8 
 
 
INTRODUZIONE 
 
 
Perché rileggere Alexander Langer oggi? La scelta di approfondire la vita e le 
opere di Alex “die Brücke” deriva dall’attualità degli argomenti affrontati da questo 
insegnate sudtirolese sui generis, impegnato nella salvaguardia dell’ecosistema e 
nella valorizzazione di una convivenza pacifica tra popoli. Dopo aver letto gli articoli 
scritti da questa persona straordinaria, ed aver osservato la sua vita attraverso lo 
sguardo affettuoso e coinvolto di numerosissimi amici e collaboratori, si comprende 
quanto l’aspetto militante della sua produzione giornalistica fosse intrinsecamente 
collegato alla vita vissuta ed alle scelte intraprese da questo uomo non comune. Egli 
ha vissuto in difesa del rispetto, armato della sola parola e dell’esempio personale, ha 
sostenuto le idee in cui credeva fino alla fine de suoi giorni: attenzione verso il 
prossimo e verso la natura. 
Nella vita di questo edificatore della convivenza, le parole e le azioni sono sempre 
state strettamente correlate: con il dialogo e la comunicazione ha tentato di 
mobilitare persone, cambiare sistemi politici e sociali, motivare la Comunità 
Europea. La storia dell’Europa e le vicende personali di questo costruttore di pace si 
sono intrecciate, fino a sfumare i contorni tra vita privata e vita pubblica. Di qui la 
scelta di  dividere il presente studio in due parti: una prima sezione approfondisce le 
vicende personali ed umane di Alex Langer (in relazione ad uno scenario storico 
carico di sconvolgimenti e aspettative internazionali); una seconda parte è dedicata 
all’analisi testuale.  
I numerosissimi testi, del politico altoatesino, sono stati valutati sotto tre aspetti: il 
contenuto; l’utilizzo di tropi; la frequenza e la scelta dei termini. Alla base 
dell’analisi testuale il desiderio di verificare la caratteristica di militanza della 
scrittura di Alex Langer, nei contenuti e nella scelta della tessitura del testo. La 
seconda parte del presente approfondimento è suddivisa in tre capitoli che affrontano 
i temi più rilevanti per la vita e la personalità del pacifista verde: la religione; 
l’ecologia; la pace. Infatti per capire meglio le caratteristiche del giornalismo 
militante, si è ritenuto fondamentale non limitarsi ai contenuti degli articoli, ma
9 
 
verificare le scelte linguistiche, per comprendere in che toni e con quali priorità, 
sostantivi, aggettivi e verbi siano stati scelti per veicolare dei significati. Nel 
comunicare con il lettore o l’ascoltatore, la metafora ha un ruolo centrale, di qui il 
desiderio di approfondirne lo studio. L’immagine simbolica rappresenta la via 
attraverso cui Alex Langer riesce ad esprimere, in maniera diretta, concetti complessi 
ed a raggiungere, con immediatezza, il ricettore del messaggio. 
Questo parlamentare verde nella sua vita ha scritto molto, ma non può essere 
considerato un vero  proprio scrittore, è significativo infatti che, in vita, non abbia 
mai pubblicato libri. Scriveva su giornali e riviste,  ha redatto una infinità di articoli 
ed interventi perché aveva  della cose da dire, dei messaggi da comunicare, dei 
progetti da concretizzare, trasformando il linguaggio in un monito all’azione. Egli 
incarna, non solo la passione e la forza di chi vive dei propri ideali, ma anche la 
lungimiranza di chi osserva con scrupolo ed attenzione il panorama nella sua 
interezza e non si limita ad una visuale parziale e partigiana della realtà. Alexander 
Langer nelle sue affermazioni, nelle sue scelte e nella sua linea di comportamento è 
di un’attualità strabiliante, egli ha saputo vedere oltre l’immediato futuro, 
prevedendo scenari e sviluppi della politica nazionale ed internzionale a lungo 
termine. 
L’immagine del  “ponte”, a cui spesso il pacifista viene associato,  identifica la 
sua costante attenzione per la comunicazione, il suo desiderio di collegare, sia 
fisicamente sia concettualmente, le diverse realtà, ma anche il suo istinto per  
mediazione e dialogo. Nell’era dei social network e delle comunità virtuali - in cui si 
usa la rete per creare contatti e collegamenti tra persone e culture diverse - la 
metafora del ponte appare decisamente attuale. Tuttavia la comunicazione 
rappresenta per Langer, non un concetto astratto, ma un mezzo attraverso cui mettere 
fisicamente in contatto persone e mondi lontani. 
Sotto ogni punto di vista questo militante altoatesino è stato un uomo di frontiera, 
che non ha mai avuto paura di dire apertamente e garbatamente il proprio punto di 
vista, senza timori, ma sempre con la consapevolezza di chi agisce secondo 
coscienza. Cattolico autodidatta si è fatto egli stesso critico dei difetti della chiesa; 
sostenitore delle idee ecologiste ha attaccato il movimento quando si è trasformato in 
partito autoreferenziale; difensore dei diritti dei gruppi minoritari, lui stesso
10 
 
