4
 
 
 
Prefazione 
 
Il seguente elaborato è uno studio condotto sul dialetto 
teggianese. Come ben sappiamo, l’Italia è un Paese in cui sono 
presenti molti dialetti, per la maggior parte di origine 
indoeuropea, senza però dimenticare quella parte di dialetti di 
origine non indoeuropea ora estinti (rimangono cospicue tracce 
lessicali). In Italia i dialetti hanno prosperato per secoli anche 
grazie alla divisione in tanti piccoli stati del territorio proprio 
perché ogni stato aveva una propria lingua che rispondeva alle 
esigenze dei cittadini. Molto spesso queste lingue sono 
incomprensibili tra di loro: ad esempio un parlante campano non 
capisce quasi nulla di ciò che dice un emiliano e viceversa. Il mio 
intento è quello di studiare un dialetto in particolare, il 
Teggianese, le cui particolari connotazioni ne rendono 
interessante lo studio. È un dialetto vivo parlato da una comunità 
di circa quindicimila persone su cui non è mai stato fatto uno 
studio approfondito. Questo studio non ha la pretesa di essere 
esaustivo ma vuole quantomeno portare alla luce gli aspetti più 
salienti di questo dialetto concentrandosi, soprattutto sulla sua 
fonologia, morfologia e sintassi non prima, però, di aver 
presentato i luoghi, la storia, i popoli e le influenze culturali che 
hanno caratterizzato, e caratterizzano ancora oggi, la vita dei 
Teggianesi.   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 5
 
 
 
Capitolo primo: Teggiano: luoghi, storia e popoli 
 
1.1: luoghi 
 
Teggiano è un borgo medievale arroccato su una bassa collina 
sovrastante il Vallo di Diano, una vallata situata ai confini 
meridionali della Campania racchiusa tra l’Appennino Campano 
e i monti del Cilento. È uno dei paesi più conosciuti del Parco 
nazionale del Cilento e Vallo di Diano grazie alle sue bellezze 
paesaggistiche ed  artistiche. Infatti Teggiano è un borgo ricco di 
monumenti di epoche diverse che impreziosiscono le bellezze 
naturali del posto. Si passa dalle colline ricoperte di castagni ad 
ovest, alla fertile pianura ad est dove si coltiva la terra con 
metodi, se non proprio tradizionali, rispettosi della natura. I 
confini ad est sono segnati dal fiume Tanagro (il cui nome latino 
era Tanagrus) che è uno di principali immissari del Sele. Il fiume 
attraversa l’intera vallata da sud a nord dividendola in due parti 
pressoché uguali. Questo corso d’acqua ha permesso il 
prosperare di una ricca flora e di un’abbondante fauna: ivi 
nidificano aironi e cicogne, senza dimenticare la forte presenza di 
lontre e anatre selvatiche. Il confine ovest è delimitato dal 
suddetto bosco di castagni, detto “Castagneta” in cui trovano 
rifugio e sostentamento lepri, volpi, ricci, serpenti, cinghiali e 
lupi; qui l’uomo non è “padrone” ma “ospite”. 
 La protezione di questi luoghi è assicurata dal Parco nazionale 
che ha stilato precise regole per la salvaguardia e il rispetto del 
parco per tutti i comuni del Vallo, in modo che non venga 
deturpato questo patrimonio italiano. Teggiano è sede vescovile 
della diocesi di Teggiano-Policastro ormai da secoli, questo ha 
fatto sì che i numerosi edifici di culto si siano magnificamente 
conservati per secoli. Nel solo centro storico si contano 15 edifici 
tra chiese e cappelle sparsi per i vicoli, detti “carrare”, del borgo. 
Vi sono inoltre musei, biblioteche e associazioni culturali che 
 6
provvedono a placare la sete di sapere di Teggianesi e non. Ma ai 
suddetti luoghi corrisponde una storia antichissima che ha visto il 
prosperare di culture e popoli che hanno dominato l’Italia e il 
Mediterraneo nelle epoche passate.  
 
