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Introduzione
Se facciamo una ricerca per capire chi è l'autore del detto: «Si può scoprire di piø su
una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione»
1
, troveremo che in molti
siti Internet, compresi alcuni di divulgazione scientifica
2
, questo aforisma viene attribuito a
Platone. Se tuttavia approfondiamo la ricerca per capire in che testo o in che occasione sia
stata affermata questa frase, scopriremo che essa non risulta esser mai stata pronunciata
dall'illustre ateniese. Evidentemente il messaggio che il gioco sia piø efficace della
conversazione per conoscere una persona è talmente importante da poter passare come un
detto di un filosofo della caratura di Platone. Ma per quale motivo?
Partendo da questo spunto capiamo quanto sia necessario chiarire i termini del
rapporto tra gioco e conversazione attraverso un’attenta indagine scientifica che non può
prescindere da uno approfondimento sulla natura dell'uomo e specialmente sulla relazione
con i propri simili. Facendo un esempio, quando raccontiamo ad altre persone ciò che c'è
capitato nel corso di una giornata, intuiamo che questa particolare attività crea un rapporto
di stretta relazione tra chi parla e chi ascolta. Ma è interessante chiederci cosa spinga
l'uomo a comunicare, quale sia il fondamento del linguaggio e che particolare ruolo abbia
la narrazione, tematiche che affronteremo nel corso dello studio.
Tornando all'esempio, se osserviamo il modo in cui raccontiamo un episodio del
passato ci accorgiamo che chi narra rielabora le storie aggiungendo od omettendo
particolari che spesso non trovano un riscontro oggettivo dell'evento. In sostanza, quando
narriamo, siamo soliti aggiungere elementi soggettivi, punti di vista diversi, aspetti di
fantasia, frutto dell'elaborazione umana. Questa attività si avvicina molto al "far finta di"
tipico della narrazione infantile che ritroviamo nell'attività ludica. A questo punto ci
1
G.Ghioni in Bartezzaghi:"La letteratura è in continua relazione con la sfera del gioco", 13.06.2016,
http://www.illibraio.it/stefano-bartezzaghi-gioco-intervista-369036/ [visitato il: 28.06.2016]
2
E.Peres in Gioco, 2005,http://www.treccani.it/enciclopedia/gioco_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/ [visitato
il: 15.06.2016].
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chiediamo quali siano gli elementi che costituiscono il gioco e cosa accade quando esso si
unisce alla narrazione. Vedremo se è vero che il gioco offre la possibilità di condividere in
modo diverso (letteralmente "divertendo" ovvero volgendo altrove e dunque dando una
prospettiva diversa) aspetti di vita che possono essere di difficile condivisione attraverso la
semplice narrazione. Capiremo se sia dunque possibile rendere concreta una proposta
educativa che, muovendo dagli aspetti teorici affrontati, dia concretezza al desiderio di
narrarsi.
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1. L'uomo ed il desiderio di comunicare
1.1. Tre esempi per definire l'ambito antropologico
In un noto e quantomai terrificante esperimento medioevale
3
l'imperatore Federico II
di Svevia, alla ricerca di quale fosse la lingua originaria dell'essere umano, fece in modo
che alcuni bambini fossero allevati da balie a cui era stato fatto divieto di rivolgere loro la
parola. Il risultato piø drammatico dell'esperimento fu che tutti i bambini morirono e
l’imperatore ne dedusse che non esiste una lingua primaria dell’uomo. Tuttavia lo studio
giunse ad una conclusione ancor piø importante alla base di ricerche successive: la vita di
quelle creature si umanizzava solo attraverso l’ascolto della parola di un altro, e, di
conseguenza, i piccoli morirono proprio perchØ questa possibilità era stata loro
volutamente negata.
In un’altra ricerca del 1945 lo psicologo dell'età evolutiva RenØ Spitz
4
osservò alcuni
bambini ricoverati negli orfanotrofi degli ospedali di Londra nel dopoguerra. Erano
bambini che avevano perso i genitori e che pertanto erano stati allevati da alcune
infermiere all’interno di strutture dove il personale era ridotto e che si limitava a soddisfare
i bisogni primari dei piccoli. Spitz si accorse che i bambini nel primo anno di vita
sviluppavano sintomi molto gravi che andavano dall'anoressia alla depressione fino alla
morte. Lo studioso aveva cioè osservato che, nonostante i neonati venissero nutriti con
solerzia, ciò non bastava. Dunque cosa chiedevano di piø questi bambini alle loro
accudienti?
3
Cfr. Antonio Semerari, L'amante degli ultimi fuochi, Milano, Piemme, 2011.
4
Cfr. R.Spitz, Il primo anno di vita, Roma, Armando, 1973.