minoranza etnica; pacifista in zone di guerra che crede nel dialogo e nella 
conoscenza diretta. Ciò che indubbiamente ha caratterizzato l’intera vita di questa 
persona singolare è stata la fiducia nell’individuo, non nel genere umano, ma nella 
persona, nel contatto diretto tra vite reali, nel dialogo tra persone fisiche che cercano 
“un ponte”, una mano tesa per entrare in contatto con ciò che è  “altro da sé”.
11 
 
 
1. COME NASCE “IL POLITICO DI UNA POLITICA CHE NON ESISTE” 
 
 
 
Ai piedi di quel dannato albicocco hai lasciato le tue scarpe. Ora ce le infiliamo noi e andiamo 
avanti. Arrivederci sulla cima..
1
 
 
 
Alexander Langer ha firmato i primi articoli con lo pseudonimo “miles”, 
sostantivo che in latino significa non solo combattente, ma anche pedone, quella 
forza sacrificabile, che per prima si espone tra le file dell’esercito, l’uomo coraggioso 
ed un po’ incosciente, che si espone per dovere di patria, il soldato che parte alla 
carica e che viene colpito con più facilità nella ritirata
2
. Alex è stato proprio questo 
nella sua vita, un combattente pacifico che ha lottato per la sua patria: “Haimat”. Egli 
non si è riconosciuto in nazionalismi ottusi, in bandiere vincolanti, ma con estrema 
lungimiranza, ha guardato oltre i limiti di uno stato, prima all’Europa e 
successivamente all’intero pianeta, per perseguire il bene comune: la pace ed il 
rispetto della nostra casa, l’ecosistema. Come una quercia, con radici ben piantate 
nella terra d’origine, il Sudtirolo, Langer ha allargato le braccia in un titanico 
tentativo di raccogliere quanto più mondo gli era possibile, nella speranza di 
raggiungere ed aiutare, non solo con le parole, ma con fatti concreti, quante più 
persone possibili. Pensando ad Alexander Langer mi viene in mente l’acqua, 
trasparente, inesorabile, costante, che con pazienza e tempo scava la pietra, sgretola 
le montagne; l’acqua, che non si riesce ad imbrigliare, si può tentare di indirizzarla, 
ma con forza, talvolta devastante, deve necessariamente seguire il suo corso; l’acqua, 
il bene necessario per eccellenza che dovrebbe essere massimamente democratico. 
Così è stato Alexander Langer, trasparente in un periodo di politica “sporca”, 
costante ed inesorabile nelle sue battaglie, onesto con se stesso e con gli altri nel 
cambiare rotta quando necessario, ma soprattutto Alex è stato di tutti, 
democraticamente aperto al mondo, a tutto il mondo, al nord ed al sud, all’est ed 
all’ovest, all’uomo di potere ed al cittadino di strada. Nel percorrere migliaia di 
                                                           
