6 
 
funzionamento a cui è seguita la fase di stima della risorsa idrica che il torrente mette a disposizione in 
corrispondenza del sito interessato dall‟intervento.  
Si è quindi determinato l‟andamento delle portate naturali ed è stato calcolato il deflusso minimo vitale 
da garantire al corso d‟acqua in ogni condizione. 
Successivamente si è proceduto al progetto, al dimensionamento ed alle verifiche idrauliche della 
condotta di derivazione e di scarico in modo da determinare la portata netta e, calcolato il salto netto, la 
potenza ricavabile dall‟impianto. 
La fase successiva è stata una collaborazione tecnica con varie ditte specializzate nella costruzione di 
generatori a turbina che ha portato all‟individuazione del tipo di turbina più adatto ai dati calcolati e 
alle caratteristiche del sito.  
Con i risultati ottenuti è stato quindi possibile stimare la quantità di energia elettrica media annua 
prodotta dall‟impianto per ciascuna delle soluzioni progettuali individuate. 
Una volta terminato il lavoro progettuale in tutte le sue fasi, l‟alta efficienza produttiva calcolata ha 
dato lo spunto per approfondire il lato economico dell‟opera creando un computo estimativo delle spese 
da sostenere per il ripristino della funzionalità idraulica delle opere esistenti e per l‟acquisto e 
l‟installazione del gruppo turbina-generatore, è stato quindi creato un bilancio tra tali spese ed i ricavi 
ottenibili dalla vendita dell‟energia. 
Lascio a Voi, con questa che spero sia una propedeutica lettura, l‟affascinante scoperta del guadagno.  
 
 
7 
 
INTRODUZIONE 
 
Il XX° secolo verrà ricordato nella storia come momento della consapevolezza globale in materia di 
inquinamento e cambiamenti climatici, nel 1997 infatti e precisamente l‟11 dicembre, più di 160 paesi 
in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti 
climatici (UNFCCC) si sono riuniti in Giappone per sottoscrivere un trattato di materia ambientale 
riguardante il riscaldamento globale; il protocollo di Kyōto. 
 
Il Protocollo di Kyoto tratta di problemi che investono la totalità dei settori delle attività umane, quindi 
il settore energetico, i processi industriali, l'utilizzo di solventi, l'agricoltura, la gestione dei rifiuti e 
molto altro.  
Il Protocollo è diviso in 28 articoli che essenzialmente disciplinano l‟obbligo per i paesi industrializzati 
di ridurre le emissioni di gas serra. Obiettivo principale è la riduzione media del 5% dei livelli di 
emissione del 1990, nel periodo tra il 2008 ed il 2012. Per i paesi più industrializzati e sviluppati, fra 
cui l'Unione Europea, è prevista una riduzione maggiore pari all'8%. Per altri paesi, considerati in via di 
sviluppo, sono fissati limiti meno rigidi. In particolare la riduzione riguarda 6 gas serra: Biossido di 
carbonio (CO2); metano (CH4); protossido di azoto (N2O); idrofluorocarburi (HFC); perfluorocarburi 
(PFC); esafluoro di zolfo (SF6). Per il periodo anteriore al 2008, gli Stati contraenti si impegnano ad 
ottenere entro il 2005 concreti progressi nell'adempimento degli impegni assunti e a fornirne le prove. 
Gli Stati contraenti possono utilizzare il 1995 come anno di riferimento per le emissioni di HFC, PFC e 
SF6. Il Protocollo propone anche alcuni strumenti che indicano come tradurre in pratica gli obiettivi ed 
in particolare: 
8 
 
 ξ L'istituzione di politiche nazionali di riduzione delle emissioni;Il miglioramento dell'efficienza 
energetica;La promozione di forme di agricoltura sostenibili; 
 ξ Lo sviluppo e promozione di fonti energetiche rinnovabili; 
 ξ La cooperazione sotto forma di scambi d' informazioni ed esperienze. 
Il protocollo di Kyōto prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di 
meccanismi di mercato detti “meccanismi flessibili” per l'acquisizione di crediti di emissioni: 
Clean Development Mechanism (CDM): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione 
di realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di 
riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso 
tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi. 
Joint Implementation (JI): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare 
progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare 
i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite. 
Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra paesi industrializzati e ad 
economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas 
serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all‟ET) tali "crediti" a un paese che, al 
contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra. 
 