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Nel 2006 Margarethe Walter, che da giovanissima fu una delle ultime pazienti di
Freud, spiegò in un intervista riportata su un quotidiano
5
che il padre della psicoanalisi
riuscì a guarirla in un’unica seduta. Al giornalista che incalzava nel domandarle come ciò
fosse stato possibile, la donna anziana spiegò che con Freud, per la prima volta in vita sua,
aveva fatto esperienza dell'ascolto, di un vero ascolto, della sua parola. L’anziana donna
spiegò cioè che per la prima volta in vita sua lei aveva sentito che i suoi pensieri avevano
avuto un valore proprio in quanto riconosciuti da un’altra persona.
Qual’è il fil rouge che lega queste tre esperienze?
1.2. Il sistema simbolico nel mondo dell'uomo
La moderna biologia si Ø da tempo incaricata di approfondire il concetto di Umwelt
6
proposto da Jacob Von Uexkull. Secondo questa teoria il “mondo” di una specie vivente è
costruito da un circolo funzionale costituito da un sistema ricettivo, quello che gli consente
di percepire gli stimoli che gli provengono dal suo ambiente, e da un sistema reattivo che
gli permette di reagire a tali stimoli. Se una specie animale ad esempio è priva di organi
della visione, la luce non essendo percepita, “non appartiene” al mondo di quella specie
che ne ignora completamente l'esistenza. Questi dati aiutano a capire come il mondo
vivente, piø che un mondo unitario, sia concepito come un insieme di mondi distinti dove
in alcuni casi le specie hanno una parte di mondo in comune. Dove invece queste
intersezioni mancano, non solo le differenti specie non riescono a comunicare, ma
addirittura non si riescono a percepire come esistenti, essendo reciprocamente “invisibili”.
Un’unica specie fa eccezione a queste: la specie umana. A differenza di questo approccio
al mondo l’uomo, infatti, oltre a possedere dei sistemi ricettivi e reattivi molto piø estesi ha
un elemento che rende unico il suo approccio all’esterno: il sistema simbolico. Egli cioè,
tra stimolo e reazione, compie delle elaborazioni lasciando spazio all’interpretazione dello
5
P. Ross, Così sigmund Freud riuscì a salvarmi la vita, 27 aprile 2006, in
http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/spettacoli_e_cultura/freud-ultima-paziente/freud-ultima-
paziente/freud-ultima-paziente.html [visitato il: 2.06.2016].
6
Von Uexkull J., Teoretische Biologie, Berlino, 1928, trad.it., Macerata, Quodlibet, 2015.
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stimolo e scegliendo la risposta piø adeguata ad esso attraverso gli strumenti che gli offre il
proprio bagaglio genetico, la propria esperienza, e la cultura in cui è inserito. Pensiamo ad
esempio all'interpretazione simbolica che sta dietro ad un sorriso di una donna: se per
alcune culture esso non provoca reazioni particolari in altre può essere considerato un
insulto. La capacità di elaborare un sistema simbolico in grado di costruire il momento
centrale del suo circolo funzionale è dovuto al fatto che quando l'uomo nasce non è un
essere completo. Se dunque il bagaglio genetico che ci portiamo alle spalle offre ad
ognuno di noi la possibilità di agire, esso non spiega però i modi di questo agire che si
dovranno apprendere ed interpretare durante il corso dell’esistenza. Come afferma
l’antropologo Arnold Gehlen: «L’uomo […] non tanto vive quanto, […] dirige la propria
vita»
7
.
1.3. L'ambiente e l'uomo
Come detto l'uomo non è così determinato come accade per gli animali da un codice
genetico o da costrizioni ambientali assolutamente vincolanti: se ad esempio pensiamo ad
un pulcino dopo poche ore dalla nascita esso ha già le piume che lo difendono dal freddo.
Al momento della nascita ognuno di noi ha invece di fronte a sØ una molteplicità di
possibilità a differenza delle altre specie viventi che hanno un ambiente saldamente
strutturato dall’organizzazione istintuale. La scienza osserva
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come esistano nell'uomo dei
processi essenziali di sviluppo dell'organismo che avvengono soltanto dopo che il bambino
si è separato dal grembo materno e mentre è già in interazione con l'ambiente naturale e
sociale durante il quale incorpora le nozioni di base riguardanti le cose del mondo. La fase
di interazione con l'ambiente assume cioè nel piccolo di umano un peso chiave ed essa è
molto piø importante che per altri mammiferi dove i processi di sviluppo avvengono per lo
piø già all'interno del corpo materno: se da quando viene al mondo l'uomo è aperto verso
7
A.Gehlen, L'uomo. La sua natura ed il suo posto nel mondo, Milano, Feltrinelli, 1983, p.43.
8
L.Murray, Le prime relazioni del bambino. Dalla nascita a due anni, i legami fondamentali per lo
sviluppo, Milano, Cortina Raffaello, 2015.