1
 P. Valente,  Noi andiamo avanti, in “il Segno”,  8.5.1995, p. 1. 
2
 Il titolo del presente capitolo è tratto da: Emiliano Liuzzi: in Ricordo di Alex Langer, in “il Fatto 
Quotidiano”, 30.7.2011.
12 
 
chilometri è diventato egli stesso parte di un cammino, trasformandosi egli stesso in 
ponte, un coraggioso ponte su cui tutti avevano diritto di transitare, con idee e 
pensieri, ma soprattutto con azioni concrete. “Il più impolitico dei politici” lo ha 
definito Pino Corrias
3
, io penso al contrario che lui fosse proprio “Il Politico”, 
quell’uomo a cui poter delegare la propria fiducia, colui che spinge con l’esempio ad 
impegnarsi per migliorare la realtà, colui che fa sentire le persone parte di un comune 
progetto. Ha scritto Michele Serra: 
“Sarebbe bello se i tanti nuovi politici improvvisati e boriosi, certi di conoscere il mondo 
perché conoscono i bilanci aziendali, chinassero la testa davanti ad un coraggioso, pulito, 
vero, uomo politico. E che, abituati a considerarsi invidiati perché sono ricchi e potenti, 
provassero a loro volta una salvifica invidia per questo povero grande ragazzo appeso ad un 
ramo di albicocco, che ha saputo pensare alla vita e alla politica come a una prova di infinita 
generosità nei confronti degli uomini.”
4
 
Alexander Langer, un pacifista che con mite 
determinazione ha contribuito a trasformare il 
mondo ed a renderlo migliore. Per la sua 
generazione la politica è la vita, citando Aldo 
Cazzullo, “tra due generazioni quella del 
dopoguerra e quella degli anni ’80 che 
progettava la propria carriera, ne cresce una 
che progetta la rivoluzione”
5
, ed Alex la 
rivoluzione l’ha fatta, ma a suo modo, una rivoluzione silenziosa e di ampio respiro 
che cercherà di costruire l’Europa dei popoli, delle regioni, oltre l’economia e la 
finanza, verso un cammino di politica comunitaria. Alexander Langer, è nato in un 
paesino di provincia, ha scavalcato i confini della divisione linguistica, ha superato i 
limiti del nazionalismo italiano, è andato oltre l’Europa dei “ricchi”, ha guardato a 
sud ad est e a sudovest, ed è morto da cittadino del mondo
6
. 
 
 
                                                           
3
 A. Langer, Non per il potere, Milano, Chiarelettere editore, 2012, p. VIII. 
4
 Ibidem. 
5
 A. Cazzullo, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione1968-1978: storia di Lotta Continua, Milano, 
Mondadori, 1998, p.4. 
6
 A. Langer, Ein Europa der Regionen, in “Pogrom”, dicembre 1993, poi in Sigfried Baur , Riccardo 
Dello Sbarba (a cura di), Alexander Langer. Aufsätze zu Südtirol 1978-1995. Scritti sul Sudtirolo, 
Merano (BZ), Alpha e Beta verlag, 1996, pp. 286-296; Id. Per un Euregio più alpina che tirolese, in 
“Arcobaleno”, febbraio 1995, poi in Scritti sul Sudtirolo, pp. 297-299. 
Figura 1.1 - Il giovane 
ALexander Langer
13 
 
