1. GALASSIA INTERNET 
1.1 La Network Society 
1.1.1 Società e tecnologia 
La tecnologia è la società. 
E‟ questa una delle premesse offerte da Castells, da cui è possibile partire, sgombrando 
definitivamente il campo da posizioni deterministiche di parte, secondo la quale non è la 
tecnologia a determinare la società né tantomeno quest‟ultima a definire integralmente il 
corso della trasformazione tecnologica. 
La molteplicità dei fattori che intervengono nei processi di scoperta scientifica, di innovazione 
tecnologica e nelle applicazioni sociali, infatti, rendono il risultato finale il frutto di un 
complesso schema di interazione. 
Seguendo questa premessa, è possibile intendere le società come organizzate intorno a 
processi umani strutturati da relazioni storicamente determinate di: 
- produzione, intesa come azione sulla materia – natura; 
- esperienza, quale azione su se stessi per la realizzazione di bisogni e desideri; 
- potere, inteso come rapporto di volontà tra soggetti. 
La comunicazione simbolica tra esseri umani e le relazioni tra umani e natura, sulla base della 
produzione, dell‟esperienza e del potere, si cristallizzano nel corso della storia in territori 
specifici, generando in tal modo culture e identità collettive. 
La produzione è un processo socialmente complesso, poiché ciascuna delle sue componenti è 
internamente differenziata: il rapporto tra materia e lavoro nel processo produttivo, infatti, 
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comporta l‟impiego di mezzi di produzione al fine di trasformare la materia, avvalendosi 
dell‟energia, del sapere e dell‟informazione. 
La tecnologia rappresenta la forma specifica di questo rapporto. Il prodotto del processo 
produttivo è socialmente utilizzato in due forme: il consumo e il sovrappiù. Le strutture 
sociali interagiscono con il processo produttivo, stabilendo le regole per l‟appropriazione, la 
distribuzione e gli usi del sovrappiù, ovvero i modi di produzione. 
I livelli di produttività dipendono a loro volta dalla relazione tra lavoro e materia, come 
funzione dell‟impiego dei mezzi di produzione con l‟applicazione di energia e conoscenza. 
Questo processo è caratterizzato dai rapporti tecnici di produzione, che definiscono i modi di 
sviluppo. 
Pertanto questi ultimi rappresentano gli assetti tecnologici tramite i quali il lavoro agisce sulla 
materia per generare il prodotto, stabilendo quindi il livello e la qualità del surplus. 
Ogni modo di sviluppo è definito dall‟elemento essenziale con cui si ottiene l‟avanzamento 
della produttività nel processo produttivo: nel modo di sviluppo agrario, esso è costituito da 
aumenti quantitativi di manodopera e di risorse naturali nel processo di produzione; nel modo 
di sviluppo industriale, la principale causa dell‟aumento di produttività è data 
dall‟introduzione di nuove fonti di energia sia in fase di produzione che di circolazione. 
Infine, nel modo di sviluppo informazionale, -oggetto del prossimo paragrafo-, la fonte di una 
maggiore produttività risiede nella tecnologia della generazione del sapere, dell‟elaborazione 
delle informazioni e della comunicazione simbolica. 
Elementi, questi della conoscenza e dell‟informazione, basilari per tutti i modi di sviluppo, ma 
che in quest‟ultimo caso si pongono come essenziali: la fonte di produttività è l‟azione della 
conoscenza sulla conoscenza stessa, in un circolo virtuoso di interazione fra le fonti del sapere 
della tecnologia e l‟applicazione di quest‟ultima allo scopo di perfezionare la generazione 
della conoscenza e l‟elaborazione delle informazioni. (Castells 2002, p.18) 
Sebbene la tecnologia e le relazioni tecniche di produzione siano organizzate in paradigmi che 
hanno origine in specifiche sfere della società, esse si diffondono in tutto l‟insieme delle 
relazioni e delle strutture sociali, compenetrando e modificando esperienza e potere. Per tale 
motivo, i modi di sviluppo incidono profondamente sul complesso dei comportamenti sociali, 
compresa la comunicazione simbolica. A tutto questo va affiancata la componente storica, 
intesa come contesto indubbiamente vincolante. 
