INTRODUZIONE
Il presente studio nasce dall’esigenza di approfondire le tematiche del 
romanzo di formazione, analizzando il suo sviluppo e ponendone in risalto 
le caratteristiche specifiche che lo rendono adatto ad una letteratura per 
l’infanzia ma anche giovanile. Nel romanzo di formazione, infatti, il lettore 
ha modo di accedere direttamente all’esperienza del protagonista, attraverso 
la sua immedesimazione con lui e la partecipazione emotiva alle sue 
vicende. Può così seguirne le fasi di sviluppo, comprenderne le 
problematiche, imparare ad affrontare le varie situazioni della vita 
esaminandole da punti di vista diversi. E soprattutto può comprendere 
quanto sia importante guardare alla vita come ad un processo di formazione 
continua, che permette al soggetto di accedere ai meandri più intimi della 
propria coscienza e di imparare a comprendere se stessi e gli altri. Infatti la 
crescita, attraverso la scoperta del mondo, passa anche attraverso la 
scoperta e la costruzione di se stessi. 
Il romanzo di formazione appare particolarmente adatto ad una visione 
pedagogica della letteratura, esprimendo le sue risorse nelle sue accezioni 
anche più moderne. 
Lo studio parte dalla presentazione e dall’analisi della letteratura per 
l’infanzia, analizzando lo sviluppo cognitivo del bambino attraverso 
l’incontro tra la mente del bambino e la realtà. Continua poi ripercorrendo i 
momenti sostanziali della nascita dell’interesse per la lettura e si interroga 
sulla funzione educativa della letteratura per l’infanzia, avvalendosi a tale 
proposito dei giudizi espressi da vari studiosi. Scopriamo così che, 
attraverso la lettura, il bambino ha la possibilità di accedere ad un mondo 
che gli è sconosciuto, di scoprirlo senza rischi, di sperimentare le sue prime 
tempeste emotive nella immedesimazione con il personaggio, di sognare ma 
anche di imparare a vivere in una realtà, ancora solo descritta, ma 
comunque già carica di significati e di opportunità. Nel secondo capitolo ci 
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si rivolge al romanzo di formazione, analizzandone le origini, le modalità di 
sviluppo e le caratteristiche principali che lo denotano. Tra gli esempi 
illustri, si è scelto di parlare più dettagliatamente di Grandi Speranze, di 
Charles Dickens, in quanto rappresenta l’essenza stessa del romanzo di 
formazione. Il suo protagonista, infatti, passa attraverso varie esperienze 
che lo “formano” e gli permettono di comprendere, nella maturità, chi egli 
veramente sia. Nel III capitolo si è dato spazio all’analisi della funzione 
educativa del romanzo di formazione, prendendo in esame esempi di 
letteratura italiana che si situano nei tempi più recenti. Tra di essi, si è dato 
particolare spazio a Il sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino, La ragazza 
di Bube, di Carlo Cassola, e Tre metri sopra il cielo, di Federico Moccia. Si 
tratta di tre esempi emblematici delle connotazioni assunte nei tempi più 
recenti dal romanzo di formazione. Esso ha infatti conosciuto notevoli 
trasformazioni, proponendo un processo di sviluppo più attinente alle 
problematiche dei tempi moderni, più vicino al panorama culturale e sociale 
dei giovani lettori. E soprattutto più vicino al loro modo di sentire e vivere 
la realtà presente. La letteratura per l’infanzia appare allora nella sua 
funzione di proposta di diverse vie di crescita all’interno di contesti storici 
differenti. Il giovane lettore ha la possibilità di ritrovare all’interno delle 
“semplici” pagine di un libro un esempio umano che gli permetta di 
comprendere anche il suo “disagio” all’interno della realtà nella quale si 
trova a vivere. Ogni personaggio mostra la piccola verità del suo vivere. 
Nessuno possiede la verità in toto, ma va costruendo la sua realtà e 
personalità attraverso le esperienze della vita, scontrandosi con il mondo ma 
soprattutto con se stesso. E solo in questo modo ritrovandosi. Quindi, niente 
di più reale di ciò che passa attraverso al lettura. Forse. 
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CAPITOLO PRIMO
LA LETTERATURA PER L’INFANZIA
1.1. La riscoperta del libro
Fin da quando è stata inventata la scrittura, il documento scritto si è 
sempre posto come fondamento della trasmissione culturale da una 
generazione all’altra, facendo in modo che il dialogo tra le varie età, umane 
e storiche, non si interrompesse mai e che dunque non andassero perse 
quelle conquiste dell’intelletto, che altrimenti rischiavano di affievolirsi con 
il venir meno delle memorie tramandate oralmente. Malgrado la grande 
importanza avuta dalla cultura orale – basti pensare alla tradizione dei 
cantori dell’antica Grecia, da cui ha preso l’avvio la tradizione omerica, che 
ha permesso di mettere in seguito per iscritto quello che costituiva una parte 
fondante del patrimonio culturale di una civiltà, in questo caso quella greca 
– “la cultura scritta rappresenta una rivoluzione di enorme portata per la 
civiltà”
1
. Si tratta di una conquista fondamentale per il successivo progresso 
e passaggio di una cultura ad uno stato di trasmissibilità, mancando di 
raggiungere il quale molte importanti civiltà dell’antichità sono sparite 
senza quasi lasciare traccia. 
