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INTRODUZIONE 
L’obiettivo di questo lavoro è quello di presentare il concetto di culto 
televisivo e del suo legame con il mondo dei fan, analizzando il caso della 
sitcom The Big Bang Theory. 
Il culto è l’argomento principale del primo capitolo. Il termine nasce 
con un significato religioso per poi mutare la sua accezione con l’avvento 
della rivoluzione industriale, essa attribuisce alla merce una sorta di aura 
divina. Questo è solo il primo passo del lungo cammino per arrivare alla 
creazione di prodotti televisivi di culto, a riguardo le teorie esposte sono due: 
la Via Testualista e quella Costruttivista. 
Definito il concetto di culto ho proceduto ad esporre le caratteristiche e le 
teorie riguardanti il fenomeno della cult-testualità. Il suo sviluppo avviene 
negli anni ’80 in corrispondenza della nascita della neotelevisione, questa ha 
implicato un aumento dei contenuti proposti, in particolare l’abbondanza di 
serie televisive americane ha portato a fenomeni di fandom.  
La parola fandom nasce dalla fusione delle parole fan ( fanatic 
“appassionato”) e dom (kingdom “regno”) ed indica l’universo degli 
appassionati di un determinato fenomeno culturale.
1
 
I fan si organizzano in comunità fisiche o virtuali (blog, forum, fanpages..) in 
cui discutere del prodotto mediale a loro caro, fornire interpretazioni 
																																								 																
1
 https://it.wikipedia.org/wiki/Culto
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personali, partecipare a giochi di ruolo e produrre loro stessi testualità come 
fan-art e fan-fiction. 
Negli anni ’90 le pratiche di fandom sono diventate sempre più cospicue e i 
produttori televisivi si sono resi conto che una collaborazione produttore-
spettatore avrebbe potuto aumentare i guadagni. Si è quindi generata una cult-
testualità nata proprio con lo scopo di farsi oggetto di fandom e di 
conseguenza alimentare il consumo di oggetti, gadget e incrementare i ricavi. 
 Nel secondo capitolo sono state presentate le tre generazioni di 
Audience Studies elencandone le caratteristiche ed i limiti, in particolare è 
stato messo in rilievo il pensiero di Abercrombie e Longhurst che hanno 
teorizzato il Paradigma Spettacolo Performance. Questo si può esplicare nel 
concetto di spettatore che in un’epoca come la nostra satura di media, è di 
fatto un performer a tutti gli effetti e si immagina quotidianamente immerso in 
uno spettacolo. Questo tipo di pubblico viene visto come una risorsa poiché in 
grado di interpretare contenuti mediali ed elaborare testi attivamente. Sono 
stati inoltre presi in considerazione gli studi sul fandom, il cambiamento della 
figura del fan all’interno dell’immaginario collettivo e la classificazione dei 
tipi di fan. 
Il terzo capitolo è stato dedicato alla presentazione della sitcom di culto 
The Big Bang Theory, andata in onda a partire dal 2007 sul canale americano 
CBS e che ha riscosso da subito grande successo. Sono stati analizzati i 
personaggi principali, delineandone le caratteristiche fisiche e psicologiche, 
spiegando inoltre il loro ruolo all’interno della serie televisiva.
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Successivamente sono stati considerati i principali luoghi in cui si svolge la 
trama. Particolare attenzione è stata data anche alla struttura narrativa, riprese 
e sigla. 
Infine è stata condotta un’analisi sul fandom relativo a The Big Bang 
Theory esaminando le comunità virtuali e le attività produttive da parte dei 
fan.  
Il tipo di indagine è stata di tipo etnografico, sono stati scelti i due principali 
siti web che raccolgono il maggior numero di appassionati della sitcom, sono 
state condotte interviste mirate a comprendere la fascia di età del pubblico di 
riferimento ed i motivi che portano a seguire la serie televisiva così 
assiduamente. Dalla suddetta analisi è emerso che il pubblico di fan è 
costituito da individui di entrambi i sessi di età compresa tra i 16 e i 30 anni 
con un grado di istruzione medio-alto che permette di comprendere le battute a 
sfondo scientifico. 
Gli elementi maggiormente apprezzati sono: la rappresentazione del mondo 
nerd e la presenza di una scienza accurata ma anche molto divertente.
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1 IL CULTO TELEVISIVO 
 
1.1   Che cos’è il culto ? 
La parola “culto” ha origine latina. Il “cultus” era la “cura, coltivazione e 
adorazione” participio passato del verbo “colere”, traducibile in italiano con il 
verbo “coltivare”, interpretato in chiave metaforica con “prendersi cura di 
qualcosa o di qualcuno”. Tale espressione, fin dall’antichità è stata impiegata 
con l’accezione di “venerare” per descrivere il rapporto di devozione che 
intercorreva tra il divino ed i fedeli. In altre parole possiamo definire il culto 
come “una relazione continua di cura e dedizione, intrattenuta fra un soggetto 
che può essere individuale o collettivo (un fedele, una comunità, un popolo 
intero) e un oggetto: gli Dei o il Dio, gli antenati, gli elementi naturali, gli 
spiriti o altro ancora, caratterizzati da una qualche dimensione sacra, che li 
separa dal resto del mondo e li rende potenti e pericolosi”
2
 