1.1 Il giovane Langer da Sterzing a Bolzano. Le origini 
 
E’ un ragazzino biondo dagli occhi chiari e dallo sguardo intelligente, osserva 
tutto con molta attenzione. Ha soli 11 anni ma, cartella in spalla, si dirige verso il 
treno che lo porta a Bolzano. Trascorrerà tutta la settimana da parenti, lontano dal 
suo amato paese, per frequentare la scuola media francescana in lingua tedesca. Non 
è uno di quei bambini che si affermano prepotentemente, anzi, essendo il ragazzino 
più piccolo sul treno spesso subisce le angherie altrui. Eppure, quel treno che lascia 
la stazione di Vipiteno, diretto a Bolzano, e 
quella cartella in spalla che, già da giovanissimo 
lo accompagna nella sua quotidianità, 
rappresentano in pieno la personalità del giovane 
Langer. Proprio in quella stazione, nel distacco 
da quella casa, nel voltare le spalle a quei monti 
inizia il cammino del giovane Alexander. 
Metafora della sua esistenza, Langer trascorrerà 
un’intera vita con lo zaino in spalla, lo sguardo rivolto alla prossima meta ed il cuore 
legato alle sue montagne. A volte con stanchezza, a volte con fatica, ma sempre con 
la passione di una mente intelligente e curiosa che studia ogni sfumatura della realtà.  
Scrive Fabio Levi nel suo ricordo di Alexander Langer: 
 “Alexander partiva la mattina presto. La sua casa, a ridosso della Torre di città, era in cima 
alla strada. Al primo piano in cucina c’era una rientranza: era un angolo di torre che veniva 
dentro e così sembrava meglio proteggere chi le abitava accanto, al pian terreno stava la 
farmacia che da generazioni apparteneva alla famiglia della madre.”
7
  
 
Questo era l’ambiente in cui Alex stava crescendo, un misto di tradizione ed apertura 
al cambiamento, alle novità ed al futuro. Una figura importante guida 
quotidianamente Alex nei suoi passi, una personalità forte, ma allo stesso tempo 
sensibile, coraggiosa e determinata: la madre, Elisabeth Kofler. Prima donna a 
laurearsi in chimica in Italia, discendente di un’antica famiglia, i von Pretz, Elisabeth 
nasce a Vipiteno nel 1909; trasferitasi a Roma per gli studi universitari, la giovane si 
                                                           
7
 Fabio Levi insegnante di storia contemporanea presso l’Università di Torino. Studioso della cultura e 
della storia ebraica, si è occupato anche della società novecentesca. Particolare interesse ha dimostrato 
per la psicologia sociale e per la sociologia dei comportamenti, affrontando temi quali: le condizioni 
dei diversamente abili e le relazioni interculturali. F. Levi, In viaggio con Alex. La vita e gli incontri di 
Alexander Langer (1946-1995), Milano, Feltrinelli, 2007, p.7. 
Figura 1.2 - La casa di Langer a 
Vipiteno
14 
 
specializza in seguito in farmacia, una donna tenace e decisa. Tornata a vivere a 
Vipiteno dopo gli studi, si innamora di un giovane viennese, nato nel 1900 e 
trasferitosi nella Bolzano austriaca durante la Prima guerra mondiale. Il giovane, che 
diventerà il futuro padre di Alexander Langer, dopo gli studi presso il liceo dei 
francescani di Bolzano, si laurea in medicina e nel 1934 diventa primario 
dell’ospedale di Sterzing. Un uomo dedito al lavoro che trascorre gran parte del 
proprio tempo in ospedale, ricoprendo il ruolo del chirurgo, dell’internista, del 
ginecologo; un uomo versatile e sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Sono 
queste le regole di vita che tramanderà al figlio: dedizione, amore per il prossimo, 
professionalità, coerenza
8
. 
                                                           