Dal papiro, alla tavoletta cerata, alla pergamena, il cammino è stato 
lungo, giungendo infine all’invenzione della carta, invenzione cinese ma dai 
risvolti mondiali. Il libro rappresenta la normale evoluzione di tutto questo, 
una conquista che permette di mettere – letteralmente – “nelle mani di tutti 
un oggetto preziosissimo per l’umanità
2
, talmente prezioso che nemmeno la 
rivoluzione informatica, pur con le straordinarie possibilità che offre, riesce 
ad appannare. Infatti, se grazie al computer ed alla trasmissibilità di un testo 
1
 F. Barbieri, Storia del libro: dall’antichità al II secolo, Dedalo, Bari 2004, p. 49. 
2
 F. Barbieri, op. cit., p. 60. 
3
in maniera elettronica ed istantanea da un luogo all’altro si sia avuta una 
conquista straordinaria, che mette una quantità inimmaginabile di 
informazioni immediatamente a disposizione di chiunque possa accedere a 
questa tecnologia, d’altra parte il libro conserva questa sua struttura di 
tangibilità, possiamo quasi dire di “fisicità”, che gli permette di essere 
apprezzato nella tranquillità e nella riflessività date propriamente dalla 
solitudine, da tempi più lunghi, dal piacere stesso di tenere in mano un libro 
e di poterne toccare la carta, che solo chi ama veramente i libri può 
comprendere. Come scrive Marini “Il libro Cuore è utile per risvegliare la 
passione per la lettura”
3
. E’ uno strumento unico che può essere affiancato 
ma non sostituito. Il libro dunque, fin dal suo apparire, si è posto come 
strumento fondamentale di trasmissione della cultura. Una trasmissione che 
all’inizio era per pochi - quelli che sapevano leggere e che si potevano 
permettere l’acquisto di un libro scritto a mano - ma che con la straordinaria 
possibilità offerta dall’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di 
Gutemberg si è potuta diffondere. “L’invenzione di Guttemberg ci ha dato 
dei caratteri per mezzo dei quali tutto ciò che pensiamo o diciamo può 
essere immediatamente scritto, riscritto e tramandato alla posterità”
4
. La 
trasmissione culturale si è potuta allargare sempre più fino a raggiungere 
strati sempre più vasti della popolazione, fin a permeare quasi 
completamente la cultura, così come accade oggi. Anzi, per essere più 
corretti: così come “potrebbe accadere” oggi, in quanto ancora molta gente, 
pur avendone la possibilità, legge troppo poco o per niente, portando a quel 
fenomeno, riscontrato anche di recente in sondaggi svolti a livello 
nazionale, dell’ “analfabetismo di ritorno”. Si tratta purtroppo di un 
fenomeno che abbraccia vasti strati della popolazione, sia in Italia sia 
all’estero, con punte che variano da nazioni a nazioni, ma che comunque 
indicano che ancora oggi molte persone, dopo aver terminato gli studi, 
3
 C. Marini, Cuore nella letteratura per l’infanzia, QuattroVenti, Urbino 2004, p. 
24. 
4
 F. Barbieri, op. cit., p. 141. 
4
smettono di leggere, dimenticando così molte delle nozioni acquisite e 
soprattutto perdendo le abilità di comprensione ed arrivando ad un punto in 
cui resta loro difficile comprendere appieno il significato di un testo. Si 
tratta di un problema dai risvolti più drammatici di quanto si possa 
immaginare. Infatti, anche se ad un primo giudizio potrebbe sembrare un 
fatto di poca importanza, esso implica che molti adulti non possiedano gli 
strumenti adeguati per poter comprendere, ad esempio, ciò che è scritto su 
un quotidiano, per seguire fino in fondo un ragionamento espresso anche 
oralmente. Insomma: un numero ancora troppo alto di persone non possiede 
gli strumenti base per accedere a molte informazioni ed analizzarne il 
contenuto, pur possedendo un attestato o un diploma. E’ qualcosa che 
nessuna Nazione del mondo che voglia definirsi evoluta può permettersi, 
per motivi economici ma anche sociali e politici. In un mondo così le 
conquiste passate sono a rischio. Prima tra tutte è a rischio la democrazia. 
Comprendere un testo scritto, essere in grado di portare a termine la lettura 
di un libro o comunque di comprendere le informazioni ed i messaggi che 
esso vuole trasmetterci, ci permette di allenare continuamente la mente, di 
conseguire delle abilità, insomma ci aiuta ad imparare a ragionare. Secondo 
Santoro “il libro è un fondamentale strumento di trasmissione del 
patrimonio culturale, patrimonio che va preservato, compreso, arricchito a 
mano a mano che le generazioni mutano”
5
. Anche se le idee cambiano - ed è 
fondamentale che questo accada, altrimenti la cultura dopo un po’ si 
ripiegherebbe su se stessa - è importante comprendere le radici da cui si 
sono sviluppati il tronco ed i rami successivi e preservare quelle radici, che 
ci dicono meglio chi siamo e da dove veniamo, ma soprattutto ci aiutano a 
comprendere meglio, fin quanto è possibile, dove stiamo andando. E se 
forse non sarebbe meglio prendere una strada migliore, scelta con la ragione 
e non con un senso dell’orientamento scarso e spesso incoerente. 
5
 M. Santoro, Storia del libro italiano, Armando Editore, Roma 1994, p. 29. 
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