Il principale mezzo con cui i fedeli osservano il culto è il rito, esso è la sua 
componente attiva ed è considerato come l’insieme di pratiche che lo 
costituiscono e permettono di concretizzare il legame con il divino. L’insieme 
di questi rituali è severamente regolamentata, infatti una loro infrazione può 
portare all’invalidazione del culto e punizioni.  
																																								 																
2
 Volli, Ugo (a cura di), Culti Tv. Il tubo catodico e i suoi adepti, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 
2002.
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Come scrive Ugo Volli, questo fenomeno è legato a doppio filo con il concetto 
di comunità: i fedeli si aggregano per diffondere i loro miti e per eseguire i 
rituali, così facendo creano una propria identità.  
 
1.2   Il passaggio dal culto sacro al culto profano 
A partire dal XVI secolo il significato del culto ha progressivamente cambiato 
la sua accezione, in particolare nel momento in cui è avvenuto il contatto tra il 
mondo occidentale e le tribù indigene del sud America. Gli Europei, al loro 
arrivo hanno infatti notato che le popolazioni del luogo erano solite venerare 
non solo simboli della divinità, ma anche oggetti in quanto tali, nasce così il 
feticismo.  
Dal culto della divinità si passa quindi ad uno delle merci che diventano esse 
stesse “oggetti di culto”, questo meccanismo si perfeziona poi durante la 
rivoluzione industriale, la venerazione degli oggetti viene così sdoganata 
creando la necessità di nuovi strumenti per incentivare la vendita: la 
pubblicità. 
La promozione del prodotto ha come finalità quella di creare un legame 
affettivo che permetta di supervalutare la merce venduta, in modo da creare 
attorno ad essa un alone divino. 
È la celebrazione del passaggio “dalla cultualità tradizionale, di natura 
essenzialmente religiosa, alla cultualità moderna o tardo moderna, che eleva a
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culto oggetti appartenenti alla cultura profana, come merci o prodotti 
mediali”
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Secondo Matt Hills, famoso esperto in Media e giornalismo non tutti i prodotti 
mediali hanno il potenziale per diventare “cult”, appartengono a questa cerchia 
solo gli oggetti in grado di emergere dall’universo consumistico che 
caratterizza la società. 
Per quanto riguarda i parametri di definizione del culto televisivo ci sono due 
vie: la Via Testualità e quella Costruttivista. 
 
1.3   Via testualista 
L’esponente principale è Umberto Eco il quale sostiene che il culto si origini 
da una comunità che lo fruisce in modo particolare, a sostegno della sua teoria 
prende l’esempio del film Casablanca del 1942 individuando le tre ragioni che 
lo rendono un film cult
4
. 
1. Costruzione di un mondo narrativo che diventi un luogo familiare per 
lo spettatore 
																																								 																
3
 Scaglioni, Massimo, TV di culto. La serialità televisiva americana e il suo fandom, Milano, Vita e 
Pensiero, 2006. 
 
4
 Eco, Umberto, Casablanca, o la rinascita degli dei, in Dalla periferia dell’impero , Milano, Bompiani, 
1997. 
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2. La smontabilità del testo cioè la presenza di situazioni, citazioni ed 
emozioni che rimangano impresse nella mente del pubblico e che 
diventino frutto di attività 
3. Testualità viva cioè in grado di esistere al di là della legislazione di un 
autore, essere testo di testi con un accumulo di archetipi…
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In sostanza secondo Eco è la natura stessa di certi testi a generare fenomeni di 
culto, la Via Testualista rappresenta il punto di inizio per qualsiasi teoria sul 
culto mediale. 
 
1.4   Via Costruttivista 
I sostenitori principali di questa teoria sono Le Guen, Jankovic e Hunt, il 
termine cult viene utilizzato sia dall’industria mediale che produce i contenuti 
che dai fruitori, in particolare dai fan. 
Le Guen in particolare sostiene che il concetto di culto ed i suoi riti siano 
strettamente correlati al contesto mediale e tecnologico di cui fanno parte, 
dunque al variare dei contesti mutano anche i culti. La prospettiva 
costruttivista indica come fulcro dell’attività di devozione la figura del fan, 
egli è il principale responsabile della generazione del culto tramite le pratiche 
di fandom, ovvero delle comunità di appassionati. 
																																								 																
5
 Scaglioni, Massimo, TV di culto. La serialità televisiva americana e il suo fandom, Milano, Vita e 
Pensiero, 2006.