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1.1.2 L’informazionalismo 
La fine del secondo millennio ha visto numerosi eventi di portata storica che hanno 
trasformato il panorama sociale della vita umana: una rivoluzione tecnologica, incentrata sulle 
tecnologie dell‟informazione, ha difatti cominciato a ridefinire la base materiale della società, 
interconnettendo le economie di tutto il mondo e introducendo una nuova relazione tra 
economia, stato e società. 
Il principale fattore storico determinante per lo sviluppo del paradigma della tecnologia 
dell‟informazione è stato rappresentato dal processo di ristrutturazione capitalistica avviato 
negli anni Ottanta. 
Il modello keynesiano di crescita capitalistica che ha determinato la prosperità economica e la 
stabilità sociale dopo la seconda guerra mondiale, all‟inizio degli anni Settanta, ha infatti 
dovuto scontrarsi necessariamente coi propri limiti, dando vita a una prima inflazione 
rampante. 
Fenomeni come le crisi petrolifere hanno richiesto necessariamente a governi e imprese un 
processo di totale ristrutturazione, in cui l‟innovazione tecnologica e il cambiamento 
organizzativo si sono dimostrati fondamentali nel garantire rapidità ed efficienza d‟azione. 
Lo stesso capitalismo ha infatti subito un processo di ristrutturazione profonda, caratterizzato 
da una maggiore flessibilità nella gestione, decentralizzazione e interconnessione delle 
aziende, un considerevole rafforzamento del capitale rispetto al lavoro, una conseguente 
individualizzazione e diversificazione dei rapporti lavorativi e sociali. 
Accanto a questo, un nuovo sistema di comunicazione, caratterizzato da un linguaggio 
digitale di portata universale, ha determinato uno sconvolgimento in ambito globale sia della 
produzione e distribuzione di dati ( parole, suoni, immagini) di ogni cultura, sia la loro 
personalizzazione in base alle identità e gli stato d‟animo individuali. 
Le reti informatiche interattive, alla base di questa rivoluzione sociale, si sono sviluppate in 
maniera esponenziale, creando nuove forme e nuovi canali di comunicazione, “plasmando la 
vita e al tempo stesso venendone plasmati” (ibidem, p.2). 
In questo quadro, infatti, tanto più repentini sono i processi di trasformazione tecnologica ed 
economica tanto più drastici risultano i cambiamenti sociali, a partire dalla condizione di 
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genere: per quanto la trasformazione della condizione femminile rimanga difficile, la 
riorganizzazione familiare e lavorativa in atto ha intaccato e reso vacillante il sistema di 
patriarcato, comportando una ridefinizione profonda dei rapporti tra maschi e donne, così 
come della sfera familiare, sessuale e personale. Si tratta di una nuova struttura sociale che si 
manifesta globalmente (anche se in maniera differente, in base alla diversità di culture e 
istituzioni) che Castells associa alla nascita di un modo di sviluppo mai visto prima: 
l‟informazionalismo. 
Così il modo di sviluppo industriale che fino ad ora aveva garantito produttività tramite 
l‟introduzione di nuove forme di energia e nella capacità di decentramento di esse in tutti i 
campi della produzione e della circolazione lascia il posto ad un nuovo modo di sviluppo, 
quello informazionale, in cui la fonte di produttività risiede nella tecnologia della generazione 
del sapere e dell‟elaborazione delle informazioni, ossia “l‟azione della conoscenza sulla 
conoscenza stessa” ( ibidem, p.18). 
La peculiarità di questa rivoluzione tecnologica, infatti, consiste non nella centralità della 
conoscenza e dell‟informazione, ma nell‟applicazione di conoscenza e informazione a 
dispositivi per la generazione di altra conoscenza e informazione, in un ciclo di feedback 
cumulativo fra innovazione ed uso dell‟innovazione stessa. 
In definitiva se l‟industrialismo è orientato alla crescita economica, l‟informazionalismo è 
teso allo sviluppo tecnologico, inteso come accumulazione di conoscenza e a livelli sempre 
più alti di complessità nell‟elaborazione dell‟informazione. 
Castells individua quali tratti distintivi che caratterizzano questo nuovo paradigma della 
tecnologia dell‟informazione, considerandoli nell‟insieme come il fondamento essenziale 
della nuova società: 
- L‟informazione come materia prima, 
- La diffusione pervasiva degli effetti delle nuove tecnologie, incidendo profondamente 
su tutti i processi dell‟esistenza collettiva ed individuale. 
