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INTRODUZIONE 
 
 
Nel corso degli ultimi anni il mercato del credito ha subito forti tensioni 
a causa della crisi finanziaria globale originata da quella dei mutui subprime 
statunitensi. Piø recentemente, la crisi ha assunto aspetti diversi, e dal dissesto 
di colossi del mondo bancario si Ł passati quasi al crollo di alcuni paesi 
europei: pericolo scampato, come vedremo, solo grazie all intervento 
dell Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale.  
L introduzione di Basilea II (gennaio 2008) Ł coincisa proprio con lo 
sviluppo della crisi internazionale, per cui alcuni studiosi ritengono che le 
nuove norme prudenziali siano almeno in parte responsabili.   
Il presente lavoro ha lo scopo di analizzare come il rapporto banche - 
pmi sia cambiato alla luce delle evoluzioni delle regole di Basilea, a partire 
dall accordo originario del 1988 fino all ultimo re centissimo accordo di 
Basilea III, concluso lo scorso settembre.  
Nel primo capitolo ho focalizzato l attenzione sulle caratteristiche di 
Basilea I e sui tre pilastri di Basilea II: un particolare interesse Ł dedicato alla 
novit  dei rating interni, introdotti nel primo pil astro per la valutazione del 
rischio di credito, e allo svolgimento della procedura ICAAP, prevista dal 
secondo pilastro per la valutazione dell adeguatezza patrimoniale delle banche.  
Nel secondo capitolo ho parlato degli impatti di Basilea II sul 
comportamento delle banche. In particolare, il primo paragrafo tratta, nella 
prima parte, della maniera in cui le banche devono affrontare il rischio di 
credito, e si sofferma sulla struttura modulare dei modelli interni di rating per 
la valutazione del rischio riferito alle piccole e medie imprese; nella parte 
finale vengono esaminati i modelli di scoring piø diffusi per la previsione 
dell insolvenza di una impresa, classificati, come vedremo, in quattro categorie 
principali. Il secondo paragrafo fa riferimento a tutti gli adempimenti relativi 
alla procedura ICAAP e alla nuova tipologia di rischio che le banche si trovano 
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a gestire: il rischio di compliance. Gli ultimi paragrafi riguardano gli 
adeguamenti necessari nei sistemi informativi per l implementazione di Basilea 
II , ed il rischio operativo, altra novit  di quest o accordo, direttamente 
connesso ad aspetti organizzativi e metodologici della gestione.  
Nel terzo capitolo ho evidenziato l impatto che Basilea II ha avuto sulle 
scelte delle piccole e medie imprese, perlopiø in termini di ridimensionamento 
del credito. Dopo aver analizzato alcuni vincoli e problematiche caratteristici  
delle scelte finanziarie di questi operatori, realt  preponderante del nostro 
sistema imprenditoriale, sono passata alle nuove sfide che essi devono 
affrontare in termini di comunicazione d impresa e di reporting direzionale. 
Nell ultima parte, ho ritenuto opportuno soffermarmi sulle criticit  
attribuite a Basilea II e sul ruolo che ha avuto nell ambito della crisi 
finanziaria. Il quarto ed ultimo capitolo tratta all inizio di come la crisi Ł 
evoluta e delle principali imputazioni mosse al secondo accordo: quelle relative 
alla prociclicit , alla qualit  e al livello del ca pitale, al leverage e alla liquidit .  
Dalle mie ricerche Ł venuto fuori che molti studiosi (tra cui Sironi, 
Cannata, Quagliarello) prendono le difese dell accordo attualmente in vigore,  
se non altro perchØ la sua attuazione ha avuto inizio a crisi gi  maturata.  
L ultimo paragrafo del capitolo riporta i punti principali della tanto 
attesa riforma regolamentare di Basilea III, che avr  attuazione piena solo nel 
2019, e le impressioni prodotte nel mondo bancario e imprenditoriale del 
nostro paese.  
Quello che emerge Ł che, se da un lato l ampia gradualit  stabilita per 
l entrata in vigore delle nuove norme ha affievolito la grande tensione 
registrata negli ultimi tempi, dall altro molti osservatori ritengono che i nuovi  
standard non porteranno alla creazione di un sistema sicuro.  
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CAPITOLO 1 
BASILEA I E BASILEA II: STRUTTURA, CONTENUTI ED 
APPLICAZIONI DEL PRIMO E DEL SECONDO ACCORDO SUL 
CAPITALE. 
 