L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, 
a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di investimento. 
9 
 
L'Unione Europea ha ratificato il Protocollo di Kyoto il 31 maggio 2002 ed è così entrato in vigore il 
16 febbraio 2005, dopo la firma della Russia. Vari paesi industrializzati non hanno voluto ratificare il 
protocollo, tra cui spiccano gli Stati Uniti e l'Australia. 
Utilizzando come riferimento il rapporto 2005 dell'Authority per l'energia, il nostro Paese nel 2004 ha 
consumato 143,4 Mtep. Il valore comprende l'intera domanda di energia, composta non solo 
dall'elettricità, ma anche dai carburanti per i trasporti e dall'industria [2]. A fronte di una domanda di 
143,4 Mtep il nostro paese ha offerto nello stesso anno di riferimento 195,5 Mtep. La differenza, pari a 
52 Mtep (1/3 della domanda nazionale di energia) è composta da consumi e sprechi del settore 
energetico italiano. Si tratta di una quota significativa che lascia intravedere un margine di 
miglioramento dal lato dell'efficienza del sistema energetico italiano. L'Italia importa gran parte delle 
risorse energetiche primarie ed ha una capacità di produzione di energia minima, pari a circa 30 Mtep, 
pertanto deve importare ben 165,5 Mtep di energia dall'estero, pari al 84,6% della domanda energetica 
nazionale. I valori evidenziano una quasi totale dipendenza energetica dall'estero, ma si tratta da una 
situazione non dissimile da quella di molti altri paesi occidentali industrializzati. Il fabbisogno 
energetico italiano è fortemente dipendente dal petrolio per il 45% e dal gas per il 32%.  
A questo punto, come suggerisce il Trattato di Kyoto, la riduzione delle emissioni e dei consumi 
energetici può avvenire fondamentalmente in due modi: 
1. Riduzione del consumo di energia fossile attuale della stessa percentuale, quindi di 3.8 Mtep 
all'anno; 
2. Sostituzione con la produzione derivante dalle energie rinnovabili. 
 
10 
 
Per quanto concerne la riduzione dei combustibili fossili, molti ritengono che sia un'operazione 
destinata a rimanere un'utopia: infatti, con la crescita economica e le cifre che indicano gli aumenti del 
PIL di paesi come Cina ed India, è intuitivo ritenere che la domanda sia destinata inevitabilmente a 
crescere. Addirittura, secondo il rapporto ENEA 2005, la tendenza del consumo nazionale di 
combustibili fossili per il futuro è in aumento di oltre il 2% all'anno. 
Sull'energia rinnovabile ci sarebbe molto da dire, e forse neanche basterebbe. Sintetizzando la 
situazione allo situazione italiana, i dati ENEA 2005 mostrano un contributo dell'energia rinnovabile 
endogena pari all' 8.3% del consumo complessivo e deriva in gran parte dalla produzione idro - 
geotermoelettrica (5.5%), mentre le NFER (Nuove Fonti Energia Rinnovabile) contribuiscono per 
l'1.3%. Però, poiché il contributo dell'elettricità importata dall'estero proviene essenzialmente dalla 
produzione nucleare di Francia e Svizzera, si considera come "rinnovabile" anche la quota del 5% 
d'importazione. Pertanto nelle statistiche europee viene attribuita all'Italia una quota di produzione di 
energia rinnovabile pari a circa il 16% del consumo nazionale di energia. 
 
 
11 
 
 
 
Un dato importantissimo è inoltre dato dall‟energia eolica applicata in Italia, secondo i dati ISES del 
gennaio 2005 infatti, si ha che la potenza eolica totale  installata al 2004 era di 1260 MW con una 
produzione di elettricità di circa 1.8 TWh. In termini di energia fossile sostituita, l'intera attività eolica 
equivale ad un risparmio di combustibile pari a circa 0.4 Mtep, cioè lo 0.23% del consumo totale di 
fossili, a cui corrisponde la rimozione di circa 1.1 Mt di emissioni di CO2, cioè lo 0.23% di quelle 
totali emesse dal nostro sistema energetico. 
Rispetto alle dimensioni sopra evidenziate, si conclude che anche il contributo eolico è oggi irrilevante 
e che, quindi, si dovrebbe fare un massiccio ricorso, oltre che all'eolico, anche agli impianti delle altre 
fonti rinnovabili tra i quali, non ultimo, l‟idroelettrico. 
 
 
12 
 
Cenni storici  
I greci e i romani furono le prime civiltà nel Mondo allora conosciuto, ad utilizzare l'immensa potenza 
dell'acqua, e più precisamente dell'energia cinetica prodotta dal liquido; si deve specificare però che 
queste due antiche civiltà sfruttarono questo tipo di energia rinnovabile solo per azionare semplici ruote 
idrauliche per mulini all‟uopo di  macinare il grano.  
Un progresso tecnico di enormi proporzioni si è avuto alla fine dell'Ottocento all'inizio della Seconda 
Rivoluzione Industriale avvenuta in Europa e poi nel resto del mondo , in seguito all'evoluzione della 
ruota idraulica in turbina, ovvero in una macchina motrice costruita da una ruota a pale imperniata su 
un asse, all'inizio grossolane e schematiche, che dalla prima metà del Novecento divennero sempre più 
perfezionate ed efficienti.