- La logica a rete, sottostante qualsiasi sistema o insieme di relazioni che fanno uso 
delle nuove tecnologie dell‟informazione. 
- La flessibilità, che rende reversibili e modificabili non solo i processi ma anche, 
mediante il riassetto delle loro componenti, organizzazioni e istituzioni, in una elevata 
capacità di riconfigurazione. 
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- La convergenza di tecnologie specifiche in un sistema altamente integrato, entro cui 
percorsi tecnologici anteriori e distinti divengono indistinguibili: microelettronica, 
telecomunicazioni e computer sono totalmente integrati in sistemi informativi. 
A livello storico, benché sia possibile rintracciare i predecessori industriali e scientifici delle 
tecnologie informatiche decenni prima rispetto agli anni Quaranta (come l‟invenzione del 
telefono, della radio, ecc.), le principali conquiste tecnologiche dell‟elettronica possono 
ricondursi proprio alla seconda guerra mondiale e al dopoguerra: il primo calcolatore 
programmabile e il transistor, infatti, in quanto fonti della microelettronica, possono essere 
considerati il vero nucleo della rivoluzione della tecnologia dell‟Informazione. 
Solo negli anni Settanta, in compenso, le moderne tecnologie si sono diffuse ampiamente 
tanto da convergere in un nuovo paradigma, attraverso una sinergia di campi quali quello 
della microelettronica, dei computer e delle telecomunicazioni. 
Il transistor, inventato nel 1947, ha permesso la trasformazione degli impulsi elettrici a 
velocità elevata consentendo la codificazione della logica della comunicazione con e tra le 
macchine. 
Tuttavia il passo decisivo verso la microelettronica è stata l‟invenzione del circuito integrato 
del 1957, che innescò una vera esplosione tecnologica all‟interno della quale i prezzi dei chip 
diminuirono dell‟85% in soli tre anni e la loro produzione aumentò di venti volte. “Come 
confronto storico, si osservi che furono necessari settant‟anni affinché il prezzo del tessuto di 
cotone scendesse dell‟85% nella Gran Bretagna della rivoluzione industriale” (ibidem, p.42) 
L‟ulteriore passo in avanti nella diffusione della microelettronica ha avuto luogo nel 1971 con 
l‟invenzione di Hoff del microprocessore, ovvero di un computer su un chip, così che la 
potenza dell‟elaborazione dell‟informazione potesse essere installata ovunque. 
Quanto ai computer, se si escludono i primitivi strumenti bellici per la decifrazione dei codici 
nemici e l‟agevolazione dei calcoli aeronautici, datano la loro comparsa a partire dal 1946, 
con la realizzazione del primo elaboratore programmabile, di ben 27 tonnellate. 
Infine le telecomunicazioni, rivoluzionate da tecnologie “nodo” quali router e commutatori 
elettronici e di nuovi collegamenti, hanno moltiplicato le capacità di interconnessione e 
trasmissione. 
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La convergenza di tutte queste tecnologie elettroniche nel ramo della comunicazione 
interattiva ha condotto alla nascita di un nuovo mezzo, esito della commistione unica fra 
fattori sociali e tecnologici, quale infrastruttura basilare di questo nuovo paradigma. 
Come ogni tecnologia, d‟altronde, Internet rappresenta un prodotto socioculturale, frutto di 
quattro elementi tipici del contesto americano degli anni sessanta, tra loro fortemente 
interconnessi: 
- I progetti di difesa militare. 
- La grande ricerca scientifica 
- Gli interessi industriali 
- La grande tradizione anarchica e libertaria statunitense. 
Il lancio del primo Sputnik sovietico, infatti, allarmò il sistema militare e tecnologico 
americano dando il via da parte dell‟Advanced Research Projects Agency (la nota ARPA) del 
Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ad una serie di iniziative difensive. Una di esse, 
concepita da Baran, contemplava la creazione di un sistema di comunicazione invulnerabile 
ad eventuali attacchi nucleari. 
Basato sulla tecnologia della commutazione a pacchetto, il sistema mirava a rendere la rete 
indipendente da centri di comando e controllo, così che le unità di messaggio fossero 
autonome e riuscissero a ricomporsi nel messaggio originale in qualsiasi punto del sistema. 
