II
largamente accettato: questo implica che sarà necessario ripensare al 
significato del termine “classe”, ridefinire radicalmente il ruolo del 
docente e puntare più decisamente sulla partecipazione attiva dei discenti 
ai processi e sull’individualizzazione dei percorsi di apprendimento. 
Le metodologie didattiche quindi, si sono dovute adeguare ai mutamenti 
portati dall’introduzione della telematica nella trasmissione del sapere. 
Non è più concepibile un insegnamento “cattedratico”, in cui 
l’insegnante si impegnava prevalentemente a trasmettere un certo 
numero di nozioni che i discenti per lo più dovevano memorizzare e 
saper ripetere, ma da circa un decennio si sta sperimentando in modo  
nuovo una metodologia che pone al centro dei processi di apprendimento 
l’interazione tra i discenti e i docenti: il così detto COSTRUTTIVISMO. 
La terminologia stessa deriva dal verbo “costruire”, e sottolinea il 
desiderio di mettere in evidenza la libertà che ha ogni individuo di 
crearsi un proprio percorso di apprendimento attraverso la condivisione e 
la negoziazione di significati espressi nell’interazione con gli altri. 
Questo approccio sta riscuotendo un notevole successo perché la società 
richiede sempre di più che ogni persona sia protagonista responsabile di 
una formazione continua lungo tutto l’arco della sua vita.  
Le tecnologie, inoltre, offrono la possibilità di rispettare ed enfatizzare 
l’individualità del soggetto che apprende in uno spazio-tempo 
 III
indipendente, ma allo stesso tempo coinvolgente all’interno di una 
comunità di apprendimento ricca di stimoli.  
Internet è divenuto il luogo dedicato per eccellenza alla condivisione di 
significati ed esperienze, nonché un’immensa banca di dati dalla quale 
poter acquisire un sapere complesso e ricco di prospettive diversificate. 
La stessa strutturazione del World Wide Web facilita la diffusione dei 
contenuti con modalità corrispondenti ai propri bisogni individuali, 
perché contiene un’incredibile quantità di informazioni a cui chiunque 
può accedere liberamente. 
In questi anni, sta proprio cambiando il nostro rapporto con la 
conoscenza: ognuno diviene potenzialmente, per chiunque altro, una 
continua fonte di apprendimento, perciò, diviene importante imparare ad 
apprendere dagli altri, a cooperare, a cedere le proprie conoscenze e a 
trasmetterle.  
Nel World Wide Web si possono instaurare rapporti solidali, e attraverso 
la scoperta e la conoscenza del “diverso”, di chi appartiene a un’altra 
cultura, ci si apre più facilmente alla tolleranza e al rispetto reciproco. 
L’aspetto che più mi affascina del cyberspazio è proprio la libertà di 
espressione che offre a chiunque senza distinzioni di alcun genere. 
Nello spazio delle reti possono circolare liberamente tutte le idee, e se ci 
soffermiamo  un attimo a pensare che solo sessant’anni fa anche nel 
 IV
nostro Paese, governato da un regime totalitario, ciò non era possibile, 
comprendiamo meglio quanto Internet sia oggi uno strumento 
meraviglioso di potenziamento della comunicazione che rende la cultura  
aperta a tutti. 
Esso favorisce gli scambi secondo modalità particolarmente flessibili, 
infatti offre la possibilità di accedere a qualsiasi risorsa, 
indipendentemente dai vincoli spazio-temporali, e rende possibile anche 
le interazioni molti-a-molti, che favoriscono le discussioni di gruppo. 
Il costruttivismo mette proprio in evidenza il valore educativo delle 
interazioni fra gli attori dei processi formativi, ma è il caso di accennare 
che questo interesse per la cooperazione non è limitato al settore della 
didattica, ma si colloca nell’ambito di qualsiasi attività di tipo 
intellettuale e cognitivo. 
Nell’interazione con gli altri, ognuno ha la possibilità, attraverso continui 
confronti, di accrescere il proprio bagaglio conoscitivo, infatti, si è 
sempre più convinti che la socializzazione stimoli i processi di 
apprendimento; d’altronde non dobbiamo mai dimenticare la dimensione 
sociale dell’uomo che richiede di soddisfare il bisogno di stare insieme 
agli altri in modo armonioso e rispettoso. 
Ma perché si verifichi un efficace apprendimento collaborativo (che 
coinvolge più persone nel raggiungimento di un fine comune), è 
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necessario che tra i diversi membri ci sia un’interdipendenza positiva, 
una responsabilità individuale e un uso appropriato delle abilità nella 
collaborazione. 
