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INTRODUZIONE
Gioco, sport, spettacolo e business, comunque lo si definisca il calcio
rappresenta un fenomeno pervasivo, emblema come pochi altri di cosa
significhi globalizzazione. É il fenomeno in grado di muovere passioni,
interessi e capitali rilevanti tanto da porlo tra i settori più produttivi al mondo.
E tutto ciò in controtendenza alla crisi economica che ha travolto il mondo
intero, dal 2007 ad oggi il fatturato dei club di calcio è cresciuto in media di
circa dieci volte di più rispetto all'economia generale. Anche in anni di forte
recessione dell'economia generale il settore del calcio ha visto crescere i suoi
ricavi e l'interesse intorno al fenomeno da parte dei media e della popolazione.
Paradossalmente il calcio rappresenta anche un settore in forte crisi, afflitto da
squilibri strutturali e da indebitamenti da allarme rosso. I dati economici dei
club sono in genere caratterizzati da deficit, conseguenza di comportamenti
gestionali imprudenti e poco rigorosi, crescita sfrenata degli stipendi e modelli
economici finalizzati esclusivamente al raggiungimento dei risultati sportivi,
lontani da ogni logica di sostenibilità e stabilità economica e finanziaria.
La gestione delle società di calcio professionistiche é cambiata
notevolmente negli anni in relazione ai mutamenti ambientali, inizialmente le
associazioni sportive avevano come obiettivo il perseguimento del risultato
sportivo e il miglioramento fisico e morale degli atleti. Successivamente la
gestione dei club ha assunto caratteri prettamente imprenditoriali, il risultato
sportivo rimaneva comunque l'obiettivo principe da raggiungere, ma per fare
ciò si sono spese cifre sempre più elevate rendendo indispensabile il costante
intervento da parte dei presidenti e dei soci per ripianare le perdite delle
società. Soci e presidenti che non sempre si sono resi disponibili a pagare cifre
importanti per pareggiare i conti delle società con il conseguente fallimento di
alcune. Tutto ciò ha reso inevitabile che le Federazioni calcistiche dei
principali Paesi, l'Italia tra i primi, si ponessero il problema di definire delle
regole finalizzate a introdurre maggiore attenzione al rispetto dell'equilibrio
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economico-finanziario. Ma in un contesto globale come è il calcio era
necessario che il problema venisse affrontato a livello internazionale, ed è
quello che ha fatto la Uefa e il suo presidente Michel Platini. Approvato nel
maggio del 2010, il Financial Fair Play rappresenta un vero e proprio modello
di governo economico-finanziario per le società di calcio. Rappresenta un
complesso sistema di regole ed indicatori di bilancio che le società dovranno
rispettare per poter partecipare alle competizioni europee. Il Financial Fair Play
rappresenta una specie di camicia di forza che obbliga le società di calcio ad
operare e crescere in modo autonomo senza più l'intervento esterno dei
presidenti e dei soci. L'obiettivo della normativa e quello di cambiare la
gestione delle società di calcio indirizzandola nel lungo termine, imponendo
l'equilibrio economico e finanziario come un requisito fondamentale per
garantire la credibilità e la sostenibilità del calcio. Gli obiettivi mirano
all'assolvimento dei debiti e al rispetto delle scadenze e al contenimento dei
costi allo stesso tempo incentiva i club verso investimenti virtuosi che in un
futuro molto vicino saranno in grado di sostenere i costi del calcio.
Il lavoro parte dagli albori della storia del calcio, soffermandosi
brevemente sulle tappe più importanti che hanno determinato cambiamenti
all'interno del settore e descrivendo brevemente gli organi principali deputati al
controllo delle società e del gioco. Nella seconda parte del lavoro viene
richiamato ed analizzato il modello economico e finanziario delle società di
calcio, descrivendo le principali voci di costo e di ricavo tipiche delle società di
calcio e viene fatto un confronto tra le principale leghe europee sulla
composizione dei ricavi. Al centro del lavoro è illustrata la regolamentazione
del Fair Play Finanziario, le caratteristiche generali e le prime sanzioni
applicate già alla fine del primo periodo di monitoraggio. Infine, vengono
descritti i cambiamenti che si stanno attuando nel settore per adeguarsi alla
regolamentazione della Uefa e le iniziative di alcuni club da prendere come
esempio. In particolare viene analizzato l'impatto che uno stadio di proprietà ha
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nella gestione delle società di calcio e di come questo rappresenti un elemento
fondamentale per il successo economico delle società.
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CAPITOLO I
Il mondo del calcio: dagli albori al calcio
moderno
1.1 Il gioco del calcio
Il gioco del calcio sembra avere origini antichissime: già attorno al 2600 A.C
il Giappone con il Kemari e la Cina con lo Tsu-chu, vantano i più remoti
precedenti del gioco del calcio. Comune ai due sport era l’uso dei piedi, la
presenza di una porta rudimentale e l’utilizzo di una palla di cuoio, che
all’epoca veniva realizzata con la vescica di animali gonfiata o riempita di
capelli femminili.