8
 A. Langer, Minima Personalia: “Perché papà non va in chiesa?”; “Perché non odiamo gli 
italiani?”; “Né giudeo né greco”, in “Belfagor”, marzo 1986, poi in Id., Non per il potere, cit.,  pp. 
29-33; F. Levi, In viaggio con Alex, cit., pp. 7.18; A. Langer, Dal Sud Tirolo all'Europa, Associazione 
La Porta Bergamo, 18 giugno 1990, poi in S. Bauer, R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 17-
25; G. Grimaldi, Alexander Langer: speranze e proposte per un’Europa Federale, in “I Temi”, pp. 1-
17; Id., Alexander Langer (1946-1995) in “AltroNovecento”, 7 luglio 2003, p. 1; Mao Valpiana: 
Alexander Langer, un facitore di pace, in A. Langer, Fare la pace. Scritti su “Azione nonviolenta” 
1984-1995, Cierre Edizioni, Verona, 2005, pp. 7-16; Fondazione Langer, Breve biografia di 
Alexander Langer, 29 settembre 1995, p.1; Giulia Allegrini: Alexander Langer, anima nomade, in 
“Altraeconomia”, 3.7.2005, p. 2; G. Barbiero, Alexander Langer: l’arte della convivenza, in “Lavoro 
culturale”, 16 luglio 2012, p. 1; Peter Kammerer: La maggioranza delle minoranze, Introduzione a 
Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996, p.1-2; Roberto Dall'Olio, Entro il limite, la 
resistenza mite in Alex Langer, Molfetta, Ed. La Meridiana, 2000, pp. 19-29; 
Goffredo Fofi, Alexander Langer: fare ponti e viaggiare leggeri, in “L'Avvenire”,  28-1-2011; 
Fabrizia Ramondino, Il mondo di Alex, in "L’Espresso", 26.7.2007, p. 1; Paolo Campo , Il ritorno di 
Alex profeta, in “Europa”, 3.5.2007, pp. 1-2; Roberto De Bernardis: Langer, infaticabile tessitore, in 
“L'Adige”, 22 maggio 2007, p. 1; Gianfranco Benincasa: intervista a Fabio Levi, in “ Alto Adige”,  
27.3.2007, pp. 1-2; Arianna Marini, La biografia di Alexander Langer, in "www.voceditalia.it", 
23.4.2007, p. 1; Alberto Papuzzi, Alex Langer. La fatica di costruire ponti, in "Tuttolibri", 16.6.2007, 
p. 1; Marco Boato (a cura di),  Le parole del commiato: Alexander Langer dieci anni dopo. Poesie - 
articoli – testimonianze, Trento, edizioni Verdi del Trentino, 2005, pp. 5-14; Id., “Ecopax”: il 
binomio di Alexander Langer costruttore di ponti, a 15 anni dalla sua morte, in “UCT (Uomo Città 
Territorio)”, giugno-luglio 2010, pp. 1-2; F. Levi, Postfazione, in  Clemente Manenti (a cura di), 
Alexander Langer, Lettere dall’Italia, Milano, Editoriale Diario, 2005, pp. 195-204; C. Manenti, Nota 
biografica, in  Lettere dall’Italia, pp.210-213; Adriano Sofri, Edi Rabini, Nota dei curatori, in A. 
Sofri, E. Rabini (a cura di ), Alexander Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti (1961-1995), Palermo, 
Sellerio, 2011, pp. 23-26; Adriano Sofri, Se la patria è il mondo intero, Bolzano, 1 giugno 1996, 
presentazione del libro il Viaggiatore Leggero, pp. 1-2; Id., "Provate sempre a riparare il mondo" Il 
senso di Langer per una rivoluzione mite, in “ Repubblica”, 11.9.2012, p. 1-2; Paolo di Stefano: Alex 
Langer maestro di carità. L'avvenire celebra il verde suicida, nel “Corriere della sera”, 29-1-2011, p. 
1; Emiliano Liuzzi, In ricordo di Alex, cit., pp.1-3; Coordinamento Comasco per la Pace, Alexander 
Langer, uomo di frontiera senza frontiere, in “Peacelink”, 2003, p. 1; Veronica Riccardi, Alexander 
Langer tra “conversione ecologia” e “cultura della convivenza”: una prospettiva pedagogica, in 
“culture della sostenibilità", nr.7, 17.8.2011, pp. 1-7; Goffredo Fofi: chiarezza e dedizione, in "La 
terra vista dalla luna", n. 7, sett.1995, pp. 1-2; Sergio Sinigaglia: In viaggio con Alex, in “Carta”, 
12.7.2007, p. 1. “La Terra vista dalla Luna” è un periodico pubblicato a metà degli anni ’90  da 
Goffredo Fofi, con un programma dedicato a: volontariato,  giovani, disagio, scuola, istituzioni, mezzi 
di comunicazione e cultura. Anche Alexander Langer in diverse occasioni scriverà per la rivista di 
Fofi.
15 
 