1.2: storia e popoli 
 
Molte sono state le culture che nei secoli hanno condizionato la 
vita dei teggianesi.  Infatti Teggiano è un borgo dalla storia 
antichissima; ha conosciuto la dominazione dei Greci, ha fatto 
parte delle dodici città federate Lucane, ha conosciuto la 
dominazione dei Romani, lo splendore medievale dovuto alla 
presenza della potente famiglia Sanseverino che elesse Teggiano 
capitale dei suoi possedimenti, è stato un punto di riferimento per 
la religiosità dei dintorni grazie alla presenza della sede vescovile 
della diocesi di Teggiano-Policastro. Si hanno testimonianze 
dell’ insediamento dei Greci a partire dal nome: i Greci la 
chiamarono Tegea, Tegia, Tegira, Thegenis. Tali denominazioni 
non sono affatto casuali: ce ne accorgiamo facilmente leggendole 
nell’ottica della politica dei coloni della Magna Grecia. È quasi 
lampante che la radice, per non dire il nome, ricalca il nome della 
città di origine dei coloni emigrati per migliorare il proprio 
tenore di vita. Infatti Tegea è una nota città greca, situata in 
Beozia, da cui partirono, probabilmente, i primi colonizzatori di 
Teggiano. 
In seguito alla colonizzazione lucana prima e romana poi, 
cambiarono, insieme agli usi e costumi, anche i nomi 
dell’insediamento; si passo da Tergyla a Tergylanum, da 
Tegeanum a Tegianum, da Dianum al definitivo Teggiano. 
Teggiano acquisì una notevole importanza nel periodo Italico, 
ricoprendo un ruolo fondamentale sia nell’ambito delle dodici 
città federate Lucane che in occasione delle guerre sociali. In 
seguito allo smembramento delle città federate Lucane da parte 
dei Romani, Teggiano, mutato il suo nome in Tegianum, rimase 
una delle cittadine più importanti anche per i nuovi conquistatori.  
 7
La sua posizione elevata e di dominio sulla vallata fecero sì che i 
Romani vi si stanziassero subito modificando anche la struttura 
urbanistica della città adottando il sistema cardo e decumano, di 
cui esistono tracce ancora oggi. Iniziarono la bonifica della 
vallata, per la maggior parte paludosa e malarica. Costruirono 
strade, su tutte la via Popilia che attraversa la città di Polla, 
situata a pochi chilometri a nord da Teggiano. Numerose sono 
poi le lapidi, le edicole funerarie e le iscrizioni ritrovate; queste 
sono conservate sia nel Museo Diocesano sia murate nelle 
costruzioni di epoca più tarda. Inoltre Teggiano diede i natali a 
un imperatore dell’Impero Romano d’Occidente: Flavio Vibio 
Severo (305-307 d. C.). Dopo la probabile distruzione da parte di 
Alarico del 410 d. C. nel quinto secolo assunse il nome di 
Dianum per poi diventare Diano, da cui prese il nome l’intera 
vallata (Vallo di Diano). Il periodo di massimo splendore fu 
raggiunto nel Medioevo quando la potente famiglia Sanseverino 
fece di Teggiano la capitale dei sui numerosi possedimenti. 
Con questo nobile casato arrivarono nel borgo molti personaggi 
illustri che componevano la corte. Con i Sanseverino il borgo 
assunse i connotati tipici della città medievale: mura di cinta, 
porte fortificate, forma circolare, stradine che si diramavano a 
raggiera dalla piazza alle mura e soprattutto un inespognabile 
castello. L’Ampliamento di questo fu voluto da Ladislao di 
Durazzo che, con un documento del 1404, impose a tutti i paesi 
del Vallo il pagamento di una tassa per finanziarne la 
ristrutturazione. Nel 1485 tra le mura del castello fu ordita la 
famosa “congiura dei baroni” da Antonello Sanseverino contro il 