Quando questa possibilità si estese a tutti i tipi di messaggio, tra cui suoni, immagini e dati, si 
creò una rete in grado di comunicare ai propri nodi senza impiegare centri di controllo. 
L‟universalità del linguaggio digitale e la pura logica a rete del sistema di comunicazione 
crearono le premesse tecnologiche per una comunicazione orizzontale e globale. 
La prima rete di computer, denominata ARPANET in omaggio al suo sponsor, andò online il 
1 settembre 1969, con la costituzione dei primi quattro nodi, costituti dall‟ University of 
California a Los Angeles, lo Stanford Research Institute, l‟ University dello Utah e 
dall‟University of California a Santa Barbara. 
Essa era accessibile ai primi centri di ricerca che collaboravano con il Dipartimento degli Stati 
Uniti, ma al loro interno gli scienziati cominciarono ad utilizzarla per scopi di comunicazione 
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personale, tanto da rendere difficile separare la ricerca militare da quella scientifica e dalla 
comunicazione personale. 
Pertanto nel 1983, una volta che l‟accesso venne consentito agli scienziati di tutte le 
discipline, si assistette alla separazione di ARPANET, dedicata a scopi scientifici, da 
MILNET, orientata alle applicazioni militari. Ulteriori reti nacquero per gli studiosi delle 
discipline non scientifiche. 
La rete delle reti che prese definitivamente vita negli anni Ottanta venne denominata 
ARPANET, in seguito INTERNET, ancora sovvenzionata dal Dipartimento della Difesa. 
Nel 1990, dopo venti anni di servizio, l‟attività di ARPANET, ormai obsoleta, cessò: 
pressioni commerciali e lo sviluppo di forti reti societarie private o di cooperative no profit 
hanno via via portato alla chiusura dell‟ultima dorsale a gestione pubblica, dando il via alla 
privatizzazione completa di internet. 
Nonostante ciò, essa ha continuato a non avere alcuna autorità di sorveglianza effettiva, segno 
della difficoltà di controllare un mezzo di comunicazione di tale portata, sia in termini 
tecnologici che culturali. 
Molte delle applicazioni di internet sono derivate, dunque, dalle invenzioni inattese e 
secondarie dei suoi primi utenti, dando origine a una pratica che avrebbe costituito una delle 
caratteristiche essenziali di questo nuovo mezzo. 
In parallelo, un ruolo altrettanto significativo è stato rappresentato da una controcultura 
digitale particolarmente attiva, quella dei cosiddetti Hacker, spesso associata intellettualmente 
ai movimenti degli anni Sessanta nella loro versione più utopica e libertaria. 
La diffusione di un protocollo che consentisse ai computer di trasmettere file direttamente 
senza passare per un sistema host ha permesso un tipo di tecnologia a costo zero, quale intento 
hacker di estendere il più possibile le capacità di comunicazione. 
Paradossalmente, questo approccio controculturale alla tecnologia ha avuto un effetto simile 
alla strategia di interconnessione orizzontale di ispirazione militare, mettendo a disposizione 
mezzi tecnologici a chiunque possedesse le conoscenze tecniche e uno strumento di 
elaborazione quale il pc, che man mano iniziò una progressione senza precedenti 
d‟incremento di potenza e al tempo stesso di diminuzione di prezzo. 
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Tuttavia, fino al 1990 Internet risultava ancora difficile da utilizzare per i profani, con una 
capacità di trasmissione grafica molto limitata e il recupero di informazioni estremamente 
difficoltoso. 
Il nuovo salto tecnologico che ne ha permesso la definitiva affermazione è stato la 
progettazione di una nuova applicazione, il World Wide Web, che si apprestava ad 
organizzare il contenuto dei siti per informazione piuttosto che per posizione, fornendo agli 
utenti un modo semplice di ricerca per individuare l‟informazione desiderata, e rendendo 
ancora più visibile la struttura di rete sottostante. 
Questa e ulteriori invenzioni e scoperte sono state possibili, oltre agli elementi citati, anche 
grazie alla possente ideologia meritocratica interna agli ambienti accademici statunitensi, con 
una forte impronta illuminista, e nel contempo alla spiccata cultura imprenditoriale orientata a 
realizzare profitti in un ambito di investimento dedicato all‟innovazione più che al capitale. 
