest  la tradizione speculativa 
cristiana, che riconobbe l uomo come creatura formata ad immagine e somiglianza di 
Dio benchØ dotato di natura mortale e peccatrice. 
Nella riflessione medievale, contestualmente alla ridefinizione della relazione anima-
corpo, compare un terzo elemento, ovvero lo  spirito . La nozione di spiritus, gi  
enunciata nella speculazione agostiniana10, dove il senso privilegiato Ł quello di mens, 
anima, sostanza incorporea, ricorre gi  nei trattati altomedievali, e, in epoca scolastica, 
specialmente in campo medico ed in quello della filosofia naturale, assume un 
significato piø vicino al tema stoico, ripreso in et  ellenistica da Galeno, del pneuma, 
principio intermedio tra anima e corpo, tra spirituale e materiale. 
Fra i padri della Chiesa, Agostino di Ippona Ł l autore che piø influenzer  la 
speculazione filosofica e teologica successiva sulla natura umana, affermando la 
trascendenza e l immaterialit  dell anima e la sua superiorit  gerarchica rispetto al 
corpo. Portavoce in gioventø di un dualismo antropologico piø radicale, mitigato in et  
matura, Agostino ben rappresenta l ambivalenza del cristiano che intende privilegiare 
l aspetto spirituale dell uomo pur non riducendo la corporeit  a principio puramente 
negativo, opera del maligno11. La complessit  del suo pensiero, ben presente in epoca 
altomedievale insieme a quello di altri autori, piø legati ad una concezione nettamente 
dualistica, giunger  fino alla piena scolastica, dove, tuttavia, riscuoter  particolare 
successo uno scritto a lui attribuito, il De spiritu et anima, composto nel XII secolo in 
ambiente monastico. 
La lettura che del corpo elaborarono, nel corso dell alto medioevo, gli autori di ambiente 
monastico fin  per fare di esso un elemento oscuro, che appesantisce, o imprigiona, 
l anima umana nel mondo terreno, conducendola verso il peccato. Il dominio dell anima 
                                                 
10
 Agostino, Sant , Sull anima. L immortalit  dell anima. La grandezza dell anima, Bompiani, Torino, 2003. 
  
11
 Vigini, Giuliano, Sant Agostino. L avventura della grazia e della carit , San Paolo Edizioni, Milano, 2006.