In Europa il gioco del calcio iniziò ad essere praticato nel rinascimento,
dove grazie alla rivalutazione del mondo classico e il ritrovato culto della
bellezza e la forza, si favorì il ritorno alle attività ludiche ed agonistiche e la
città di Firenze ne divenne la capitale.
Il calcio che noi conosciamo è però nato ufficialmente il Inghilterra, con
la fondazione della Football Association, il 26 ottobre 1863
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(forse per questo
il calcio inglese è uno dei più belli al mondo!). E’ in questa data che il calcio
assume una propria fisionomia e si distacca dal rugby. Fin dal principio ebbe
subito un gran successo, sia per il semplice regolamento sia per il forte
dinamismo del gioco stesso. È sempre in Gran Bretagna che si sono verificate
le due tappe fondamentali nell’evoluzione del calcio moderno: la prima nel
1885, anno in cui, di fronte al dilagare della pratica calcistica che vedeva
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www.treccani.it;“La storia del calcio”.
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impiegati molti club e moltissimi giocatori, la Football Association riconobbe
la possibilità di corrispondere al calciatore un compenso per la sua prestazione
agonistica. Fu la prima forma di professionismo. Un ulteriore passo verso il
professionismo fu fatto nel 1897, quando, sempre a Londra venne costituita la
prima associazione dei giocatori, che aveva il compito di difendere i diritti
degli stessi.
L’altra tappa nodale fu l’istituzione dell’IFAB (International Football
Association in Board), nel 1886, con l’intento di promulgare un regolamento
comune per tutte le squadre.
Una curiosità, sempre di origine inglese, è il motivo per cui nel calcio si
gioca in undici: la spiegazione rimanda alla realtà dei college, alle camerate
composte da dieci studenti e un precettore, prima forma di squadra, che si è
mantenuta fino ai giorni d’oggi.
In Europa, lo sviluppo del calcio ebbe matrice comune nelle navi inglesi:
i marinai passavano molto del loro tempo libero in interminabili partite sul
molo del porto dove attraccavano, suscitando la curiosità e l’emulazione dei
cittadini, motivo per cui le prima squadre nacquero nei pressi delle città
portuali. In Italia il primato della creazione di una squadra di calcio fu a
Genova nel 1893, alla presenza del console inglese Sir Charles Alfred Payton.
Il primo campionato italiano, organizzato dalla FIF (Federazione italiana
Football, che nel 1909 diventerà FIGC), fu un quadrangolare tra il Genova e le
tre squadre di Torino allora esistenti. Con lo svilupparsi del movimento
calcistico in Italia, divenne necessario creare un regolamento comune,
dettagliato al fine di rendere univoca l’interpretazione nel campo. Al tale
scopo, nel 1904 fu costituita la FIFA (Federation Internationale de Football
Association) a cui nel breve tempo si associarono tutte le federazioni
calcistiche. Prima di essere riunite in un unico torneo, denominato Serie A, il
calcio italiano era strutturato in campionati a gironi, divisi tra nord e sud.
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Il primo campionato di serie A prese avvio il 6 ottobre 1929 ed includeva
venti partecipanti. Nel 1935, il numero dei partecipanti fu ridotto, come
prevedeva il progetto originario,a sedici squadre. Durante il periodo bellico il
campionato italiano subì di nuovo modifiche, fu diviso in due: un girone
dell’Alta Italia con quattordici squadre della vecchia serie A e un girone del
Centro Sud Italia, con undici squadre sia di serie A che di serie B. Solo nel
campionato 1946/47 si tornò al girone unico, con ventuno partecipanti. Erano
gli anni del “Grande Torino”, che ha dominato la scena italiana dal 1942 al
1949, quando la scia dei successi fu interrotta in modo brusco ed inaspettato
dalla schianto dell’aeroplano che trasportava la squadra del Torino, di ritorno
da un amichevole con il Lisbona, contro la Basilica di Superga, senza lasciare
scampo a nessuno.
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Nella storia del calcio italiano uno degli anni più importanti ma anche più
vergognosi fu il 1980, anno dello scandalo del calcio scommesse, noto anche
come “Totonero”. Lo scandalo colpì la stagione agonistica 1979/80 e vide
coinvolti giocatori, dirigenti e società colpevoli di truccare le partite di
campionato attraverso scommesse clandestine, che per la FIGC
rappresentavano casi di illecito sportivo. Le società coinvolte erano Avellino,
Bologna, Juventus, Lazio, Milan, Perugia e Pescara in serie A e Genoa, Lecce,
Palermo, Pistoiese e Taranto in serie B. Il Pescara fu l’unica società assolta
nonostante l’accusa avesse chiesto una penalizzazione, mentre Juventus,
Genoa, Lecce e Pistoiese furono assolte su richiesta del Procuratore Federale.
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Altro anno nero del calcio italiano fu lo scandalo di “Calciopoli” del
2006, in parte eclissato dalla vittoria italiana ai mondiali in Germania. Il
termine Calciopoli sta ad indicare lo scandalo che ha coinvolto diverse società
professionistiche fra le più importanti e numerosi dirigenti sia delle stesse
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Rif: “La storia del Calcio”, www.treccani.it..
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Rif: “Scandalo italiano del calcioscommesse del 1980”, www.wikipedia.it