Il 6 agosto 1938, esce il primo numero di “la Difesa della razza”, di cui è direttore 
Telesio Interlandi
9
, vengono vendute 85000 copie. Quasi contemporaneamente è 
pubblicato il “Manifesto degli scienziati razzisti”. I dieci punti del Manifesto escono 
sul "Giornale d'Italia" il 15 luglio 1938, sotto il titolo di prima pagina: " Il fascismo e 
i problemi della razza". Il manifesto degli scienziati razzisti è sottoscritto da 180 
eminenti personalità del mondo e sancisce il riconoscimento ufficiale di una razza 
ariana italiana, da tutelare contro eventuali ibridismi. S’innesca, conseguentemente, 
una reazione a catena che condurrà l’Italia in uno dei periodi più bui della propria 
storia. Il 6 ottobre 1938 il Gran Consiglio approva i provvedimenti sulla razza, 
avviando un meccanismo perverso di esclusione e segregazione, fino ai campi di 
sterminio. 
Il 17 novembre 1938 il “Corriere della sera” pubblica in prima pagina le “leggi 
per la difesa della razza” che distruggono la vita a molti esseri umani, sconvolgono 
intere famiglie ed impediscono diverse unioni. Tra coloro che sono segnati da questi 
provvedimenti troviamo anche i genitori di Alexander Langer, i quali non possono 
sposarsi proprio a causa delle diverse confessioni: lei cattolica; lui ebreo. Infatti, il 
fascismo al primo punto delle leggi razziali, proibisce i matrimoni misti.  Sono anni 
difficili e come ricorda Fabio Levi:  
“ C’era poi voluto un prete di una parrocchia di montagna dei dintorni, perché nel ’45 – 
malgrado la guerra, il fascismo e le leggi razziali fossero ormai acqua passata- quelle nozze 
“miste” potessero essere finalmente celebrate senza che la differenza di religione urtasse i 
sentimenti di una popolazione profondamente legata alla chiesa.”
10
 
Questa è la famiglia in cui Alexander Langer nasce il 22 febbraio del 1946 a 
Sterzing, (ribattezzata Vipiteno in epoca fascista). Maggiore di tre fratelli, cresce 
all’interno di un nucleo multiculturale, in una casa ampia, in condizioni economiche 
fiorenti; in famiglia si respira cultura e tolleranza. Ogni estate giunge dall’Olanda un 
                                                           
9
 Telesio Interlandi (1894-195) giornalista e politico della prima metà del ‘900. Dopo gli studi 
superiori, ricopre la carica di redattore capo del "Giornale dell'Isola". Sottotenente nel corso della 
Prima guerra mondiale, al termine del conflitto Interlandi collaborerà con diverse testate: “La 
Nazione” di Firenze, il giornale satirico romano “Travaso” ed il quotidiano fascista l'"Impero". 
Fondatore del foglio ufficiale del fascismo: “il Tevere”, attraverso il quale attacca apertamente 
ministri in carica e personaggi di rilievo del regime fascista. Al "Tevere” collaboreranno importanti 
personalità del secolo: Luigi Pirandello, Emilio Cecchi, Giuseppe Ungaretti, Vincenzo Cardarelli, 
Umberto Barbaro, Giorgio Almirante. Dal 1938 al 1943 dirigerà il quindicinale “La difesa della 
razza”, tramite il quale sosterrà a gran voce la politica razzista del fascismo. Nel 1943 pubblica anche 
un libro molto più discusso, Contra judaeos. (G. Mughini, A via della Mercede c’era un razzista, 
Milano, Rizzoli, 1991; A. Langer, Razzismo, in “Kommune”, agosto 1988, Alexander Langer Lettere 
dall’Italia, cit., pp. 69-71.) 
10
 F. Levi, In viaggio con Alex, cit., p.8.
16 
 