In definitiva, Internet si pone dunque come “progetto per un sistema comunicativo delle forze 
armate statunitensi, sviluppato da tecnici altamente specializzati delle università, diffuso dalle 
comunità virtuali di giovani animati da aneliti di libertà e reso commercialmente accessibile a 
un gran numero di persone dal sistema imprenditoriale” (Iorio 2004, p. 35), quale prodotto 
culturale di uno specifico contesto storico. 
Sono queste le fondamenta di una nuova era, la “Galassia Internet”,- che soppianta quella che 
McLuhan ha definito “Galassia Gutenberg” (1962)- , intendendo con essa la base tecnologica 
su cui si fonda una nuova forma di organizzazione sociale: la network society. 
Le caratteristiche succitate di flessibilità e di adattabilità hanno inoltre permesso una 
maggiore capacità di adeguamento al cambiamento, estendendo e delineando una nuova 
organizzazione in ogni ambito dell‟economia, della politica, della società. 
Il concetto di base di questa nuova struttura è, infatti, proprio quello di “rete”, inteso come un 
insieme di nodi interconnessi. 
Si tratta di una figura aperta, capace di espandersi senza alcun limite, integrando nuovi nodi 
fintanto che essi siano in grado di comunicare fra loro all‟interno della rete stessa, ovvero 
condividendo gli stessi codici di comunicazione. 
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In quest‟ottica, la nuova economia si riorganizza intorno a reti globali di capitale, 
management e informazione, il cui accesso al know-how tecnologico si pone all‟origine della 
produttività e della competitività. 
Imprese, organizzazioni e istituzioni si costituiscono in reti, rimescolando i settori ed 
estendendosi a diversi raggruppamenti geografici di unità economiche, comportando una 
individualizzazione del lavoro e una disaggregazione della manodopera nel suo input iniziale, 
con una riaggregazione solo nell‟output finale, attraverso una molteplicità di mansioni 
interconnesse in luoghi diversi. 
Questa riorganizzazione del capitalismo si differenzia dai precedenti storici nelle 
caratteristiche di globalità e ristrutturazione profonda intorno a una rete di flussi finanziari, 
nell‟ambito dei quali la creazione del valore di capitale è sempre più costituita da quello di 
tipo finanziario, in cui la tradizionale classe capitalistica viene sovrastata da un “capitalista 
collettivo senza volto” (Castells 2002, p.540), costituito dai flussi finanziari azionati dalle reti 
elettroniche. 
Un concetto, quello di flusso, applicabile secondo l‟autore anche alle dimensioni di spazio e 
di tempo, che perdono in questa nuova struttura il significato di determinante stabile, per 
divenire un “tempo senza tempo” e uno “spazio senza spazio”, in cui la logica dei flussi 
dissolve tempo e spazio mettendo in disordine la sequenza di eventi e rendendoli simultanei, 
così da inserire la società in un‟eterna dimensione effimera. (ibidem) 
Il quadro che si è cercato di delineare è quello di una riorganizzazione complessiva incentrata 
sulla flessibilità e apertura tipica della struttura a rete, caratterizzata da una forte pervasività in 
tutti i campi dell‟attività sociale, da quello economico (con una riorganizzazione capitalistica 
costituita da uno spostamento di produttività da materia a conoscenza), a quello sociale (con 
una riorganizzazione di rapporti di vario tipo,quali quello lavorativo, organizzativo, familiare, 
individuale), a quello politico (con una ridefinizione del concetto di democrazia, in un dialogo 
costante tra globalizzazione e identità locali). 
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1.3 La comunicazione mediata 
Gli esseri umani si sono impegnati da sempre nella produzione e nello scambio di 
informazioni e contenuti simbolici, in tutte le società. A partire dalle prime forme di gestualità 
e linguaggio, la produzione, l‟immagazzinamento e la circolazione delle informazioni hanno 
costantemente rappresentato aspetti centrali della vita sociale, evolvendosi e modificandosi 
col tessuto sociale in cui venivano creati. 