 
1.1 Pregi e limiti del primo accordo di Basilea (Basilea I) 
Nel 1975 i governatori delle Banche Centrali dei dieci Paesi piø 
industrializzati (Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti ed 
altri) fondarono il Comitato di Basilea. Questo collegio si riunisce presso la 
Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea per definire principi 
regolamentari comuni che nei singoli paesi hanno valore solo dopo il 
recepimento da parte delle rispettive Autorit  nazi onali.  
Il primo Accordo di Basilea risale al 1988 ed Ł stato adottato da oltre 
cento paesi. L emanazione del documento International Convergence of 
Capital Measurement and Capital Standards mette in evidenza il passaggio 
avvenuto nel corso degli anni ottanta da una vigilanza sulle banche di tipo 
 strutturale , che indicava in forma analitica le s celte consentite alle aziende 
tanto da influenzare la competitivit  del sistema d i intermediazione finanziaria, 
ad una vigilanza di tipo  prudenziale , che richied e agli intermediari solo il 
rispetto di alcuni vincoli, tra cui quello della patrimonializzazione. Questa 
evoluzione Ł scaturita dall esigenza di una maggiore competitivit  tra banche 
finalizzata alla produzione di servizi finanziari migliori e piø convenienti da 
offrire alla clientela (risparmiatori ed imprese).  
Con l Accordo del 1988 si stabiliva un requisito patrimoniale minimo 
obbligatorio per le banche pari all 8% delle attivit  ponderate per fattori di 
rischio standard indicati dalla stessa normativa1. Questo  coefficiente di 
solvibilit   Ł determinato dalla formula: 
                                                 
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 Cfr. De Laurentis G., Caselli ., Miti e verit  di B asilea 2, Egea, 2006, pag. 5-6 
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dove:  
- PDV Ł il patrimonio di vigilanza; 
- RWA (Risk weighted asset) Ł il totale delle attivit  ponderate per il 
rischio.  
Le banche devono avere in ogni momento un patrimonio di vigilanza non 
inferiore all 8% delle proprie attivit  ponderate p er il rischio.  
A questo punto sono necessarie alcune precisazioni: con il termine 
patrimonio di vigilanza non si indica il solo capitale in senso stretto, che 
costituisce comunque l elemento piø importante, ma un insieme di elementi 
positivi e negativi che si possono trovare nel bilancio di una banca; per quanto 
riguarda la rischiosit  dell attivo (RWA), nel docu mento originario si 
concentrava l attenzione sul solo rischio di credito,  che non pu  esaurire 
certamente l ambito della rischiosit  cui Ł esposta  un azienda bancaria; a 
proposito delle ponderazioni adottate, Basilea I ha introdotto una griglia che 
prevede quattro classi standardizzate di pesi.  
L assegnazione dei prenditori alle diverse classi  Ł stabilita in funzione 
della natura della controparte (impresa, stato,..) e del suo paese di residenza 
(Paesi dell area Ocse), come indicato nella Tabella 1: 
 
Tabella 1: Fattori di ponderazioni per le attivit  della banca 
Tipo di esposizione Fattori di ponderazione 
Contante, crediti verso banche centrali e Paesi 
dell area OCSE 0% 
Crediti verso banche di Paesi OCSE e banche 
multilaterali di sviluppo 20% 
Mutui assistiti integralmente da garanzia ipotecaria 50% 
Crediti verso imprese private 100% 
 
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Per esempio, se un istituto di credito concede un prestito di 80 ad una banca 
con sede in un paese dell area OCSE, dovrebbe accantonare a capitale almeno 
1,28 per rispettare il coefficiente di solvibilit  (80x0,2x0,08); se a beneficiare 
dello stesso credito fosse uno stato sovrano OCSE o un impresa privata la 
dotazione minima obbligatoria sarebbe 0 o 6,4.  
Il sistema di adeguatezza patrimoniale avviato nel 1988 ha influenzato 
positivamente il sistema finanziario internazionale per oltre un ventennio. 
Basilea I ha avuto il merito di porre il capitale, o meglio, il patrimonio di 
vigilanza alla base della vigilanza prudenziale; inoltre, ha cercato di sviluppare 
una forma di controllo prudenziale orientata al rischio ed ha introdotto una 
disciplina comune a livello internazionale favorendo la concorrenza delle 
banche oltre il territorio nazionale.  
L evoluzione dell attivit  economica e finanziaria ha per  evidenziato sin 
dal primo periodo di applicazione alcuni limiti dell Accordo originario: 
- nell ambito della rischiosit  dell attivit  bancari a fa riferimento al solo 
rischio di credito. Per dare una soluzione a questo limite gi  nel 1996 
il Comitato ha emanato un emendamento nel quale si prevedeva anche 
il rischio di mercato; 
- non considera il diverso merito creditizio delle controparti. Il sistema 
delle ponderazioni porta spesso  a delle inefficienti quantificazioni dei 
requisiti patrimoniali: basta pensare alla ponderazione massima del 
100% prevista per tutte le imprese private, sia che si tratti di una 
piccola azienda privata attiva a livello locale, sia che l impresa in 
questione operi a livello internazionale ed abbia un rating AAA;  
- prevede la stessa regolamentazione prudenziale per tutte le banche, in 
caso di gruppo bancario  con presenza internazionale e di piccola 
banca attiva a livello locale. 
 
Per superare questi limiti il Comitato di Basilea ha avviato un lungo e 
profondo processo di revisione che ha portato nel giugno 2004