amico di famiglia, un signore ebreo dal nome Fisch, che copre con un piccolo cerotto 
un numero di serie tatuato nei campi di sterminio, un uomo che ha molto da 
raccontare e profonde cicatrici da rimarginare. Questo dunque il clima di casa 
Langer: tolleranza ed apertura mentale. Una famiglia importante nel piccolo paesino, 
con discendenze patrizie e consuetudini fuori dal comune, una famiglia che suscita 
curiosità e soggezione. 
In casa Langer non si parla in dialetto, si comunica in tedesco ed ogni tanto, tra 
una frase e l’altra troviamo qualche espressione in italiano. La madre conosce 
perfettamente questa lingua appresa da bambina, ma il padre, che ha dovuto imparare 
l’italiano in età adulta, come conseguenza delle imposizioni fasciste, fa molta fatica.  
L’italianizzazione del Sud Tirolo era stata imposta dal fascismo: per vent’anni il 
regime aveva imposto scuole di sola lingua italiana, mentre le scuole in lingua 
tedesca non andavano oltre le elementari; ne conseguiva che la maggioranza di 
abitanti tedeschi del Sudtirolo, vivesse la propria condizione come una minoranza 
etnica
11
.  
Il 21 ottobre 1939 Hitler aveva stabilito - in accordo con il capo del governo 
italiano - che i residenti tirolesi di lingua tedesca avrebbero potuto scegliere tra 
cittadinanza tedesca, con relativo trasferimento di residenza e beni all’interno Reich, 
o mantenimento della cittadinanza italiana.
12
  Tra coloro che avevano deciso di 
                                                           
11
 Era il 1923 quando Ettore Tolomei propose ed impose attraverso il Prontuario topografico del 
Trentino, un programma di “reitalianizzazione” che avrebbe modificato la toponomastica dell’Alto 
Adige. La parola “Tirolo” venne cancellata da carte geografiche e documenti ufficiali, la stampa 
tedesca subì forti limitazioni e la lingua tedesca scomparve completamente dalla scuola pubblica. La 
Chiesa, a partire dagli anni venti, rimase la sola depositaria delle tradizioni germaniche in Sudtirolo, 
costituendo una rete di scuole clandestine nei fienili, nelle soffitte e nei masi, consentendo, in questo 
modo, alla tradizione di perpetuarsi. La distruzione dell’identità locale operata dalle istituzioni fasciste 
fu metodica e capillare; fra i diversi provvedimenti imposti da Mussolini: la proibizione delle 
iscrizioni sepolcrali in lingua tedesca e  la distruzione di tutti i principali monumenti locali, al fine di 
cancellare la storia del Sudtirolo. Un ultimo colpo all’identità della regione era stato inferto nel 1934, 
quando, con la creazione di un area industriale a Bolzano, si dava il via all’immigrazione di numerosi 
operai dalle più svariate regioni d’Italia. L’industrializzazione della città venne vissuta come una vera 
e propria colonizzazione ed contribuì a minare in maniera sostanziale l’identità etnica del Sudtirolo. 
(A. Langer, Glockenkarkopf vuol dire Vetta d’Italia?, in “Reporter”, 3.10.1985, pubblicato in S. Baur, 
R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 174-177; Id., Due libri sul Sudtirolo, “L’italiana” di 
Joseph Zoderer e “Sangue e suolo” di Sebastiano Vassalli, in “Reporter”, 14-15 settembre 1985, poi 
in, Scritti sul Sudtirolo, pp. 74-80; Id., Toponomastik. Für eine gegenseitige Anerkennung des 
Heimatrechts, in “FF Die Sudtiroler Illustrierte”, 22.7.1993, poi in Scritti sul Sudtirolo, pp. 227-229; 
F. Bartaletti, Geografia e cultura delle Alpi, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 44-83.) 
12
 Commissioni paritetiche prestabilite avrebbero valutato gli aventi diritto alla richiesta della 
cittadinanza tedesca. Una frattura definitiva si creò all’interno della società sudtirolese, tra: dableiben 
membri vicini al cattolicesimo fedeli alla patria e contrari al nazismo pagano, decisi a restare, e gehen, 
decisi a riunirsi alla nazione tedesca. L’opzione della cittadinanza tedesca fu la scelta dell’80% dei
17 
 