Il ruolo dell‟evoluzione delle tecnologie della comunicazione come riflesso dell‟evoluzione 
dell‟uomo è infatti un tema classico dei più importanti teorici dei mass media (Innis 1951; Mc 
Luhan 1962; Meyrowitz 1985) 
Thompson (1995) su questa scia individua due dimensioni nella natura di ogni mezzo di 
comunicazione: 
- una irriducibile dimensione simbolica, in quanto riguarda materiali che gli individui 
considerano dotati di significato, quale rielaborazione del carattere simbolico della vita 
sociale, riorganizzazione dei modi in cui le informazioni e i contenuti simbolici sono 
prodotti e scambiati nel mondo sociale, e ristrutturazione dei modi in cui gli individui 
si rapportano l‟un l‟altro e a se stessi; 
- una dimensione di contesto, in quanto ogni tipo di comunicazione mediata è sempre 
un fenomeno sociale contestualizzato, immerso in contesti sociali strutturati che a loro 
volta esercitano un effetto strutturante sulla comunicazione che in essi ha luogo. 
In questa ottica, i media acquistano un ruolo maggiore di semplici contenitori o mezzi di 
trasporto di messaggio, rappresentando al contrario “ambienti in cui avvengono le interazioni, 
ambienti che contribuiscono a creare società tecnologicamente strutturate” 
(Paccagnella,2000) 
La produzione di forme simboliche e la trasmissione di queste ad altri implica dunque 
l‟impiego di un mezzo tecnico, il sostrato materiale costituito dagli elementi fisici con cui e 
per mezzo dei quali l‟informazione viene fissata e trasmessa dal produttore al ricevente. 
Ciascun mezzo tecnico consente gradi diversi di: 
- fissazione delle forme simboliche, permettendo la conservazione su mezzi con una 
determinata resistenza nel tempo; 
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- riproduzione, consentendo la produzione di più copie; 
- distanziazione spazio-temporale, consentendo la separazione della forma simbolica dal 
contesto della sua produzione. 
Riguardo quest‟ultimo punto, per quanto tutti i mezzi tecnici esercitino una qualche influenza 
sugli aspetti spazio-temporali della vita sociale, particolarmente significativo è stato lo 
sviluppo della tecnologia delle telecomunicazioni. Se prima di esso, per estendere nello spazio 
l‟accessibilità delle forme simboliche era necessario trasportarle fisicamente, l‟avvento delle 
telecomunicazioni ha prodotto lo sganciamento di spazio e tempo, permettendo la 
trasmissione su lunghe distanze con una dilazione relativamente piccola. 
Internet, in questo discorso, ha permesso la scoperta di quella che Thompson richiama come 
“simultaneità despazializzata”, intesa come separazione dell‟esperienza della contemporaneità 
dalla condizione spaziale di un ambiente comune (1995). 
“E‟ diventato possibile sperimentare come simultanei eventi che pure accadano in luoghi 
spazialmente lontani. In contrasto con la concretezza del qui e ora, è emerso un senso del 
“momento presente” non più legato ad alcun luogo particolare. La simultaneità si è estesa 
nello spazio fino a diventare globale”(ibidem, p. 52). 
Paccagnella richiama alla prudenza nell‟esporre caratteristiche originali dei nuovi media 
rispetto a quelli tradizionali, riportando l‟attenzione su come tratti quali l‟economicità e la 
velocità di trasmissione non siano esclusivi di Internet, ma nel contempo indica due elementi 
di novità delle reti: 
- la flessibilità comunicativa permessa dalla Comunicazione mediata dal computer, 
intesa come possibilità di trasmettere non solo testi scritti ma anche suoni e immagini 
fisse o in movimento, scegliendo le modalità di invio e ricezione a livello di tempo dei 
dati stessi. 
- La metafora della “rete in quanto luogo”, ove è possibile incontrare e conoscere gente, 
frequentare zone particolari che rispondano agli interessi di un dato momento, 
garantire una forte “presenza sociale” (che l‟autore intende come sensazione degli 
attori ad esperire una certa situazione). 
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Accanto ad esse, l‟autore riconosce ulteriormente come caratteristiche dei nuovi media: 
- La digitalizzazione , ovvero la rappresentazione dell‟informazione attraverso una 
sequenza di cifre, che garantisce rapidità in termini di creazione, trasmissione e 
fruizione. 