re di Napoli Ferrante I d’Aragona. Nel 1497 Teggiano fu 
assediata dal Duca delle Calabrie, nel frattempo divenuto re, 
Federico che voleva punire il Principe ribelle. Ma la fama di 
fortezza inespugnabile non fu sfatata neanche in questa 
occasione. Infatti l’assedio durò più del previsto grazie anche a 
tutta la popolazione che si schierò al fianco dell’amato signore. 
Al re non restò che sancire una resa onorevole con il principe che 
ebbe salva la vita insieme alla sua popolazione. Nel 1552 la 
 8
famiglia Sanseverino si allontanò definitivamente da  Teggiano 
che diventò feudo di altre nobili famiglie con alterne fortune. 
Alla fine di questo prospero periodo rimase comunque un centro 
molto importante grazie alla sede vescovile (1556) della Diocesi 
di Teggiano-Policastro. Questa fu molto influente sia 
economicamente sia politicamente sia spiritualmente oltre che 
per la presenza di un importantissimo Seminario, fondato nel 
15641.  
Ma intorno alla fine del XIII secolo Teggiano aveva dato i natali 
al suo personaggio più illustre: San Cono. Figlio di una famiglia 
benestante, secondo la leggenda che si tramanda da secoli, già da 
bambino decise di dedicarsi al Signore fuggendo dalla propria 
famiglia per andare a farsi monaco nel vicino monastero 
benedettino di Cadossa. La sua vita fu molto breve (mori a circa 
vent’anni) ma piena di miracoli che ancora oggi i Teggianesi 
ricordano e venerano2. Anche gli emigranti non dimenticarono 
mai il loro “Cunucciu” tanto che San Cono è il Santo Patrono 
della città di Montevideo e dell’Uruguay. 
Nei secoli in cui Teggiano ha vissuto all’ombra della Chiesa si 
sono alternati periodi felici a periodi bui. A cavallo tra la fine 
dell’800 e l’inizio del ‘900 anche nel piccolo borgo iniziarono le 
grandi ondate migratorie che portarono molti nostri connazionali 
lontani dai loro affetti e dalle loro tradizioni; si emigrava per far 
una vita meno amara e per cercare fortuna. La maggior parte 
degli emigranti si diresse verso le americhe in Venezuela, 
Uruguay, Argentina, Stati Uniti e Canada. Qui, i Teggianesi, 
spesso iniziarono a fare i lavori più duri e degradanti; molti 
rientrarono con il frutto del loro lavoro e acquistarono beni 
immobili in Italia; altri restarono nel paese in cui erano ospiti 
dando vita a generazioni di teggianesi all’estero. Negli anni 
sessanta, in pieno “boom economico”, ci fu un’altra ondata di 
                                               
1
 Cfr. Passeggiando per Teggiano, a cura dell’ArcheoClub sez. di Teggiano, 
ArcheoClub, Teggiano, 1987. 
2
 Cfr. Mons. Amabile F. San Cono, cittadino e protettore di Teggiano e Diocesi, 
Edizioni Cantelmi , Salerno 1971. 
 9
migrazioni che portò molti teggianesi ad emigrare al nord Italia e 
in Europa: Svizzera, Germania e Liechetenstein su tutti.  
Nonostante le ondate migratorie sopraccitate, Teggiano non si 
indebolì socialmente e culturalmente ma, al contrario, si rafforzò  
e si arricchì di nuove esperienze di vita. Oggi Teggiano è una 
cittadina che guarda al futuro rispettando il passato. 
Tutte queste culture che si sono succedute hanno lasciato il segno 
nelle generazioni successive negli usi, nei costumi e nella lingua. 
E proprio quest’ultimo punto è lo scopo di questo studio: 
conoscere il dialetto teggianese e descrivere la fonologia, la 
morfologia e la sintassi di un dialetto che è stato, è, e sarà uno dei 
grandi patrimoni di questo meraviglioso borgo e dei suoi abitanti.