restare in territorio italiano: i nonni di Alexander. Pur avendo sviluppato una chiara 
antipatia verso il fascismo, essi non videro nel nazismo la soluzione; inoltre, partire 
avrebbe significato rinunciare alla certezza di una casa e di un’attività avviata da 
generazioni. A tutto ciò si aggiunga il fidanzamento tra la madre di Langer ed un 
ebreo e si comprenderà meglio i soprusi e le angherie che i genitori di Alex si 
trovarono ad affrontare nel corso dei primi anni della loro unione
13
.  
Mussolini, al contrario di Hitler, non aveva imposto la deportazione degli ebrei 
altoatesini di lingua italiana (provvedimento previsto per gli ebrei di lingua tedesca), 
ma li colpì con misure di ghettizzazione ed esclusione dalla vita pubblica. Gli ebrei 
erano stati costretti ad uscire allo scoperto e successivamente isolati e defraudati 
della loro dignità. All’interno della comunità ebraica italiana, lo stato operava una 
distinzione tra coloro che erano immigrati in Italia dopo il 1919, da considerarsi ebrei 
stranieri soggetti alla deportazione e coloro che, come il dottor Langer, erano 
immigrati prima di quella data, considerati a tutti gli effetti cittadini italiani, ma di 
serie “b”. Il futuro padre di Alexander Langer, immigrato nel 1916, non fu costretto 
alla deportazione, ma perse il proprio lavoro presso l’ospedale di Sterzing e tutti i 
diritti. L’8 settembre 1943, la situazione si era aggravata ulteriormente: i nazisti 
avevano preso il pieno controllo della zona di Bolzano, Trento e Belluno e il 
rastrellamento degli ebrei da inviare ai campi di sterminio passò sotto il pieno 
controllo delle SS. Il dottor Langer era stato costretto alla fuga, prima sul Lago di 
Garda, poi a Firenze, da dove, con l’aiuto di alcuni italiani, riuscì a scappare in 
Svizzera. 
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cittadini di lingua germanica e del 66% dei ladini; in realtà con lo scoppio della seconda guerra 
mondiale, solo il 40% di questi cittadini si spostò effettivamente. La scelta massiva di recarsi in 
territorio tedesco, dimostrò ampiamente il fallimento della politica praticata dal governo italiano. Non 
solo la reitalianizzazione era fallita, ma le conseguenze sociali di questo accordo furono terribili: 
scoppiarono scontri all’interno di intere famiglie e comunità; alcuni fra coloro che erano partiti si 
trovarono costretti a rientrare per l’impossibilità di vivere nel Terzo reich; i dableiben furono definiti 
traditori. (A. Langer, Zum Selbstverständnis der Sudtiroler, in “Die Brücke”, giugno/luglio 1968, 
pubblicato in S. Baur, R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 51-60; S. Bauer, G. Mezzalira, 
W. Pichler, La lingua degli altri. Aspetti della politica linguistica e scolastica in Alto Adige-Sudtirol 
dal 1945 ad oggi, Milano, Franco Angeli, 2008, pp. 34-39; C. Bassi, S. Benvenuti, G. Faustini, Tracce 
di storia. Le grandi battaglie in Trentino e Alto Adige, Daniela Piazza editore, Torino, 2002; F. 
Bartaletti, Geografia e cultura delle Alpi, cit., pp. 44-83 e 89-104.) 
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 A. Langer, Minima Personalia: “Perché non odiamo gli italiani?”, cit., p. 31; F. Levi, In viaggio 
con Alex, cit., pp. 7-18; A. Langer, Blick Zuruck – mit Nostalgie, in “Fohn”, nr.4, 1979, poi in Baur , 
Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 38-44. 
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 A. Langer, Minima Personalia: Perché non odiamo gli italiani, cit.,  p. 31.