- La multimedialità, ossia l‟articolazione del contenuto attraverso diversi canali: suoni, 
grafici, immagini, testi scritti. Sebbene anche la tv e il cinema possano essere 
considerati multimediali, il multimedia che caratterizza internet si contraddistingue per 
una integrazione più spinta tra i diversi codici, con un ventaglio di possibilità 
maggiore di commistione di modalità. 
- L‟interattività, intesa in questo caso come misura della potenziale capacità di un 
medium di lasciare che l‟utente eserciti una influenza sul contenuto o la forma della 
comunicazione mediata. 
- L‟ipertestualità, ovvero la possibilità di accedere ad un documento all‟interno del 
quale sono inseriti rimandi e collegamenti ad altri documenti più o meno connessi al 
precedente. 
Quanto alle modalità specifiche, Paccagnella (2000) distingue due tipologie di comunicazione 
in rete: 
- sistemi di comunicazione sincrona, nel cui caso la comunicazione avviene in tempo 
reale ed è richiesta la necessaria compresenza nello stesso istante degli interlocutori; 
- sistemi di comunicazione asincrona, in cui lo scambio e l‟aggiornamento dei messaggi 
avvengono con ritardi variabili di minuti o giorni, con la possibilità di partecipazione 
alla discussione in tempi successivi, secondo orari e momenti congeniali. 
Esempi di comunicazione sincrona sono IRC (Internet Relay Chat) e ICQ (I Seek You), 
caratterizzati da un tipo di comunicazione rapida, sintetica, con scambi frequenti e con un 
registro linguistico molto simile a quello della conversazione faccia a faccia, facendo largo 
uso di abbreviazioni, acronimi ed espedienti paralinguistici specifici. 
Esempi di modalità asincrona, invece, sono costituiti dalla posta elettronica, le liste di 
distribuzione o i newsgroup. Queste ultime due introducono una ulteriore dimensione sociale 
poiché il messaggio che si invia o si riceve non è un semplice messaggio personale diretto ad 
una singola persona ma diventa un intervento pubblico posto all‟attenzione del gruppo di 
iscritti. Il contesto della comunicazione asincrona permette interventi più articolati di quelli 
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sincroni, vista la possibilità di prendersi tutto il tempo per inviare e ribattere ad un 
determinato messaggio. 
Paccagnella affianca a queste due tipologie sistemi misti, quali MUD e affini, intesi come veri 
e propri ambienti virtuali di interazione, che offrono diverse modalità comunicative, quali 
luoghi di incontro in tempo reale, bacheche pubbliche, sistemi di posta asincrona. 
Sia che la modalità sia sincrona o asincrona, l‟interazione in rete è costituita esclusivamente 
da atti comunicativi: esiste e viene riconosciuto soltanto colui che comunica. Per questo 
motivo risultano estremamente importanti i processi di sviluppo di un linguaggio specifico, 
che si adatti ai limiti e alle possibilità offerte dal mezzo e che renda gli attori capaci di 
condividere senso e significato delle loro azioni negli ambienti virtuali. 
Primo esempio di una specificità di linguaggio, atto ad arginare una delle più evidenti 
limitazioni della CMC, ossia la mancanza di codici comunicativi gestuali, mimici e 
prossemici, è rappresentato dagli smileys (chiamati anche emoticon o, in italiano, faccine): 
:-) 
:-P 
:-( 
Combinazioni di carattere come queste costituiscono strategie del tutto esclusive della 
comunicazione mediata, atte ad immergere ogni frase nel contesto emotivo in cui la si vuole 
esprimere. Si tratta di fenomeni esclusivi della comunicazione telematica, che richiedono una 
certa dose di competenza linguistica specifica per essere usati e decodificati e fanno parte del 
patrimonio culturale acquisito durante un particolare processo di socializzazione. Lungi 
dall‟essere espedienti unicamente scherzosi, essi aiutano la comprensione in un dato contesto 
comunicativo, così come altre convenzioni creative quali, per esempio, l‟uso dei caratteri 
maiuscoli interpretati come aumento del tono della voce o l‟uso di asterischi per enfatizzare o 
censurare particolari parole. 
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1.1.4 Il cyberspazio 
Tra tutti gli strumenti offerti da Internet, il World Wide Web è senza dubbio il più innovativo. 