Il sapere, comunque, è diventato una “costruzione personale”, nel senso 
che non esiste più un sapere oggettivo e sovrapersonale, ma ciascuno di 
noi si costruisce il proprio sapere attraverso la propria esperienza 
personale e, quindi, attraverso i suoi interessi; l’interazione con gli altri, 
perciò, è positiva fin tanto che favorisce lo sviluppo delle conoscenze 
personali, senza ostacolarlo o addirittura impedirlo. 
Nella stesura della tesi mi è sembrato opportuno sottolineare anche 
l’esigenza sempre più sentita fra gli adulti di proseguire il percorso 
educativo lungo tutto l’arco della vita. 
Nel primo capitolo, infatti, ho voluto mettere in rilievo come l’adulto stia 
acquistando la consapevolezza di essere guida, con le proprie scelte, al 
processo di autoeducazione che vede come suo fine ultimo la propria 
piena realizzazione. 
In questo senso, l’educazione permanente si rivela come attinente ai 
diritti fondamentali della persona, perchè diviene espressione della sua 
libertà interiore all’interno di una società che si scopre culturalmente 
ricca e in grado di progettare itinerari formativi dotati di senso. 
 VI
Fortunatamente, si sta riscoprendo il valore ultimo del lavoro: esso deve 
essere un’espressione della creatività e dell’ingegno di ogni uomo che, 
attraverso le proprie competenze, può liberamente esprimere se stesso 
nel “fare”. 
In una società flessibile, come la nostra, il lavoratore deve essere pronto 
ad affrontare ogni cambiamento di professione e quindi deve essere in 
grado di apprendere rapidamente nuove forme di lavoro senza trascurare 
la dimensione personale oltre a quella meramente professionale – 
esecutiva; infatti le organizzazioni lavorative richiedono personale 
sempre più competente, aggiornato e preparato ai forti cambiamenti che 
ha portato l’ingresso della tecnologia nella società. 
Gli interventi formativi da attuare dovranno, quindi, mirare alla 
diffusione di conoscenze, di valori aziendali e capacità gestionali, in 
sintonia con le attuali esigenze del mercato del lavoro. 
La formazione rappresenta così un punto di incontro fra le potenzialità e 
i bisogni dell’individuo e quelli dell’organizzazione: poiché si avverte 
sempre più la necessità di migliorare il proprio livello di competenza, 
perciò, anche durante la vita di lavoro, non si deve mai smettere di 
imparare. 
L’on line learning diviene un ottimo strumento didattico per la 
formazione continua, perché attraverso la rete si hanno miriadi di 
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opportunità di accrescere le proprie competenze con tutti i vantaggi 
logistici che essa offre: infatti, le nuove tecnologie multimediali e 
interattive rendono possibile un maggior disimpegno dei vincoli di aula e 
di tempo, la possibilità di raggiungere grandi quantità di utenti ed anche 
la personalizzazione dei percorsi formativi. 
Nel secondo capitolo ho introdotto le linee storico – evolutive della 
“costruzione della conoscenza”, dal comportamentismo fino a giungere 
al costruttivismo, delineando le diverse metodologie che hanno 
caratterizzato i diversi approcci educativi. 
Il comportamentismo analizzava solamente i comportamenti visibili 
dell’individuo sottovalutando l’importanza della mente, come se anche 
lo studio dell’uomo si potesse basare unicamente su leggi scientifico – 
matematiche. Partendo dal presupposto che ad ogni stimolo corrisponde 
una risposta, i comportamentismi credevano che anche l’apprendimento 
umano, inteso come induzione di comportamenti desiderati, potesse 
essere favorito attraverso il rinforzo positivo; credevano, cioè, che la 
molla principale dell’apprendimento fosse rappresentata dalle 
conseguenze positive delle nostre azioni. 
Le leggi dell’apprendimento skinneriano comprendono essenzialmente 
quattro principi: quello della partecipazione attiva, dei piccoli passi, della 
conoscenza dei risultati e dell’individualizzazione, che stanno alla base 
 VIII
dell’istruzione programmata, secondo cui qualunque contenuto di 
apprendimento può essere scomposto in particelle analitiche e queste a 
loro volta in parti ancora più piccole sino ad arrivare ad un livello di 
semplicità che consenta a chiunque di apprendere. 