Definito efficacemente da De Kerckhove (1997) come sistema che interconnette vari database 
grazie a link specializzati che forniscono automaticamente l‟accesso alle informazioni, esso 
ha sancito definitivamente la diffusione universale della rete delle reti, evidenziandone la 
cesura rispetto a tutti i vecchi media. 
Attraverso dei programmi di navigazione, detti browser, l‟utente può transitare da una pagina 
all‟altra semplicemente mediante click di mouse. Le pagine web, ultimo sviluppo della rete, 
costituiscono infatti degli ipertesti, contenendo rimandi ad altre pagine cliccando sui quali è 
possibile spostarsi agevolmente da una parte all‟altra del sistema. 
Questo tipo di strumento ha posto le basi per una nuova infrastruttura, fondata su spazi e 
tempi universali: il cyberspazio. 
L'origine del termine si trova nella parola greca kyber che vuole dire "navigare" e tende ad 
indicare uno spazio effettivamente navigabile. L'inventore del termine è lo scrittore William 
Gibson che nel suo romanzo “Neuromante” del 1984 descrisse uno spazio digitale e 
navigabile, un mondo elettronico visuale e colorato nel quale individui e società interagiscono 
attraverso le informazioni. 
Il cyberspazio di Gibson é un universo di reti digitali di computer, un mondo nel quale 
multinazionali, corporazioni e pirati informatici si scontrano per la conquista dei dati e delle 
informazioni. E' un nuovo fronte culturale ed economico. 
"Cyberspazio. Un' allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori 
legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici...Una 
rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. 
Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e 
costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano..." ( Gibson 1984, p.54) 
Con esso, dunque, si designa in generale un ambiente virtuale che consenta di accedere a tutte 
le informazioni che sono raccolte in banche dati, rendendo possibile inoltre l‟interscambio fra 
molteplici utenti. 
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Dell‟Aquila propone la definizione di Tagliagambe, che intende per cyberspazio “una 
visualizzazione spazializzata delle informazioni disponibili in sistemi globali di elaborazione 
di esse, lungo percorsi forniti da reti di comunicazioni, che permette la compresenza e 
interazione tra più utenti, e rende possibile la ricezione e la trasmissione di informazioni 
attraverso l'insieme dei sensi umani, la simulazione di realtà reali e virtuali, la raccolta e il 
controllo dei dati lontani attraverso la telepresenza e l'integrazione e intercomunicazione con 
prodotti e ambienti intelligenti nello spazio reale" (1997, p.39) 
Lévy allarga l‟analisi del concetto in questione, intendendo per cyberspazio lo spazio di 
comunicazione creato dall‟interconnessione mondiale dei computer e delle memorie 
informatiche (Lévy,1996). 
Una tale definizione comprende l‟insieme dei sistemi di comunicazione elettronici, incluse le 
reti telefoniche classiche, nella misura in cui affluiscano informazioni provenienti da fonti 
digitali. 
L‟autore insiste su questa codifica digitale, tratto distintivo del cyberspazio nel momento in 
cui condiziona il carattere fluido, ipertestuale, modificabile in tempo reale, interattivo e 
virtuale della informazione. 
Virtualità che viene intesa, sgombrando il campo da concezioni fuorvianti che si oppongano 
al reale,come ulteriore modalità dell‟essere, come pure movimento del farsi altro, secondo una 
direzione né negativa né positiva né tantomeno neutra (1995). 
In una dimensione in cui la sincronizzazione rimpiazza l‟unità di luogo e l‟interconnessione 
sostituisce l‟unità di tempo, la virtualizzazione si associa a due fenomeni particolari: la 
deterritorializzazione, intesa come smarcamento dall‟ hic et nunc, e quello che Lévy definisce 
“effetto Moebius”, il passaggio dall‟interno all‟esterno e viceversa, i cui i confini non sono 
più ovvi, i tempi e il luoghi si mescolano, così come vengono rimessi in discussione i concetti 
stessi di pubblico e privato. 
In questa nuova rivoluzione, l‟informatica, intesa come software e supporto materiale, 
decostruisce il computer a vantaggio di uno spazio di comunicazione navigabile e trasparente 
incentrato sui flussi di informazione. 
Questo nuovo ambiente possiede come tendenza fondamentale quella di mettere in sinergia ed 
interfacciare i dispositivi di creazione, registrazione, comunicazione e simulazione 
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