Ma questo modello educativo risultò ben presto troppo riduttivo, perché 
venivano sottovalutati i processi interni che favoriscono 
l’apprendimento, così negli anni Cinquanta iniziò la Rivoluzione 
Cognitiva che vide nascere il cognitivismo, di cui tra i massimi 
esponenti: Bruner e Vygotskij. 
Intorno agli anni Settanta, invece, si può collocare la nascita del 
Costruttivismo, che riprese molti concetti dal Cognitivismo, in quanto 
pose al centro dei processi educativi la mente di tutti i soggetti coinvolti 
(discenti e docenti). 
Secondo i Costruttivisti la conoscenza è il prodotto di una costruzione 
attiva del soggetto, ha carattere situato, cioè ancorato nel contesto 
concreto e si svolge attraverso particolari forme di collaborazione e 
negoziazione sociale. 
In primo piano, viene posta la “costruzione del significato” sottolineando 
il carattere attivo, polisemico, non predeterminabile di tale attività. 
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È importante sottolineare come l’approccio  costruttivista  tenda a 
rispettare le libere scelte che ogni individuo compie prima di 
intraprendere un proprio percorso di apprendimento. 
Sono i soggetti stessi, infatti, coloro che costruiscono e interpretano la 
realtà in base alle proprie esperienze e alle proprie predisposizioni. 
Il terzo capitolo tratta più specificamente del costruttivismo: approccio 
efficace in ambito didattico, ma anche nelle organizzazioni lavorative in 
cui è sempre più richiesta la capacità di lavorare armoniosamente in 
team, collaborando tutti per un accrescimento delle conoscenze globali. 
Secondo l’ottica costruttivista, ogni persona in un gruppo di lavoro, 
anche il meno esperto, è giusto che abbia una piena “legittimazione” alla 
partecipazione di un progetto e un completo accesso alle sue risorse, 
anche tecnologiche. 
Oggi, infatti, nelle realtà lavorative, viene sottolineata l’importanza della 
collaborazione tra gli individui; per essere efficace essa deve essere 
intenzionale e finalizzata a creare qualcosa di nuovo e di superiore alla 
somma dei singoli contributi. 
In un gruppo deve esserci, infatti, il desiderio di costruire nuovi 
significati, attraverso l’interazione con gli altri. 
Nel quarto, ed ultimo, capitolo introduco il concetto di cyberspazio, che 
è l’orizzonte di un mondo virtuale vivo, eterogeneo e non totalizzabile a 
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cui ogni essere umano può partecipare e contribuire, che si è costituito 
grazie al considerevole aumento delle interconnessioni nel World Wide 
Web. 
Esso diviene uno spazio democraticamente inteso in cui ognuno ha 
diritto alla libertà di espressione, rappresentato dalle comunità virtuali 
che sono caratterizzate dall’apertura all’alterità, poiché diventano luogo 
di incontro in cui ognuno ha la possibilità di esprimere le proprie idee ed 
i propri interessi condividendoli con altri senza inibizioni. 
Il libero accesso ad Internet ha creato una nuova concezione del sapere: 
radicalmente eterogeneo e non totalizzabile. Ciò ha favorito il 
diffondersi della nuova idea di fare formazione in senso costruttivista: 
rispettando le idee di ogni individuo perché anch’esse contribuiscono ad 
accrescere nuove forme di sapere. 
Privo di recinzione semantica o strutturale, il Web non è neppure fissato 
nel tempo: chiunque, in qualsiasi momento può introdurre nuove 
informazioni, idee contribuendo al sorgere di nuove forma di 
conoscenza. 
Ora, ogni apprendimento arricchisce l’intellettuale collettivo che non 
sottomette né limita le intelligenze individuali, al contrario le esalta e 
apre loro nuove possibiità; proprio per questo, il mondo di un 
intellettuale collettivo non è nulla di stabile o di oggettivo; è, invece, il 
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prodotto di aperture, elaborazioni, usi e valutazioni che cambiano 
continuamente perché frutto del pensiero di molto fra molti. 
Ma non bisogna dimenticare che il mondo virtuale è solo il supporto di 
processi cognitivi, sociali ed affettivi che si sviluppano tra persone reali. 
I mondi virtuali, infatti, non intendono affatto sostituirsi al contatto 
umano diretto; al contrario, dovrebbero proprio consentire alle persone 
che lo desiderano di rintracciarsi a vicenda e di allargare il cerchio delle 
proprie relazioni di amicizia, professionali, politiche o altro.